6 APRILE 2013

O l’uno, o l’altro, o nessuno dei due

Ormai i giornali ne parlano apertamente, come di un patto, di una divisione tra premiership e guida del partito.
E lo dico senza voler offendere nessuno, ma francamente sono sciocchezze. Entrambe. O meglio, capisco la fascinazione, ma tirata come la cicca americana mi pare diventi lunga, fragile e stucchevole. E dopo averci scherzato un po’, il volume di pezzulli che si rimandano l’un l’altro rimbalzando questa storia ha raggiunto un livello tale da meritare una risposta. Per quel che vale questa è la mia e, lo dico subito, è lunga e verbosa, perché lungo e verboso è il Pd, e questo è il motivo per cui non interessa a nessuno, e questo è il motivo per cui è più stuzzicante, oltre che più facile, scrivere di scenari senza tener presente – o senza conoscere affatto – l’argomento in questione.
Andiamo con ordine.

Quest’anno è previsto il congresso del Partito Democratico (e, anche se non fosse, il risultato delle elezioni ha comunque aperto un vivace dibattito, diciamo così, sulla guida del Pd: qualcosa succederà). Se partiamo dalla nostra (recente) fondazione, avremmo dovuto farlo nel 2012, come era logico, prima della fine della legislatura. Tenere congressi dopo le elezioni non ha molto senso, in effetti. Ma Veltroni si dimise dopo un solo anno, facemmo un congresso straordinario nel 2009, eleggemmo un segretario con un mandato di quattro anni pieni, e quindi eccoci qui.
Il nostro congresso è abbastanza un unicum: si svolge in due parti, una prima tra i tesserati, nei circoli, e una seconda aperta a tutti, tipo primarie. Era stato così pensato per accontentare i sostenitori del partito tradizionale – solido – ma anche quelli del partito aperto – liquido. La tipica sintesi tra anime che non è per niente sintesi, è pezzi morti attaccati insieme tipo mostro di Frankenstein. “Si può fare”, ma funziona così così.
Nel 2009, battendo Franceschini e Marino, vinse Bersani con un progetto decisamente tendente al partito pesante, e con l’intenzione di metterlo in pratica riformando un po’ di aspetti della vita interna, congresso compreso. Più peso all’apparato, aggiustatina alle primarie, basta col veltronismo liquido che pure tutti avevano sostenuto salvo che poi, invece, no. Ma si sa come vanno queste cose: rimanda oggi, rimanda domani… e insomma il nostro congresso è ancora normato come quello del 2009.
E cosa prevede? Prevede l’elezione di un segretario che, in automatico, è anche candidato premier. In automatico. E questo avrebbe avuto molto senso, appunto, se l’anno scorso Veltroni fosse stato ancora in carica, ma in scadenza, e andando a congresso sarebbe stato quindi sfidato da… chi lo sa. Forse Bersani, forse Renzi, forse entrambi. Sarebbe stato interessante, ma è andata diversamente.
E’ invece andata che nel 2012 Bersani era già segretario dal 2009, con un anno di mandato ancora da fare e una leadership stabilita in un’era politica ormai remota. E che, sotto le pressioni di Matteo Renzi, ha voluto o comunque non ha potuto non confrontarsi per la candidatura a premier. Che ha vinto, si sa.
Poi è iniziato il 2013, e c’è stata la campagna elettorale che sappiamo – coi risultati che sappiamo – in cui tra le altre cose Bersani ha ribadito che il congresso si sarebbe regolarmente svolto, e che lui non ci si sarebbe più candidato. E arriviamo ai giorni nostri.

Ora, quali sono i passaggi formali? Sono piuttosto stringenti: a norma di Statuto, il congresso andrà convocato sei mesi prima della sua effettiva scadenza: per stabilire le date di inizio e fine tesseramento, le modalità di presentazione delle candidature, i tempi della fase uno – interna – e della fase due – aperta. Quelle robe lì, insomma, un po’ da iniziati.
Quale giorno corrisponde a sei mesi prima della scadenza? Il 24 aprile. Già. Tra 18 giorni.
Solo che. La situazione politica, al momento, la conosciamo. Intricata, ecco. Il 18 aprile inizieranno le votazioni per il nuovo Presidente della Repubblica. A seconda di come andranno, di quanto dureranno, e di cosa succederà dopo, avremo in qualche modo un Governo in carica, oppure no, e andremo verso elezioni piuttosto ravvicinate.
Questo, al momento, nessuno lo sa: chi sostiene che Bersani riuscirà a farsi dare un incarico pieno, e chi sostiene che non ci riuscirà affatto, mente. In realtà nessuno ne ha idea. Nemmeno io, ovviamente.

E quindi? Semplificando, gli scenari sono sostanzialmente tre. Eccoli.

Se la legislatura si avvia, in teoria nulla dovrebbe ostare allo svolgimento del congresso. Magari la convocazione slitterà leggermente rispetto alla data del 24 aprile, giusto per capire cosa succede. Ma poi, in qualche modo, saremo in congresso, e ci saremo fino all’autunno inoltrato. In questo caso, anche se a domanda una risposta diretta non l’ha ancora data, Fabrizio Barca è del tutto chiaramente in campo. Si candiderà e, se vincerà, diverrà segretario del Pd: che è un grosso se, stante che Barca è al momento un ministro molto apprezzato dagli addetti ai lavori ma quasi ignoto all’opinione pubblica, e col piccolo dettaglio di non essere iscritto e di non aver neppure mai votato, se non in febbraio (forse), per il partito che si candida a guidare. Ma, anche ammettendo che questi siano dettagli superabili, chissà, può darsi che vinca, che diventi segretario. E futuro candidato premier. Starà poi a lui, se altri dovessero chiedere di competere per quel ruolo, decidere se accettare o no. E lo farebbe da leader del Pd, nel caso.
E Renzi? Renzi dovrà scegliere: ha sempre detto di non essere interessato alla guida del partito, anzi, ha anche detto di ritenere superata la figura del segretario, nel modello di Pd che ha in mente. Se dovesse continuare a pensarla così, e se quindi preferisse non candidarsi in un congresso del Pd a lui poco congeniale, potrebbe in seguito chiedere una sfida per mettere in palio col nuovo segretario la sola premiership, esattamente come ha fatto con Bersani. Nel caso, starebbe fuori da un processo che di fatto incoronerebbe, e rafforzerebbe notevolmente, un nuovo sfidante, appena uscito vincente dalla conta interna e da quella popolare. Non proprio una passeggiata.
Oppure potrebbe sostenere un candidato suo, strategico, questo pensano in molti e soprattutto i suoi, che cercano di allestirsi come componente organizzata. Un candidato renziano, però, partirebbe dal paragone di quel 40 per cento ottenuto da Renzi solo pochi mesi fa nelle primarie. Anche solo un punto di meno, e Renzi ne uscirebbe indirettamente indebolito, e secondo il mio modestissimo parere piuttosto che correre un rischio del genere non si farebbe vedere affatto (posto che tra i renziani, al momento, nessun candidato è dotato di quelle potenzialità).
Oppure ancora, Renzi potrebbe stringere un patto con un candidato forte pescandolo fuori dalla sua area, in base all’accordo implicito che si faccia poi da parte quando si tratterà di correre per la Presidenza del Consiglio: e potrebbe essere Barca, appunto, così si legge in questi giorni. Nel caso, verrebbe automaticamente da chiedersi come sia possibile fidarsi di un simile accordo: a parte le differenze molto sostanziali nei contenuti, chi mai si farebbe eleggere segretario, leader del Pd e poi, di fronte alla possibilità di correre per la premiership, resisterebbe alla tentazione per farsi signorilmente da parte? Barca? Davvero? A questo, i teorici dell’accordo non sanno rispondere. E, anche fosse, lo schema non può comunque escludere che a sfidare Renzi quando sarà il momento sia qualcun altro, e chissà, in date condizioni un nome competitivo potrebbe pure spuntare. E lui di certo non potrebbe rifiutarsi, come non si rifiutò Bersani con lui. Eh.
In ultimo, Renzi potrebbe rompere gli indugi, e forte di un consenso che in questo momento sembra particolarmente vasto, correre per la segreteria, contraddicendo tutti i suoi giudizi prima riportati. Certo partirebbe sull’onda di una grande spinta, ma di fatto dovrebbe inserirsi in quei meccanismi che lui stesso definisce liturgici, e che malgrado tutto sono molto poco permeabili alla comunicazione di massa, al linguaggio, e agli altri fattori di una campagna a lui congeniale. Durante le scorse primarie, Renzi si era fatto quasi un vanto di avere tutti i segretari locali contro: e già allora la cosa gli era stata molto nociva, se non letale. In un congresso, piaccia o meno, avere dalla propria iscritti, segretari, funzionari, insomma il corpaccione, è ancora più determinante. E puoi avere tutta la spinta mediatica del mondo, ma dentro quegli ambienti, se vieni vissuto come un corpo estraneo, non c’è partecipazione a programma televisivo che tenga. Nella storia del corpaccione, infatti, è certamente capitato che i compagni appaltassero a una figura vissuta come esterna la candidatura a premier, ma il partito è come la casa, la moglie, il portafoglio; i governi passano, il partito magari cambia forma, ma resta: e se lo faranno strappare solo dalle loro fredde dita morte, credetemi.
I circoli, i compagni, aldilà delle semplificazioni un po’ caricaturali su come Renzi viene visto nel corpaccione del partito, semplicemente non sono il suo elemento, e l’alta conflittualità di questi giorni – a prescindere da chi abbia torto o ragione sul punto – di certo non sta migliorando la situazione: senza contare il fatto che, a quel punto, Barca se lo ritroverebbe come avversario, altro che alleato: e non solo Barca. Molto, molto rischioso.
Insomma, per Renzi questo è lo scenario peggiore, un rompicapo irrisolvibile, e questo è il motivo del suo nervosismo recente, questa è la ragione per cui spinge per il voto ravvicinato. Che infatti è lo scenario numero due.

Con un voto immediato, o anche solo autunnale, sarebbe molto difficile organizzare un congresso lento e farraginoso come il nostro. Non ci potremmo assolutamente permettere di stare a discutere nei circoli mentre incombe la campagna elettorale. Però non potremmo non fare le primarie per scegliere il candidato premier, e in questo caso Renzi sarebbe evidentemente in pole position. Primarie apertissime, non potendo ripetere le polemiche dell’altra volta, ad altissima probabilità di vittoria renziana. Altissima, ma non automatica, perché a quel punto tutte le altre anime del Pd dovrebbero decidere se cedere o no al renzismo, e in cambio di cosa. Di certo, nel partito sarebbe difficile non essere d’accordo su un rinvio del congresso, e a quel punto sarebbe Fabrizio Barca a doversi mettere in stand by. Nel caso, davvero è credibile che Renzi vinca la premiership in un clima di non belligeranza con un Barca poi intenzionato a diventare segretario del partito? Tutto è possibile, ma come ha fatto brillantemente notare Stefano Catone in un post che mi permette di non rendere ulteriormente più lungo questo, le differenze tra i due non sono esattamente un dettaglio: Renzi è l’espressione stessa della disintermediazione, è forse il primo e unico caso oltre a Berlusconi di politico che sa rivolgersi direttamente all’opinione pubblica, agli elettori, senza filtri. Il suo è un linguaggio diretto e popolare nel senso tecnico del termine, laddove Barca è un funzionario dello Stato di alto livello, uno studioso, un intellettuale dalla retorica estremamente dialogica, ma soprattutto è uno che basa la sua piattaforma sull’esatto opposto del renzismo, ovvero sulla ricostruzione dei corpi intermedi in una forma più che solida, granitica. E non solo dei partiti, ma anche dei sindacati – il cui ruolo è ritenuto ormai antistorico da Renzi – e della vita associativa dal basso come antidoto a una società ormai sfilacciata e individualista. E l’individualismo – anche senza volerne dare letture negative – semplicemente è l’essenza stessa del politico che risponde al nome di Matteo Renzi: in tutti i suoi aspetti, pubblici e personali.
Ma questi sono pipponi che francamente non interessano a nessuno, il punto è che Barca vuole evidentemente un partito-partito collettivo e strutturato, mentre a Renzi una cosa del genere semplicemente starebbe in mezzo ai piedi, d’impiccio. Ed è vero che molta della politica migliore nasce dalla capacità di portare a sintesi cose diverse, ma la sintesi è possibile quando tra un minimo di due punti di vista almeno uno dei due è disposto a mediare sulle istanze di fondo, a cambiare. E come potrebbe avvenire, questo, tra Renzi e Barca? Attraverso un accordo, alto o basso che sia? Tutto può essere, ma così a naso credo che l’ultima cosa che Renzi desidera sia trasformarsi in qualcosa che sia anche solo vagamente riconducibile a ciò che si propone di sostituire (di certo non oggi, domani chissà), e di sicuro Barca non si metterà a scrivere un manifesto del Partito Democratico tutto basato sulle masse e sui processi collettivi con un asterisco che rimanda in piccolo al vincolo che però c’è un leader carismatico e popolare che se quella mattina si alza e decide di ribaltare il tavolo, beh, bisogna farselo piacere. Per tacere del piccolo particolare che anche si realizzasse un accordo tra loro due, coniugare i rispettivi elettorati sarebbe tutto un’altro paio di maniche, e trovare qualcuno in grado di intercettarne un po’ non sarebbe certo un’impresa.

E quindi? Quindi c’è l’ipotesi numero tre, che in realtà potrebbe andare dalla tre alla trentatre, perché ha a che fare con la natura stessa del Pd, e con l’idea non remota che questa complicata fase la cambi velocemente, e radicalmente. Di fronte all’opzione elezioni, o comunque di possibile annichilimento elettorale, il Pd potrebbe trovare un ampio consenso interno sull’ipotesi di separare segreteria – e quindi congresso – da premiership – e quindi primarie. Potrebbe consentire a Renzi di diventare il candidato che vuole, nel tipo di competizione che vuole, e spostare a dopo la discussione sul partito. Potrebbe eleggere Renzi leader con il consenso non solo di Barca, ma persino di D’Alema, e gli stessi potrebbero poi prendersi il partito per condizionarlo e fargli lo sgambetto appena possibile, come un po’, in fondo, è già successo con Prodi ma soprattutto con Veltroni. Perché il corpaccione è vendicativo, in un modo spietato che è meglio non sottovalutare. Non esattamente uno schema ideale, per nessuno che abbia un po’ a cuore la sinistra italiana.
Si potrebbe pure giungere alla famosa situazione “era meglio quando ognuno comandava in casa sua”, che viene evocata sin dal 2009, e di un partito se ne potrebbero fare almeno due: con Renzi a presentare una lista sua, regolarmente appoggiata dal Pd, in cui far confluire il pezzo liberal dello stesso, Scelta Civica e chissà cos’altro. In uno schema – molto ipotetico, ma se ne parla – che ripartirebbe dalla situazione che c’era tra Diesse e Margherita: certificando, posto che a quel punto interessi a qualcuno, il fallimento del Pd come progetto e l’impossibilità di coniugare davvero culture differenti, il tutto per mettere a prova la pazienza dei nostri elettori che è già abbastanza esausta. Ognuno racconterebbe alla propria base la versione più dura e pura, e poi tutti si ritroverebbero nell’emiciclo per prendersi a pesciate in faccia. Come prima, e con gli stessi problemi di prima: che bellezza.
Tutta roba che al momento è un po’ fantascienza, ma anche un po’ no. Detta fantascienza è auspicata da anime molto differenti tra loro, dai turchi vogliosi di farsi quel partito genuinamente ottocentesco che sognano, ai renziani più estremi che vedono praterie aprirsi dall’altra parte e non vedono l’ora di uscire dal recinto democratico che impedisce loro di correrci dentro. Se poi, per morte naturale o politica (prima o poi accadrà, sapete) Berlusconi davvero non dovesse più far parte dell’equazione, a quel punto la parte moderata del centrodestra potrebbe trovare molto attrattiva una nuova casa caratterizzata dalla leadership di Renzi ma purgata dalla parte veterosinistrorsa del Pd, si aprirebbero spazi inediti e chissà, forse davvero a quel punto le alternative in campo non sarebbero più tra destra e sinistra, ma tra quella roba lì e il grillismo. Dopotutto, chi avrebbe mai pensato che l’uscita dalla Prima Repubblica sarebbe stata da un lato la sintesi dei residui del pentapartito con l’ex Pci, e dall’altro il partito personale di un tycoon dei media?

Però dicevamo, appunto: fantascienza, e ci porterebbe troppo lontano, probabilmente a zonzo. Anche se, questo va detto, chi tifa per uno di questi due estremi attualmente interni al Pd implicitamente tifa per la polarizzazione e non per la sintesi, per tirare la corda e vedere che succede (che volete che succeda?): e forse su questa cosa dovrebbe rifletterci almeno per un istante (ma veda lui, comunque) ogni volta che si alza e dice che la cosa più opportuna è tagliare quella corda, salvo poi trovarsi tutti in mano con un centimetro di spago a chiederci come cavolo abbiamo potuto essere così scemi. Questo nel caso le cose vadano come detto, ovviamente, e per fortuna ancora stiamo giocando con i se e con i ma.
Al momento, la verità più banale è che i commentatori a vario titolo vedono semplicemente scaldarsi due leader. Sono diversi, e vogliono due cose molto diverse. Ma moltissimo diverse: antitetiche nei contenuti, ma soprattutto distinte nelle loro fasi, nel senso che una tende a complicare parecchio l’altra, e l’ordine non è affatto indifferente. Sanno che la partita dell’uno non è la partita dell’altro. Sanno che il primo dei due che ha la possibilità di giocarsela, diventa per l’altro un cavolo di problema quasi insormontabile. Sanno che si potrebbe giocare domani, eppure non hanno nemmeno idea se si partirà dal fondo o dalla velocità. E non pare abbiano gran voglia di correre una disciplina che non sia la loro. Piacciono, e posseggono entrambi, in modo diverso, uno status che già di suo li lancia e li mette in una certa posizione estremamente competitiva. Ma questo è quanto.
Se la legislatura finisce prima di iniziare, avremo quasi certamente Renzi candidato premier, e Renzi premier avrà comunque un peso sul Pd, un Pd che vorrà gli somigli: Barca andrà in ammollo e con lui il congresso, a data da destinarsi, e chissà quando ne uscirà, e soprattutto se quando ne uscirà sarà ancora realizzabile, a condizioni estremamente mutate, il suo piano attuale: perché trasformarsi da successore di Bersani a cogestore di Renzi magari è pure possibile, ma di certo è tutto un altro sport.
Se invece la legislatura parte, in ammollo ci va Renzi. E chissà per quanto, perché in questi casi si sa quando si parte ma non quando si arriva. E’ in grado Renzi di restare sulla cresta dell’onda per un intero anno? Può essere, è da vedere. Un po’ di strategie attuali andranno ripensate. E se gli anni diventassero due, posto che sia possibile (ma non è impossibile, questo è il punto)? Inizia a diventare complicato.
E quindi mi spiace, per chi come il Coda di Lupo di De André si innamora di tutto, corre dietro ai cani e martella per infilare geometrie quadrate in buchi triangolari. Mi spiace per chi vede due leader lanciati, quando invece è chiaro come il sole a mezzogiorno che, come tutti, cercano uno spazio perché sono orrendamente incartati, e se non lo sono sanno benissimo che molto presto almeno uno dei due lo sarà, anche se sfoggiano grandi sorrisi nell’ovvia speranza che tocchi all’altro. Mi spiace pure per chi nel centrosinistra vede solo Renzi e Barca, e volutamente non tiene conto del fatto che quando verrà il momento altre mani si alzeranno: senza presunzione, senza status, senza soldi o amicizie importanti, ma magari, chissà, in grado anche solo di condizionare e complicare ulteriormente i piani dei due leader predestinati dall’inner circle dell’opinione pubblica, salvo sorprese ulteriori che di questi tempi, come si sa, dopotutto capitano.
Con buona pace di chi insiste – immagino il fastidio, e lo capisco – al momento le chiacchiere stanno a zero, ciò nonostante non dubito che ne leggeremo ancora parecchie, del tutto indifferenti alla logica comune, ma molto innamorate della propria: la quale, più che dimostrare la tesi dell’accordo, dimostra la debolezza dei due progetti, evidentemente troppo sbilanciati agli estremi e quindi bisognosi di un improbabile contrappeso. Comunque, in un modo o nell’altro, tra non molto ne sapremo qualcosa di più. E, a quel punto, si capirà che delle due l’una. O una strada, o l’altra, di certo con molti bivi e salite, o chissà, nessuna delle due. Ma di certo non entrambe.
E buonanotte ai sognatori.

  1. Ci metterò due giorni a leggerlo, ci provo.

  2. E’ tipo un inserto domenicale, anche se oggi è sabato.

  3. Ma mi ci vuole foglio e matita, me la devo studiare. Ma una cosa del tipo “no, non si può fare” non poteva bastare? :)

  4. Ci avevo provato, ma insistete…

  5. E pensa che è solo l’inizio.

  6. E pensa che io nemmeno ho iniziato.

  7. Ua, sei sceso in guerra?§!

  8. Ma no, non esageriamo.

  9. Ho fatto una breve analisi del post, le parole più usate sono “sciocchezze” e “fantascienza”.

  10. Non a caso, direi. Senza offesa :)

  11. Quindi le primarie per il presidente del consiglio diventano inutili? Cioè, a prescindere qui si sostiene che il segretario Pd sarà premier incaricato, sempre e comunque?

  12. Ma no Maurizio, no… Vedi Tommaso? Dovevo farlo più lungo. Il Pd è una materia davvero misteriosa.

  13. Paolo, “un certo tipo di PD” è ormai davvero materia misteriosa, non tutto il PD.

  14. Lo confesso, ho letto solo la prima metà. Il resto quando avrò più tempo … ;)

  15. Ah beh, se è così hai fatto proprio bene a commentare…

  16. ammazzerebbe un cavallo, fallo leggere a renzi, così ce ne liberiamo

  17. chiedo scusa, in effetti hai ragione. cancello e commento in maniera più ragionata in seguito… 0:)

  18. Cosseddu, hai fatto male a tirare fuori la terza opzione: se per combinazione D’Alema non avesse ancora pensata una gattopardata del genere, gli avresti fornito l’assist perfetto. Siamo fottuti.

  19. E’ pressoché scontato dire che condivido l’analisi. Mi permetto una considerazione finale personale, ergo: che se per caso cominciassimo a parlare di politica, invece che di individui più o meno simpatici, più o meno telegenici, più o meno spregiudicati, etc….. forse scopriremmo che le visioni politiche dei due sono agli antipodi; e che pensare a una diarchia incentrata su di loro significa codificare la mai riuscita sintesi del PD. E rinunciare definitivamente a quel partito progressista, moderno e socialmente radicato, che continua a chiedere una fetta consistente (forse perfino maggioritaria) di elettori. Come ce lo chiedono? Votando sempre di meno “questo” PD.

    rita
  20. un’analisi che non leggevo da tempo. Eccezionale. O Renzi o Barca, entrambi no.

  21. Con la banalitá che mi contraddistingue: Renzi per vincere e diventare finalmente sinistra moderna, Barca per riuscire nell’impresa di arrivare al 15%. Preferirei Civati segretario. @ Rita, guarda che il partito progressista e radicato è quello che si è presentato alle ultime elezioni e le ha perse. L’analisi è giustissima, o l’uno o l’altro.

    L'ottimista
  22. @L’ottimista. Se quello era il partito progressista e socialmente radicato, beh, sei proprio….”ottimista”. :)

    rita
  23. Lo diceva il segretario candidato premier, non io

    L'ottimista
  24. Non ti incazzare, ma è illeggibile. Nel senso che in quel mare di caratteri ci si perde. L’hai scritto direttamenete online o su un wordprocessor?
    Io per ora sono arrivato (vomitando per il mal di mare, non per il contenuto che condivido praticametne in toto – ma mi riservo di rileggerlo meglio) a quando inizia con il primo scenario.
    In sostanza, consiglio, fanne un PDF e mettilo online, e siccome ultimamente sei faecondo (fecondo e facondo) pensa/pensiamo a come strutturare questi post.
    Mi interessa davvero, tecnicamente.
    Anche il post sui media avrebbe meritato miglior lettura da parte mia
  25. Mi ci sono messa d’impegno e l’ho letto tutto fino in fondo e … mi sono depressa ancora più di quanto non lo sia già :(

  26. rita, il PD non è un partito “progressista” tout court, rileggiti il Manifesto dei Valori.

    Il PD si autodefinisce così (sarebbero le basi):

    grande
    forza popolare, intorno alla quale si stanno raccogliendo le tradizioni culturali e politiche riformatrici del
    Paese, si pone il compito di mobilitare le energie e i valori del nostro popolo per rimettere questo Paese in
    cammino.
    
    
    
    

     

  27. Ahem:

    grande
    forza popolare, intorno alla quale si stanno raccogliendo le tradizioni
    culturali e politiche riformatrici del Paese, si pone il compito
    di mobilitare le energie e i valori del nostro popolo
    per rimettere questo Paese in
    cammino.

     

  28. Domani lo stampo e me lo leggo con calma… ;)
  29. bravo Phil, ottima citazione che esplicita il problema fondamentale del PD: come si fa a raccogliere le tradizioni culturali e al tempo stesso essere riformatori?

    uqbal
  30. L ho letto.In effetti fa un po’romanzo russo ma é il PD che é cosi per cui una analisi accurata della situazione non puo’ che essere un tomo.Ma ,in tutto questo,la candidatura Civati dove la sistemi ?Renzi premier e Civati che risistema il partito no?

    milene mucci
  31. Milene, io rispondevo a cose che ho letto, tutto qui. E che Civati non lo prendono in considerazione, casualmente o no. Detto questo, il suo progetto resta il progetto in cui credo io.

  32. Lo scenario “quella roba là” versus grillismo è agghiacciante.

  33. Per quanto mi riguarda, nessuno dei due. Aggiungo un’osservazione che mi sembra un’ovvietà: Renzi come candidato premier di (Bersani o) Barca non ha la credibilità necessaria, non ha il fisico del ruolo. Barca è uomo di governo, non di partito. Renzi diventerebbe solo il giovane portavoce della piattaforma di governo Barca.
    Vedo però un’altra possibilità nefasta: che l’assemblea nazionale, così come fu con Franceschini, venga chiamata a ratificare non solo l’ennesimo temporaneo cambiamento dello statuto per far correre Renzi premier, ma anche la nomina di un segretario/reggente provvisorio. Ma allora perché proprio Barca?
    E poi la scelta di Europa è stato un errore. Tutto quello che parte da lì va a schifio.
    Insomma spero proprio che tramite nuovo presidente Bersani ce la faccia e poi vediamo di riorientare il nostro campo verso un rinnovamento condiviso, no a take over ostili.

  34. In realtà dopo aver letto integralmente e con attenzione confermo quanto scritto in precedenza: tutta la tua tesi si basa sull’idea che il segretario del Pd sia o dovrebbe aspirare ad essere automaticamente il candidato premier, quando né barca né civati-due persone che fortemente vorrei per guidare il partito e tra le quali sicuramente sceglierò al congresso-le vedrei per guidare il paese. Vogliamo il modello francese, dovremmo volerlo anche nei rapporti tra il livello partitico e quello governativo.
    Inoltre barca è un tecnico, o meglio un manager, non un leader. Penso e spero sia consapevole dei suoi limiti. Da un anno sta costruendo un percorso che porti a fargli guidare la fusione tra Pd e Sel, ma sa bene che in elezioni politiche (per quanto legittimato dalla carica di segretario) non avrebbe la forza e il carisma per competere-e di certo è meno “forte” perfino d’un bersani. Bisognerà vedere come evolvono le cose, ma lo scenario uno e due non li vedo così probabili. Dipenderà dalle alleanze interne, dalle reciproche ambizioni, ma una coesistenza conviene a entrambi (come sarebbe convenuta/converebbe a civati, che rischia adesso di essere l’unico penalizzato dall’evoluzione degli equilibri in questo senso):
    • nello scenario 1 barca con voto per esempio tra un anno non avrebbe interesse a “tradire” e vedersi così delegittimato come segretario (tra l’altro, renzi non sarà così sciocco da schierargli contro un proprio candidato..conoscendo bene pesi e logiche interne e potendo fare affidamento su un non renziano di spessore, estraneo alle logiche correntizie tradizionali e comunque non da rottamare)
    • nello scenario 2..i rapporti di barca con renzi, non li ho mai letti così critici..e credo tu sopravvaluti come al solito ciò che divide rispetto a ciò che unisce. Rispondendo a Catone, Renzi per esempio può dire quel che vuole sui corpi intermedi, ma all’atto pratico li coinvolge e si dimostra pragmatico. La sua esperienza da sindaco lo conferma: non vorrebbe doverlo fare, forse, ma Confesercenti e Cna-le principali associazioni datoriali di firenze-sono coinvolte attivamente nelle scelte amministrative e tiene molto conto delle loro posizioni. Il problema di barca nell’ipotesi 2 verrebbe forse da d’alema, dai giovani turchi e da chi vorrà una guerra di logoramento contro il premier renzi, che una figura ragionevole e incline alla mediazione come barca non garantirebbe. Al tempo stesso, renzi nell’ipotesi 2 avrebbe ancor meno interesse che nella 1 a invischiarsi nelle vicende del principale partito di maggioranza col rischio d’uscirne sconfitto e potrebbe accontentarsi di non consegnarlo a chi gli farebbe la guerra troppo esplicitamente
    • resta l’ipotesi 3, che non è più tanto diversa dalla 2 o dalla 1 se accettiamo l’idea che – statuto o meno – barca voglia essere segretario di partito e nulla più. Da come fai evolvere questo scenario, riduci la figura di barca a una marionetta nelle mani di d’alema..ma non lo è lui come non lo sarebbe civati. Il rapporto col premier renzi sarà dialettico, renzi dovrà fare i conti con la sua maggioranza parlamentare, quindi col pd.. che però dovrà essere leale e costrittivo, non attendere la prima occasione per colpire alle spalle come han fatto con veltroni. Questo è il motivo per cui già dalle primarie di novembre la mia posizione è per un renzi premier e un Pd con la barra a sinistra, ma fortemente rinnovato anche nei modi di intendere la dialettica interna e i rapporti con il presidente del consiglio. Quando si tratterà di scegliere, anche questo per me sarà importante: avere un segretario che garantisca rispetto e leale collaborazione, e che non rappresenti l’inizio di una nuova stagione modello “d’alema-veltroni”, la sinistra ha già dato, grazie.
    Ps: una scissione del Pd (scenari da 4 a 33) sarebbe una sciagura. “come prima e con ancora più problemi di prima: che bellezza”.
    In ogni caso, appunto, parliamo di se e di ma e nessuno di noi sa cosa vuole davvero barca, se vuole davvero qualcosa di così antitetico rispetto a renzi come sostieni tu o se vuole qualcosa di così complementare come mi auguro io. Non resta che portare pazienza, aspettare il 18, e intanto cercare di capire se preferiamo la purezza o il melting pot

  35. Condivido Mastrelembo, pur non avendo finito il post di Cosseddu, quindi sub judice.
    Aggiungerei di non aggrapparsi, in una fase Ri-costituente del partito, ai codicilli delle regole etc. Sono anch’esse in discussione.

  36. Ma io non mi aggrappo. Spiego solo un mondo a cui io stesso sono nuovo, ma che esiste, e che solo quattro mesi fa ha vinto le primarie con ampio margine alla faccia dello stream mediatico. Esiste, resiste, ed esisterà, almeno per un po’. Detto, questo, Mastrolembo ha fatto un po’ una zuppa, ma dopotutto dice una cosa che ho scritto pure io. Può assolutamente essere che si cambino le regole e l’essenza dei ruoli, o meglio, del ruolo di segretario. Ma – primo – fa una descrizione di Barca come fosse Papa Francesco, e per esperienza personale dico che non è affatto così, anzi, a dire il vero nessun leader è così ben disposto verso i colleghi, e – secondo – anche quello è un passaggio formale, non facilissimo, tutto da vedere. Infine, molti problemi li lascia esattamente lì dove sono, perché torno a dire che i due progetti sono opposti e sbilanciati, e questo è il motivo per cui senza sponde non stanno in piedi. Chi li mette insieme si inventa di sana pianta il bileaderismo: e per carità, magari è possibile. Ma ripeto, voglio vedere.
    (Il vero passaggio provocatorio – ma mica tanto – l’ha però colto Stefano, non a caso è il mio preferito di sempre)

  37. Un romanzo russo praticamente.Ma,domanda,il candidato Pippus Civatovskj dove lo sistemi?Perche’ non un Renzij premier e Civatovskj Segretario?

  38. Milene, ma come ti vengono?

  39. Appunto. Barca, se fatto crescere dai media e con un segretario vero, funzionerebbe come candidato premier alternativo a Renzi, ma poi non contro Grillo. Come premier però meglio Barca di Renzi, senza se e senza ma. Non condivido tutto, ma sa il fatto suo. Io però resto con Bersani, almeno finché sarà possibile.

  40. Qual è il grado di conoscenza degli italiani di Barca. Il 13%? Chiedo eh, per chi lo vuole candidato premier.

  41. A me più che altro sembrano scaramucce tra margheriti. Sulla Presidenza della Repubblica.

  42. Andrea, non dire che “la tua lealtà è fuori discussione”, perché guarda che ti fraintendono e capiscono l’opposto.

  43. No dai su..é una domanda seria…

  44. Milene, pare di no.

  45. Ma Civati non é l unico che si é candidato al momento in maniera palese?

  46. Alla Segreteria intendo..

  47. Quando gli ingredienti son così tanti, un cuoco dilettante inesperto e frettoloso ha solo due alternative: o ne getta via il 95% come avevo fatto prima, o prova a farne una zuppa.. sperando che ne venga qualcosa di diverso da quel che servi tu. Perché o..o..o nessuno dei due non è proprio il menù che vorrei. Preferirei l’offerta della cuoca milene, cmq.

  48. Beh dai su, il 18 Barca presenta delle tesi, su cosa mai le presenterà, Paolo. Direi che c’è un candidato e 3/4 ormai…

  49. bello, Pa. L’ultima parte poi.. Complimenti, la lunghezza comunque non toglie smalto alla lettura

    Paolo DV
  50. Fil, l’ho scritto pure io che lo è de facto. Rispondevo a Milene.

  51. Scusa,tanto sono ingessata ed ho tempo,allora dove lo sistemi nel quadro che hai delineato?

  52. Lo sistemo candidato. E poi si vede.

  53. MILENE: secondo me Popolino il buon Civati lo colloca più o meno qui: “Mi spiace pure per chi nel centrosinistra vede solo Renzi e Barca, e volutamente non tiene conto del fatto che quando verrà il momento altre mani si alzeranno: senza presunzione, senza status, senza soldi o amicizie importanti, ma magari, chissà, in grado anche solo di condizionare e complicare ulteriormente i piani dei due leader predestinati dall’inner circle dell’opinione pubblica, salvo sorprese ulteriori che di questi tempi, come si sa, dopotutto capitano.”

    FaustoB
  54. Civati ha molta base del “corpaccione” con sé e pure fuori di questo,credo si vedra.

  55. Se Civati tira i remi in Barca poi pero’ basta vero? Insomma il dettaglio che si candida uno che manco ha la tessera del PD non vi fa tornare in mente Grillo 2009?

  56. Civati è candidato, Barca farà quel che vuole, e Renzi pure.

  57. Mah, posso permettermi qualche dubbio? Io Barca lo cao zero virgola zero, da Civati ne ho sentito molto spesso cantare le lodi…

  58. Pippo è fatto così, è generoso, lancia talenti a volontà.

  59. manno’ dai, Barca e’ diventato un prezioso santino di tutto il PD da quando e’ ministro-tecnico di qualcosa di parecchio indefinito, prima era solo il figlio di Barca.

  60. Per me Barca non esiste.Non é possibile una candidatura di un tizio che manco c ha la tessera..va bene il partito solido é ormai obsoleto ma almeno un po ‘gassoso non é che guasterebbe…

  61. (o, per chiarire, io un nonno comunista ce l’avevo, ma non ha mai contato un cazzo)

  62. quando finiamo di leggere sto post Renzi sarà presidente del consiglio dimissionario al termine della prossima legislatura

    Giuseppe
  63. Comunque e’ strano questo doppio standard: nel 2009 Grillo candidato segretario non andava bene perche’ il PD non e’ un tram, non e’un taxi, non e’ un barroccio tirato dai ciui, e poi nemmeno e’ iscritto. Nel 2013 Barca va bene perche’ su pa’ era un dirigente del PCI. Boia de’…

  64. Pippo Civati prenda il partito poi , uno che é abituato con Bindi Fioroni Letta D alema ecc ecc figuriamoci se non riesce a discutere con un Renzi magari premier

  65. Ecco, su Barca e Renzi posso solo ipotizzare, ma una cosa la posso dire per certo: nella remotissimissima ipotesi che Pippo diventi segretario, poi a quel punto ci si candida, a premier. Garantito al limone. E mi dispiace per gli altri, come direbbe Celentano.

  66. Benissimo..io mi riferivo ad una ipotesi a cui non si era opposto sentita dalla Bignardi

  67. Come ho scritto nel post, vediamo cosa succede tra qualche settimana. Vediamo che ordine prende la faccenda.

  68. (Paolo, va bene la scaramanzia, ma “remotissima ipotesi” non lo devi dire. Non te, dai). Ma secondo te Civati ce lo dice chiaro e tondo che Barca segretario NON lo sosterrebbe mai? Che sarebbe l’ennesima pernacchia nei confronti di chi nel PD ci si e’ sfarinato la palle fino adesso? A noi che siamo sempre pieni di dubbi, per farci riposare in pace…

  69. per marias: ce lo dice Civati che lui resta candidato anche se si candida Barca? CONTRO Barca? Per farci dormire tranquilli?

  70. Ma certo che lo è. Adesso uno deve smentire anche le cose che non dice e che non pensa e che non sono?

  71. Civati si e’ candidato 4 mesi fa e nel frattempo ha definito ripetutamente Barca il miglior ministro del governo Monti. Ora Barca si sta praticamente candidando a ricoprire lo stesso ruolo. La cosa mi inquieta, a te no?

  72. Che posso dire? Se Barca si vuole candidare, si candiderà. Non lo si può mica fermare. E altri ne verranno. resta un buon ministro, e con questo? Pippo ha iniziato a lodarlo nel maggio del 2012, ma non c’entra nulla col resto. E quindi, per essere del tutto chiaro, sì, Civati è candidato, e sì, lo è che si candidi Barca o chiunque.

  73. Io si…diciamo giusto per” farci riposare in pace” come dice Francesco…prima che per protesta contro certa dirigenza allucinante e arrogante fino all inverosimile ,schifati dal vederli tutti diventare in massa bersaniani pur di mantenere la baracca molti anche qui nella Toscana rossa si rivoti Renzi come e’ successo alle primarie o si vada definitivamente all Avo in ospedale a fare i volontari che almeno si prende qualche sorriso di riconoscenza e non solo pesci in faccia..

  74. Scusa Paolo,magari é l ingessatura che fa saltare i freni inibitori.Ciao..

  75. “Se Barca si vuole candidare, si candidera’”. “Possono essere candidati e sottoscrivere le candidature alla carica di segretario nazionale e di componente dell’assemblea nazionale solo gli iscritti in regola con i requisiti di iscrizione presenti nella relativa anagrafe alla data nella quale viene deliberata la convocazione delle elezioni”. Se Barca non si fa la tessera del PD entro il 24 Aprile, non si puo’ candidare. Qualcuno glie lo dica.

  76. (Scusa eh, sono polemiche inutili&fastidiose lo so… ma mi pare che con Barca ci stiate tutti andando troppo soft)

  77. ‘orcatroia… e mo mi tocca leggerlo, pure… i tuoi post lunghi sono sempre i migliori!

  78. Paolo, ti ringrazio perché questo percorso lo stavo già pianificando in testa mia, mi hai evitato un lavoro in più. E se il tuo post è lungo, è perché lunga e contorta è la questione. Aggiungo solo un’altra variabile: nei primi mesi del 2014 Renzi dovrebbe rifare le primarie per Sindaco di Firenze. Quindi, se non decide per il Congresso prima, nel caso naturalmente ancora non si siano fatte le primarie per il leader nazionale, dovrà decidere. Non può mica rifare il Sindaco e ancora tenersi pronto per l’eventualità ci voglia un leader?!? I fiorentini non glielo permetteranno. Se in questi giorni è così agguerrito, è perché non ha tanti colpi in canna, come vorrebbe far credere di avere. Almeno di non andare a nuove votazioni prima di ottobre.

  79. Grazie Paolo Cosseddu. Analisi limpidissima – almeno, tanto quanto la situazione lo consenta. A me personalmente piace l’idea di rompere la “necessità” della coincidenza segretario – candidato premier. E’ roba pensata per un sistema bipolare – quale il nostro non è più.

  80. Milene: mi sento in sintonia con quanto scrivi. In questo scenario, il ruolo di Civati è (giustamente, per le motivazioni che spiega Paolo) attendista. Da chi lo conosce, però, la critica più frequente che gli viene mossa è l’eccesso di attendismo. Non si capisce bene cosa voglia fare: “il segretario”, dici, ma paradossalmente la risposta non suona del tutto soddisfacente. Pippo ha già la caratura da premier?
    Voglio dire, Pippo piace moltissimo a noi che lo leggiamo, a noi fighetti di sinistra o centrosinistra, ma è ancora sconosciuto al grande pubblico. Ha una posizione equilibrata all’interno del partito, cosa che nel congresso lo potrà aiutare non poco, ma non si intravede, al momento, su quali basi possa “spaccare” al di fuori. Mi pare funzionare molto meglio nella comunicazione scritta che in quella pubblica-televisiva.
    Insomma, sì, poco da fare… c’è da aspettare.
  81. Infine, Cosseddu: per quanto te ne possa fottere, per me, meglio un tuo post lunghissimo che duemila tuoi post brevi! 

  82. comunque il PD ha bisogno di un segretario, mica di un direttore delle risorse umane senza tessera.

  83. Laura la tua analisi mi ha steso definitivamente,mi ero fermata al post .:-)Intanto un bacione a presto

  84. @Marco sai io non é che mi senta tanto “fighetta”del centro sinistra 
    Diciamo che mi sento piu sfigata del centrosinistra.Per un rinnovamento per cui ci si batte in tanti mettendoci la faccia e spesso anche mollati alla grande da chi avevi come referente originario in questi anni Tu,il lavoro col circolo quando va bene e la faccia che ci metti sempre con piu fatica nel clima di gelo che si crea quando parli cocciuta ogni volta(io in direz provinciale )
    Vero Laura?Anche tu ne sai qualcosa vero?E la necessita ormai di sapere se tutta questa fatica ha un senso
  85. dico anch’io la mia: l’ipotesi del ticket barca-Renzi è assolutamente inverosimile. Sarebbero due galli nel pollaio.

    Mi sembra più verosimile che si dividano il Pd nei due tronconi originari (più o meno “arricchiti” da SC e Sel rispettivamente)

    Comunque dopo l’accordo con il Pdl candidare un “segretario tecnico” sarebbe il suicidio definitivo di quel partito

    silbi
  86. Pingback: Barca, chi? | nodo75

  87. Barca sta diventando il candidato di tutti quelli che non riescono ad accettare il fatto che Renzi sia l’ULTIMA speranza di un partito che non ha una linea politica che sia una. Parlate tanto del tentativo di bersani che per puro egoismo non ha reso possibile la nascita di un governo con migliavacca che passeggia a via del corso con verdini. Il problema di cosseddu e civati è che per una antipatia personale non sostengono l’unico cambiamento vero del partito e del paese. Peccato non abbiate visto Amici stasera…siete i soliti snob che si vogliono scegliere gli avversari e che schifano gli elettori. Se vi sentisse Obama…

    L'ottimista
  88. Barca comunque non è solo figlio di. E non è solo un bravo ministro “tecnico”. È un tecnico da molti anni apprezzato nelle strutture burocratiche ministeriali. ne sa di economia e sviluppo e conosce gli ambienti governativi. Vedremo quanto e come gli interessi la questione/gestione del partito….

    Pinosp
  89. Ottimista, ma che cazzo dici? Questo blog è tutto fatto di citazioni di cultura popolare. E Amici l’ho guardato, ma tu che ne sai? Ah, e guarda che c’è anche roba pop più bella, nel caso te lo stessi chiedendo.

    Lo snobismo di quelli che danno dello snob agli altri senza sapere di cosa parlano.

  90. Popolino, stai sereno. Non mi riferivo a te ma ai tanti barchiani dell’ultima o bersanoidi (te lo sei fatto un giro su twitter, no?) che ora che storcono il naso. Giá l’ho detto, il mio principale difetto è la banalitá non lo snobismo, per questo sono renziano. E so benissimo di cosa tratta il tuo blog, per questo sono un tuo fan. Anche se rimpiango i tempi di Martina De Carli quando leggo certe arrampicate sugli specchi per difendere i tentativi disperati di Pigi alla mercé del M5S e costretto al bacio della morte col nano per sbarrare la strada a Renzie (renzi fonzie) e salvare la sua dirigenza. Cmq, non voglio andare off topic. Ripeto, analisi impeccabile, il corpaccione se lo litigheranno civati e barca (quest’ultimo solo perché paracadutato dai nemici di renzi) con renzi che cercherá in tutti i modi di provare ad andare a votare subito. Prevedo mal di pancia e rischi di scissione…speriamo bene.

    L'ottimista
  91. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 07.04.13 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  92. Interessante ed istruttivo (anche se lungo e verboso!). Certi meccanismi di partiti e congressi sfuggono a noi comuni mortali. Aspettiamo pure di vedere cosa succederà…intanto manifestiamo contro la povertà. Sic

    Daniela
  93. Pingback: Le Vision di Fabrizio e Matteo | Adesso!Milano