Più o meno esattamente quattro anni fa, nel giugno del 2009, a questo punto della vicenda il congresso del Pd era già stato annunciato, le regole definite, e i candidati si sarebbero palesati ufficialmente nei giorni successivi. Di Bersani si sapeva, aveva ricevuto qualche pressione per sfidare Veltroni nel 2008, ma non volendo rompersi il muso contro il candidato sostenuto coram populo aveva preferito aspettare il giro successivo che era giunto molto più rapidamente del previsto. Franceschini era stato eletto dall’Assemblea Nazionale dopo le dimissioni di Veltroni, aveva garantito che si sarebbe limitato a una reggenza temporanea ma cambiò idea il 24 giugno. La candidatura di Ignazio Marino fu ufficializzata il 4 luglio dopo un complicato balletto in cui Chiamparino si fece da parte e Debora Serracchiani scelse di schierarsi con Franceschini. La fine del tesseramento fu fissata per il 21 luglio, contestualmente i candidati presentarono firme e documenti congressuali: a settembre si partì con la discussione dei circoli.
Oggi è il 17 giugno, e si riunisce per la prima volta la commissione incaricata da Epifani della scrittura delle nuove regole congressuali. Parte già con uno strascico di polemiche, per le ultime parole di Bersani e dei suoi, per la loro proposta di mettere Zoggia o Stumpo a presiederla e per la contrarietà di altri, tra cui i renziani (rappresentanti di Civati, nella commissione, non ce ne sono). A parte qualche enunciazione di principio fatta da Epifani – “partire dai territori” – che però è tutta da spiegare, sulle regole è notte fonda, e non solo sulle regole.
Infatti, se a metà giugno ancora non siamo in grado di dire nemmeno approssimativamente quali saranno i candidati (Civati a parte), molto semplicemente, vuol dire che stiamo parlando del nulla.
I motivi sono vari – le regole, e la presenza di primarie aperte, non sono indifferenti – ma uno su tutti è il passaggio del Pd da partito teoricamente contendibile a praticamente ingovernabile. Contendibile lo era, almeno sulla carta, anche se di fatto i patti di sindacato tra le correnti più strutturate hanno sempre garantito maggioranze inscalfibili. Nel tempo, tra logoramenti e scomposizioni, quegli equilibri sono cambiati. Dopo il congresso del 2009, Franceschini trovò rapidamente un accordo con Bersani, e lo stesso Marino ammorbidì col tempo la sua posizione critica nei confronti del partito. Cose abbastanza normali, in un partito che esce da un congresso e si mette al lavoro sotto una nuova leadership confermata dagli elettori. Bersani più Franceschini, al netto di un po’ di veltroniani irriducibili – qualcuno ricorderà la nascita e la breve vita di MoDem – nel 2009 valeva l’87 per cento (teorico), e in quella percentuale bulgaro-emiliana c’era dentro quasi tutto il resto: bindiani, lettiani, fioroniani, eccetera. A dicembre del 2012, nello scontro tra Bersani e Renzi, tutta quella roba valeva il 60 per cento, anzi, ci arrivava solo con l’apporto esterno e inedito di Vendola.
Quella era la maggioranza bersaniana, ed è da capire cosa ne sia rimasto oggi, dopo il brutto risultato elettorale, dopo il logoramento avvenuto nei passaggi di non-dialogo con i grillini, dopo i pasticci di gestione avvenuti sull’elezione del Presidente della Repubblica. Da un certo punto di vista, pur essendosi dimesso, Bersani ha mantenuto un controllo notevole sul Pd. Anche dal punto di vista simbolico – si è fatto dare un ufficio al Nazareno, fatto inedito per un ex segretario – non è successo che “dopo Bersani c’è il Pd”, come ripeteva, ma “dopo Bersani c’è Bersani”.
Il fatto nuovo è la spaccatura tra gli ex diesse, non perché tra gli ex diesse non vi siano mai state lotte anche furibonde, ma perché si consumavano nel loro perimetro, da cui usciva sempre e comunque una decisione magari sofferta, ma univoca. Ed è così facendo, discutendo tra loro ma schierandosi uniti, che hanno sempre mantenuto il controllo del partito. Questa volta pare andrà diversamente, nel senso che la frattura tra Bersani e D’Alema è, a quanto sembra, irreparabile, e porterà per la prima volta ex comunisti a fare scelte congressuali diverse.
Semplificando, D’Alema pare fermamente intenzionato a puntare su Matteo Renzi, e a lasciar fare Cuperlo per presidiare un’area che in qualche modo gli è ancora legata, mentre Bersani con tutta evidenza non ne ha alcuna intenzione, per ragioni che a questo punto sembrano anche personali, non solo politiche. Per entrambi è un passaggio comprensibile: poche cose sono più lontane da D’Alema dello stile metaforico di Bersani, che i due si siano trovati dalla stessa parte della barricata è stato solo per opportunità. Finita l’opportunità, gli schieramenti cambiano. Anche Renzi è lontanissimo dalla forma mentis di D’Alema (tutto è lontano da D’Alema, tranne D’Alema), ma questo è un fastidio cui evidentemente D’Alema porrà rimedio dopo aver vinto, come del resto ha sempre fatto. Quanto a Bersani, non mi sembra semplicemente nel mood di sostenere Renzi, e credo gli imputi, a torto o a ragione, parte dei suoi guai.
Ma, tornando ai meri numeri, la prima cosa che sarebbe importante da capire è cosa farà Renzi: io – lo dico nel modo più neutro che mi è possibile – penso che non abbia alcun desiderio di fare il segretario del Pd. Come peraltro ha sempre sostenuto pure lui. Non è il suo ruolo, e c’è poco altro da dire. A questo punto, però, non ha molte altre possibilità, e se correre a segretario è un modo per stare nella partita che gli preme, quella della prossima premiership, beh, cederà alle pressioni dei suoi e lo farà. Se invece si presenterà una scusa che lo possa tenere fuori senza pregiudicargli il vero traguardo, se ne terrà lontano. Con lui o senza di lui, comunque, il congresso sarà parecchio differente.
Nel caso, i sondaggi su Renzi sono da un po’ di tempo molto promettenti. Ma non è indifferente ciò che gli si disporrà intorno. Ad esempio, ci sarà un candidato di Bersani (se non Bersani stesso, che però sarebbe davvero clamoroso, oltre che la tremenda, logorante riproposizione di quanto visto a dicembre). Speranza non pare suscitare particolare… speranza, e la scelta potrebbe banalmente ricadere su Epifani, con tutti i vantaggi che comporta essere candidati al congresso di un partito mentre lo si guida: del tipo che le altre mozioni si arrabatteranno a chiedere l’accesso ai database degli elettori, e intanto i bersaniani faranno telefonate a tappeto dalle sedi delle federazioni, come peraltro succede ogni volta, a ogni livello.
La vera domanda, a questo punto, ha a che fare con la solidità dei sondaggi di cui sopra una volta applicati al particolare sentimento del mitico corpaccione democratico: il 60 per cento di Bersani alle primarie di dicembre si è ristretto, probabilmente tantissimo, ma di quanto esattamente?
Ecco, quando si parla di Pd bisogna fare sempre molta attenzione nel dare il giusto peso all’hype mediatico, e vale anche per Renzi. Io stesso non so spiegarmi perché, ma posso garantire che resiste, nel partito, una percentuale non indifferente che ha dopotutto mantenuto la sua stima per Bersani. E’ gente convinta che sia stato tradito, che ci troviamo in questa situazione per via di un complotto internazionale dei poteri forti che hanno prima portato al governo Monti, e poi affossato il governo del cambiamento. Che ci sarebbero pure un paio di ragionamenti oggettivi da fare, sulla questione, ma anche fosse non c’è complotto che possa giustificare la nostra disastrosa campagna elettorale. Poi c’è la questione del governo, che Bersani ha comunque occupato, e in qualche modo tenuto su un binario a lui congeniale proprio mentre stava perdendo la segreteria: e anche in questi giorni in cui parla di maggioranze variabili, si guarda bene dal mettere in discussione Letta (e, indirettamente, Franceschini, che al Governo si è messo bello comodo). Come a dire che un candidato bersaniano non è minaccioso per Letta, mentre Renzi, a prescindere da qualsiasi patto del gimme five, lo sarebbe inevitabilmente, non c’è dichiarazione di lealtà che tenga.
Quindi, ecco il punto: malgrado tutto, si trattasse di Epifani che pure non è certo entusiasmante, credo che ragionevolmente un candidato bersaniano potrebbe stare intorno al 30 per cento. Se davvero D’Alema non fermasse la mozione Cuperlo, sarebbe certo velleitaria ma pescherebbe in una certa area sinistra che subisce la fascinazione intellettuale, l’antidivismo, la socialdemocrazia come orizzonte novecentesco e passatista, e insomma potrebbe anche fare tra il 5 e il 10 per cento.
Poi c’è Civati, sul quale certamente io ho un parere molto di parte, ma ecco, credo sia un pochino sottovalutato. Nel senso che, per citare un esempio che ricordo bene, essendo stato tra quelli che vi hanno concorso, nel 2009 Ignazio Marino, che aveva un ottimo portato personale ma una figura politicamente molto da costruire rispetto al ruolo di segretario, fece il 13 per cento. E fidatevi, io dubito molto che Civati faccia meno di così: in realtà penso che il suo risultato sarà molto ma molto più alto, ma per capirci.
Fatte due somme, tra candidato bersaniano, Cuperlo, Civati, mettiamoci pure qualche Adinolfi pari all’un per cento o quel che è, si va oltre il 50 per cento, e forse anche di parecchio. Ovvero, nel caso di una candidatura di Renzi, con tutto il rispetto per i sondaggi attuali, pur dando per buono che arrivi primo (il bandwagoning dell’opinione pubblica nei suoi confronti avrà comunque molto peso, e non mi riferisco a Briatore), c’è il rischio molto concreto che si ritrovi sotto il 50 per cento, insomma che la sua mozione sia la più grande tra le minoranze. Nel caso, anche senza voler immaginare ribaltoni inguardabili, succederebbero un po’ di cose: primo, per essere effettivamente eletto segretario avrebbe bisogno dei voti di una mozione altrui. Nel caso fossero quelli di Cuperlo, gentilmente concessi da un D’Alema in questi giorni così voglioso di sostenere Renzi, per Renzi significherebbe che D’Alema lo tiene nel taschino. E non credo proprio che questo sia nei desideri di Renzi (o dei suoi elettori), in ogni caso dubito che l’idea lo possa mandare a letto tranquillo, la sera.
Inoltre, dato se possibile ancor più importante, oltre al mutamento del suo profilo caratteristico – da segretario del Pd, Renzi passerebbe le giornate a occuparsi di questo partito di pazzi e potrebbe perdere il suo appeal verso quel che ne sta fuori – un congresso da cui la mozione Renzi uscisse senza una maggioranza autonoma – e schiacciante, aggiungo – appannerebbe la sua leadership oggi così popolare in tutto il Paese. Insomma, basi non proprio promettenti su cui costruire l’eventuale campagna elettorale se nel 2014 dovessimo rivotare alle politiche.
Questo, in sintesi – scherzo – il motivo per cui oggi è il 17 giugno, c’è una misteriosa commissione che si riunisce per la prima volta col mandato di fare non abbiamo capito cosa, il congresso dovrebbe praticamente partire e invece non sappiamo neppure vagamente quali saranno le posizioni in campo. Da un certo punto di vista, mi sembra di poter dire che il pasticcio inverecondo manovrato da Bersani abbia dato a Renzi la possibilità di stare al centro della scena per settimane, mentre se molto banalmente il congresso fosse stato convocato un mese e mezzo fa, come era previsto dallo Statuto, oggi sarebbe tutto molto più chiaro e saremmo tutti molto più sereni sul nostro destino: e se non è chiaro, è proprio quell’incertezza il motivo per cui parliamo di robe astruse e quasi tutti (di nuovo, tranne Civati) stanno copertissimi.
D’altro canto, infine, mi verrebbe da stendere un velo pietosissimo su quanto io per primo ho raccontato oggi, perché spiega bene come ormai nel Pd non si faccia più nemmeno finta di discutere del merito delle cose: come deve essere un congresso, a cosa serve un segretario, cosa succede quando una stagione politica finisce, come se ne apre una nuova, tutto questo non conta un fico secco, e si sbanda senza nemmeno più un pochino di pudore da una posizione all’altra, solo e sempre in base alla convenienza di chi è coinvolto.
Faccio una previsione facilissima, ma da tutto questo non uscirà niente di buono.
Complimenti bellissimo post Paolo, che fa capire quanto sia deprimente e privo di prospettive questo pd.
E’ interessante, lo dico senza ironia.
Invece non mi convince il dato di previsione su un Civati che superi di molto il 13% di Marino.
Non dico che sia impossibile, dico che non si capisce – dal tuo scritto – se c’è una minima di base statistica oppure se “vai a naso”.
Chi parla di base statistica oggi mente sapendo di mentire. Non si sa quale sarà il bacino di riferimento, quali saranno i candidati, è impossibile essere precisi. Diciamo che faccio una previsione basata sul mio lavoro a contatto col partito. Non è prestigioso come la carta intestata di un istituto di sondaggi, ma in passato ci ho preso.
condivido tutto, eccetto il titolo
(che c’azzecca l’anatra zoppa???)
Anatra zoppa è un termine che si usa, in politica, ad esempio quando un leader non è in grado di esercitare il suo ruolo senza una “stampella”. Come nel caso di un congresso in cui il vincente non raggiunge il 50 per cento più uno.
veramente non è così, ne avevamo già discusso con te? Lame duck si riferisce a cariche elettive (governatori, presidenti) verso la fine del mandato quando non possono ricandidarsi.
Mi ricordo, e come ti avevo detto, per qualche ragione che ignoro a un certo punto è passato nell’uso (specie da noi) il significato che ti ho detto.
“In Italia il termine Anatra zoppa è usato[3] anche per indicare quei rari casi in cui un sindaco, pur eletto a maggioranza, si trova a “convivere” con un consiglio comunale la cui maggioranza è rappresentata da liste che avevano sostenuto un diverso candidato a sindaco.” http://it.wikipedia.org/wiki/Anatra_zoppa#In_Italia
a volte ritornano
@michelacella – Anatra zoppa, il sindaco rosso col consiglio comunale nero. E analoghe.
Paolo Cosseddu, non farei troppa ironia sui sondaggi. Non ho detto che sono l’unica risorsa, non ho detto che non sono di parte. Dico che basarsi sul “tuo lavoro a contatto col partito” equivale a stabilire che è il partito – il pezzo di partito con cui hai contatto tu – che dà la linea che ti interessa. Certo, se deciderete di fare il congresso a pezzi, prima i circoli e poi a salire, drogherete il congresso con il vecchio che avanza e dà la linea. Allora sarà quel che dici tu (non su Civati, su tutto). Se così non fosse… la partita è tutta da capire.
Per questo mi stupivo del fatto che fossi così ottimista (perché al primo giro superare il 13% non è poco, soprattutto per un candidato come Civati che fino a oggi ha preso sempre e solo i suoi voti a casa sua, e non si è mai confrontato fuori dalla Brianza) dicendo che è impossibile fare previsioni sensate e un minimo precise.
Tutto qui.
Anna, io non ho fatto ironie, tu piuttosto evita di scrivere cose tipo “se deciderete di”, perché “noi” non decidiamo proprio niente, come certamente sai.
Anzi, a dirla tutto deciderete di più “voi”. “Voi” che vi siete accomodati al Governo, in Segreteria e in commissione. Per capirci.
Quasi divertente: si arruffano in forbite elucubrazioni a base di prospettiva di cadrega e non una parola su COSA andrebbe fatto per il bene del Paese e della gente .. Questa sarebbe la Gioventu’ che avanza… )
“voi” che contribuite a dare la linea al PD. Non “noi” che limitiamo a votarlo.
Se tu dai per assodato che sia normale che “si riunisce per la prima volta la commissione incaricata da Epifani della scrittura delle nuove regole congressuali”, significa che è normale che ci siano nuove regole congressuali, scritte da chi ha già scritto e modificato le precedenti.
Per me non è normale, e infatti ho votato contro, ma come vedi è successo lo stesso.
Roberto Zais, se vuoi offendere tanto per offendere, fa’ pure. Che qui fra me e Paolo ci si azzuffi per la cadrega, però, mi pare un bel paradosso.
Perché se c’è qualcuno in queste elucubrazioni che lavora senza cadrega, siamo proprio lui e io. Se poi è proibito perfino discutere, beh, arrivederci. Davvero una povera Italia volete costruire, voi che con disprezzo ci chiamate “la gioventù che avanza”.
Offendere ?? indica l’ offesa, prego.
“si arruffano in forbite elucubrazioni a base di prospettiva di cadrega”. Non è un’offesa?
ah, se l’ hai sentita come diretta a te e’ affar tuo : e’ un fatto che l’ articolo parla di pure di alchimie di potere, tutto sommato.
Roberto, ho capito l’obiezione. Anzi, a dire il vero l’avevo prevenuta, perché io stesso ci chiudo il post. Non ti pare?
non e’ cosi’ ? Allora ricordatevi di tutto quello che c’ e’ fuori : ve lo dico io come potete sentirlo da altri milioni di elettori
Roberto, mi stai imputando una cosa che io stesso ho scritto. Eh, dai.
elettori PD come me
I monologhi no, però.
l’anatra arrosto
Beh, Paolo Cosseddu, io che sto fuori dal PD trovo che invece discutere su quel che sta accadendo sia onesto, non sia disdicevole. Siamo d’accordo al 100% con il passaggio “D’altro canto, infine, mi verrebbe da stendere un velo pietosissimo su quanto io per primo ho raccontato oggi, perché spiega bene come ormai nel Pd non si faccia più nemmeno finta di discutere del merito delle cose: come deve essere un congresso, a cosa serve un segretario, cosa succede quando una stagione politica finisce, come se ne apre una nuova, tutto questo non conta un fico secco, e si sbanda senza nemmeno più un pochino di pudore da una posizione all’altra, solo e sempre in base alla convenienza di chi è coinvolto.”
Pingback: Qualsiasi cosa combinino | [ciwati]
letto, capito (compresa la chiusa e lo scopo del post, toh guarda: mi sembra proprio chiara);
mi è venuto comunque mal di testa…
sono e resto preoccupata da come Quelli Che Contano Davvero possano continuare a ignorare tutti i segnali che arrivano da qui sotto-compresa la candidatura di Civati.
Mah.
Pingback: Qualsiasi cosa combinino | Pavia Per Civati
Non capisco perché Renzi non pensi di appoggiare Civati. Si toglierebbe l’onere della candidatura e appoggerebbe uno che almeno gli garantirebbe primarie aperte per il premier. Col suo appoggio la vittoria di Civati sarebbe possibile e lui potrebbe intascarsene il merito, in caso di sconfitta potrebbe dire che non è colpa sua. Forse teme di dover fare poi le primarie dei parlamentari e di non potersi spartire la torta continuando col gioco delle correnti e facendo crescere la sua?
Molto interessante, attendo sempre con trepidazione l’uscita di Popolino
… se questo è un congresso ;(
Anche io credo che da tutto questo non uscirà niente di buono. E come al solito, la conseguenza peggiore sarà alienare ulteriore fette di paese reale che potrebbe credere nell’alternativa democratica (per citare il Moretti di Palombella Rossa) e vorrebbe sostenerla ma vede i suoi rappresentati troppo legati a queste dinamiche interne da capire cosa stia effettivamente succedendo fuori dal Nazareno (che già il nome, poi… stare dentro al Nazareno, manzonianamente, è una missione, una vocazione). E sarà anche allontanare un Partito che dovrebbe riavvicinarsi ai suoi elettori e non spingerli verso alternative minoritarie o populiste che non rappresentano niente se non il disagio. Ho come l’impressione che con una politica di contenuti e di prospettiva (ma qui si necessità un lavoro “di sinistra”, ovvero di “sinistra come interpretazione della realtà” e non ancorata a una vecchia idea di sinistra cui tanto ci sentiamo legati) e un’operazione di trasparenza, onestà e – perché no? – coraggio, il paese reale sarebbe pronto ad ascoltarci. Tutti. Spero che Civati riesca a lavorare su questo doppio binario, così da poter partire da quel 13%, farsi portatore di un disagio della base e potersi fare ascoltare per riprogrammare il Partito secondo quello che bisognerebbe fare nel 2013 e all’interno di una catastrofica convergenza sociale.
chi vuole bene al PD deve ammazzarlo, ormai non c’e’ piu’ nulla da fare. Votero’ Civati, mna anche se dovesse vincere non votero’ mai PD alle prossime elezioni se non vedo un bagno di sangue nell’attuale classe dirigente. E se mi si dice che Boccia, Speranza, Fassina sono il futuro del partito avro’ ancora meno dubbi a votare il primo che passa fuori dal PD.
analisi in gran parte condivisibile, ma c’è un errore che rende infondata la parte relativa a previsioni-percentuali delle mozioni congressuali e successive maggioranze: a statuto vigente partecipano alle primarie (quindi all’elezione dell’assemblea) al massimo 3 candidat (i più votati dagli iscritti)i, quindi non potranno esserci contemporaneamente Cuperlo, Civati, Renzi, il bersaniano e l’Adinolfi, quindi è molto più probabile che il vincitore superi il 50%….
Non direi Christian, e per tre motivi: primo, perché il risultato della prima fase influenza la seconda (quando parlo di stampella ipotizzo ad esempio quella di D’Alema), secondo perché l’articolo che citi dice anche che sono ammessi “in ogni caso” quelli che superano il 15 per cento, e non escluderei possano essere più di tre, e soprattutto, in ultimo, perché credo che lo scopo della commissione sia proprio quello di cambiare tutto questo, no?
C’è un’altra cosa da prendere in considerazione.
Io non sono così sicuro che Renzi possa contare sugli stessi voti delle primarie: in molti l’hanno votato per dare un segnale di cambiamento, NON per la sua piattaforma liberal.
Attenzione a non confondere le due cose.
Con la candidatura di Civati, di cambiamento E più “left”, molti voti a mio parere si possono spostare da Renzi a Civati.
Io da un po’ di tempo in qua sto cominciando a chiedermi se a Renzi non possa capitare quello che sta capitando al M5S (naturalmente mutatis mutandis). E se il suo momento fosse passato? Al giorno d’oggi i fenomeni prevalentemente mediatici arrivano e passano con una velocità crescente che nessun sondaggio si è dimostrato in grado di cogliere (cosa del tutto ovvia dato che gli stessi cono basati sulle serie storiche del passato e sono scarsamente in grado di valutare correttamente il peso delle possibili novità, a maggior ragione quando di un determinato campione le risposte arrivano solo dalla metà dello stesso)
Ecco un voto che si sposterà da Renzi a Civati, proprio per i motivi indicati da ste da parigi.
Alcune osservazioni: 1) confermo quanto dice Paolo, c’è una fetta di questo partito che sostiene ancora (nonostante tutto!!) saldamente Bersani e non nemmeno è cosi minoritaria, soprattutto nelle regioni rosse; 2) oltre ai motivi indicati nel post, ce ne sarebbe un altro che, se fossi nel sindaco di Firenze, prenderei in esame per non candidarmi, ossia quello di non offrirsi come scialuppa di salvataggio per tutti quelli che adesso stanno copertissimi, e che in realtà non aspettano altro che riciclarsi sul suo carro, come niente fosse; 3) infine, penso che ripetere il risultato di Marino per Pippo sarebbe deludente, e mi auguro che da qui a ottobre?/novembre?, si unisca qualche compagno di viaggio (Barca, Soru, Zampa e altri) alla nostra battaglia.
Buongiorno a tutti.
Io Civati lo conosco bene (da anni) e l’ho sempre visto fare battaglie per se stesso. Si muove molto bene sui (social) media, sfruttando sempre ogni possibilità per mettersi in luce. Alza la voce sempre quando il PD è in difficoltà, utilizza la tecnica del “andiamo controcorrente così c’è più spazio e si fa più audience”. Ha usato la rottamazione finché gli ha fatto comodo: lo ha fatto diventare noto e conosciuto in tutta Italia, quando prima lo conoscevano (forse) in Lombardia e dopo se n’è tirato fuori. Ricordo il primo sondaggio sull’Espresso quando Civati risultò il secondo più votato tra i leader del PD. Peccato che poi venne fuori che i voti per Pippo arrivavano dagli stessi IP unici! Intanto Pippo però si era fatto conoscere e le tv e i giornali parlavano di lui…insomma. Non mi piacerebbe un Segretario come lui. Sarà perché lo conosco e so bene come è arrivato dov’è adesso.