Ho già scritto più volte della filosofia tutto sommato pregrillina con cui sono entrato nel Pd nel 2009. Tesserandomi, e chiedendo le dimissioni di tutta la classe dirigente locale, con una lettera pubblica, due ore dopo. Seguirono furibonde indignazioni della parte istituzionale del partito, e accuse di fascismo nei miei confronti, con code di discussioni in cui io non risparmiai le maniere spicce (e nemmeno loro, a dire il vero). Subito dopo si aprì il congresso nazionale, quello che elesse Bersani segretario.
Io partecipai alla mozione Marino, come tanti altri che da cittadini avevano deciso di provare a darsi alla politica per cambiare una classe dirigente vecchia, stanca, sfiduciata, ormai priva di stimoli e di slancio, e qui in zona prendemmo il 20 per cento, un risultato di cui fummo contenti, visto che partivamo da zero. Quando si trattò di discutere della segreteria provinciale, partecipammo a tutti gli incontri, sia con la maggioranza bersaniana che con l’altra minoranza, quella franceschiniana, ma rifiutamnmo qualsiasi accordo o posizione. Restammo fuori, con loro grandissimo stupore, ma alla fine riuscirono ad accordarsi per andare avanti senza sentire nessuna particolare necessità di rinnovamento, e votando poco dopo in primarie in cui io persi (male) e fu rimandato in consiglio regionale una persona molto capace, ma al suo sesto mandato (tre alla Camera e tre in Regione, appunto). E’ tutto meticolosamente raccontato su questo blog, con uno stile oggi imperante nella nuova politica, si veda ad esempio il post in cui descrissi il Pd come una fabbrica di wurstel, un prodotto di grande consumo del quale nessuno vuole sapere come è fatto e cosa c’è dentro.
Un anno dopo ci furono i congressi provinciali, presentammo un candidato nostro, contro un candidato unico, ora all’opposizione ma proveniente da 17 anni di governo della città, appoggiato sia da bersaniani che da franceschiniani (o qualsiasi cosa fossero diventati nel frattempo) con un progetto, di nuovo, che di suo non aveva nulla che facesse intendere di voler aprire a una qualche forma di rinnovamento, una qualsiasi. E prendemmo il 45 per cento. Per senso di responsabilità nei confronti del quasi mezzo partito che rappresentavamo, accettammo di ricoprire alcuni ruoli nella segreteria che è tutt’ora in carica. E cambiammo un po’ i toni, perché a quel punto avevamo buttato giù la porta, ma volevamo salvare la casa, non demolirla.
Infine, alle parlamentarie di dicembre, la stessa classe dirigente vecchia e stanca di cui sopra si incastrò in un intrico di accordi sottobanco talmente astrusi da mandare al Senato una persona, ancora, protagonista per vent’anni della vita amministrativa locale, a dispetto non solo degli altri candidati più freschi, ma anche del trentenne che loro stessi avevano candidato dopo lacerante dibattito interno, tipo Saturno che divora i suoi figli.
A questo punto penso si sia capito dove volevo andare a parare. E chissà, magari è una piccola esperienza che a qualcuno può essere utile tenere presente, visto il momento, e visto quel che si prepara.
Ah, per la cronaca, il prossimo congresso lo vinciamo.
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come mi ci rivedo….
tutto il mio appoggio…per quel che vale!!!
ti faccio la domanda che mi sono posto spesso in questi anni, adesso non più. Rifaresti tutto uguale uguale?
Fino al sostegno a Marino, la storia eì
io entrai nel PD nel giugno del 2009 sostenendo che se eravamo davvero il partito democratico dovevamo dare la possibilità a Grillo di dire la sua e avremmo visto se avrebbe avuto la meglio, non credo. Comunque mi risposero quasi tutti come come l’ormai celebre Fassino (che se lo faccia un partito). Al congresso, con Marino nel mio piccolissimo circolo ottenemmo un
Simile.
Difficile rispondere Filippo…
Ciao, scusa ma…non pensi di essere entrato con una logica un po’ troppo correntizia? Insomma, il vero rinnovamento sarebbe bello farlo anche farlo per cambiare i modi di far politica, giusto?
Andai anche io nella sede del PD del mio piccolo paese, nel 2009. Per iscrivermi e per sostenere la mozione Marino. L’impatto? Psicologicamente devastante. Il segretario che disbrigò le pratiche relative all’iscrizione cercò SUBITO di capire per quale mozione avrei sostenuto. In più, durante la brevissima chiacchierata, si lasciò andare a qualche commento non proprio entusiasmante su Marino.
Risultato?
Tessera presa, certo. Per un anno sono stato un tesserato passivo, fantasma. E da allora, ancor di più, un elettore scarsamente entusiasta.
Ora spero che Civati contribuisca a rinnovare il partito, approfittando anche del fenomeno M5S. Io sto alla finestra. Vediamo…
Ehi Pop., ti facevo di Biella, invece scopro che sei di Macerata pure tu! Che roba.
A Senigallia storia molto simile..