24 NOVEMBRE 2011

La linea invisibile

Le discussioni su chi rappresenta davvero la linea del Pd, nel Pd, fanno schiantare dalle risate. Al momento, il Partito Democratico si trova nella sfortunata posizione di dover appoggiare un Governo – il Governo Monti, ovviamente – che propone politiche diverse da quelle regolarmente approvate dal Pd stesso, nelle cosiddette sedi preposte, e lo scontro è fra chi si vuole adeguare e chi vuole tenere il punto. Chi ha ragione, i governativi o gli ortodossi?
Beh, nessuno: il fatto è che dovreste andarci, nelle sedi preposte, e vedere coi vostri occhi come avvengono quelle discussioni, o meglio come non avvengono affatto: i documenti arrivano già scritti, altrove, il dibattito si apre ma senza la possibilità di far modifiche, perché sapete, è già stata una fatica mettere d’accordo quelli che li hanno materialmente messi in bella. Così, la fila degli interventi si riduce a uno sfogatoio, o a una passerella per quei delegati che ci tengono a tornare al paesello potendo raccontare di aver parlato in assemblea nazionale: anche se nessuno ascoltava, e se le decisioni erano già tutte prese, ovviamente. La ratifica automatica dello status quo, ecco il delicato compito che abbiamo avuto in questi due anni, ed ecco perché ci è riuscito con tanta facilità di far saltare il banco, un anno fa, quando con una cellula disobbediente di pochi delegati abbiamo presentato un ordine del giorno che non era previsto dal normale svolgimento della messa cantata: perché non lo abbiamo ritirato, neanche sotto considerevoli pressioni, ecco perché.
Caso più unico che raro, a quanto pare: di solito, banalmente, si vota quello che già era stato deciso, e se qualcuno presenta una controproposta gli viene chiesto di metterla da parte, per non spaccare il partito: gli si promette che ci sarà tempo, e ci sarà luogo, per discuterne. Ad esempio sui giornali, viene da pensare, dove si inizia ad ammazzarsi a vicenda a partire dal giorno dopo: alla faccia dell’unità, del bene del partito e delle assemblee fintamente plebiscitarie.
Così passano gli anni, e non si discute mai, che poi è il fine davvero ultimo di questa classe dirigente (e il motivo per cui ne servirebbe urgentemente un’altra, peraltro): rimandare all’infinito le questioni di contenuto, preferendo risolverle in sede – privatissima – di accordone spartitorio. Gente che, paurosa di confrontarsi sulle idee, in un quarto di secolo non è riuscita a mettersi d’accordo su nulla, se non su un concetto fondamentale e trasversale: quello di perpetuare se stessa e rimandare tutto il resto. E’ lo scopo ultimo della messinscena dell’assemblea: chi non è d’accordo resta della sua posizione, ma si astiene per poi discuterne separatamente o farsi sentire a mezzo stampa, e chi è a favore può annunciare in pompa magna che il documento ufficiale è stato approvato all’unanimità.
E grazie al cazzo, verrebbe da dire.

  1. E quindi, se gli organi del Pd funzionano così, stai implicitamente ammettendo che rubi lo stipendio. Bravo. A CASA!!!

    anticasta
  2. La chiamerei la “sottile linea rossa”, che non a caso è una storia di guerra.

    Io continua a sperare che ci sarà una Prossima Italia.

    Ciao,

     

    fabbrizz
  3. Anticasta – ma che nome del cazzo è? – i membri dell’assemblea nazionale non ricevono stipendio né compensi di alcun tipo. E’ tutto volontariato, fatto a spese proprie. E con questo ti sto dicendo implicitamente di andare affanculo, coglione.

  4. Per curiosità: che cosa prevedeva l’ordine del giorno?

    tiziana arcidiacono
  5. Paolo: questo però è gioco allo sfascio. Cioè: non faccio fatica a credere che ci sia un buon fondo di verità in quanto dici, ma non si può presentarlo in questo modo. Che poi, oggettivamente: come si può pretendere di destrutturare due proposte, il soviet (scherzo) di Fassina e la flexsecurity di Ichino e prenderne spizzichi e bocconi dall’una e dall’altra parte per ricomporli in un collage grottesco?

    Altra cosa è la prassi di ritirare le mozioni, assurda. In 16esimo ho assistito a cose ancora peggiori, in organismi minori, tipo il vincitore di primarie che, dopo la votazione, prende ed assume  per sé e per tutti il programma dello sconfitto, della serie io ci ho messo la faccia ed il cervello ce lo mette lui.

    Ecco, vaffanculo, sei riuscito a trascinarmi a parlare male di questo ircocervo che è il PD… sappi che sarà anche consolatorio ma è sbagliato.

    Non lasciamo prevalere lo sconforto, altrimenti la gravità vince e ci trascina verso il basso tutti. Siamo novelli Sisifo, spingiamo ognuno il nostro masso…

  6. La solita cosa: le primarie di collegio per scegliere i parlamentari.

  7. Vedi Filippo? Neanche tu resisti.
    Scherzi a parte, mi chiedi come si fa? Ecco, ad esempio: non credo che l’articolo 18 sia esattamente il motivo per cui l’Italia non cresce, al momento, detto questo se si vuole introdurre il concetto del contratto unico, per normare la giungla attuale dei contratti a tempo, ebbene allora parliamo anche di riforma degli ammortizzatori. Per dire.

  8. Paolo, avrai ben presente che si è aperto e si sta aprendo un dibattito epocale nel PD, approfittanto (ed a causa) del Governo Monti. Esiste un modo fattivo e positivo per Prossima Italia di porre questioni e di entrare in questo dibattito? Me lo chiedo.

  9. In un commento dell’altro giorno ti dicevo che ti stai vestendo di un’aggressività che non avevi prima. Ecco, mi riferivo per esempio alla risposta che hai dato ad Anticasta: Anticasta, come dice il suo nome, è un coglione, ma rispondendogli in quel modo ti metti sul suo stesso piano, e rischia di non notarsi più la differenza (che c’è, eccome), come diceva Groucho Marx. Immagino le frustrazioni che vive in questo momento, in Italia, chi è giovane e fa politica (diciamo pure: chi è giovane e fa qualsiasi cosa), ma non fatevi appannare i pensieri dal livore. Non voi che siete i migliori, almeno. Ciao.

    p.s. Non farsi appannare dal livore non vuol dire rinunciare a dire cose dure e difficili: vuol dire semplicemente dirle senza livore.

    SP
  10. Anticasta risulta essere un vecchio eroe Marvel periodo guerra fredda, al tempo però si chiamava Anticastro. Protagonista di una miniserie ambientata a Cuba vide le pubblicazioni sospese dopo pochi numeri per il totale disinteresse del pubblico vestiva un lucida tuta ottone un casco con due antenne per captare le onde del divenire ed aveva il dono del sollievo:

    dava sollievo a chiunque quando si levava dalle palle

    A.
  11. La reazione di Paolo ad Anticasta è sacrosanta. Ci dev’essere un limite: a chi dice con parole arroganti cose insensate, perché lui ha già capito tutto e perciò non si prende la briga di informarsi, va tagliata la faccia e basta.

    Se rispondergli con parole gentili servisse a qualcosa, forse… Ma tipi come questi non cambiano: semplicemente vanno a sputare le loro sciocchezze su qualche altro blog, perché tanto hanno sempre ragione loro. O voi avete letto una replica di Anticasta alla figura di palta che ha fatto?

    Narno

    Narno
  12. @Narno. No, sacrosanto è mandare affanculo, non scrivere “affanculo”. Qualunque povero decorticato, perfino Bossi, può rizzare il dito medio, una persona intelligente, invece, deve o dovrebbe sempre cercare di mandare affanculo in modo meno banale e volgare, come il povero decorticato non è in grado di fare: è proprio quando mandi affanculo qualcuno che è bene ricordargli, parlando in un certo modo, che lui è uno stupido e tu no.

    E naturalmente non è per loro che devi farlo. Non è per cambiare loro, che non cambieranno, in effetti (e se mai c’era una remota possibilità, mandarlo affanculo l’ha eliminata). No, è per non cambiare tu, per non essere del loro livello. Ed è, se proprio vogliamo, per chi ti legge, perché non è mai bello vedere una persona intelligente mettersi al livello di uno stupido – finisce che si abbassa la qualità della conversazione. Ma il discorso su Paolo e sul una certa aggressività recente era molto più ampio e partiva da più lontano. Be’, pazienza. Ciao.

    SP