6 DICEMBRE 2012

Presidente Berlusconi, ti prego, torna

Nell’estate del 1987 caddi vittima di una passione smodata e improvvisa, io che non mi ero mai interessato di calcio. Vidi un’amichevole di una squadra il cui presidente era un tizio sempre sorridente e leccatissimo, già noto proprietario di tivù e giornali e ogni ben di Dio, che arrivava allo stadio atterrando sul prato con l’elicottero, e il cui allenatore era un tipetto nervoso di Fusignano, pelato come una boccia, ex rappresentante di scarpe.
Era una squadra parecchio improbabile, in cui già c’erano Baresi, Van Basten, Gullit e molti altri che tutti avremmo imparato a conoscere, dopo, ma che per l’occasione aveva tra i titolari alcuni carneadi quali Mussi, Bianchi, Colombo, Bertolazzi. Eppure, era già formidabile. E infatti, proprio in quella particolare partita, Baresi partiva dalla panchina e Bertolazzi titolare. Come scoprii dopo, in quelle prime settimane di allenamento, Sacchi cercava di spiegare alla squadra come tenere la difesa in linea e far salire il fuorigioco – roba che adesso te la insegnano nei pulcini – e in particolare sedeva Baresi davanti a una tivù, e gli mostrava vecchie partite del Parma. “Vedi Franco – diceva Sacchi a Baresi – devi fare come Bertolazzi”. Franco, che non era ancora il Baresi delle cronache, ma nemmeno l’ultimo degli stronzi, era molto perplesso.
Era una squadra che, prima di diventare materiale di repertorio per Sfide, su Rai 3, era un campionario di casi umani. Tassotti era il classico terzinaccio poco affine al concetto di pallone, in compenso molto attratto dalle caviglie altrui. In quelle prime settimane, ogni volta che Sacchi lo mandava in fondo alla fascia per crossare, alcune rare specie di folaghe lombarde si avvicinavano di un passo all’estinzione. Ancelotti era noto per la sua totale assenza di menischi, tutti lasciati sul campo nel corso di una carriera già lunga, e la Roma l’aveva ceduto come certa gente vende i condizionatori rotti su eBay. Donadoni lo voleva la Juve, che però non sapeva bene cosa farne, non era punta, non era centrocampista, non la buttava dentro mai, e quindi aveva rinunciato. Poi c’era Massaro, che nessuno sapeva esattamente dire cosa ci facesse lì, e che si mimetizzava giocando ogni volta in un ruolo diverso, ma era simpatico e nessuno gli diceva niente. Poi c’era Gullit, di cui l’Italia si innamorò perché era forte, era spiritoso, era carismatico, era colto. Suonava il reggae, male, ma lo suonava. E aveva due grandi passioni, tra le quali il calcio era la seconda. Con un certo distacco dalla prima.
Il nucleo storico del Milan non aveva vissuto benissimo l’arrivo di Sacchi, Liedholm li aveva abituati a un ritmo d’allenamento che consisteva di partitina di venti minuti, biliardino, doccia, e tutti a casa. Sacchi si presentò con un metodo di allenamento scientifico e con il fiero intento di farli correre tutti fino ad ammazzarli. Ammetteva una sola deroga, e la concesse a Virdis, che la buttava sempre dentro e quindi era esentato, usciva dal campo senza una goccia di sudore e avendo percorso sì e no cento metri. Passeggiando. Più in là, lo stesso problema si presentò con Van Basten, ma la deroga era già stata spesa per Virdis, e quindi tra lui e Sacchi ci furono un po’ di tensioni, perché quando il mister si metteva in testa una cosa non c’era verso.
Come si scoprì quell’anno, era una gran bella squadra, ed era una bella sorpresa. Dopo tre anni aveva vinto uno scudetto battendo il Napoli di Maradona, due Coppe dei Campioni, e quelle coppe internazionali che ti devi alzare prestissimo al mattino per vedere la diretta dal Giappone.
Poi arrivò Fabio Capello, che era decisamente un vincente, ma simpatico come un torcicollo, e proprio a metà della sua lunga stagione di allenatore del Milan, nel 1993, Silvio Berlusconi entrò in politica.

Da allora, non mi sono più interessato di calcio. Quando qualcuno mi chiede per chi tifo, dico sempre che sono un milanista che si è autosospeso. In attesa. L’anno prossimo sono vent’anni, che sono tanti, ed effettivamente a volte mi manca, potermi vedere una partita senza rimorsi.
Non seguo abbastanza da poter giudicare, ma mi sembra di capire che il Milan non vada mica tanto bene. E quindi faccio una preghiera: torni, Presidente, torni.

  1. Eh, anche io ero milanista. Pero’ la botta l”ho presa piu’ soda: a parte Berlusconi, tutti gli scandali successivi, il doping, la concezione geneticamente fascista dello sport agonistico mi hanno talmente schifato che non guardo piu’ nulla, manco la Formula 1.

  2. non sapevo fossi un milanista autosospeso ma mi fanno piacere le tue origini

  3. Paolo,

    in realtà hai fatto un po’ di confusione tra il primo e il secondo anno dell’era Berlusconi.

    L’atterraggio in elicottero all’arena, fu nel 1986, per presentare la squadra con i nuovi acquisti:

    Giovanni Galli, Dario Bonetti, Roberto Donadoni, Giuseppe Galderisi e Daniele Massaro.

    Alla guida c’era ancora Liedholm, che fu esonerato prima del termine della stagione. Il campionato  non fu esaltante  e si concluse con uno spareggio vincente per la qualificazione a disputare la coppa uefa l’anno successivo.

    Gullit, Van Basten, Ancelotti e Colombo arrivarono con Sacchi l’anno successivo, che si portò da Parma anche Mussi, Bianchi e Bortolazzi (che era già di proprietà del Milan, nel quale aveva giocato l’anno precedente).

    Il giocatore a cui Sacchi invitava Baresi a seguirne le mosse, era il compianto Signorini (Bortolazzi era una mezzapunta).

    Permettimi di aggiungere che anche la precedente broccaggine di Tassoti è una leggenda metropolitana. E’ sempre stato un giocatore molto duro, ai limiti della scorrettezza, ma da sempre dotato tecnicamente.

    Per il resto anche io ho mi sono autosospeso, ma da  prima ancora. La persona l’avevo già inquadrata prima che entrasse in politica, attraverso la mentalità che ha portato progressivamente nel calcio: vincere con tutti i mezzi ( ingaggi esponenziali, accaparramento dei giocatori migliori, anche al prezzo di rovinarli calcisticamente).

    Pur avendo partecipato alle due trasferte delle finali di coppa dei campioni, dopo gli episodi di Bergamo e Marsiglia ho deciso di lasciare.

    massimo
  4. Tutto vero, sono decisamente arrugginito…

  5. il fuorigioco lo faceva già l’argentina di menotti, che vinse il mondiale nel ’78. gli allenamenti pesanti e scientifici si videro per la prima volta già con l’ajax di cruyff dei primi ’70, che vinse tre coppe campioni di fila di cui una 1 a 0 contro di noi, e poi con l’olanda sempre di cruyff che arrivò due volte in finale ai mondiali, una nel ’74, (gli fu rubata dalla germania ovest che i mondiali li organizzava, e che perse l’unica partita contro la germania est con gol di jurgen sparwasser), l’altra 4 anni dopo, ormai priva di cruyff (battuta dalla più forte argentina del citato menotti, anche lei paese organizzatrice, che perse l’unica partita contro una delle più belle italie mai viste a un mondiale, gol di bettega dopo gran triangolazione con rossi). sacchi vinse perchè quella era una squadra di alieni: i tre olandesi erano alieni, lo era baresi (anche se scirea era un gradino sopra, a lui e a tutti gli altri), lo era donadoni, che non era nè centrocampista nè punta, ma semplicemente un’ala, un’ala vera, devastante; e ancelotti usava la testa, e la usava bene, maledettamente bene; maldini era maldini, e basta (l’ho ammirato molto, lo ammiro ancora). quando si trattò davvero di vedere di che pasta era fatto sacchi, ai mondiali del ’94, lo si vide in finale, la finale dove baggio ci aveva portati nonostante il tecnico di fusigano; si andò a giocare la finale contro il brasile meno brasiliano della storia (raramente il brasile è stato così poca cosa), e se la giocò in difesa; e la perse ai rigori. e adesso sacchi fa il finto esperto su mediaset premium calcio.

    questo per dire che neanche col milan, berlusconi ebbe dei meriti; ci mise i soldi, e niente di più. quando ce li ha messi il milan ha vinto, e quando non li ha messi ha perso, anche se è pur vero che c’è gente che ne ha messi tanti di più di quanti ne ha messi lui, non ha mai vinto niente (io ho un’idea di vittoria un po’ diversa da quella di guido rossi).

    Jacopo
  6. Ottimo compagno Cosseddu,
    il presidente ti ha preso in parola,si vede che ti ha letto distrattamente,difatti si è preso la briga di cambiare la destinazione del suo ritorno.

    Ercoli