E’ cosa nota: aprile è il più crudele dei mesi. Specialmente se sei un leprotto marzolino. Il leprotto corre veloce sui suoi piottoni portafortuna, corre verso la scadenza del 10 di aprile immediatamente dopo la quale tutti ci chiederemo: ma perché diavolo, caro leprotto, abbiamo fatto un patto sulle riforme istituzionali con uno che sapevamo sarebbe stato arrestato nel giro di pochi mesi?
Una domanda filosofica immanente altrimenti detta: che fretta c’era, maledetta primavera?
E come con le ostriche, che si mangiano solo nei mesi con la erre, lo stesso vale per gli accordi con l’opposizione, ed ecco perché a gennaio bisognava incontrare Berlusconi e premere sull’acceleratore di una nuova legge elettorale non rimandabile e dotata della famosa clausola, quella che ne avrebbe dovuto garantire l’applicabilità immediata sia al Senato che alla Camera, ed ecco perché invece legge e soprattutto clausola sono improvvisamente diventate rimandabilissime nei mesi con la erre ovvero febbraio, marzo e aprile. Ma c’è il trucco, perché la regola delle ostriche è francese, e in francese ha la erre anche gennaio, janvier, una erre muta e quindi il patto è nullo e noi, muti, abbiamo fatto un accordo con uno che di lì a uno schizzetto di limone non avrebbe più avuto agibilità: e siccome nel frattempo tutto ‘sto pesce ha iniziato a puzzare, farne sashimi è diventato improponibile e si è optato per riciclarlo e farne zuppa.
Ora, secondo i cuochi di Eataly e in accordo con le leggi fisiche universali, tutto tende verso un’irreversibile entropia: puoi prendere del pesce crudo e farci una zuppa, ma è molto difficile invertire il processo e ritrasformare la zuppa in pesce crudo. Vale a dire che ci teniamo la zuppa.
Se fossimo in un film di fantascienza, uno scienziato pazzo (con competenze costituzionali) doterebbe una DeLorean di flusso canalizzatore e tornerebbe nel 2004 per far passare una brutta riforma di abolizione delle province prima che Renzi diventi presidente di quella di Firenze. Non potrebbe così fondare Florence Multimedia, non diventerebbe mai sindaco di Firenze, alla Leopolda si terrebbero solo sfilate di intimo femminile, non correrebbe per segretario, non darebbe la scalata ostile a Palazzo Chigi e oggi non saremmo qui a discutere di brutte riforme che ci sentiamo obbligati ad approvare malgrado non piacciano più nemmeno a quelli che le hanno scritte. Ma siamo in un altro genere di fantascienza, più distopica come genere, e per essere certi di non essere finiti dentro la perversa fantasia politica di qualcuno, in mancanza di una trottola, ci tocca farci girare le balle.
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