Mia madre passa a farmi un saluto. Entra in cucina, io metto su il caffè, la tivù è accesa, qualcuno parla di matrimonio gay. Vedo mia madre che ascolta, mia madre si gira, mi guarda, e mi chiede: tu come la pensi?
Mamma, le rispondo, onestamente? Chissenefrega. Io sono etero, sto con la stessa persona da dieci anni, che è più della durata di molti matrimoni, non sono sposato, non ne abbiamo l’intenzione. E non è bello lo stesso, che ci vogliamo bene?
Certo, dice mia madre, e allora io dico, chi vuole sposarsi, si sposi, chi non vuole, non si sposi. Tutti liberi. E tutti con gli stessi diritti. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è una questione, è un fatto, dico. Come il voto alle donne, non so, la fine della segregazione razziale, a un certo punto, semplicemente, succederà, succede, non c’è altro da dire, è così che va nei paesi democratici, e quando non succede, beh, c’è un problema, significa che non sono poi tanto democratici. E quelli che erano tanto preoccupati, dico, poi si rendono conto che dopotutto non è mica finito il mondo, anzi, siamo tutti più tranquilli, perché la felicità di tutti è meglio di quella di pochi, e quelli che non se ne rendono conto poi invecchiano, muoiono, e lo capiscono poi i loro figli, e i figli dei loro figli che fanno asilo elementari medie con un bambino figlio di una coppia gay, e a loro non gliene frega assolutamente niente, dico.
Guardo mia madre, non si dice l’età delle signore, basti sapere che è una donna degli anni Quaranta, cresciuta in un altro mondo, letteralmente, lontanissimo da questo.
Mia madre fa un cenno con la testa, come a dire, sì, certo, poi il caffè è pronto. E’ bastato un minuto.
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Come non essere d’accordo?
Paolo, ho apprezzato moltissimo questo post. Hai ragione succederà, è inevitabile. Ma c’è un ritardo molto forte da parte di chi non si è occupato di queste tematiche o lo ha fatto in maniera sbagliata e spesso offensiva. Parlo anche della mia e della nostra politica. Mentre tantissimi paesi si è esprimevano a favore del diritto ad esistere delle moltissime coppie omosessuali e tantissime famiglie omogenitoriali, qui si parlava di articoli della costituzione inesistenti, di bambini che dovrebbero rimanere in africa, del sacro vincolo del matrimonio (come se la comunità LGBT chiedesse il matrimonio religioso e non quello civile.) Moltissimi paesi nel segno dello spirito del tempo hanno scelto il principio di “uguaglianza”, in Italia si parla ancora di “tolleranza”. Lo hanno fatto a costo di pagare un prezzo elettorale altissimo. Siamo agli antipodi del calcolo, della personale convenienza. Ma è uno di quei gesti che può farti perdere fra due anni e vincere fra duecento. Adesso però bisogna preparare il terreno e parlarne. L’informazione è lo strumento fondamentale della democrazia e dell’accettazione dell’altro. Devono farlo soprattutto coloro che pensano “tanto a me non interessa”. Bisogna farlo soprattutto per chi verrà dopo.
Bell’articolo, complimenti!
Simone, condivido in tutto e per tutto, e sono d’accordo, è una responsabilità di ognuno di noi.
Nessun commento, solo che hai una gran donna per madre
Chi non capisce che i diritti civili sono la priorità, non capisce niente.
Grazie, bel post.
grazie! semplicemente, grazie
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a me obiettano sempre che “poveri bambini, verrebbero presi in giro, con due genitori COSI’”.
E io rispondo sempre che, quando ero bambina io, non si diceva ai figli adottivi che lo erano; e i figli di coppie separate erano additati.
per fortuna, il mondo cambia…
Riguardo alla parte che “E quelli che erano tanto preoccupati, dico, poi si rendono conto che dopotutto non è mica finito il mondo,..” un paio di anni fa scrissi questo, con un esempio concreto http://www.imille.org/2011/04/matrimoni-omosessuali-e-unioni-civili-la-lezione-olandese/
Ed e’vero, tanto rumore per nulla: alla fine i matrimoni gay saranno IL DUE PER CENTO del totale…
E’ un piacere leggere ciò che scrivi!Sempre bravo Paolo Cosseddu
Pingback: Matrimonio gay: l’attualità della Costituzione e l’anacronsimo delle teste | Il Pettirosso
Ma mi chiedevo: se il matrimonio tra gay non è possibile perchè “LA FAMIGLIA” è formata da un uomo ed una donna, quindi se “LA FAMIGLIA” dipende dal matrimonio, allora la mia non è una famiglia? E quindi prenderanno in giro mia figlia quando andrà scuola? Invece la figlia dei nostri amici omosessuali, regolarmente spostati in chiesa, non la prenderà in giro nessuno solo perchè il padre è gay e la mamma è lesbica? NON E’ GIUSTO!
Hai scritto una cosa molto bella. Purtroppo, però, da persona eterosessuale con relazione stabile che per ora ha deciso di non sposarsi, voglio sottolineare un aspetto importante. L’aspetto importante è la ciccia, come spesso succede. Perché si va sempre d’accordo, ci si vorrà bene per sempre, è sicuro. Solo che delle volte non succede, e a quel punto diventa importante la ciccia, i soldi. Oppure, che è la cosa che mi interessa di più, succede delle volte che si finisca sotto un tram. Improvvisamente.
Se sei sposato hai cose come la reversibilità. Se la casa è stata intestata a tua moglie, passa a te. Etc con tutte le cose che avete fatto insieme (dove “fatto” è la ciccia).
Se non sei sposato, tutto ciò non succede. Se sei gay e hai un compagno, non succede a maggior ragione (ché spesso –non sempre, ma spesso- le famiglie di origine si portano dietro molto risentimento).
Io ho una figlia, e la figlia è un po’ una tutela per entrambi. Ma non siamo uguali ad una coppia sposata, ed è assurdo (a dir poco). La lotta sui diritti vale per gli omosessuali, ma avrebbe bisogno di passi avanti anche per me e te. Secondo me, è per quello che è importante parlare di matrimonio, per le coppie omosessuali. Non è parlare della cerimonia, è tutto quello che viene dietro. Lo dobbiamo appoggiare con tutte le forze soprattutto perché è una cosa GIUSTA. Ma dobbiamo ricordarci anche che è una battaglia, indirettamente, anche per noi.
StefanoB, che cosa orrenda che hai scritto alla fine, e cioè che la figlia è un po’ una tutela per entrambi. Indotta probabilmente dalla situazione immonda dei diritti in Italia, ma ugualmente orrenda.
Un anno e mezzo fa, per la legge, io e la mia compagna non eravamo niente, se non due persone con il medesimo domicilio. Se io finivo sotto un tram, le cose nostre in pratica ma mie a livello legale andavano alla mia famiglia di origine. Ora abbiamo una figlia: se io finisco sotto un tram, le cose nostre ma mie di cui sopra vanno a mia figlia, quindi indirettamente alla mia compagna. E’ un discorso puramente tecnico, che niente ha a che fare con il rapporto con nostra figlia (che non è nata per questo motivo, per capirsi), nè con i rapporti tra le nostre famiglie (che sono eccellenti). Ho provato a fare un discorso tecnico, che secondo me non ha nulla di orrendo (perché non parla di me, parla di tecnica). Chiunque sia nella nostra condizione e abbia, per dire, comprato una casa, un discorso di questo genere lo ha affrontato e sa di cosa parlo. Poi vedila come vuoi, non sono turbato dal tuo giudizio, sinceramente.
s.
D’accordo sul generale, ma due appunti: secondo me la democrazia la tiri in ballo un po’ a sproposito. In questo mostra i suoi limiti, ma la democrazia dice che se la maggioranza è contraria a un provvedimento, quel provvedimento non deve essere attuato, anche se è logico e civile. Questione di civiltà, insomma, più che di democrazia. E poi, la prendo per un iperbole: ma l’espressione “perché la felicità di tutti è meglio di quella di pochi”, condivisibile quanto un po’ utopistica (bastasse sposarsi per la felicità…), non mi pare sia adatta al caso: come se i gay che vogliono sposarsi fossero una maggioranza, contro una minoranza di etero, mentre è l’esatto contrario. Dette ‘ste due cose sgradevoli, sono d’accordissimo col matrimonio per le coppie omosessuali, questione di civiltà, e necessaria a estendere a tutti i diritti che ora sono solo di una maggioranza.
StefanoB: io credo che una forma di tutela per voi sia già prevista, e non serve nemmeno fare un figlio per averla: si chiama matrimonio. Non sposarsi equivale a rinunciare alla tutela che lo stato ti offre. Cos’è che mi sfugge?
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MIrco, con la massima umilta’ e senza nessun intento polemico, ti faccio notare che da quel che dici potrebbe anche derivare che siccome la maggioranza delle persone non abortira’ mai e non glie ne puo’ fregare di meno, non facciamo una legge sull’aborto. Siccome la maggioranza delle persone non avra’ mai bisgono della fecondazione assistita, la possiamo tranquillamente vietare. Siccome in Italia la maggioranza sara” sempre di bianchi, se i bianchi decidono che i negri non possono votare, non votano. Insomma tutte le volte che una maggioranza decide di negare un diritto ad una minoranza e’ giusto, e’ democrazia…. A me pare una bella dittatura, fai tu…
La democrazia non è perfetta, rischia di essere effettivamente una dittatura della maggioranza; ha bisogno di correttivi, primo fra tutti la tutela delle minoranze. Ma non mi sembra che il concetto di tutela delle minoranze sia sostanziale a quello di democrazia: appunto, serve a correggerne le storture. Un po’ come (al volo non mi viene un paragone migliore) una marmitta catalitica che limita le emissioni inquinanti del motore; ma non è il motore.
Quando una maggioranza nega un diritto a una minoranza è chiaro che non è giusto, ma è difficile sostenere che non sia democratico. Se un referendum per ipotesi abolisse la 194, diresti che non è democrazia? Ma il referendum non è espressione di democrazia diretta, cioè quella più autentica? O forse basta intendersi sui termini: se vogliamo chiamare “democrazia” tutto ciò che è bello buono giusto, kalós kai agathós, ok. Però non parliamo più di elezioni. Se invece vogliamo dare alle parole il loro giusto significato, secondo me, dobbiamo fare i conti anche con gli aspetti che non ci piacciono – e naturalmente adoperarci per correggerli. (La pena di morte negli USA è espressione di democrazia o no? Secondo me, purtroppo sì, ma questo non la rende di per sé giusta, e ritengo che vada combattuta)
Se un referendum stabilisse che i negri sono inferiori e devono lavorare nei campi di cotone, vivere nelle capanne e mangiare un piatto di riso e patate al giorno finche’ non schiantano, non sarebbe democrazia. In Bielorussia votano: e’ democrazia?