23 MAGGIO 2012

In questo dojo non esiste la paura

Ieri ho scritto una cosa che ha suscitato un certo dibattito, molte letture, molte condivisioni (senza nemmeno che mi dovessi spacciare per bionda), e questo mi fa pensare di aver centrato il punto.
Ma vorrei sgombrare il campo dall’equivoco, la mia non era una resa, era solo un’opinione un po’ brutale sullo stato delle cose.
Il fatto è che c’è in giro una gran voglia di menar le mani, intendo in senso figurato. E siccome questo è uno sport in cui agli esordienti non è concesso di andare al tappeto nemmeno per un breve conteggio, mentre ai veterani è permesso di raccontare che la posizione sdraiata è assolutamente naturale, avremmo tutti bisogno di allenarci di più, di migliorare il nostro kung-fu, di affinare la nostra boxe. Di imparare a incassare le botte più tremende che ci arriveranno, e di piazzare colpi più forti e più precisi. Di fare più palestra, aumentare la massa muscolare, migliorare velocità e resistenza. E pure di mettere la cera e togliere la cera (anche se quello era karate, ma ci siamo capiti).
Detto questo, a volte arriva un momento in cui, pronto o no, su quel ring devi salirci, devi salirci perché semplicemente tocca a te e non puoi gettare la spugna. Arriva anche per disperazione, e chi lo sa cosa può succedere, quando non hai nulla da perdere. Può anche succedere che il ragazzino stenda il bullo, e non solo nei film.
E quindi, per essere assolutamente espliciti, io non smentisco nulla, di quello che ho scritto ieri, ma sia chiara una cosa: noi non vediamo la cazzo di ora, di confrontarci, casomai siamo un po’ stufi di aspettare il suono del gong, e semmai sono i cosiddetti campioni del 1993-2009, che si sono barricati nello spogliatoio a lustrarsi le cinture a vicenda.
Che davvero, non è il comportamento degno per chi è detentore di un titolo: voglio dire, io non ho mai sentito Mohamed Ali o Mike Tyson rifiutare una sfida appellandosi allo statuto della World Boxing Organization. Loro di certo non erano campioni solo sulla carta, e sapevano che non gli era concesso di mostrare paura. E tre anni senza incontri sono davvero troppi, per gente che vuole tenersi quella cintura: anche perché non è mica un titolo a vita, anche se gli piacerebbe.
Insomma, abbiamo tutta l’intenzione di continuare a bussare alla porta di quello spogliatoio, come scrive Pippo oggi, non foss’altro perché lì dentro il tanfo si è fatto pesante. Ma onestamente le nocche vorremmo usarle per ben altro.
Sto esagerando? Forse. Intanto mettetevi i guantoni, e a quel punto lo vedremo, chi è che ha paura.

  1. la devi sfondare la porta e non devi bussare…che bussi a fare che lo sai che non ti aprono.

  2. Direi però che la cosa non va impostata semplicemente come una campagna contro “i cosiddetti campioni del 1993-2009″. Per quello c’è già Renzi. O Grillo fuori dal Pd.
    Anche perché “i cosiddetti campioni del 1993-2009″ non sono tutti uguali, e hanno comunque un concenso da parte della base, che merita rispetto.
    E allora quella di Prossima Italia deve essere una campagna pro. Per una diversa idea d’Italia e di politica. Le proposte ci sono, basta comunicare quelle.

  3. porca miseria! E’ un pezzo intimidatorio, non sò se interessa ma, mi piace!

  4. direi che tanto per cominciare tu e civati dovreste scrivere di meno e agire di più.

    Carlo M
  5. da osservatore molto esterno, credo che quello che si debba fare e` dare una bella scrollata al partito, altrimenti il resto sta a zero. E dato che il concetto del pezzo mi pare quello, divento man mano osservatore piu` incuriosito.

  6. Pingback: Qualcuno mi ascolta? « appunti disordinati

  7. Carlo M, il tuo è davvero il commento di un umarell che guarda i lavori in corso. Anche perché, tu che cazzo ne sai, di cosa faccio io? Vuoi vedere la mia agenda?

  8. l’altro iero ho commentato spiegando perché nonostante io sia uno che non conta nulla mi piace bersani, e tu non mi hai filato. oggi però replichi tutto risentito a una mia provocazione. bersani non ti piacerà, ma ti consiglio di imparare dalla risposta che ha dato lui a grillo.

    cmq, quel che volevo dire è che mi sono un po’ rotto di chi riempie pagine e pagine di buoni propositi e di intenti programmatici pensando che la politica consista nell’esprimere concetti in bella forma su un blog. francamente io preferisco chi scrive meno, o chi non scrive per nulla, però sa come arrivare a guidare un partito, e anche in questo dovreste imparare da bersani.

    in ogni modo, se la tua agenda è fitta mi fa piacere, davvero. e spero che si tratti di impegni proficui. perché, a scanso di equivoci, se ci saranno delle alternative valide a quello che abbiamo ora io sarò il primo a sostenerle; e se il portatore di queste alternative arriverà, attraverso le primarie, a guidare il partito io sarò con lui. perché il segretario democraticamente eletto del mio partito è il mio segretario, e io lo sostengo. al contrario di qualcun altro.

    Carlo M
  9. @Carlo M.

    Il tuo non e’ impegno politico: e’ fede. Del fatto che sia stato democraticamente eletto a me personalmente non frega nulla: se uno e’ incapace, lo e’ indipendentemente dal numero di chi lo appoggia. Non e’ che una votazione debba annullare il senso critico, spegnerci il cervello e farci vedere le cose come non sono. In questo la storia dovrebbe essere una severa maestra.

    Ti piace Bersani? Tientelo stretto, che vuoi che ti si dica. Ma ignorare che i partiti tutti abbiano raggiunto il punto piu’ basso di credibilita’ della storia, grazie pure a Bersani, e’ nascondere la testa sotto la sabbia, e sperare che la tempesta non ti travolga per questo. Ha ragione da vendere il nostro ospite a scrivere che, in caso di primarie, quasi sicuramente Bersani verrebbe rieletto: il crollo tanto degli iscritti a livello nazionale quanto dei partecipanti alle primarie stesse ( con riguardo a quelle per la selezione dei membri delle segreterie locali ) certifica che a questo tipo di consultazioni partecipa ormai solo chi ci crede veramente, coloro che davvero ritengono che questo sia il migliore dei partiti e Bersani il suo degno segretario. Peccato che non sia cosi’, che il partito continui a perdere voti, che l’astensionismo sia in netta crescita perche’ alle richieste di rinnovamento ( e di etica ) i partiti tutti abbiano finora risposto picche. E’ come essere fieri che alla propria bocciofila gli iscritti siano crollati da cento a dieci, ma i dieci che restano sono d’accordo su tutto, e vantarsi che le decisioni siano ora prese all’unanimita’, mica come prima dove c’era qualcuno che magari osava criticarne il presidente.

    Lorenzo M.
  10. A me sembra – e lo dico essenzialmente per Carlo M. – che la politica sia esattamente elaborare contenuti, progetti e possibilità. Sui blog, come sui giornali, come sulle porte del cesso all’autogrill.. Il mezzo è abbastanza ininfluente se dall’altra parte c’è la dirigenza politica più gnucca e mediocre dai tempi di Natta. Il lavoro delle iniziative civatiane è a disposizione della segreteria da mo’, ma questi sono più refrattari del titanio.. Secondo loro, per fare sintesi politica, è meglio riempirsi la bocca di storielle alla “ué ragazzi, ma siam pazzi..??” piuttosto che capire cosa succede la fuori. E in tutto questo, Carlo M., ancora non mi è chiaro cosa ti faccia piacere il buon Bersani.. Saluti cari, lbb

    Lbb
  11. Penso che l’allarme lanciato da Popolino sia da prendere in seria considerazione tenendo tuttavia chiari gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Ed il primo non è, nè deve essere, certamente Bersani ma quello di dare una risposta ai problemi reali della gente, risposta che in questo momento questa classe politica (nemmeno quella cui noi facciamo riferimento) riesce a dare. E che questa sia non solo una mia (nostra) opinione ma anche la percezione generale mi pare sia reso evidente dai risultati delle ultime consultazioni amministrative dove al 40% di astensionismo sia associa un buon 10% di voto contro questa politica. Questi risultati dimostrano come il pd non riesce a dare una risposta alla domanda sociale di una nuova politica che metta al centro i problemi della gente che si faccia carico dei più poveri e che riduca l’odiosa forchetta che separa i ricchi dai poveri, che non faccia pagare i costi della crisi ai soliti noti. Eppure il vento del rinnovamneto, del cambio di rotta di una politica oramai incapace di rispondere alle istanze sociale spira anche all’interno del PD. Bisogna vedere se riuscirà a gonfiare le vele del partito e se lo skipper (bersani) saprà coglierlo questo vento. Mi pare che finora le occasioni per farlo non siano mancate ma che la rotta sia rimasta la medesima. Il nostro impegno deve essere quello di far spirare il vento del rinnovamneto nelle vele del pd indicando la giusta rotta, se poi questo comporta la sostituzione dello skipper e dell’attuale equipaggio al comando è problema secondario ed eventualmente ne sarà una inevitabile coseguenza, l’importante è che non venga travolta la barca, perchè penso che quella sia ancora l’unica ancora di salvezza per il paese.

    Andrea P.