26 APRILE 2013

Più realisti del re

C’è un dirompente nuovo frame, che ha per cantori tutti gli opinion maker e che ha già riposizionato una buona parte di quella stessa base che occupava i circoli fino all’altro giorno e soprattutto parte della classe dirigente del Partito Democratico, tutta gente che comunque si diceva contraria, e che oggi parla improvvisamente di responsabilità e di presa d’atto della situazione, se non addirittura di scommessa e di sfida: il Governo Pd-Pdl è inevitabile, e chi lo critica non è in grado di fornire un’alternativa, la sua è una posizione residuale e ingenua. Quel che costoro fingono di ignorare, ovviamente, è che questo sia uno schema che qualcuno ha voluto, che si è realizzato in modo non casuale, che nessuno chiederà conto ai suoi autori di questa responsabilità, e che è proprio dicendosi d’accordo e allineandosi che lo schema stesso diventa inevitabile.
Con Prodi eletto avremmo visto tutto un altro film, ma Prodi è caduto, con Marini lo avremmo visto sin dall’inizio e ora non si poteva far altro che appellarsi a Napolitano, questa la tesi come a dire: non è colpa di nessuno. E questo non è vero, ovviamente.
Adeguarsi alla situazione presentandola come una sfida è semantica, anzi, è nanismo politico. Significa non essere capaci di tenere una posizione senza farsi travolgere da altre meno nobili impellenze, e di guardare davvero le cose in prospettiva: i volonterosi realisti di Re Giorgio non accettano un governo Pd-Pdl perché è ciò di cui il Paese ha bisogno, lo accettano perché è ciò che l’opinione pubblica sostiene che serva questa settimana, perché pensano serva a loro stessi, e perché accettano un disegno che non vedono, fingono di non vedere, o peggio accettano senza il coraggio di ammetterlo apertamente. Poi, tra qualche giorno, qualcuno con molta faccia tosta si potrebbe già sganciare, se tra i ministri dovessero comparire figure tipo il mostro di Dusseldorf (o Alfano, per dire), e fosse evidente che a quelle condizioni si rischiano solo gli sputi.
Oppure no, il frame positivo potrebbe tenere e Letta potrebbe, dopotutto, riuscire a comporre un esecutivo non completamente inguardabile, e magari riuscire a partire lanciando due o tre bocconcini alla folla inferocita: scegliendo tra abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e dell’Imu sulla prima casa, copertura della cassa integrazione in deroga, credito alle imprese e defiscalizzazione delle nuove assunzioni, apertura di un po’ di cantieri. Tutta roba buona e giusta, in teoria, e con la Bce che dichiara fallita e finita l’austerity e mette in discussione i vincoli di bilancio, con lo spread basso e le borse positive, i cordoni si allentano e i soldi si trovano, o per meglio dire: l’Italia resta un Paese indebitato se non fosse per il piccolo dettaglio che, come la Parmalat che fu, finché trova chi sgancia e invita a spendere, si spende, e saranno poi cazzi di qualcun altro quando, tra qualche tempo, si scoprirà con grande sorpresa che non potevamo permettercelo.
Ma per un po’, se così andranno le cose, leggeremo editoriali soddisfatti, vedremo sondaggi incredibilmente positivi, e discuteremo dentro il partito con compagni ansiosi di dimostrare che avevano ragione. Ma non durerà, perché l’esperienza ci dice che non dura mai. L’illusione potrebbe forse fare in tempo a non evaporare del tutto se fosse in vista un governo di scopo snello e breve, che metta mano alle emergenze sociali e riscriva la legge elettorale per mandarci al voto subito dopo: e dico forse, perché neanche sulla legge elettorale c’è una posizione condivisa e chiara, e non è detto che basti cambiare sistema di voto per cambiare l’esito che oggi ci inchioda.
Ma non è quello di cui stiamo discutendo, qui stiamo discutendo di un governo politico e largo che affronti nientemeno che le riforme istituzionali. E così facendo, non avremo né un governo breve che faccia poche cose, né uno lungo che ne faccia tante. Basterà aspettare Berlusconi, l’unica vera certezza di questo quadro confuso, e le sue personali esigenze che presto, come sempre accade, si manifesteranno (posto che non è difficile immaginarle). Basterà che cambi l’umore dell’opinione pubblica, e che i media si rendano conto di aver bisogno di un conflitto per fare notizia, e molti di quelli che oggi si dichiarano entusiasti ma che sono poi i più sensibili all’immagine pubblica inizieranno improvvisamente a smarcarsi e a dichiararsi amanti delusi e traditi nelle loro più intima buona fede (sì, ciao). Basterà anche solo la sensazione che non ce la fanno, che non si mettono d’accordo, e sapete già come vanno queste cose: se tutti iniziano a dire che una cosa andrà male, quella poi andrà male, e le scialuppe verso il “ve l’avevo detto” partiranno veloci come overcraft. La percezione è un’arma potente, nell’era della comunicazione.
Sarebbero tutti argomenti ipotetici, se non si trattasse dello stesso processo uguale e contrario avvenuto con Monti, con la differenza che oggi i partiti vogliono beneficiare direttamente del rimbalzo positivo che un anno fa invece si intestò Monti, incuranti del fatto che subito dopo accuseranno anche quello negativo che a Monti fu fatale, e al Pd in particolare pure peggio: ma non importa, stanno dicendo, riproviamo. Mal che vada, intanto, governiamo.
Per il resto, le motivazioni sono sempre le stesse, ed è per questo che il dibattito è surreale: perché l’abbiamo appena fatto, e con quali risultati, è noto. Non si poteva far altro, questa era la tesi, che affidarsi a quella soluzione, peraltro facendola pagare a pensionati ed esodati. E poche balle, c’era da salvare l’Italia, maledetti pensionati parassiti che ci negate un futuro dall’alto dei vostri 480 euro di minima maturati in 42 anni di contributi.
Passato il momento, e certificato il disastro, gli stessi che l’avevano sostenuto con un’esaltazione paradossale oggi si apprestano a fare il contrario e rifiutano qualsiasi responsabilità sull’identico errore di cui sono appena stati autori. Perché era inevitabile ieri, è inevitabile oggi, e allora viene da chiedersi a cosa cazzo serva avere una classe dirigente, se non può far altro che sostenere scelte sbagliate su cui tanto poi non è imputabile, perché non si poteva fare altrimenti. Se non sa dire altro che l’alternativa è tra mangiare la minestra o saltare la finestra, e che poi, ovviamente, ci butta di sotto e si mangia la minestra.
Ovviamente non è vero, o meglio, non può essere vero che tutto si riduce a questo, altrimenti tanto vale che ce ne stiamo tutti a casa, e lasciamo la politica al tizio che tira i numeri nell’estrazione del Lotto. La verità è che oggi, e non domani, si potrebbero fare tante cose, e una su tutte riguarda la cosiddetta nuova classe dirigente, soprattutto quella del Pd, che molti vorrebbero vedere insieme, e si dispiaciono di trovare invece su posizioni divise, come se si trattasse di una questione personale. Ma non è personale, anche se è più comodo descriverla così: è politica, è una scelta di campo. Di fronte a questo disegno, avrebbero potuto mettersi tutti sulla stessa, contraria posizione. Per tenerla, non per arrendersi due giorni dopo. Per insistere, al limite anche accettando il rischio di nuove elezioni, senza usarle come spauracchio o argomento temporaneo, retorico. Accettare – questa sì, una sfida – il rischio che il Pd faccia il 15 per cento o anche meno, ma che venga ricostruito su basi nuove, e finalmente chiare, non più ondeggiando tra idealismo magari corretto ma residuale e la prospettiva di passare direttamente col nemico (che ci deve pure essere altro, nella vita): accettare di essere minoranza oggi – come in effetti siamo, senza il Pdl – per scommettere di non esserlo più domani, quando avremo ripulito il disastro che ci hanno lasciato, senza invece accomodarci anche noi sulle macerie.
Ci sarebbe stato tanto da fare, dentro il Pd, per avere liste pulite, per emarginare chi quel disegno lo ha fortemente voluto, da D’Alema in giù. O magari non si sarebbero comunque ottenute le elezioni anticipatissime, ma ho fatto i conti, e si sarebbero potuti muovere altrove circa 150 parlamentari: chi sarebbe stato, allora, il dissidente? Quelli fedeli al mandato che dopotutto gli elettori avevano votato, o quegli altri? Soprattutto, a quel punto, chi avrebbe davvero rappresentato il Pd? Chi avrebbe espulso chi? E mi vengono in mente molte cose, che si sarebbero potute fare, con una forza simile: sarebbe stata quella, ancor più del M5S, la vera politica nuova del Paese. Da una parte un mucchio di vecchi stronzi incapaci e dannosi, dall’altra il futuro, nuovo e senza ambiguità. Qualcuno avrebbe iniziato a dirlo, e per una volta il frame l’avremmo cavalcato noi, altro che la sfida del Governo Letta. E avrei proprio voluto vederlo, da che parte si sarebbero messi gli elettori.
Ma i fatti dicono che questo si sarebbe potuto fare solo stando uniti, e questo non è successo: e non è successo perché una buona parte di quelle forze rinnovatrici che stanno dentro al Pd si sono messe dalla parte dello schema conservatore, e non contro. Si sono messi con i vecchi stronzi, e si sa che chi va con lo stronzo, poi non è che possa pretendere, ecco. Tutto qui, e lo dico con grande dispiacere: soprattutto perché dovrebbero ammetterlo, tra l’altro, e perché adesso non si potrà far altro se non aspettarli al varco delle loro contraddizioni. L’hanno fatto col paravento di Napolitano e dell’interesse del Paese, come se l’interesse del Paese fosse solo quello di avere risposte oggi, anche sbagliate, e non fosse invece quello di averne soprattutto per il domani, magari giuste. E difficili, perché di quelle facili dovremmo ormai conoscere l’inaffidabilità. Come se si potesse davvero sostenere, senza mettersi a ridere, che questa classe dirigente è in grado di risolvere i problemi che lei stessa ha causato, di provocare quel cambiamento che ha violentemente avversato, di pensare al bene comune quando da sempre pensa solo al proprio. Che questo Governo farà le riforme, primo azzardo, e che facendole sull’asse Berlusconi-D’Alema – secondo azzardo olimpionico – saranno buone riforme, al netto di qualche mancia sganciata per tenerci momentaneamente buoni e che tanto, al limite, i futuri governi tecnici scaleranno dalla pensione che non prenderemo mai.
Che, in definitiva, la sfida non è più cambiare l’esistente, ma condizionare quelli che volevamo sostituire, scommettendo che faranno il lavoro che avremmo dovuto fare noi, e che lo faranno bene quanto promettevamo di farlo noi (ed è un po’ pochino, viste le premesse tonitruanti). E che poi ci daranno una pacca sulla spalla e si faranno da parte.
O è l’idea più stupida di sempre, o è la panzana meno credibile di sempre.

  1. sempre più lunghi eh

  2. Non c’è nessuna base che ha occupato nessun circolo. Due foto all’ora dell’aperitivo, che a sera la mamma prepara gli agnolotti e poi la notte è lunga. Il resto lo leggo dopo. #occupyfooting

  3. In che senso traditore? O è ironia? Se sì… sto proprio invecchiando!

  4. Filippo, che senso hanno i tuoi commenti alla terza riga? Sei un commentatore a tempo determinato, tra una riga e l’altra devi aspettare che ti si rinnovi il contratto? E basta con la battuta degli agnolotti, in quanti topic vuoi scriverla?

  5. E’ da sempre il mio cavallo di battaglia.

  6. Ma è morto, e puzza. Ripeto, i commenti a rate non sono ‘sta gran cosa.

  7. Però efficace, se la tiri lunga a contestarlo. Cia cia ciao

  8. Paolo,

    abito e vivo in un paese, l’Inghilterra, dove quanto accade in Italia appare lunare. Appare lunare anche a me, che sono italiano.

    Mi viene da pensare che tocca ricominciare da capo, a sinistra almeno. E che a tutta questa restaurazione prima o poi toccherà rispondere.

    Un saluto

    Il fra

  9. Pezzo a mio modestissimo avviso inutilmente lungo e involuto ma, cionondimeno, largamente condivisibile – come largamente condivisibili e apprezzabili sono tutte le prese di posizione di Civati negli ultimi giorni.
    Insomma, l’analisi è ormai chiarissima. Inizio però a trovare stucchevole l’esercizio speculativo su ciò che si sarebbe dovuto & potuto fare. E mi chiedo: dove si va? Ah: e quanti sono i parlamentari PD pronti a schierarsi su queste posizioni? Qual è la prospettiva? No, perché, riformare un partito, questo partito, dall’interno in cinque (che non si sa neanche se si parlino tra loro) la vedo dura. Una manciata di mosche bianche che svolazzano ognuna per fatti propri mi pare non serva a nessuno.

  10. Costretto a leggerla sul sedile posteriore nel traffico, in pantaloncini e T shirt. Insomma la sfida di Civati sarebbe dichiaratamente manichea e perdente, epurati e è minoritaria, almeno fino a buono post. Interessante ma no, grazie

  11. E invece, sostenere oggi ‘sta roba, e poi domani scegliere tra sparare a palle incatenate fingendo stupore e farsi sostenere alla segreteria da D’Alema, quella sì che è una ficata.

  12. Non so perché, ma leggendo mi sembrava di sentire nella testa questa musica http://www.youtube.com/watch?v=qojfDx9-YvY

  13. Io non ho capito: Civati vuole andare a votare a giugno?

  14. mha, cosi pare… mi sa che di quella marmaglia non si salva davvero nessuno… il + sano ha la lebbra!

  15. Lea, e tu non volevi cambiare le cose? Adesso mi dici che sostieni D’Alema e Berlusconi, e che lo faranno loro per noi, e pretendi che ti si creda?

  16. Tutto giusto (più o meno) ed è evidente che qualcuno, come Renzi, in questo momento si sta facendo i suoi bei calcoli. Detto questo, la domanda è: ma alle primarie chi è che è andato con i vecchi stronzi? Ricordo i nostri scambi di allora: io scrivevo che Bersani si sarebbe alleato con Monti e che vi stavano prendendo per il culo. tu ti incazzavi. Purtroppo la realtá mi ha sorpassato a destra e Letta (mooolto peggio di Bersani) si allea con Monti e il nano. E va male fare ora i velleitari perché il PD (il tuo e mio partito fino a prova contraria) non ha vinto le elezioni e dopo ha inanellato una serie di cagate che la metá basterebbe per scomparire dalla faccia dalla politica. Quindi se siamo qui è perché stiamo pagando una linea politica decisa con tutto ilmpotere di cui poteva disporre da chi alle primarie aveva vinto e su quella linea ha impostatp campagna elettorale e i successivi due mesi. Dilettanti allo sbaraglio. E fa incazzare anche me chi fa l’opportunista ora ma non spariamo nel mucchio perché i responsabili veri ci sono e sono facilmente individuabili.
    Io sto ancora lí. Io resto convinto che ci voglia rottamazione seguita da epurazione. Mi fa piacere che ora la pensi come me. Quando sará (tranquillo che si vota presto) avremmo comunque perso almeno un anno o forse più.

    L'ottimista
  17. Anche se sono d’accordo con l’analisi, ma ora cosa si fa. Incominciamo dal dire le cose come stanno, la maggior parte dei dirigenti del  PD vive all’interno di un sistema di convivenze con il mondo della finanza, dell’economia e delle partecipate che porta questi personaggi a resistere al cambiamento che li estrometerebbe dai loro privilegi economici e di potere. Dovrebbero iniziare a lavorare sul serio.

    L’essenza stessa del Berlusconismo è assumere il potere economico e finanziario del paese per manipolarlo per i propri interessi personali e di una stretta cerchia di eletti.

    Il popolo, oramai assuefatto alla cultura delle televisioni Berlusconiane, può tranquillamente essere manipolato buttandogli qualche pezzo di osso finto, fancedo credergli che è commestibile.

    Ecco spiegato l’accordo sottobanco tra i dirigenti PD e il Berlusconismo, nessuno dei due vuole perdere i suoi privilegi, e chi se ne frega delle reali difficolta in cui versano i cittadini del paese, che tra l’altro si trovano in queste condizioni proprio per il governo degli stessi che adesso propugnano il cambiamento

    Sembra quindi evidetne che i 101 grandi elettori che non hanno votato per Prodi (e non si sono ancora dichiarati) avevano sicuramente paura di perdere i loro privilegi, quindi meglio un accordo con Berlusconi, già tentato con la proposta Marini.

    Ritengo però che la base del PD, nella stragrande maggioranza, voglia e desideri un cambiamento del modo di fare politica ed azioni concrete per uscire dalla crisi culturale ed economica che ci attanaglia.

    Comunque, al di là delle colpe e del percorso che ci hanno portato a questo punto, ora il problema è che azioni si fanno ed in che modo si intende influenzare le scelte di Letta. Come si riesce a fare arrivare il messaggio della base del partito che, a questo punto, vuole che questo governo faccia poche cose urgenti, provvedimenti economici e sociali urgenti e la legge elettorale, poi di nuovo la voto.

    Sulla Stampa leggo che ora la priorità di Berluconi è fare subito una legge che lo preservi dalla sentenza Mediaset, evitandogli l’interdizione dai pubblici uffici.

    Questa purtroppo è l’Italia reale. Pertanto la domanda è come può la base organizzarsi per fare sentire la sua voce concreta nel partito, quale azione intraprendere. Come abbiamo visto, la risposta non è certo Grillo che poteva cogliere l’occasione per indurre ad un serio cambiamento all’interno del PD, con benefici grandissimi per la società Italiana, ma per la solita miopia dei personaggi politici italiani ha buttato tutto alle ortiche, facendo risorgere e dando forza a quel sistema, impostato dal Berlusconismo, che dice di volere abbattere. A volte mi viene il dubbio che il grillismo sia sovvenzionata dallo stesso Berlusconi.

    Questo film è gia stato proiettato dalla sinistra di Bertinotti che sfiduciò  Prodi sul lavoro a 35 ore,  buttando il paese nelle mani di Berlusconi e portando di fatto il paese nelle condizioni dove si deve lavorare, quando te lo permettono, almeno 60 ore per sopravvivere al minimo, con sempre meno tutele sindacali e di sicurezza del lavoro, ed in più oberati da tasse e balzelli che colpiscono pesantemente solo i redditi bassi.

    A mio parere il sistema sanitario Italiano dovrebbe fare una campagna di distribuzione di pastiglie di fosforo, vista la memoria molto corta dei suoi cittadini.

    oscar
  18. Me la sono riletta un’altra volta ( si sto de fori, scusatemi). Epperò, insisto. Perché io penso sinceramente, perché lo seguo da almeno 3 anni quando sui giornali non ci andava, che Pippo Civati sia di gran lunga il miglio dirigente del PD. non ci vuole molto ma lui è davvero bravo, secondo me, e crede a quello che dice e mette, come dicono gli inglesi, “his money where his mouth is”. E la domanda a cui non risponde lui è, col famoso senno del poi, e l’autocritica che lui non fa: perché, porco demonio, a novembre scorso non siamo andati tutti con Renzi. La poltica è fatta anche di accordi sottobanco (li faceva Churchill e li faceva anche Berlinguer con Moro, e a quel punto Renzi avrebbe fatto il candidato premier e Civati il prossimo segretario. Avremmo avuto in caagna elettorale uno bravo che piace alle sciure e a quelli che votano Berlusconi terrorizati da Fassina e uno che avrebbe rifondato ilPD. Cosa si sperava sostenendo Bersani che sono 4 anni che non decide nulla autonomamente e che ci diceva che avrebbe fatto una maggioranza con Vendola e Monti. E lo dico con la paura. He sia troppo tardi, che Renzi si stia giá apparecchiando a tavola e perderá contro Berlusconi alle prossime elezioni e che il PD non sopravviverá alle prossime settimane. Ora Civati chiama all’appello i “giovani” contro i vecchi stronzi. E allora noi cosa dicevamo? Cosa volevamo? Cos’era la maggioranza che sosteneva il segretario se non un’accozzaglia di persone in disaccordo su tutto? A questo vorrei che Popolino e Civati rispondessero partendo dalla premessa che chi scrive ha una enorme stima di entrambi ma sa anche che vuole vincere e che si dispone di un cavallo potenzialmente vincente che può fare da apriscatole lo si sostiene e ci si fanno compromessi. Ci siamo (vi siete) accaniti su Gori e Serra e ci ritroviamo com Lupi e Brunetta. Tutto qua, in attesa del prossimo post che leggerò con il solito interesse.

    L'ottimista
  19. D’accordo con l’Ottimista, sul fatto che la battaglia della rottamazione andava fatta insieme, nel momento più critico, ovvero durante le primarie.

    La si era cominciata assieme, al tempo della Leopolda 1, però 3 anni dopo, al momento di raccogliere i frutti di quel lavoro, avete preferito salire sul carro di Bersani (i tuoi post e quelli di Civati in tal senso “manent”). Avete preferito il suo “rinnovamento dolce” perchè la sola parola rottamazione era offensiva. Rinnovamento dolce e di facciata che ha portato ai vari Speranza, Moretti e Geloni: ora io a questi ragazzi auguro vivamente di riscattarsi un un prossimo futuro, per il loro bene e per quello del partito, ma ora come ora stanno collezionando solo figuracce e si stanno dimostrando totalmente inadeguati.

    In questo senso il tuo lungo post sembra un po’ un piangere sul latte versato, perchè quello che poteva essere e non è stato andava realizzato a dicembre prima ancora che dopo il 25 febbraio.

    Sempre d’accordo con l’Ottimista sulla prospettiva futura e su come uscire da questa situazione: Renzi al governo e Civati segretario del PD. Da militante mi trovo assolutamente d’accordo con questa linea. E’ quella che si chiama una strategia win-win ovvero ha solo vantaggi. Sfrutta la miglior predisposizione di entrambi: Renzi non è uomo di partito, Civati sì. La capacità di Renzi di essere attattivo all’esterno (e quindi di vincere le elezioni, una buona volta) e quella di Civati di fare squadra e di rassicurare e dialogare con la base del partito. L’aspetto innovativo, correndo anche qualche rischio, di Renzi con quello più sociale e comunque moderno di Civati. Lo sguardo rivolto alle PMI dell’uno con le preoccupazioni per i lavoratori dell’altro.

    Ovviamente qualcuno potrebbe sostituire il nome Barca al posto di Civati, ma io lo voglio dire chiaramente, non è affatto la stessa cosa, credo che sarà sufficiente lasciar parlare Barca per un po’ e la sua candidatura si sgonfierà. Al momento il PD dispone di 2 fuoriclasse, che sono Renzi e Civati e guarda caso si sono lanciati assieme condividendo la stessa intuizione. Ora sono agli angoli opposti e come tutti i fuoriclasse non sono facili da gestire assieme, ma vanno comunque messi in campo al meglio delle loro possibilità. Solo così io credo che si salverà il PD dal rischio scissione, che altrimenti vedo inevitabile. Poi a dirla tutta non sarà sufficiente a fondere le 2 anime del partito e si litigherà ferocemente sul reddito di cittadinanza sì/no e sull’art. 18 (che in questi 20 anni ha fatto molti più danni di Berlusconi, tanto per intavolare una discussione serena, ma si accettano critiche solo da chi frequenta le fabbriche e sa di cosa si parla), però almeno lo si farà tra trenta-quarantenni e non tra dirigenti ipocriti e corrotti come quelli di ora.

    Ti chiedo scusa per la lunghezza del commento (sai com’è la passione che nonostante tutto resiste), però credo di aver rispettato la buona creanza di non essere andato oltre il 25% del post (coi tuoi post è facile …)

    Matteo_M
  20. L’ottimista ha perfertamente sintetizzato il mio pensiero. La disastrosa decisione di appoggiare Bersani e i suoi di Pippo e Paolo si e’ ora dimostrata in tutta la sua inadeguatezza. Ora mi tocca pure pensare che Civati non è poi cosí bravo, ma di far cazzate capita pure ai migliori. Certamente non ho ancora sentito un oncia di auticritica. Siete come caduti dalle nuvole, vi siete accodati a un incompetente conclamato portatore di un rinnovamento di facciata ed ora fate finta di nulla. L’unico che ha pubblicamente chiesto scusa per aver sbagliato e che si è caricato sulla sue spalle il peso dei suoi fallimenti è un certo Matteo Renzi qualche mese addietro. Per il resto non ce n’è mai uno che ammetta I propri errori.

    Marco S.
  21. Scusate, ho letto tutti i vostri commenti, ma a me sembra che siate solo dei gran piagnoni. Ora e più che mai c’è necessità di produrre nuove idee e cercare nuove vie, non di piangersi addosso sul latte versato.

    Fate uno sforzo neuronale e cominciate a produrre idee. Buon Lavoro

    oscar
  22. Scusate ottimisti, filoottimisti e filippi vari,ma non vi siete accorti che Matteuccio è dentro questo mostro di governo con Angelino bello, la moglie di quello e il nipote di quell’altro? Ma veramente il significato della “rottamazione” era solo una guerra personale a Rosy Bindi? Io sono senza fiato

    fabbrizz
  23. Fabbrizzietto, non straparlare. Non è colpa di renzi se c’è questo governo. Se poi vogliamo dare la colpa a lui, allora siete delle belle anime morte e non siete nemmeno capaci di dare autocritica. I peggiori…

    L'ottimista
  24. Matteo voleva prendere qualcuno dei voti di Berlusconi..invece grazie ai Bersani di questo mondo ci siamo presi direttamente Berlusconi. Un capovolo.. rinnovo ancora i miei complimenti vivissimi a quelli che fino all’altro ieri appoggiavano lo smacchiatore di giaguari perche’ lui si che avrebbe portato il rinnovamento nel partito. Patetici.

    Marco S.
  25. Matteo Renzi che da Fazio spezza una lancia in favore delle sfogline che fanno i tortellini  alla festa dell’ Unita’. Che forza.!  DO

    Doriano
  26. Appena un giorno dopo l’impallinamento di Prodi questo è quello che candidamente dichiarava la Sen. Di Giorgi:  http://www.la7.it/zeta/pvideo-stream?id=i695554

    Dedicato ai profeti dell’inevitabilità di quello che è successo e che succederà, diventati ormai  maschera di tutti i vecchi schifosi che volevano… Nn mi vienela parola… Ah sì, rottamare.

    P.P.P. (Presunto Povero Pirla)
  27. Beh è come dicono ottimista e compagnia. L’accordo con Renzi (sì è uno stronzo figlio di puttana opportunista ma poteva vincere le elezioni) era da trovare e fidarsi di Bersani è stata una fesseria. Meglio discutere il sesso degli angeli. Io rimango della mia idea, che è poi quella di tanti: il PD non si riforma e farà elettoralmente la fine del Pasok in Grecia. Uscite e fate un partito di sinistra che prima lo fate meno tempo perdiamo.

    Con affetto

  28. Amen

    Marco S.