27 MAGGIO 2013

La fiducia è bene, il controllo è meglio

Nel merito non entro, non ne ho titolo, ma consiglio di leggere quanto scritto da Salvatore Tesoriero (sul blog di Pippo) e, per dire, da Mila Spicola. Mi sembrano osservazioni ragionevoli.
Fuori dal merito, invece, mi chiedevo: per quale motivo la discussione sul referendum bolognese tra scuola dell’infanzia pubblica e privata ha assunto, al contrario, toni irragionevoli?
Ecco, la mia risposta – banale, mi scuso – è che c’è un problema di fiducia. Lo sconfino sistematico nella contrapposizione, anche ideologica – da un lato il rispetto di alcuni valori fondanti di questo Paese, dall’altro la risoluzione pragmatica di un disagio sociale – lo capisco, intendiamoci. Ma credo che l’italiano medio si senta più o meno così: guadagna poco, paga troppe tasse, vede i servizi pubblici per cui paga quelle tasse degradare costantemente, da un sacco di tempo. E’ incazzato con la politica, è incazzato col sistema nel suo complesso, inizia a temere di non potersi più curare, usa mezzi pubblici inadeguati, si ritrova impantanato nella burocrazia, e non sa dove sbattere la testa, a chi chiedere, perché non si sente rappresentato.
Come scrive Fabrizio Barca nella prima parte del suo documento, quella che non parla di partito, ma del perché il governo tecnico non ha funzionato, le istituzioni non sanno più parlare ai cittadini. Non sanno spiegare le decisioni difficili, e non sanno comunicare nemmeno quelle che dovrebbero semplificare loro la vita. Non lo fanno le istituzioni, e non lo fanno nemmeno i partiti. E non lo fanno neppure i sindacati: non lo fa nessuno (forse il parroco, ma non essendo credente e non frequentando non saprei dire).
Se, a cittadini cui nessuno spiega niente, preoccupati dal decadimento generale dello stato delle cose e dello Stato e basta, si presenta un qualsiasi problema che semplificato – anche sbagliando – contenga il rischio di veder messi in discussione i pochi servizi di cui usufruiscono, questi reagiscono nell’unico modo istintivo che è concesso loro: arroccandosi. Anche quando il pubblico è insufficiente e si rivolge al privato per sopperire alle sue mancanze, come nel caso in esame, in un cortocircuito totale, prevale la diffidenza.
E, quand’è così, significa che il rapporto fiduciario tra Stato e cittadini si è spezzato, mica poco, e quindi non c’è argomento che tenga: hai voglia scrivere piccati editoriali in cui spieghi che non hanno capito niente, che la cieca ideologia bla bla bla. La politica non è in grado di spiegare punto, e questi non si fidano: la loro vita è sempre più povera e difficile, sui giornali leggono solo di sprechi e incapacità diffuse, e francamente la casistica è talmente ampia e disastrosa che, anche quando hanno torto, hanno comunque un sacco di fondatissime ragioni.

Ps: il titolo del post è una citazione di Lenin, per la cronaca.

  1. Può darsi che il problema sia comunicativo, ma il dato di fatto è che si è votando eludendo il merito della questione (come nel post). Scamarcio, Strada, Daverio e altri si sono schierati per il superamento delle convenzioni con le private paritarie nel referendum bolognese. Mi chiedo però quanti figli o nipoti abbiano che frequentano queste scuole e quanto conoscano del sistema integrato pubblico-privato che permette al sistema educativo emiliano di essere all’avanguardia nel mondo e in grado di dare risposte a tutte le famiglie e ai bambini delle scuole d’infanzia. Oggi la politica ha due problemi: carenza di idee e sovrabbondanza di ideologie!

  2. Perché senza la conmvenzione con le paritarie (e tra queste ci sono sia le private che le comunali) in Emilia non si riuscirebbe a dare risposta a quasi tutte le famiglie per le scuole d’infanzia con scuole di qualità (e per questo il nostro sistema educativo è invidiabile)+

  3. non trattandosi di scuola dell’obbligo, Comuni e privati suppliscono ad un vuoto che lo Stato non è disponibile a riempire

  4. No, Giovanni, chiedevo un’altra cosa: perché si vota “eludendo il merito della questione”? Perché, come dici tu, c’è “carenza di idee e sovrabbondanza di ideologie”?

  5. Ma questo Paolo lo sa benissimo, ed e’parte della premessa. Il problema che solleva e’ sulla comunicazione della politica.

  6. e un posto nella scuola materna privata convenzionata costa di gran lunga di meno alla comunità

  7. Paolo, secondo te è un problema di adesso (fiducia nei confronti dello stato) o è un problema vecchio (ovvero l’incapacità di appronfondire)?

  8. Giovanni, non mi fraintendere: non ho alcuna intenzione di discutere il merito del referendum. Provo a pormi un problema diverso: se è vero che il merito esulava da come è stato posto, perché è stato percepito così? Ecco, secondo me perché c’è un problema di fiducia (ancor più che di comunicazione, Francesco).

  9. fanno il paio, a parer mio.

  10. il sindaco Pd, Virginio Merola, intervistato sull’ipotesi di cambiare rotta revocando il contributo ha risposto: «non ci penso neanche, su trentasei milioni di budget, uno lo giro alle paritarie, come facciamo da vent’anni. Accolgono 1500 ragazzi. Noi con un milione in più ne ospiteremmo 150».
    voilà.

  11. @Paolo: perché è più facile fare di una questione complessa una questione semplice, magari con un approccio ideologico. PErché politica oggi si fa su media e socialnetwork come questo, dove mi sarebbe impossibile spiegare in un post o in un tweet cos’è il sistema educativo emiliano (e perciò vince chi dice che si trattava di decidere tra scuola pubblica e privata), perché come dici tu la politica è debole e non è in grado di spiegare, perchè tutto quello che vuoi… e potrei andare avanti, ma mi è impossibile perché tra un commento e l’altro ne spunta uno nuovo e non si riesce a interagire (sia chiaro, anche io non sto criticando chi dice la sua, però i social non sono il luogo ideale per affrontare questioni così complesse). Insomma: tu dici che il problema è il messaggio, io credo che sia anche il mezzo per dirla alla MCluhan…

  12. Secondo me stiamo parlando di due cose diverse. Ma non importa.

  13. La domanda che mi pongo è anche un’altra. Demandare tutto ai referendum/plebisciti in una società individualista come la nostra (che è cosa ben diversa della partecipazione in cui bisogna approfondire) non ci espone al rischio della macelleria sociale? Faccio un esempio: se io non ho figli da amndare alla materna come mi comporto per il referendum? L’italiano medio voterà contro il finanziamento, chi usufruisce del servizio voterà a favore. Siccome la maggioranza non usufruisce del servizio vince la maggioranza. Poi la politica se ne lava le mani di migliaia di famiglie che non avranno l’alternativa dell’asilo pubblico.

  14. Questo post, mi sembra chiaro NON è sul referendum di Bologna. Quindi non dico niente al riguardo.

    Faccio una domanda: è vero che l’italiano medio ha una serie di ragioni sacrosante per essere incazzato, però come si fa a prendere le decisioni giuste, se queste paiono dolorose?

    Mi viene una similitudine con il bambino che deve fare le iniezioni (anche se non considero infantile l’elettore medio, ed è il limite della mia similitudine): si capisce benissimo perché strilla, piange, scappa e non la vuole fare, se già ne ha fatto esperienza. Però l’iniezione serve. Come si fa a convincerlo?

    Il bravo politico secondo me serve a questo, mentre è pessimo quello che gli dice “Povero bambino mio, quanto soffri!” e basta.

    uqbal
  15. Esatto, uqbal, con la differenza che il medico gli ha inoculato la peste un tot di volte, e quindi il bambino non si fida.

  16. Anche per me è una questione di mezzi di informazione. Qui su FB in questi giorni ho letto di tutto in merito al referendum, con una semplificazione tale che non rende merito alla complessità della questione. Molto spesso i commenti più semplicistici vengono da persone anche geograficamente lontane da Bologna, che non hanno modo di conoscere la nostra realtà scolastica e che evidentemente considerano il referendum come un qualunque slogan adatto al proprio profilo facebook.

  17. riprendendo la similitudine medica proposta nel commento di Uqbal: se oltre ad essere amara la medicina si rivela anche inutile, e se questo succede più volte di seguito, si comincia cambiando medico, poi anche la medicina, e infine ci si rivolge anche allo stregone.

    Non basta che quacuno mi convinca ex ante che la cura, pur dolorosa, è necessaria e utile. Necessita che poi ex post io veda i risultati. Concretamente.

    FaustoB
  18. FautoB

    E grazie tante. Il problema è arrivare alla fase ex-post.

    uqbal
  19. I cittadini si arroccano in difesa del poco che ancora gli rimane perchè hanno capito perfettamente che dietro tutte le promesse di liberalizzazione, di modernizzazione e di “magnifiche riforme e progressive” si nascondono solo fregature.

    Prima ancora che a “spiegare le scelte difficili”, la politica dovrebbe impegnarsi a non tirare bidoni colossali ai cittadini.

    Tipo giurare per vent’anni che non si avrà mai niente a che fare con quel tipo. E poi farci un governo insieme.

    Un esempio a caso, eh

    silbi