28 FEBBRAIO 2013

Vita della formica

Spiego come funziona far politica nel Pd, almeno per me. In genere, e in particolare di fronte a situazioni come questa, se si vuole avere una voce propria, se non si è per qualche motivo tenuti ad aspettare di allinearsi a quello che diranno i leader del partito, l’unica è cercare di dire la verità, di provare a dire una cosa giusta. E siccome in politica questa non è la prassi, prevalgono altri costumi, questo si chiama “ragionare fuori dagli schemi”.
A volte ci si prende e a volte no, e dopo aver cercato di mettere nero su bianco un pensiero si raccolgono le reazioni di quelli che si hanno intorno, anche in senso virtuale, sui blog, sui social. Tra gli amici, i compagni, in famiglia. Un cerchio molto piccolo, anche quando è un po’ più grande. Si riflette, si verifica, si tiene conto delle obiezioni. Se sei uno qualunque, ad esempio se sei Popolino, al limite ti trovi a litigare con qualche commentatore, e se pecchi di pessimismo troverai sempre quello che ti chiede perché sei così pessimista. Oppure, se ad esempio sei Pippo Civati, nove volte su dieci nessuno della cosiddetta opinione pubblica si prenderà la briga di notare che, ehi, c’è un giovane esponente del Pd che dice una cosa diversa, e se lo faranno, altre nove volte su dieci la storpieranno fino a capovolgerla, pubblicandola a lato di editoriali che fino al giorno prima non avevano capito nulla di quello che stava per succedere, e che oggi danno la colpa ad altri per non aver capito quel che effettivamente è successo. Ed è così che finisce la fase uno. Ieri era la fase uno, per esempio.
Poi ti tocca aspettare: a volte bisogna esser rapidi, altre volte c’è tempo, possono trascorrere gli anni. Ma comunque, ad un certo punto arrivano i pareri ufficiali, ed è allora che verifichi se, dicendo quello che hai detto e riflettendo con le informazioni che hai, dalla provincia dell’impero, ci hai azzeccato o no, perché come in tutte le cose, spesso non succede ma a volte, una volta ogni tanto, ti capita persino di aver ragione.
E di solito lo scopri così: se ci hai preso, e se sei molto molto fortunato, tra le poche persone che hai raggiunto ne avrai trovata una che corrisponde al tipico profilo del tuo ex elettore, che un po’ ti cazzia perché ti rimprovera di stare dove stai, ma un po’ ti fa capire che apprezza lo sforzo, e che forse, chissà, se ci fosse più gente come te nel tuo partito, se sentisse dire più spesso alcune cose banali, potrebbe persino pensare di rivotarti. E non riguarda chi ha un blog, non è questione di essere influencer, questa è la vita di ogni militante in ogni dove, anche quello che si prende gli insulti al bar e prova a spiegare le cose con un po’ di buon senso. Un brulicare di formiche alla disperata ricerca di briciole.
Solo che poi arriva la fase due, quella in cui parlano i grandi leader. E parlano in tivù, sui grandi giornali. Una sola delle loro sillabe raggiunge senza sforzo mille, centomila volte le persone che ogni singola formica è in grado di avvicinare. E mentre quelle raccolgono briciole, interi magazzini pieni di pagnotte vanno in fumo. A quel punto, mentre avvisti l’incendio da lontano, sei assolutamente certo di aver fatto e detto le cose giuste. Non è una gran consolazione. Ma sei una formica, e torni indietro a cercare altre briciole.

  1. Gran bel pensiero,bravo come sempre,ma da er tentenna bisogna diventare er determinato come dicono a Roma anche se si decide di essere formica.Abbracci

  2. A Roma dicono cosi ..a Milano non so,nulla di preoccupante tranquillo è solo uno stimolo comunicativo questo è il mio lavoro abbracci

  3. Oddio “in memoria” mi fa un che, però nel formicaio ci sto pure io. Ed effettivamente sono stanchina (cit.)

  4. Folco, poi non lamentarti se Civati non ti chiama, però.

    Antonella71
  5. Chi ne ha la forza e la capacità realizzi “sinossi democratica”, ogni post un argomento, con una scala temporale per scandire nel tempo le proposte in modo accurato e verificato, ancorché molto breve.
    Al casino che hai ben rappresentato si può ovviare solo così.

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  7. non so se hai presente “a bug’s life”. A me i nostri “dirigenti” sembrano quelle cavallette che arrivano a portarsi via tutto il raccolto. Bisognerebbe trovare un uccellino che li faccia scappare… ma a quanto pare nemmeno Grillo basta.

    Io sono ormai disperata. Mi sembra più probabile che ce ne andiamo noi, per sfinimento, da questo partito, prima che si decidano ad andarsene loro :-(

     

    silbi
  8. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 28.02.13 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  9. Bellissimo.

    Paolo DV
  10. Pingback: Ehi! Che c’è? No, niente. | The River of Constant Change