Il cinismo assoluto di permettere la nomina del primo ministro italiano di origini extracomunitarie nel governo meno presentabile della nostra storia; ragazzi di un centro sociale che si scontrano con la Polizia, e ne escono manganellati, davanti all’ufficio del sindaco di Milano, alla fine prematura di una primavera in cui credevo non avremmo combattuto nei conflitti, come in tutte le precedenti, ma li avremmo ricomposti; un prete di strada comunista e vicino agli ultimi che muore nei giorni in cui Comunione e Liberazione allunga le sue mani sui centri nevralgici del Paese, mentre quel cattolicesimo sociale e solidale che è vivo nelle associazioni e nel volontariato nessuno, in politica, sembra rappresentarlo più; un giovane leader che coltiva la sua immagine e che vola nei sondaggi a cui nessuno, sopraffatto dalle sue doti comunicative, chiede conto dei suoi continui, calcolati e molto personali cambi d’opinione, prima col governo e poi contro, tutto nel giro di venti giorni senza fare una piega; un dibattito lunare, rappresentato da un segretario fantoccio, dentro un partito che attraversa la sua più grave crisi e che non finge nemmeno di voler affrontare, ma progetta di chiudersi a qualsiasi discussione, anzi, meglio ancora pensa di rimandarla a data da destinarsi; la tempestiva prescrizione di un “compagno che sbaglia”, come si sarebbe detto una volta, in un silenzio imbarazzato che non si è mai squarciato, in tutto questo tempo, e non ci ha mai permesso di discutere chi fosse, quale fosse il suo ruolo politico, come e perché occupasse la posizione che occupava sulla scena nazionale; l’ennesimo dibattito finto su una legge elettorale incredibile, che ormai è in vigore da 8 anni e su cui ovviamente non c’è nessuna intesa a proposito di come cambiarla, l’unica intesa era sulla necessità di prendersi un po’ di posti al Governo promettendo – anzi garantendo – che sarebbe stata una priorità; una classe dirigente che quasi non può più farsi vedere in giro, non può uscire dal Transatlantico o sedersi a un ristorante senza venire inseguita dagli insulti, non può più andare alle manifestazioni dei metalmeccanici senza rischiare di essere metalmenata, ma non per questo in tempi recenti ha saputo produrre soluzioni, chessò, per i precari, per le imprese senza credito, per chi lavora e paga troppe tasse, o contro chi specula sulle rendite e ne paga poche, niente, ha dato via la sua rappresentanza e in cambio non rappresenta nessuno.
Tutto questo mi capita di vedere, giorno dopo giorno, ma soprattutto assisto al nostro imborghesimento – non pensavo avrei mai usato questo termine, eppure -, al relativismo morale in base al quale si dice una cosa e poi il suo opposto e nessuno è interessato a farci caso, la coerenza è una sconosciuta e anzi è ammirata la furbizia di chi annusa il vento e si sposta nella posizione migliore con più tempismo.
L’opportunismo è scambiato per schiettezza, l’egoismo anche gretto e l’egocentrismo per leadership, l’immagine non serve a veicolare il contenuto, ma lo rimpiazza del tutto, e lo cambia a seconda della convenienza. Si celebrano sui social network i morti che hanno vissuto “in direzione ostinata e contraria”, ma si osteggia qualsiasi manifestazione di pensiero indipendente e vivo, e si tratta come fosse il peggior nemico chi dopotutto non si allinea, non si uniforma, perché non c’è più grave offesa per un conformista della presenza di qualcuno che non lo è, a meno che non sia sepolto sotto due metri di terra e quindi ormai innocuo e non più in grado di contestare chi lo cita a sproposito.
Lentamente, ma accelerando, ci siamo trasformati nel nostro peggior nemico, e odiamo più di tutti quelli che ce lo ricordano ogni giorno non adeguandosi, e rimandandoci indietro un po’ schifati la nostra stessa immagine deformata.
Io, per la prima volta da quando ho iniziato a interessarmi di queste cose, mi guardo intorno e certo, dopotutto sono ancora convinto come lo ero il primo giorno, ma non riconosco più nulla di quel che ho intorno, sono sopraffatto dal cinismo e dal relativismo dilagante, e soprattutto vorrei esser sicuro di essere in grado di capire se pure io sono diventato così. Perché nel caso smetto subito, e lascio volentieri a quelli che si fanno meno problemi. Di certo non mancano.
E niente, ti capisco.
non farti sopraffare… né dagli altri, né dalle cose, né da te stesso
io pure
Forse che magari sei stanco? Tira tira tira e poi c’è il down che in realtà aiuta per poi fre spazio e fare il punto
Può darsi, AnnaMaria. Ma sono un po’ schifato.
Il senso di nausea che talvolta mi assale…..ecco l’hai detto bene….
Bene. Grazie. Per fortuna stamattina mi son ricordata di comprare il Minias
Bellissimo pezzo paolo
No, Paolo, non lo sei.
Anzi.
schifato di cosa….?????
I bambini prima di fare uno step di crescita regrediscono per qualche giorno e si disperano. I corridori prima di partire a razzo, fanno un passo indietro. È un buon segno
Caro Paolo , quando vedo lo Stato tagliare fondi e sussidi per i più deboli, sai che mi occupo di disabilità, vado completamente fuori….. , poi mi giro intorno e capisco che non mi posso arrendere ! …….. un fraterno abbraccio!.
non avrei saputo dirlo meglio.
“Assalto ad un Tempo devastato e vile” di Genna è una mia associazione, bel post.
Alla fine vinceremo comunque. Perche’ saremo rimasti umani e credibili come uomini.
idem
È quello che in molti viviamo tutti i giorni in territori amministrati da mediocri “selezionati” dal ns partito ( vecchio e inutile come lo sono le sue liturgie e i suoi linguaggi) che pretenderebbe di ” espellere” le voci ( e le culture) nuove e vivere felice e sicuro nella sua raucedine e nelle sue (antiche) certezze.
Non abbiamo più neanche le parole, le nostre parole.
Siamo vinti.
E, probabilmente, finiti.
Se un giorno si e l’altro pure pensi :” ma chi me lo fa fare?”, significa che siamo al capolinea.
Questo partito resterà in mano a chi coltiva interessi o difende rendite.
Un partito senza politica.
E senso.
Non riesco più ad avere neanche l’ottimismo della volontà.
Ci hanno tolto il fuoco sacro della politica.
Senza che resta?
certo che lo stai diventando! solo un cinico poteva dare il numero della Debora Serracchiani a chi gli chiedeva il numero di Pippo…
«O si riparte dal sogno, o si riparte dalla possibilità di un mondo altro, o non c’è possibilità di convincere. Puoi solo contrastare, puoi solo pensare di essere migliore, in quanto diverso, dell’altro. Ma se invece vuoi andare a stanarlo, a convincerlo, devi rinunciare anche a una parte di te. (…) Entri nella contraddizione ma cerchi di prendere l’altro e di portarlo»
No, ragazzi…non possiamo rinunciare adesso…Se una cosa ci ha insegnato don Gallo è quella di battersi sempre, anche quando le cause sembrano perse! Un momento di sconforto è umano, ma smettere di lottare contro tutto ciò che non va è imperdonabile! Coraggio!
Paolo, non sei diventato così. Fidati.
gia’. e’ dura! e lo aconforto a tratti prevale. Non so, francamente, quanti margini di manovra ci siano…
Dunque, io ti conosco da poco e tramite fb, quindi potrei dire che non ho sufficienti elementii di giudizio per affermare il mio pensiero. Ho letto qualcosa di quello che scrivi, compreso questo documento di oggi, però sono risalita a te (e scusa per il “tu” ma mi viene spontaneo) grazie alle persone che ho conosciuto sabato mattina a Pisa (Samuele Agostini, Filippo Gallo&Co.) dalle quali mi sono arrivate solo”cose” buone, le”cose” che voglio sentire, vedere e respirare. Altrettanto dai tuoi documenti. Io ho inforcato gli occhiali e ricominciato a vedere la situazione per quella che è. Il PD è dell’ELETTORATO (iscritti e non), non è di questa classe dirigente che lo ha così’ malamente ridotto fino a farci credere di esserne anche proprietaria. Siamo tramortiti e poco lucidi e sappiamo che al peggio non c’è fine ma “NOI” NON ABBIAMO NIENTE DA PERDERE e, per quanto dura, ce la faremo. Io ci provo e da alcuni giorni mi sento anche in buona compagnia! Avanti tutta!
Vent’anni di berlusconismo stanno presentando il conto. Ha fatto scuola e non so se per calcolo o per natura ma pare proprio che Fonzie2 sia un ottimo allievo.
“Lasciare a quelli che si fanno meno problemi” è quello che è successo finora. Non serve e non basta. Dobbiamo alzare il livello del conflitto (politico, pacifico).
Bravo. E’ proprio così. Resta da capire quanta speranza ci è rimasta dentro per crederci ancora.
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E’ la giusta riflessione per ricaricarsi e decidere che è il momento di metterci tutte le energie per cambiare. Basta aspettare iniziamo il cammino determinati e se ci si riesce a rimanere se stessi
”…ha dato via la sua rappresentanza e in cambio non rappresenta nessuno“, questo ad oggi è uno dei punti chiave, che sarebbe da ricordare all’ Epifani che non va alla manifestazione Fiom, “perché noi rappresentiamo tutti”!!…
Caro Paolo, questo è un manifesto politico. E lo condivido completamente. Quelle che tu enumeri sono proprio le cose che combattiamo e contro le quali è stato fondato il Pd. L’ “ipotesi democratica” che ha sempre fatto paura a questo paese è nata grazie ad uno sforzo che si è manifestato a partire dagli elettori, dai militanti e dagli iscritti ai due partiti fondatori. Non ho mai accettato l’idea della “fusione fredda” che valeva per i dirigenti dell’epoca e certo non per chi, come me, non avendo mai preso nessuna tessera di partito si avvicinava con rispetto, trepidazione e interesse a questo nuovo inizio. Io non accetto che si teorizzi adesso, che il Pd non possa piu’ essere un partito di centrosinistra o di sinistra, essendosi definitivamente trasformato in un partito di centro. Il Pd è morto con la nascita di questo governo, che ha dovuto uccidere il suo padre nobile per venire alla luce (delitto che io imputo soprattutto a D’alema e Renzi) ma cio’ non significa che non ci sia piu’ bisogno del Pd in questo paese. Oggi il Pd agisce come un partito di centro ma non è quello che tanti militanti e, francamente, anche tanti dirigenti vogliono. Personalmente vorrei la radicalità e la serietà del Partito d’Azione, l’impegno, il sorriso e la giovinezza di Libera, vorrei che ci ricordasse di Gobetti, di Gramsci, di Matteotti, dei fratelli Rosselli, dei fratelli Cervi, di Pio La Torre, di Piersanti Mattarella, di Enrico Berlinguer, di Sandro Pertini, di Norberto Bobbio. Tutti perdenti? Tutti caduti? Tutti sconfitti? Be’ preferisco essere tra gli sconfitti che tra i finti vincenti di oggi.
Roberto Leggero (Responsabile provinciale Pd Novarese al contrasto alla criminalità organizzata e alle mafie)
Grazie. Mi hai provocato un’inarrestabile crisi di pianto.
Non riuscivo a capire perchè in questo periodo ero così incazzato, grazie per avermelo spiegato così bene.
No, Paolo, è geneticamente impossibile che tu diventi come loro.
Non mollare però. Dovunque andremo, abbiamo bisogno di te
Paolo,
Il tuo è un discorso bello e che esprime molto bene il sentimento di molti elettori e militanti PD. Ma c’è un problema di fondo, un passaggio che te e Beppe Civati sembrate quasi ignorare. Matteo Renzi la sua battaglia per la rottamazione della classe dirigente attuale l’ha fatta, a visto aperto, spendendoci un sacco di tempo, soldi ed energie. Voi eravate dall’altra parte: anche questo un cambio di posizione non male. Il problema però non è questo: è la totale assenza di comunicazione tra voi e chi vi sostiene e Renzi e chi lo sostiene. Se lui non nomina mai Civati (come di recente al Salone del Libro di Torino: visto che Calabresi se ne è dimenticato, poteva citarlo Renzi come candidato alla segreteria) anche voi sembrate combattere una battaglia tutta vostra contro le oligarchie del PD e le larghe intese ignorando completamente chi quella battaglia l’aveva fatta mesi fa, chiedendo a gran voce ci cambiare dirigenti e di lavorare per essere partito di maggioranza, senza dover chiedere voti a sinistra o a destra.
Sono, mi spiace, due posizioni arroganti entrambe: quella di Matteo, che dovrebbe imparare a controllarsi e a cercare consenso, più che imporlo, ma anche la tua e di Civati, che ignorate non solo chi a ottobre di quest’anno (Soltanto!) diceva che Bersani e D’alema non erano la soluzione ideale (facile accorgersene dopo, eh, che quella strategia non fosse la migliore: ma andava criticata da PRIMA, mannaggia, da prima!), ma anche quello che viene praticamente acclamato da media, opinione pubblica e sondaggi come l’unico leader in grado di salvare il PD. Un esempio? Il Blog di Civati è fantastico: aggiornato, quasi sempre dice cose condivisibili e informate sul partito, argomentando bene. Renzi è però citato pochissimo, come se non esistesse e come se non fosse proprio al centro di quel dibattito lì.
O vi mettete d’accordo e cercate di tirare il pd fuori dalle secche insieme, ciascuno cedendo su qualcuno dei propri punti e concedendo qualcosa all’altro, oppure avete francamente rotto, tutti quanti: fondatevi i vostri sette/otto partitini di sinistra (dal centro baciapile alla sinistra quella vera vera, quella che canta Guccini) e preparatevi a perdere gloriosamente le prossime elezioni contro avversari dello spessore politico di Brunetta e Santanchè.
Andrea, più passa il tempo più mi pare che tra noi è Renzi ci siano sempre meno cose in comune. Tutto qui.
Chiaro! Ma se avete già deciso di non trovare modo di collaborare, non esasperate ulteriormente gli elettori attuali e possibili. Chiudete baracca e create due o più partitini, impegnati a litigare tra loro su cosa sia la vera sinistra, mentre la destra governa il paese, e noi possiamo lamentarci nelle piazze. Come da copione, come negli ultimi vent’anni.
(se puoi trova cinque minuti per guardare questo video di guzzanti, miglior analista politico di sempre! http://www.youtube.com/watch?v=CWk_r0edt6M)
AndreaS.: Hai ragione da vendere ma purtroppo mi pare anche evidente il limite di un Civati che non riesce dire due paroline semplici semplici: “ho sbagliato”. Le stesse paroline che Renzi ha avuto invece il coraggio di dire piu’ di una volta.
Un leader si vede anche da questo.
Ma se su ormai quasi tutto pensa ormai l’esatto opposto, perché dovrebbe dire che ha sbagliato? Sbagliato cosa? Chi dei due era favorevole e chi contrario a questo governo, per esempio? Chi dei due ha cambiato idea in venti giorni? E quindi chi dei due deve ammettere di aver sbagliato?
Il grosso errore Civati lo ha fatto lo scorso ottobre e si son visti i risultati (e un bel “ve lo avevamo detto” ci sta, eccome se ci sta). Non che e’ uno che raramente ne azzecca poi puo’ pretendere di fare il leader ed essere pure credibile, specialmente se non fa mai autocritica. In questo non e’ molto dissimile da Bersani.
Cmq gli ultimi mesi son stati pure piuttosto chiarificatori del perche’ Civati e Renzi non possono stare assieme. Idee politiche a parte e’ chiaro che uno e’ un giocatore di serie A, l’altro no.
No dai seriamente. Paolo hai mai veramente pensato che la politica, specialmente quella degli ultimi vent’anni, non fosse altro che puro opportunismo? Non è forse questo la ragione per la quale un numero sempre crescente di cittadini vede (giustamente) la politica come la causa del declino italiano? Domanda che ho rivolto anche a Civati: “cosa ci fate ancora nel PD?” Sei veramente compagno di partito di uno che si fa fotografare vestito da Fonzie su “Chi” e scrivi i suoi dotti pensieri per Mondadori?
Grazie per la bellissima sintesi! Sono fra quelli che credono ancora che si possa far nascere qualcosa di nuovo dalle macerie. E che questo ” qualcosa” non debba assolutamente chiamarsi Renzi, che rappresenta al meglio il vecchio trasformismo in piena regola .Anch’io non penso che Civati debba ammettere alcun errore, però ha aspettato troppo a manifestare la propria personalità e a staccarsi definitivamente da Renzi. Speriamo che questa bruciatura gli serva per canalizzare meglio la sua rabbia in proposte attraenti per chi, pur amareggiato, non si sentirebbe rappresentato da un partito diverso dal Pd ( per ora solo sognato)
Donatella