24 AGOSTO 2011

Le cose che non paghi (sono quelle più costose)

Per la modica somma di circa 30 euro all’anno, aprendo Popolino.org e pagando dominio e hosting, sono diventato ufficialmente padrone del mio blog, padrone di quel che scrivo, e del suo destino. Tra gli altri positivi aspetti di questo trasloco, non dipendo più da Splinder, la piattaforma che mi ospitava prima, e che un giorno avrebbe potuto chiudere i battenti, così, senza preavviso; né Splinder può oscurarmi il sito perché, chessò, ho violato qualche oscura clausola di servizio. Sembra niente, ma di fronte alla gratuità della Rete, spesso si sottovaluta il valore della proprietà.
Ci pensavo ieri, percorso da una sensazione piacevole subito seguita da una, invece, sgradevolissima: e Facebook? Tutto quello che scrivo su Facebook, tutte le foto che ci metto, tutti i commenti, l’elenco degli amici, le relazioni che ci coltivo dentro: appartengono a Facebook. Domani, Mark Zuckerberg potrebbe decidere che, di nuovo, ho violato qualche codicillo del disclaimer – le condizioni d’utilizzo che nessuno legge mai, anche perché sono più lunghe della Bibbia – e cancellarmi dalla face della Terra. E hai voglia, poi, a far ricorso.


Potrebbe succedere a chiunque – e a volte succede, in effetti – alla blogstar come alla casalinga nuova alla rete che su Facebook ci sta giusto per chattare e giocare a Farmville. Questo perché tutte le foto, le amicizie, i contatti, gli auguri che affollano la vostra bacheca quando fate gli anni, beh, non sono davvero vostri.
Facebook è gratis e lo sarà sempre, sta scritto nella pagina di login: cosa che non impedisce, a volte, il diffondersi di notizie preoccupate circa l’introduzione di un qualche tipo di abbonamento, e che non mancano di gettare gli utenti più sensibili nel panico. Ingiustificato, poiché in realtà non c’è pericolo: Facebook ci ospita gratuitamente, e attraverso le cose che scriviamo, che linkiamo, che leggiamo, viene a sapere di noi abbastanza da determinare quali pubblicità metterci in pagina, e a chi venderle. Lo fa con me, e con un’altra mezza miliardata, abbondante, di persone. Sa tutto di tutti, e il bello è che quelle informazioni gliele abbiamo date noi, entusiasti di poterlo fare gratis: invece è questo, da sempre, il modo con cui paghiamo Facebook.
Beh, vi dirò: ho l’impressione che quando anche l’ultimo contadino ottantenne dello sperduto villaggio del Serengeti avrà il suo bravo profilo, questa cosa potrebbe diventare un problema. E quindi, per semplice cautela, alla faccia degli entusiasti della gratuità ad ogni costo, gradirei che su Facebook fosse presente una piccola, nuova funzione in più: non una che mi permetta di videochattare con me stesso mentre taggo il mio piede destro, no, quella penso che presto o tardi la vedremo comunque. No, vorrei una casellina da poter selezionare se desidero pagare il servizio, anzi: una una casellina che mi permetta di acquistare, a una cifra ragionevole, le mie stesse informazioni. I miei dati, il mio profilo, le cose che scrivo, e tutto quello che ho elencato prima. In cui si stabilisce che quanto sopra è mio, che se Facebook è interessata a farne qualche tipo di uso mi deve chiedere il permesso, e che non mi può cancellare a meno che il foro competente di Vattelapesca non stabilisca che ho violato qualche legge.
Prima che qualcuno, per qualche motivo, decida al posto nostro che tutto quello che abbiamo detto e scritto nel corso della nostra vita digitale – ormai importante quanto quella reale – non va bene, e va cancellato.

  1. Occazzo. Non ci avevo mai pensato.

    Ludwig
  2. Ma sì, diamo altri soldi a Zuckerberg. C’ha tanto bisogno.

    Antonella
  3. l’osservazione è puntuale, e molto ben misurata.
    facebook è ormai un po’ come un elenco del telefono mondiale: ma proprio perché mette in mostra ben più di un numero telefonico, molti amiche/i americani (e non solo) non usano il nome e cognome reali per mantenere un distacco dal “vero sé”.

    forse un’azione politica seria 3.0 sarebbe richiedere quel che dici tu, ossia la proprietà dei dati caricati, in cambio del prestigio che facebook raggiunge anche grazie a risorse pubbliche. ma chi potrebbe chiederlo? il Governo Americano? o quale altra authority?

    il tuo pezzo mette in luce come la politica / le forme note di governo e controllo non riescono a coprire la ricchezza della realtà attuale

  4. Si può sempre avere il coraggio di starne fuori. E la vita non è male, posso assicurartelo.
    Ciao,
    Emanuele

  5. Dai Emanuele, non facciamo quelli che “la fuori c’è un mondo”. Lo so, e pure io posso assicurartelo. Ma il punto è un altro, no?

  6. Se non hai il server di Popolino in casa, sei virtualmente padrone pure di ciò che scrivi su questo blog. Una possibilità di perdere i dati memorizzati c’è sempre. Il punto è che un blog e Facebook sono ambedue contenitori di dati a cui difficilmente puoi accedere concretamente, toccando con mano il server.
    E come dice quel tizio barbuto che ha creato lo GNU Project, Richard Stallman, “Stay local”, ossia backuppa se puoi ogni tuo pezzo di vita virtuale e mettilo su un supporto concreto, per aumentare le tue possibilità di non essere eliminato del tutto.

    Theodore
  7. P.S.: Errata corrige da sonno. “Non sei virtualmente padrone” al posto di “sei virtualmente padrone pure di ciò che scrivi su questo blog”

    Theodore
  8. Certo, hai ragione. Diciamo che almeno dal punto di vista della proprietà intellettuale, rispetto a prima, mi sento un po’ più autonomo :)

  9. Ciao Paolo,
    interessante il tuo post, se ti interessa saperlo sn nei tester di google+, tra le tante cose di cui si discute per migliorare il servizio ecc ecc c’è anche proprio quello che chiedi tu. Il tutto era nato da un esigenza dei vip ovvero evitare che come su FB ci fossero 10.000 profili di Avril Lavigne, il profilo di Gesu ecc ecc ecc. La soluzione che si stanno discutendo è quello di creare dei profili protetti, coperti da copyright, con tanto di certificato di garanzia che da un lato garantiscono al vip che il suo profilo non viene copiato ecc e dall’altro permettono ai vari artisti di pubblicare le loro opere/pezzi ecc mantenendone la proprietà. Questa sarà al 99% accettata e quindi inserita anche perchè cosi facendo si andrebbe incontro alle esigenze di Shell e Ford ( fianziatori del progetto) che chiedono la possibilità di “carrello” sulla propria pagina con la possibilità quindi di vendere e comprare proprio dalla propria pagina profilo. Capisci che se il profilo non è certificato e garantito diventa difficile vendere…

    Saluti e scusa per oggi

    Umbo
  10. ciao, tutte le tue osservazioni sono alla base del progetto Diaspora, che interagisce ottimamente con facebook, ma ciò che ci pubblichi è tutto tuo (e tale rimane).
    è in beta ma molto interessante

    luca