Siccome dicono che il congresso del Pd serve per scegliere un segretario, non un candidato premier, e che soprattutto non deve mettere in discussione il governo – vorrebbero una clausola apposita, in tal senso – domenica pomeriggio ha iniziato a circolare voce di una candidatura di Enrico Letta. Geniale: quale metodo migliore, per tenere il tema del governo fuori dal congresso, di quello di candidare direttamente il presidente del consiglio? I lettiani sono andati in giro un paio di giorni nella nota condizione “hai una pistola in tasca o sei contento di vedermi”, per dire che l’idea li esaltava, e poi Bersani l’ha detto esplicitamente in un’intervista.
E, come dice il proverbio, se cammina come una papera, starnazza come una papera, sembra una papera e Bersani dice che è una papera, probabilmente è una stronzata. Ma intanto siamo qui a parlarne – domani spunterà un’ipotesi Alfano segretario. Intendo del Pd. Vedrete. – e il livello di delirio e di contraddizione è tale che inizia a somigliare a un nuovo tipo di letteratura di genere: c’è chi scrive fantascienza, e chi congressi del Pd. E’ un genere molto intricato, tipo il fantasy: senza i nomi astrusi e le parentele, ma con le correnti.
Ma, intendiamoci: il governo c’entra fino a un certo punto. C’entra, perché è ovvio che un congresso in cui uno o più candidati si presentassero col fiero intento di mandarlo a casa lo metterebbe in difficoltà. Ma lo metterebbe in difficoltà – e questo è il vero motivo per cui è in atto la peripatetica procrastinazione – soprattutto perché chi invece il governo lo sostiene non è in grado di esprimere un candidato in grado di vincerlo, il congresso. Se pensassero di poter vincere, il congresso sarebbe già in corso: dopotutto, nel 2012 Bersani accettò la sfida di Renzi perché era convinto di poterlo battere. Se adesso temporeggiano, è perché stanno nella merda.
Quello schema non c’è più, puff, sparito. Il correntone non ha un candidato nemmeno lontanamente in grado di prendere il 50 più uno: perché non c’è più richiamo alla linea che tenga, questa classe dirigente è diventata invotabile, anche per i compagni di più solida fede (o forse proprio per loro, a maggior ragione). A dirla tutta, anzi, forse il problema di fondo del Pd è che nessuno – nessuno dei candidati di cui si parla – al momento è certo di poter vincere. Il Pd è un partito tecnicamente ingovernabile anche per chi vince col 75 per cento dei consensi, figuriamoci per chi è preoccupato di poter arrivare al 50. Ma questa è un’altra storia.
Il principale sfidante ha preso tempo, ma soprattutto hanno preso tempo i detentori, che sono messi molto peggio. E non è questione di regole: anche, certo, ma il fatto è che oggi non c’è uno straccio di candidato del correntone in grado di vincere, nemmeno se le regole stabilissero che possono votare solo i corvi albini.
Cuperlo è un intellettuale, una persona per bene, di sinistra, ma sta facendo un giro esplorativo in cui raccoglie consensi non esattamente oceanici, i compagni si preoccupano e chiamano Roma per segnalare che così non va; Fassina ha passato due anni a parlare di rilancio della socialdemocrazia e ora fa il vice di Saccomanni, se si candida capace che qualcuno lo corca con una testata; Epifani è quello che i sondaggi ancora non resi pubblici danno come il più alto di tutti quelli provenienti da quell’area. E ciò nonostante è circa 35 punti più in giù dell’ultimissimo Bersani. E se questi sono i nomi di punta – ecco il motivo per cui persino Letta, per un pomeriggio, è in grado di scaldare gli animi – beh, figuriamoci gli altri.
Se così stanno le cose – e le cose stanno così – altro che rinvio, non mi stupirei se il congresso non venisse convocato affatto. Almeno finché non sia a disposizione un candidato abbastanza forte da salvare il culo degli interessati. Potrebbe farsi lunga, perché forse deve ancora nascere: poi crescere, farsi la scuola alle Frattocchie, militare nei Gd, spararsi dieci o vent’anni come portaborse di D’Alema… Insomma, dopo l’attesa per il Royal Baby ci tocca quella per il Pd Baby, segretario per diritto di nascita, e nel frattempo, come gli inglesi confidano nella tempra della Regina, questa classe dirigente si attacca alle gonne di Re Giorgio, sperando duri.
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interessante…insomma niente congresso quindi? no eh?? succede un casino e lo faremo!
Eh sì.
hai centrato il tarlo che mi sta corrodendo, cosseddu.
scrivi: “Il Pd è un partito tecnicamente ingovernabile anche per chi vince col 75 per cento dei consensi, figuriamoci per chi è preoccupato di poter arrivare al 50″.
ed è maledettamente vero.
se bersani, forte di due primarie vinte alla grande e di un innegabile carisma presso la base, ha fatto la fine che ha fatto, di cosa stiamo parlando se non del più grande Partito Anarchico del mondo?
e allora perché vogliamo così tanto questo congresso?
perché vogliamo la segreteria di un partito comunque per sua natura ingovernabile?
veramente pensiamo che possa cambiare qualcosa lì dentro?
e se avesse ragione Paolo Nori quando dice: ma perché non venite via da lì?
già, perché?
Popolino
Bell’analisi.
Se il Palazzo d’Inverno è così debole, si deve creare nel partito un movimento capace di riempire quel voto di potere. Uno solo è nella posizione per farlo. C’è un altro invece che non lo è affatto, ma può diventare per il PD quel che Bertinotti è stato per il csx in generale.
Fatevi due conti.
M basta con ‘sta caricatura, basta. Che due palle.
Senza entrare nella polemica Renzi si, Renzi no, questa è un’analisi lucidissima e purtroppo tremendamente centrata. Renzi o non Renzi finché non si spazza via quel correntone (di cui Franceschini e Bersani sono in questo momento le due facce più becere) nn andiamo da nessuna parte o forse si, a braccetto col nano per manifesta inferioritá
Se provano ad annullare il Congresso, vado a prenderli col forcone, questa vola.