La prima cosa che viene da chiedermi è se, dopo il risultato di queste primarie, il Pd subirà un contraccolpo: un’uscita di voti a sinistra, se dovesse vincere Renzi, o un’uscita di voti e basta – di voto d’opinione, diciamo – se vincerà Bersani: dal brillante 32 per cento di questi giorni a un più consueto 28 per cento, per esempio. Me lo chiedo perché credo la domanda abbia qualche fondamento, e perché temo che non tutti quelli che voteranno per uno, saranno poi disponibili a sostenere l’altro. Perché la conflittualità è stata forte, più tra i rispettivi sostenitori che tra i leader, ed è vero che quando Obama vinse le primarie americane lui e la Clinton, che se ne erano dette di tutti i colori, poi collaborarono fino a vincere le elezioni: ma Obama non voleva rottamare la Clinton, per dire, e anzi se l’è tenuta ben vicina, né tra i supporter della Cliton qualcuno aveva cercato di far passare Obama per repubblicano, quindi non sono purtroppo così certo che qui da noi la capacità di posare le armi sia la stessa.
I candidati sembrano però ben intenzionati a tener fede a un’impegno di lealtà reciproca, anche non è chiaro in che termini. Se a perdere sarà Renzi, e se farà come più volte ha detto, tornerà a fare il sindaco di Firenze. Da Palazzo Vecchio, esser puntualmente presente nella campagna a premier di Bersani, non sarà facile, e non sarà facile motivare da lì il variegato popolo che lo sostiene, e che improvvisamente si è messo a parlare di congresso 2013 proprio per la necessità di offrire un nuovo obiettivo su cui mantenersi insieme, coagularsi.
Se a perdere fosse Bersani, potrebbe trovarsi nella situazione di dover affrontare una resa dei conti interna, oltre alle pressioni di vincitori che vorranno immediatamente rivendicare un ruolo dentro un partito in cui non esistono formalmente. Nel caso, potrebbe tornar comodo che il vicesegretario sia proprio Letta: perché è su posizioni moderate e più vicine a Renzi, e perché tra tutti i grandi sostenitori di Bersani è forse quello che ha il numero più alto di suoi che sostengono Renzi. L’assemblea potrebbe chiedergli, come fece con Franceschini nel 2009, di provare a tenere insieme i pezzi, e il suo nome potrebbe tranquillizzare un po’ tutti.
Sono due scenari che, ovviamente, nessuno dentro il Pd sarebbe disposto ad ammettere di considerare. E nemmeno io, intendiamoci. Però qualche timore c’è, per il resto si può solo sperare che le cose si risolvano senza psicodrammi.
Dal punto di vista elettorale, le due ipotesi sul vincitore delle primarie riflettono il problema, che non è solo il retropensiero di qualche catastrofista: quasi tutti i sondaggi dicono che Renzi potrebbe avere alle politiche un consenso più ampio di Bersani, se si prende in considerazione tutto l’elettorato, in senso trasversale, ed è un argomento che i renziani usano spesso. Ma i sondaggi dicono anche un’altra cosa: e cioè che Bersani, pur essendo più basso di Renzi nel gradimento tra tutti gli italiani in assoluto, tra i soli elettori del Pd è decisamente più solido e terrebbe con se, in caso di vittoria, quasi dieci elettori su dieci. Renzi, invece, ne perderebbe tre su dieci, insomma il 30 per cento più a sinistra del Pd, e dovrebbe cercare tra i moderati e tra i cosiddetti delusi del centrodestra quelli che gli mancano.
Cosa che, anche se sembra fattibile su carta, nei sondaggi, finché si discute di Renzi in quanto Renzi, è leggermente più complicata in un sistema bipolare in cui Renzi è soprattutto il leader dello schieramento di centrosinistra, compagno di partito di Fassina, alleato di Vendola, eccetera. E la risposta non è fare a meno di Vendola, perché i voti da cercare a destra sarebbero ancora di più.
E’ quindi vero che le primarie fanno bene al Pd, in questa fase, anzi, far scegliere i cittadini fa bene, a prescindere. Ma in definitiva, sì, è possibile che il dato in crescita del Pd di questi giorni si normalizzi, nelle prossime settimane, e molto dipenderà da quanto i sostenitori dei due schieramenti sapranno mostrare di saper convivere, e mettere in pratica il fair play post voto che hanno lungamente promesso. Ma che fin qui non si è visto granché: dal lato bersaniano, attraverso l’uso dello strumento di sempre, la macchina partito. Regole demenziali, dispettucci, attacchi impresentabili da parte non del candidato, ma dei suoi scherani, cui progressivamente è stata messa la mordacchia. E mica solo ai grandi vecchi, anche a quei giovani che si sono dimostrati più trinariciuti dei vecchi.
Dal lato renziano, l’aggressività è venuta fuori da sola, inevitabilmente, nella declinazione della rottamazione, che come parola è già aggressiva di suo, e che se rabbonita, come si è visto fino a pochi giorni fa, si ammoscia. La Leopolda Ter è stata tutta all’attacco: sempre col sorriso sulle labbra, ma col martello in mano. E ora è chiaro, che non poteva che essere che così.
Alla fine, di questo confronto, a patto che vada come quasi tutti i sondaggi dicono, mi resteranno due cose, che poi sono aspetti diversi di una sola. Mi ricorderò della campagna di Bersani, perché praticamente non ha fatto campagna. Si è limitato ad assicurarsi di tenersi i voti che già aveva, questa è l’impressione, e per farlo ha prodotto ben poco di memorabile, se non forse il suo atteggiamento smaccatamente paternalistico e distaccato durante il confronto televisivo. Di sicuro, mi ricorderò a lungo della campagna di Renzi. Che è stata straordinaria, per la capacità di imporsi all’attenzione di tutti. Se dovesse vincere, sarà un risultato incredibile, costruito interamente e dal nulla, o meglio, solo sulla capacità del candidato di creare quel risultato, con tutto il portato di attivismo che implica e che ha messo in moto. Se invece dovesse perdere, uguale: prendesse il 35 per cento – più o meno, la percentuale che fece Franceschini nel 2009 – sarebbe un 35 per cento ottenuto con grandi mezzi materiali, ma politicamente a mani nude, senza apparato, perché l’apparato si è schierato quasi tutto con Bersani, come ha fatto notare Scalfarotto proprio alla Leopolda. E che lo dica il vicepresidente dell’Assemblea Nazionale, insomma, è indicativo.
Apparato, come parola, lascia sulla bocca un retrogusto sgradevole, in effetti. Sa di stanza chiusa, di consorteria. Ma in realtà, è apparato anche il segretario di circolo con cento iscritti, lo è in quanto espressione di un processo tutto sommato interno. Quello che fa politica nel dopolavoro, che organizza le feste e cuoce le salamelle, che conosce tutti gli iscritti per nome e una volta l’anno va a bussare alle loro porte per farsi rinnovare la tessera. Parte di un mondo e di un modello cui Renzi ha sempre detto di esser poco interessato, e che effettivamente conosce un lento declino. Gli iscritti al Pd sono anagraficamente di mezza età, e sono sempre meno, quest’anno forse solo mezzo milione.
Loro, le loro famiglie, rappresentano un circuito molto ristretto che riesce appena a moltiplicarsi, chissà, e ad arrivare magari a un milione e mezzo di voti: lo vedremo tra pochi giorni, se è così, e se questa cinghia tiene, o se a forza di logorarsi, di calare in partecipazione e senso di appartenenza identitaria, nella prospettiva di affrontare il futuro senza soldi, senza sedi, con sempre più fatica nel tenere insieme le già poche attività, alla fine cederà. Se invece la cinghia terrà, però, un milione e mezzo, due milioni di voti sono quanti bastano per mettere su qualsiasi primaria o congresso un enorme ipoteca. Senza muovere un dito, come ha fatto Bersani, semplicemente lasciandosi identificare nel partito stesso, autorizzando la famosa base a credere che un voto per Bersani è un voto per il partito – che si chiami Pd o in un altro modo è in fondo indifferente – e che tutto il resto è estraneo, persino minaccioso.
E’ la descrizione di un popolo, né più né meno, e la domanda successiva quindi è: si tratta di un popolo conservatore? La risposta è sì, probabilmente sì. In buona fede, probabilmente, ma è un popolo che guarda con diffidenza al cambiamento. Che, tautologicamente, accetta di votare Prodi, e persino di rimpiangerlo, se ha l’impressione che a chiederglielo sia il partito. Disposto a votare Veltroni, per lo stesso motivo, e spietato nel buttarlo giù quando pensa che il partito abbia cambiato idea. Dopotutto, è successo, ha digerito Mastella e votato Rutelli premier, che a dirlo oggi non ci si crede, e però lo stesso popolo non accetterebbe mai Casini, o Montezemolo, al suo interno, ma li accetterebbe comunque come alleati, se glielo chiedesse il partito.
E chi è il partito? Ecco, la domanda è un po’ questa. Renzi contesta Bersani, e quindi non è “il partito”. Oppure, diciamo che non lo contesta, ma semplicemente lo sfida. E’ uguale. Che bisogno c’è di sfidarlo? Nessuno, secondo quella vulgata: Bersani è il segretario, è di sinistra, è stato un bravo ministro, e ogni sua parola in bettolese rimanda a un collegamento popolare, con un passato che si rimpiange, su cui si inizia ad avere anche qualche ripensamento, ma che suscita una difesa istintiva, l’ultimo riflesso identitario rimasto, di fronte al tentativo di qualcuno di cambiarlo in un modo che non si comprende, e di cui non comprendendolo si diffida.
E’ il corpaccione, il famoso corpaccione del partito, e io per primo che istintivamente mi sento più attratto dal cambiamento ci ho messo anni, per capirlo. Ancora fatico, per altro.
Ma, ad un certo punto, bisogna farsi una ragione del fatto che, piaccia o meno, chiunque si proponga di conquistare il cuore del centrosinistra, che è fatto di milioni e milioni di elettori, prima deve conquistare il cuore del corpaccione. Non ci sono alternative: forse un domani le cose saranno diverse, ma fino a oggi è sempre stato così, e se vince Bersani sarà così per un altro po’ di tempo ancora.
E’ così che, capito questo, si comprende subito il limite di Renzi. Che è un talento bestiale, e ha fatto una campagna formidabile, ma semplicemente è altro, rispetto al corpaccione, c’è poco da fare. Divisivo, per sua natura, perché le cose che dice, e il modo che ha di dirle, anche quando è vago, anche quando non prende una posizione chiara, non mettono in scena quella retorica dell’unità che è finta, e che affligge il partito più che tenerlo effettivamente insieme, ma che ciò malgrado è per il corpaccione una condizione irrinunciabile. La sua è una scommessa banale, quella di attirare dall’esterno del corpaccione più energie di quante ve ne siano dentro. Ed è una scommessa fortissima, ma con un grande limite, quello di non intercettare, forse addirittura spaventare, un popolo che in un congresso o in una consultazione limitata come le primarie peserà enormemente. Che vince anche quando perde, perché poi non accetta un ruolo subalterno, e tende a vendicarsi inesorabilmente.
E’ il corpaccione, appunto: ama il partito, o meglio, ama l’idea che ha del partito, e automaticamente si schiera contro chi sembra non volergli bene così com’è. Critica i suoi leader, ma guardandosi intorno sceglie comunque di tenerseli, e vuole il cambiamento, ma lo vive quasi sempre come una minaccia a se stesso, prima ancora che alle cose che non vanno. Teme di perdere le poche cose buone che ancora ha, e per cui ha tanto lottato, ancor più di tenersi quelle che non vanno, e per questo, banalmente, se non viene rassicurato si irrigidisce. Il corpaccione si schiererà sempre e comunque contro chi, per modificare un’ingiustizia anche evidente, propone, anche in buona fede, di passare prima per una tabula rasa su cui sia più facile costruire, domani, ma che nell’immediato cancellerà quel che c’è di sbagliato quanto quel che c’è di giusto. Il corpaccione non si fida, glielo dice l’esperienza.
Il corpaccione ama sentirsi di sinistra, in un modo un po’ vecchio stile, ed è anche disposto a dialogare col diavolo, pur di governare, anzi, pur di far vincere il partito, ma non apprezza di vestirne i panni, perché è convinto di mantenere così la sua coerenza, e confida sempre nella possibilità di ribaltare i rapporti di forza, dopo. Il corpaccione, in un misto tra ingenuità e assurdità, non accetta che un candidato parli con la grande finanza, o prenda posizioni ambigue nella lotta tra sindacati e padroni, ma per qualche ragione si fida se a farlo non è il singolo, ma il partito in quanto tale, ovvero in quanto espressione di una delega, di una fiducia, di un’istituzione collettiva di cui anche il corpaccione stesso si sente parte, quando va a distribuire i volantini, quando attacca i manifesti, quando tiene aperto il circolo. Per il corpaccione, una parola anche vaga sul lavoro e sull’uguaglianza, e su tutti i valori identitari dal primo all’ultimo, è sempre e comunque più convincente di una proposta più circostanziata, e magari anche promettente, ma conflittuale, esterna, o quanto meno vissuta come tale. Il corpaccione forse non è contento dei sindacati che ha, ma non è nemmeno disposto a combatterli apertamente, perché comunque pensa che in quella battaglia ci sia più da perdere che da guadagnare: e potrebbe anche non avere del tutto torto, visti i pregressi, a pensarla così. L’esempio da manuale è l’articolo 18: chiunque si proponga di riformare il mercato del lavoro, se tocca l’articolo 18, solleva un conflitto che manda all’aria quella riforma. Comunque la si pensi, utile o inutile che sia, e a prescindere da quanti lavoratori non tutelati e altri che invece lo sono ci siano. E’ un fatto, ed è per questo che chi si propone il cambiamento farebbe bene a non suscitare quel conflitto, a trovare qualsiasi percorso laterale tranne quello, perché nel conflitto si fanno incazzare un sacco di persone che si sentono minacciate, a torto o a ragione, non si ottiene nulla per chi ne ha bisogno, si lotta tra poveracci e alla fine si perde, giuste o sbagliate che siano le motivazioni di partenza.
Tutto questo ha un limite, ovviamente, e nessun periodo come gli ultimi vent’anni ha messo a dura prova la fede del corpaccione, allontanato la militanza di massa, disilluso i convinti. La candidatura di Matteo Renzi, forse più della lotta tra Veltroni e D’Alema al tempo del popolo dei fax, è in assoluto il più serio tentativo mai fatto di ribaltare questo status quo, e di mettere il corpaccione in minoranza, come in fondo lo è nel Paese. E ci può effettivamente riuscire, ma a quel punto sarà solo a metà del lavoro, e dovrà impegnarsi in una battaglia ancora più difficile, perché più subdola, per tenere tutto insieme: perché il voto d’opinione il giorno dopo torna a fare la sua vita, ma il corpaccione resta in trincea, a combattere, ed è così che trasforma il suo essere minoranza in una posizione di vantaggio sul campo. Per questo lo schema usato a Firenze, quello di intercettare il voto d’opinione nella certezza che poi quello d’appartenenza non avrebbe avuto altra scelta se non quella di abbozzare, applicato sullo scenario nazionale è decisamente più impegnativo. E io onestamente non credo gli riuscirà, a Renzi, perché vedo benissimo che questa classe dirigente sta franando, ma non vedo in lui elementi in grado di rassicurare, e di conquistare, il sentimento profondo di un popolo con cui inevitabilmente deve fare i conti, e che comunque, ancora per un po’, le sopravvivrà.
Chiunque abbia intenzione di conquistare il Pd in futuro, dopo queste primarie, avrà moltissimo da imparare dalla missione impossibile di Matteo Renzi. E probabilmente dovrà fare qualcosa di completamente diverso, qualcosa che Renzi – essendo Renzi, e non potrebbe essere altrimenti – non avrebbe mai potuto fare. Dovrà parlare al partito, dovrà trasmettere un senso di unità, dovrà essere di sinistra – più di Renzi, intendo, almeno nella percezione del corpaccione – dovrà maneggiare con molta cura i concetti di cambiamento e di tradizione. Non dovrà, per nessuna ragione, proporsi di rottamare alcunché (nella speranza che già una buona parte si sia nel frattempo rottamata comunque, poiché la necessità è oggettiva). Dovrà dire fino allo sfinimento di volere un partito grande, un partito forte. Che rilancia sulla militanza, sulla partecipazione, che valorizza l’impegno degli iscritti, che aiuta chi è impegnato nei territori a far politica, che fornisce strumenti concreti là dove oggi ce ne sono sempre meno. E non è questione di arrendersi a un disegno conservatore, come semplicisticamente qualcuno potrebbe pensare. E’ un banalissimo ragionamento in termini di utilità, è prendere atto delle cose per come sono. E le cose stanno così, da questa parte del campo: soprattutto chi vuole cambiarle in meglio, prima, molto prima di pensare a come convincere chi sta altrove, dimostrato che non basta e che si tratta di un errore fatale, deve evitare di esser percepito come un estraneo, se non come un nemico, e deve convincere i suoi.
E’ complicato, molto, ma è anche l’unico modo per non continuare a ripetere all’infinito quegli errori che, fin qui, hanno sempre immancabilmente fatto fallire qualsiasi tentativo di cambiamento.
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Complimenti Paolo, ineccepibile come ragionamento.
L’errore fatale di Renzi è stato quello di voler “scalare” il partito per vie traverse: attraverso una candidatura a premier, anzichè quella a segretario; cercando di coinvolgere “i delusi del centrodestra”, prima che quelli del centrosinistra; interloquendo solo con i sindaci e non con l’”apparato” del partito. così, anche in caso di vittoria, Renzi rischia di vivere una guerra permanente proprio dentro il partito che lo ha espresso…
Questo atteggiamento riflette quello di un po’ tutta la politica (qui in Lombardia lo vediamo in modo esaperato): posto che i partiti hanno dimostrato che fanno schifo, l’unica salvezza è la “società civile”, la “lista civica” e così via. Niente di nuovo sotto il sole (1994): infatti, immancabile ecco l’imprenditore che scende in campo…
Abbiamo già dato, grazie. Non ripercorriamo gli stessi errori di allora.
E’ evidente che i partiti debbano rinnovarsi nelle persone e nei contenuti, aprendosi all’ascolto dei propri elettori (che sono cosa diversa dalla cosiddetta “società civile”, spesso fatta di grumi di potere e di interessi che propongono ai candidati patti indicibili). Ma non devono abdicare al loro ruolo, peraltro riconosciuto dalla Costituzione…
le tue analisi sono sempre lucide, la delicatezza con la quale descrivi il corpaccione e i militanti mi ha davvero colpito, il tuo giudizio mi sembra sempre terzo e anche il colpetto ai trinariciuti bersanoidi mi sembra ineccepibile.
è chiaro infine che dall’ultimo capoverso in poi:
“ Chiunque abbia intenzione di conquistare il Pd in futuro…
molti di noi hanno subito pensato alla figura di Civati, spetta a lui un difficile compito io infatti simpaticamente consigliavo questo:
http://fraovvio.blogspot.it/2012/11/segretar-futuro.html
è opportuno dunque seguendo la linea del post di cosseddu che un’idea di cambiamento sia proposta da persone che non siano viste come aliene(come è stato per renzi e i suoi ) perciò ai molti sostenitori di civati dicevo qualche giorno fa di tesserarsi per germogliare dall’interno http://fraovvio.blogspot.it/2012/11/luomo-nuovo.html
Il corpaccione del partito è guidato da funzionari provinciali che mandano dalla email del partito (non da quella del comitato bersani) inviti agli “Spiedi per Bersani” a tutti gli iscritti della provincia (avendo accesso ad un database che agli altri è negato), non senza prima aver espunto i nomi (a lui noti) di chi supporta Renzi. Questo corpaccione, pur drogato, è composto probabilmente di 500mila persone, non tutte pro Bersani, non darei per certo la loro capacità di influenzare nemmeno la moglie, e non tutti andranno a votare. Per questo han dovuto inventarsi un meccanismo di registrazione che formerà code lunghissime ai seggi, è tutto calcolato.
Tralascio i tuoi giudizi sui pregi e difetti di Renzi (infiocchettati ad arte di malizia) perché sono noti i problemi fra voi intercorsi.
A me pare una lettura assolutamente corretta e obiettiva, e pure molto onesta e trasparente
Beppe: definire le posizioni di Renzi “moderate” significa fare politica con i vecchi, vecchissimi schemi. Ed uno.
Sulle percentuali di fedeltà al PD sparate nel post, faccio notare che dal 14 settembre il PD è cresciuto di 6 punti. Che cosa è successo il 13? Hint: a Verona. E due
L’intera analisi sui flussi di voti al PD dopo il 2 dicembre è, se non biased, perlomeno “colorata”. E tre
Definire la “rottamazione” parola aggressiva è quantomeno peculiare da chi ha organizzato e partecipato a “Prossima Fermata Italia”, non lo spinoff, ma l’evento generatore. E quattro
Per chiudere con l’esegesi dell’apparato. Avevo capito che lavorassimo tutti per aprire il partito, non per soffocarlo. Sarà interessante, dopo il 3, aprire un dibattito per chiarire cosa siamo interessati a fare. E cinque. Potrei continuare.
beato chi ha funzionari provinciali …. da noi abbiamo solo una dipendente e stop per il resto lavorano i militanti ed i dirigenti nelle ore libere dal lavoro.
l’analisi di Paolo è onesta
Quel corpaccione (un moloch), di cui parli:
- è stato un enorme freno al cambiamento (quindi alla teorica mission di un partito progressista), ovunque il Pci/Pds/Ds/Pd è stato stabilmente (nel corso degli anni, dei decenni) una forza di governo, nelle regioni rosse, per dire;
- è qualcosa che è invecchiato, che è anziano, un poco claudicante e sempre più magro (sempre più corpaccino e meno corpaccione), e che si può rompere un femore da un momento all’altro, magari non subito, ma tra un po’ di sicuro e se ti rompi un femore a quell’età, anche se hai un corpaccione, beh può essere anche peggio, pensa alle piaghe da decubito: come ti rigirano gli infermieri nel letto se sei così ingombrante?
Per me sarebbe interessante che qualcuno provasse a prendere la guida di questo partito, congedandolo, il corpaccione, invece che corteggiandolo. Significherebbe che qualcosa è cambiato.
io vivo un altra realtà a livello provinciale e regionale non abbiamo tutta questa struttura visti i fondi
Quando c’èdi mezzo Renzi confina con il biased.
Non avete responsabili del dipartimento scuola? del dipartimento lavoro? etc? Non retribuiti, intendo. I collaboratori più stretti del Segretario Provinciale, per intendersi.
abbiamo alcune persone della segreteria che seguono i diversi settori ma in modo molto soft visto che non avendo alcun rimborso pensano prima al loro lavoro
nessuno invita a “spiedi per bersani” il sistema di sms del partito e di mail è a disposizione paritaria dei candidati
Io parlo della mia esperienza. Visto il modello “replicante” di tuttixbersani, probabilmente il cargo con il cablogramma delle informazioni è affondato al largo di Olbia.
mi pare scontato aggiungere che il corpaccione sarà anche minoranza nel Paese ma messo alla prova raccoglie quel 30% di elettorato che oggi, causa disgregazione degli altri, infondo maggioranza la diventa..e non è poca cosa!
Filippo, con affetto: da uno a cinque non mi hai fatto cambiare idea, per niente; e mi rassicura nella mia lettura il fatto che io vivo quest’ultima settimana pre-primarie con tutta la serenità di chi non fa il tifo per un candidato o per l’altro
Daniele, facciamo 25%. Chi si contenta gode (poco).
Beppe, Dante ti metterebbe tra gli ignavi, neanche all’Inferno Ma Dante, è noto, era fiorentino.
Questi elettori si sono abituati a scegliere il “meno peggio”, ma non perché lo dice il partito, ma per evitare alternative ben peggiori (la destra in primis). Sono elettori però stanchi, e disillusi, e qualcuno – molti in realtà, a vedere i numeri sull’astensionismo – già si sono persi per strada. Bisognebbe puntare a recuperarli, prima di partire lancia in reasta all’evangelizzazione dei delusi del centrodestra, che poi magari nel frattempo si lasciano incantare dai vari Montezemolo o Passera o Oscar Giannetto.
Endorso Luca Sofri, “non ci si può aspettare che le cose cambino se si continuano a fare le cose di prima”.
trovo l’analisi di Paolo Cosseddu ineccepibile. Io ammetto di ritrovarmi nella descrizione del “corpaccione”, avrei tanto voluto votare per il cambiamento ma Renzi non me lo consente, mi ha spaventato. E guardate che dal partito non ho avuto nulla, solo delusioni, ma sono preso da sindrome di Stoccolma, non riesco a non volergli bene e pertanto non sopporto chi ne parla male. In realtà, il candidato che poteva rappresentare il cambiamento senza spaventare il corpaccione ci poteva essere, ma non aveva la forza economica e mediatica di Renzi, parlo diGiuseppe Civati
Il
contenuto dei 6 referendum Pd, che Renzi potrebbe sottoscrivere solo in parte, è lì a dimostrare la differenza. Per non parlare poi della grande questione lasciata a margine dei 6 referendum: ovvero come si risolve una volta per tutte il precariato. Se con il modello Ichino come sostiene Renzi (e gente non proprio di primo pelo come Veltroni e Morando, ricordiamolo…) o se con il modello Boeri come sostiene Civati.Complimenti Paolo hai del talento sei raffinato,lucido e mai banale, hai occhi che sanno vedere e la sensibilità per comprendere senza pregiudizi.
La penso nello stesso modo mi sono allontanato dal PD perchè ho capito che è un partito conservatore non solo nei militanti ma anche nelle politiche che porta avanti a dispetto di quello che si dice. Apprezzo di Renzi il coraggio di aver sfidato l’apparato in senso lato perchè responsabile anch’esso dell’inadeguatezza complessiva del partito. E’ il motivo per cui non andrò per la prima volta a votare alle primarie, non mi è piaciuta la gestione del noi di Renzi per dirla come Ilda Curti ma non mi sogno nemmeno di avallare il progetto di Bersani che a mio giudizio sarà catastrofico. Renzi sarà anche più a destra ma allearsi con Casini e Montezemolo si finisce con governare facendo la destra. E’ un’analisi che stamperò e terrò nel cassetto e quando sarete pronti a scalare il Pd la tirerò fuori come bussola: Imparate dagli errori altrui perchè spero nella candidatura di Civati per tornare a sorridere e impegnarmi in politica.
Se invece vincerà Renzi sarò contento di essermi sbagliato perchè in ogni caso un partito che si definisce riformista prima di tutto si riforma da se cambiando i dirigenti e i leader anche quando non sono il massimo come quelli che ci hanno guifdato fino ad oggi.
Perché poi, in fondo, in quanto a contenuti Renzi dice quel che Morando e Ichino propongono da un bel po’ di legislature. E’ il cambiamento giusto? Ai posteri l’ardua sentenza.
Io dico che con queste preclusioni la candidatura Civati al congresso parte male. Non si chiede di essere antibersaniani, ma nemmeno antirenziani.
Filippo, non ho detto che non voto alle primarie per un candidato, ho solo detto che non sto facendo il tifoso
La linea che ho esposto non è antibersaniana ma neppure antirenziana. Non è “anti”, semplicemente, il punto del post (e aldilà delle mie personali preferenze, che non contano) era proprio un po’ questo.
personalmente non sono antirenziano, penso però che molti renziani siano più rassicuranti di renzi medesimo
Paolo, l’articolo (conclusione a parte sulla quale farò un discorso in fondo) è davvero ben scritto ed argomentato. E visto l’autore la cosa non mi sorprende. Hai colto limiti e pregi delle due operazioni con una certa onestà intellettuale (ti auguro che l’uso del termine SCHERANI non ti causi gli stessi guai crsi al povero reggi per aver usato un sinonimo).
La conclusione a mio avviso perde invece un po’ di lucidità e si limita a fare un ritratto del tuo candidato ideale e non del candidato ideale. mi rifiuto di credere che esiste un solo tipo di candidato in grado di vincere il congresso, sarebbe la negazione del confronto democratico.
interessante però la tua tesi: di fatto ci dici che la strada per il cambiamento passa attraverso un candidato rassicurante. la tesi non è nuova e no riguarda solo i partiti politici, ma temo sia sbagliata. asolutamente sbagliata e relativamente sbagliata.
in senso assoluto perché ad esempio grillo ci dimostra che così non è: la radicalità può pagare eccome.
in senso relativo perché la descrizione che tu fai in fondo è quella di bersani. bersani è la forza tranquilla che si preannunciava però come quello che avrebbe proseguito nella costruzione del pd. invece essere eletti con quel tipo di profilo ti porta poi a comportarti in modo coerente con quel tipo di profilo. e dunque il presunto innovatore con la faccia di conservatore si è dimostrato prigioniero della sua immagine (e te lo dice uno che lo ha votato credendoci che non saremmo tornati indietro)
Diciamo che dal post non traspare amore per Renzi, alcuni commenti invece sono oltre che antipatizzanti, sono proprio “biased” e sono quelli che vorrebbero “costruire” la candidatura di Civati alla segreteria che se parte anti- non parte proprio.
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Filippo… non so se la candidatura Civati al congresso parte male. Ma so che è la candidatura Renzi alle primarie che finisce male se non si riesce a guardar le cose con un minimo di distacco e lucidità. E te lo dice uno che Renzi lo vota.
L’analisi di Paolo mi sembra assolutamente condivisibile nella forma e nella sostanza. Perché pure Paolo nonostante sia uno dei peggiori zucconi che mi sia mai capitato di conoscere (lo dico perché so di farlo contento…) quando vuole e ci si mette fa delle analisi dettagliate con il necessario distacco e lucidità.
Se mai il dubbio che ho io è questo: siamo sicuri che il corpaccione non finisca comunque per essere la zavorra che ci trascinerà in fondo al mare per la sua nostalgica e fisiologica incapacità di gestire i cambiamenti che avvengono comunque e indipendentemente dal fatto che ti piacciano o meno? Perché questo processo si chiama “distacco dalla realtà”… e ne conosco parecchi che si sono ridotti così. Soprattutto a sinistra.
Ecco il dubbio che ho io è questo. E comincio a temere che trovare la giusta via di mezzo sarà molto ma molto difficile. Perché gli interessi materiali in gioco sono troppi. Non credo si potrà risolvere in maniera indolore e concordata.
>ti auguro che l’uso del termine SCHERANI non ti causi gli stessi guai crsi al povero reggi per aver usato un sinonimo
L’enome differenza a mio avviso è che Paolo Cosseddu non parla in quanto responsabile del comitato che sostiene un candidato alle primarie. Da Reggi ci si aspetterebbe un minimo di prudenza e fair-play…
Concordo su tutto.
Penso che Renzi alla fine non ce la farà, perchè l’idea che è di destra è passata anche al di fuori del corpaccione.
Il PD è molto conservatore, come scrivi, e chi vuole conquistarlo per riformarlo deve farlo diversamente da come ha fatto Renzi, altrimenti va a sbattere.
Però, anche se era chiaro che iniziando con la parola rottamazione la reazione di rigetto era garantita, sospetto che la reazione verso il “nuovo” ci sia sempre, sempre, salvo il caso in cui il “nuovo” si presenti con la benedizione del predecessore.
L’inerzia del partito al cambiamento è enorme e la vittoria di Bersani alle primarie per la segreteria e poi (probabilmente) a queste la fa aumentare, non diminuire.
Però io temo che il mondo cambi più in fretta di quanto il corpaccione sia disposto a fare e questo si traduce in una costante perdita di voti (le percentuali aumentano per effetto dell’astensione e del disastro a destra, ma in valori assoluti credo che i voti continueranno a scendere).
Insomma temo che il partito non sia contendibile e non sia riformabile, perlomeno non in tempi sufficientemente brevi, e quindi sia destinato al declino, lento (forse) ma costante.
L’ottimismo è il sale della vita.
non è che Civati debba essere anti- qualcuno, ma neanche si può far finta che ci sono degli elementi di divisione.
Beh, assecondare la conservazione non è certo il modo di innovare, Mauro. L’analisi sarà anche giusta (per me è viziata invece) ma che non sia la nostra fonte di ispirazione per sostenere Civati.
Non pensavo fosse necessario scriverlo, ma qui non mi interessava discutere dei miei personali gusti, piuttosto prendere atto che se si vuole vincere – ripeto, vincere – serve un candidato che sia innovativo e che al tempo stesso piaccia al corpaccione. Che piaccia al vecchio militante, e che lo rassicuri. Non è facile, e io non ce la farei mai, per dire, e nemmeno Filippini (per par condicio). Ma forse conosco uno che invece è perfetto, ecco.
Cioè finito l’ambaradan, il 3, dovrei schiacciare l’occhio a chi si è ribellato al corpaccione (quello degli sms e degli spiedi) e dir loro: votate Civati ma io adesso liscio il pelo a quello degli sms e degli spiedi, così mi vota anche lui. Ottima linea comunicativa e programmatica…
Fil, ti toccherà farlo in ogni caso, ti ricordo che dobbiamo tutti affrontare un’imminente campagna elettorale. Chi perde aiuta chi vince, giusto? E di tutta questa dialettica non resterà poi molto…
Mi toccherà farlo? Ma che modello di partito hai in mente, il PCUS?
forse conosco uno che è perfetto …
perfetto fino a quando non cominciano a demolirlo dicendo che è un ex rottamatore, che è troppo giovane, che è un rompicoglioni, che non ha esperienza, che è troppo critico verso il partito e ci facciamo male da soli, che è troppo laico e i cattolici non lo voterebbero, che è troppo di sinistra e compromette l’alleanza con il centro …
il tutto a prescidere da ciò che farà e dirà e dal garbo che certamente non gli manca
beninteso, per me è più che perfetto, ma temo che il meccanismo di demolizione scatti contro tutti tranne che contro gli eredi designati
popolino, questa è la tua analisi più lucida da quando ti conosco. (lo vedi come sono modesto?)
Caro Paolo,
(spero di poterti dare del tu anche se non ti conosco personalmente) il tuo post è interessante e ben argomentato, e fa riflettere molto. Provo un ragionamento. In due parole, tu dici: per conquistare il PD, bisogna conquistarne la pancia. Sulla “fenomenologia” della pancia, ti dilunghi in dettagli, arguti, esilaranti, polemici insieme. Concludi che, bene o male, questa è la realtà. é un mero calcolo utilitaristico. E’ triste a dirsi, ma è così.
A me colpisce la premessa del ragionamento: chi mai può aver pensato che sia possibile conquistare un’area politica (e i partiti che la compongono) senza conquistarne la pancia attiva e militante?? Nel contesto attuale la risposta è ovvia: Renzi. Ammetto che sarò solo che contento se questa operazione fallirà. E arrivo al punto: penso che il tuo post sia un tentativo ragionato di scendere a patti coi Bersanoidi (almeno quelli ragionevoli), che poi sono i componenti del corpaccione che descrivi. Personalmente, la mia reazione è: ALLELUIA. Di battaglie impostate come guerre al coltello per rottamare classi dirigenti, fasi storiche e radici culturali ne abbiam fin sopra I capelli. Mi permetterei di aggiungere però: il passo successivo, a mio giudizio necessario, è cercare di capire la logica del corpaccione. Dal post, non si va oltre alla descrizione di un corpo sociale cieco, irrazionale, conservatore, etc. etc.
E allora la domanda è: sono tutti pazzi? Tutti invischiati nelle COOP rosse? Tutti rimbambiti dal dialetto bettolese? Non penso di essere in nessuna di queste categorie, eppure voto Bersani. Tra le varie ragioni, perché conosco tante “brave persone” (come dice Bersani appunto), impegnate nel partito e di cui ho totale fiducia, che lo sostengono. Tutti convinti che il vero tratto distintivo del PD sia di essere l’unico partito che ancora prova ad essere “corpo intermedio”, selezione di classe dirigente, punto di raccolta degli interessati alla politica, etc. Se tra un anno dovessi votare Civati (o chiunque altro) per la segreteria vorrei capire ora se questa idea di partito (pur con tutti I suoi difetti) la si vuole far sparire o no, se la si ritiene una forza positiva della società o meno, se si scommette sulla possibilità di riformarla perché la si considera il punto di partenza per un partito moderno e funzionante. Penso che questo sia un problema su cui avere una posizione chiara è dirimente. E penso anche che quelle “brave persone” all’interno del partito siano il primo obiettivo a cui puntare per costruire una candidatura credibile. Buon lavoro, Lorenzo
Analisi perfetta, Paolo ! Io lo dicevo che tu sei uno bravo !
Te lo dice uno che da renziano frequenta i Circoli PD più bolscevichi di Bologna, quindi direi il centro del cuore del corpaccione (che il tuo pensiero andasse alle Regioni rosse, Emilia in particolare, mi sembra piuttosto evidente). Alla festa provinciale di Bologna sono stato reclutato come giovane (ho 37 anni!!!) assistente alle crescentine e patate nello stand degli anziani PD, quindi capisco bene cosa vuoi dire.
Ho trovato anche le tue osservazioni su Renzi molto corrette ed obiettive, pur sapendo che la pensate in modo diverso.
Vorrei dire solo una cosa, più cattiva di quelle che hai elencato tu, sul Corpaccione, che conosco bene. La fede politica di sinistra del Corpaccione è disinteressata fino ad un certo punto. Le persone che lo compongono sono per lo più anziani, che hanno conosciuto il periodo delll’arricchimento dell’Italia a debito, delle pensioni baby, del Pubblico Impiego che assumeva senza ritegno e dell’Art. 18, che avrà difeso sì qualche onesto lavoratore, ma che è servito soprattutto ai sindacati per far pesare il loro potere politico, facendo vedere ai padroni che erano capaci di far riassumere in ditta anche i ladri e gli assenteisti. Ora loro sono conservatori (di sinistra) sicuramente, ma lo sono per difendere i famosi “diritti acquisiti” di cui parlano spesso. Sono i diritti che sono negati ad una platea via via più estesa di giovani precari e di chi purtroppo perde il lavoro (e quindi quei diritti) in età più avanzata. Quelli del Corpaccione si sono arroccati nel loro fortino e difendono i loro interessi attraverso il Partito ed il Sindacato compiacente (quanti sono i fgiovani iscritti a Partito e Sindacato?), perchè temono ad esempio che possano venire intaccate le “loro” pensioni. Poi ipocriticamente ti vengono a battere una mano sulla spalla e a dirti sorridendo che a loro dispiace che tu debba andare in pensione a 67 anni, senza poter riscattare la laurea, senza poter unificare i vari trattamenti e così via … Per non parlare dell’art. 18, che conosco bene lavorando in una grande azienda …
Insomma, per tutti questi motivi difenderanno il Partito e per questi motivi Renzi è visto così di destra, perchè si sentono minacciati nei loro diritti ed a loro poco interessa che vengano estesi ai giovani, anzi questa condizione dei giovani è funzionale al loro benessere. Invece io credo che Renzi, volendo accrescere e promuovere i diritti dei giovani e dei precari, anche andando contro i “diritti acquisiti” (la tabula rasa in buona fede, come hai detto tu), sta facendo una cosa che nella sostanza è molto di sinistra.
Ma tu, dopo le primarie, resti nel Pd, giusto?
ma il pd, dopo le primarie, resta pd?
Nel PD, non nel PCUS
O è malizia, o è incapacità. Che sarebbe pure peggio. Stumpo, dimettiti.
http://www.youtube.com/watch?v=Rytkv7IXtUY&feature=player_embedded
Non so cosa farà Filippini (se resta o se ne va dal partito, mi sembra una questione risibile) ma si dice (in modo insistente, da fonti qualificate) che Renzi dopo la sconfitta alle primarie, farà di sicuro un partito suo. Non subito subito, ma poi lo farà. Ha usato la Leopolda come trampolino, ha usato il suo ruolo di sindaco come trampolino, userà la trombata che subirà come trampolino verso gli assolati lidi montezemoliani.
vorrei dire una cosa a filippo filippini.
filippo, il tono che hai usato sinora nei commenti a questo post spiega da solo il perché il corpaccione del piddì, come lo chiama cosseddu, diffida di renzi e dei suoi.
anch’io per alcuni versi mi ritengo parte del corpaccione. il partito lo critico, quando vado al mio circolo spesso discuto e mi infervoro, perché non sopporto certi atteggiamenti, e vorrei che si fosse più dinamici e moderno, eccetera eccetera. però alla fine della fiera mi sento comunque emotivamente vicino all’anziana pensionata che ogni santo giorno apre il circolo e sta lì ad aspettare i compagni, e provo per lei un sincero affetto. e quando ci discuto e la invito anche animatamante ad aprire gli occhi sulle cose che non vanno lo faccio sempre in maniera affettuosa e le faccio capire che comunque sono uno dei suoi, che sono dalla sua parte. e non è una finta, infondo all’anima lo sento davvero di essere dalla sua parte, salamelle e volantinaggi inclusi. perché in quel mondo mi sento a casa, anche se lo vorrei cambiare.
renzi difetta in questo. non dà mai l’idea di sentirsi a casa nel pd.
prendere per il culo e trasmettere un fondo di disprezzo per i militanti, come tutrasmetti nei tuoi commenti, non porta da nessuna parte. renzi dice di ispirarsi a obama, ma obama non ha mai fatto questo. perché, come scrive lorenzo costaguta, “chi mai può aver pensato che sia possibile conquistare un’area politica senza conquistarne la pancia attiva e militante??”
se i soci del circolo del tennis percepiscono o sospettano che il tennis in fondo non ti piace poi tanto, non ti eleggeranno mai presidente o segretario del circolo del tennis. è molto semplice.
Se il corpaccione è quel che si descrive nel post (involuto, conservatore, narcisista, diffidente e pure cinico -il cinismo delle pacche sulle spalle date da sindacati che si dicono a fianco dei precari, ma gli scioperi li fanno solo per le pensioni, come ben rileva Matteo M) io col PD rischio di non avere veramente niente a che fare.
Non mi interessa votare un “corpaccione”.
Sperare in un candidato che “innovi” ma anche “conservi” significa ricadere, evidentemente, nei paradossi veltroniani che lo hanno affossato.
Renzi per non esserne schiacciato ha pigiato l’acceleratore. Civati, per non passare da arrivista, si è bevuto tutto, e si sta mestamente consegnando all’irrilevanza politica (candidato alla segreteria…ce lo voglio vedere a farsi votare dal notabilato meridionale o semplicemente da chiunque non viva in Brianza o non segua il suo blog).
Poi trovo curioso che Silbi consideri quelle di Renzi vie traverse: si è candidato alle primarie e ci ha messo la faccia. Le vie dirette quali sarebbero? Fare come Franceschini, quello che non si candidava, poi si candida, perde e diventa il secondo di Bersani? Ma per piacere.
Se il cambiamento è il problema, chiunque proporrà un cambiamento diverrà un nemico, foss’anche John Lennon reincarnato nel corpo di Gandhi.
Il guaio di Renzi è che si è fatto scrivere la parte che recita (in modo appena appena decente) da Gori, che può funzionare sulla grande e popolata area dei rincoglioniti che guardano solo la tivù (target che l’ex amante della Ventura conosce benissimo), ma appunto del parlare alla pancia di un partito così strutturato e radicato, Gori non sa nulla.
@uqbal il problema di renzi non è il metodo (si sta muovendo nel modo migliore rispetto al partito, senza calcoli di logiche interne), ma è lui, la sua persona, la sua scarsa intelligenza politica, le sue poco chiare idee, il suo arrivismo, il cercare il consenso di tutti. uno come civati avrebbe catturato consenso fuori e dentro, perché Renzi è solo forma, un involucro.
Umanesimo: come si fa a muoversi nel modo migliore, senza calcoli di logiche interne, ed essere allo stesso tempo privi di intelligenza politica (mentre rischia di vincerle, le primarie) e pure arrivisti?
Interessante poi l’accusa: cerca il consenso di tutti. E io che pensavo che questo fosse il sale della democrazia.
Ma no, votiamo qualcuno che se ne fotte del consenso degli elettori (che poi è quello che viene rimproverato a Monti, guarda un po’). Certo che il corpaccione riesce ad essere più involuto di un’antica religione babilonese…
Ah, umanesimo, oltre alla spocchia sulla televisione, e vabbè… il partito strutturato che dici tu non ha vinto un’elezione o espresso un governo per cinquant’anni. Ricordiamocelo, eh.
uqbal “col PD rischi di non avere veramente niente a che fare”? beh ecco secondo me è proprio questo, come ho provato a spiegare, il problema. ed è anche problema di renzi. non si può puntare alla leadership di un partito con il quale, se si perde, si rischia di non aver nulla a che fare. non ha proprio nessun senso.
Da iscritto al PD partecipo a queste primarie per scegliere il canidato premier del centrosinistra. Corrono in 5. Uno di questi 5 dice che se vince lui il PD dovrà fare, anche rispetto alle proprie scelte interne, precisamente quello che comanderà lui da candidato premier del centrosinistra. Per me è del tutto ovvio che la mia scelta cadrà su uno degli altri 4.
Carlo M
Che ti devo dire, andrò a votare qualcos’altro…ma ricordati che i DS viaggiavano sul 16%…e comunque, al di là del corpaccione, nel PD c’è altro.
Da chi devo aspettarmi una seria politica riformista che aiuti i precari, dall’UDC? Da chi devo aspettarmi una politica ambientalista non fanatica, dal PDL? Da chi devo aspettarmi una riforma dell’istruzione che porti le scuole dove ancora non sono arrivate e migliori quelle che ci sono, per tutti e non solo per chi può spendere centinaia di euro in doposcuola? Da Grillo?
Il corpaccione, ovvero l’istinto conservatore, deve fare un passo indietro, perché difendere il perimetro per poi scoprire che nel perimetro non c’è più nessuno, è amaro.
E su!
uqbal guarda che ‘sto corpaccione non è così retrogado e conservatore come vuoi dipingerlo, cerchiamo di non scadere nelle caricature su. pensi davvero che il militante del piddì non voglia aiutare i precari, o una scuola migliore, o una politica ambientale più moderna?
il corpaccione per fargli fare un passo indietro lo devi convincere, e non lo convinci dichiarandogli guerra.
@uqbal
- a me quel partito strutturato non è mai piaciuto, tanto per chiarire e spero che il corpaccione schiatti senza fare troppo rumore;
- il consenso di tutti lo puoi cercare nel momento in cui c’è qualcosa dentro la confezione, altrimenti poi al momento decisivo si scopre il bluff (non per nulla renzi è paragonato a veltroni e amato da quelli che si esaltavano per il suo fantomatico partito liquido). la democrazia, e il suo sale, sono altro, a mio avviso. è la dialettica applicata a quella ricerca del consenso;
- l’intelligenza nel muoversi è una scelta strategica indovinata dal punto di vista dell’attirare chi è interessato a un movimento, a un cambiamento. ma per il resto a giudicarla dai risultati (renzi perderà le primarie) qualcuno ti direbbe che è fallimentare. a me è piaciuto il suo modo di mettersi contro le consorterie interne a un partito cristallizzato, ma se lo sento parlare, capisco che: o è poco intelligente, o finge di esserlo, poco intelligente.
@carlo M
il corpaccione non ha idee sue: obbedisce agli ordini, anzi sarebbe meglio dire che si muove in sincrono con la dirigenza di turno del partito. se gli dicono che ci vuole il nucleare, vota il nucleare al referendum, altrimenti il contrario. certo bisogna sapere parlare, al corpaccione, e bersani lo sa fare, bene.
Carlo M
E’ Cosseddu che ha caratterizzato in tal modo in corpaccione. Io spero che Renzi le primarie le vinca, smentendo quell’immagine e relegando il “corpaccione” a minoranza.
@uqbal
anch’io spero che vinca renzi perché è un fattore di cambiamento, anche se mi disgusta a livello politico (i contenuti). penso che una ricostruzione debba passare per le macerie, e renzi ne produrrebbe tante. farebbe un favore a civati, in un certo senso.
il punto è – e lo saprai benissimo – che tutti i sondaggi vanno in un’unica direzione – e renzi ha già perso le primarie, a meno che venga a votarlo la destra, o i grillini, fattori non contemplati dai sondaggi in modo massivo. quindi di che parliamo? parliamo dello scenario (più realistico di quello di una vittoria di renzi alle primarie) di un nuovo partito renziano alleato di italia futura di monteprezzemolo.
Ora, se dobbiamo scannarci pure dopo le primarie, scanniamoci pure, oppure vediamo di deporre le armi e vedere di costruire un’intesa soprattutto per quanto riguarda i contenuti. Le divisioni ci sono, ed è inutile nasconderle, anzi è meglio prendersi a botte prima piuttosto che fare un nuovo patto di sindacato.
Perché quello è il punto: se vogliamo il patto di sindacato Renzi-Civati in nome dello scardinamento della nomenclatura, ma mettendo sotto il tappeto le questioni fondamentali in termini di visione di economia, lavoro, organizzazione del partito ecc., io personalmente non sono d’accordo. E secondo me non è d’accordo anche Civati, perché altrimenti avrebbe già ricomposto i Lfitiba come qualcuno gli consigliava di fare. Se c’è una cosa che va rottamata, sono proprio i patti di sindacato, perché abbiamo già dato con D’Alema-Veltroni prima e con Bersani-”ala popolare” dopo.
Io non ho sulle scatole né Bersani né i bersaniani. Magari qualche bersanoide alla Puro sì, ma tanto l’ho bannato.
tra l’altro, domanda: ma i renziani, se non dovessero appoggiare Civati al congresso, chi candidano (posto che Renzi non ha voglia né indole per fare il segretario)?
E i bersaniani? Orfini o Fassina?
Questa domanda è intelligente anche se prematura. Tutti staranno coperti fino alle politiche, immagino.
Carlo M.: beauty is in the eye of the beholder.
Perché io alle FesteDem ci vado e partecipo anche all’organizzazione. Solo che non sono rimasto a Lenin, che vuol fare guidare il paese ad una cuoca, salvo poi guidarlo lui, ovviamente.
@uqbal
Il cuore del messaggio politico di Renzi è fatto del rinnovamento della classe dirigente e della trasformazione di quella che, attualmente, è una minoranza (i post-margherita-veltronian-franceschiniani-liberal, insomma i modem&affini) in una maggioranza.
Solo che, per fare ciò, quest’estate Renzi non ha chiesto l’anticipo del congresso (cosa che sarebbe stata del tutto lecita ed auspicabile, considerato che lo statuto prevedeva segretario=candidato premier del partito e che le elezioni erano a meno un anno). Ha chiesto (ma lo ha chiesto?) di partecipare da esponente pd alle primarie di coalizione.
Renzi continua a fingere che, se vince e diventa il candidato premier della coalizione, potrà scegliere chi mandare in Parlamento e chi no, potrà decidere la linea politica del pd. Ma questo non è vero. Per questo parlo di vie traverse.
Tanto per essere bipartisan, anche Bersani ha scelto le vie traverse. Aprendo le primarie ad altri iscritti del pd, avrebbe dovuto rinunciare- almeno temporaneamente- al ruolo di segretario; oppure, avrebbe dovuto lasciar correre uno dei suoi “giovani”. E’ chiaro che Renzi, dovendo combattere il segretario, si è paradossalmente trovato nel ruolo di chi combatte contro il partito…
Da questo confronto mal strutturato temo deriveranno grosse difficoltà di convivenza post-primarie. Spero, comunque, che il buonsenso prevarrà e che nessuno si arrocchi. Certamente, se Renzi ripensasse la sua scelta di non partecipare ad un eventuale governo Bersani questo sarebbe di grande aiuto. E darebbe anche un senso alla battaglia dei suoi sostenitori: perchè nella vita non è che “o tutto o niente”. Si può anche cominciare a fare un passo avanti, uno alla volta
Silbi: 1) se vince Renzi si faranno primarie di collegio per i parlamentari
2) Se Renzi dovesse perdere, cosa a cui non credo, ignorare il peso di Renzi nel PD sarebbe un errore che il PD non può permettersi di compiere.
Complimenti! analisi interessante (anche se per lunghezza mi ha ricordato gli articoli di Rinascita).
1) chiunque vorrà…..dovrà: quello è Civati se avrà finalmente coraggio
2) il corpaccione di cui parli con distacco misto al disprezzo : fra qualche anno sarai tu il corpaccione
3) Bersani non ha fatto campagna: effettivamente Renzi in una parte dell’elettorato che era disgustata ha rinsaldato la voglia di votare Bersani.
Per favore, non mettetemi in bocca disprezzo per gli uni o per gli altri, quando voglio esprimere disprezzo come sapete ci riesco senza aver bisogno d’essere interpretato. Qui sto semplicemente cercando di capire. Ci sto provando, fratelli, ci sto provando.
Da 25 anni sento una parte delle persone del “partito” parlare con disprezzo degli iscritti.
Io penso che si possa cambiare qualcosa in cui ci si riconosce in parte. Ma se invece si disprezza qualcosa uno si tiene lontano e cerca altrove o cerca di creare qualcosa di nuovo.
Invece certi toni mi fanno pensare che qualcuno voglia occupare manu militari una organizzazione che disprezza al punto da volerne cambiare le idee gli organismi dirigenti e anche i militanti.
Ricordo lo stesso tono di disgusto in D’Alema che teorizzò l’abolizione del tesseramento, perché era un’operazione da partito ottocentesco.
Io apprezzo l’nalisi di Cosseddu perché mi sembra che cerca di essere oggettivo, però le opinioni, in realtà poche sebbene ripetute, che si leggono sono sconfortanti e vecchie, già viste in tutte le fasi di “rinnovamento” politico.
Anche Civati, il più ortodosso dei rottamatori, oscilla tra il demolire quotidianamente il PD (senza arrivare agli eccessi di Renzi che parla del PD dicendo “loro”) e poi si sorprende se il PD non lo porta in trionfo.
Ripeto l’intenzione di ciò che ho scritto, e che dopotutto potevo esprimere molto più sinteticamente. Non covo disprezzo, provo a capire. La retorica dell’unità, per me, rimarrà sempre un mistero. Perché per me l’unità è un obiettivo, non una condizione di partenza. Però, ad esempio, col tempo ho capito una cosa: da persona cresciuta in un mondo del lavoro senza tutele, ho capito che cercare di ottenerle passando per una fase in cui le tolgo anche a chi le ha, semplicemente, non funziona. Non funziona, e alla lunga trovo che sia stupido insistere. E infine, con il passare degli anni, effettivamente inizio a credere che dopotutto chi difende ciò per cui ha lottato, chi chiede che le tutele siano allargate ad altri senza cancellare quelle già ottenute per se stessi, anche in un mondo che effettivamente è cambiato, beh, fa bene a non fidarsi. Ne ha tutte le ragioni, la storia insegna. Questo, per me, è l’esempio supremo di quel che non va in tutti i tentativi di cambiamento che ho visto provare ad affermare da che ho l’età della ragione, ed è valido in tutti gli altri ambiti, anche quelli politici e ideologici. Per quel che vale, per me fare un passo dalla voglia di spazzare via tutto allo sforzo di comprendere le ragioni altrui, è un passo grande ed è basato sul ragionamento, sulla buona fede, e se posso dirlo non è nemmeno opportunistico, giacché vorrei far presente a tutti che se avessi voluto fare un’altra scelta, molto più di molti altri, avrei avuto decisamente la strada spianata. Non chiedo clemenza ai miei commentatori, poiché io per primo di solito non la concedo agli altri, ma realisticamente, almeno questo vorrei che fosse riconosciuto.
Ho ecceduto in sintesi ma apprezzo molto l’analisi che mi sembra onesta, aperta e lungimirante.
il secondo post faceva riferimento soprattutto ai commenti ma è evidente che non si è capito.
Paolo, rispondo alla tua domanda del pomeriggio: dopo le primarie continuerò a votare PD certo. Purchè a vincerle non sia Vendola, lì proprio non ce la farei, anche perchè quello non sarebbe più il PD ma qualcosa d’altro. Dopo l’Ulivo del ’96 ho ricreduto alla politica proprio col PD del 2007. Poi, come ha scritto Uqbal, pur non volendo votare qualcosa che sia una riedizione dei DS che cos’altro potrei votare di popolare, riformista e di centrosinistra ? Grillo, la Lega o l’UDC ? Infine, lo scrivo ora e mai più e spero non mi legga nessuno, mi è piaciuto il discorso che ha fatto Bersani qui a Bologna sulla necessità di “una gestione politica del debito” (e non montiano-tedesca, aggiungo io), che è il nocciolo politico del prossimo futuro.
Poi, tornando al tuo ragionamento sul Corpaccione, comprendo benissimo che la buona politica deve poter tenere assieme tutto. Ovvero aumentare le tutele e dare più speranza ai giovani senza intaccare o ridimensionare i “diritti acquisiti” dei vecchi. E che fra le righe fai intendere che la figura che potrebbe fare questo sarebbe un Civati più che un Renzi.
Però ti invito a considerare anche il rovescio della medaglia. Per anni, ed in questo sono stati uguali Berlusconi-Tremonti, Monti-Fornero e Bersani-Epifani-Camusso , con la scusa di non volere o poter intaccare i diritti acquisiti, si sono scaricati i costi del debito sulle generazioni future. Vedi appunto la riforma delle pensioni, vedi il salario effettivo (hai presente la situazione delle fabbriche, dove i nuovi assunti, precari, lavorano il doppio dei tutelati col 30-40 % di stipendio in meno ?), vedi il costo e la qualità dei servizi come scuola,università, sanità e welfare per le giovani coppie. Insomma alla fine ci voleva qualcuno che puntasse i piedi come ha fatto Renzi e che dicesse: “Così non va”, perchè a me pare che la coperta sia corta e soluzioni così intelligenti da salvare capra e cavoli io non ne saprei trovare. Mi ripeterò ma vedo che l’alternativa, ovvero quella dello slogan da CIGL del ”Salviamo i diritti (per i soliti)” è quella delle pacche sulle spalle e dei sorrisini di compianto rifilati ai giovani, senza che poi si faccia niente di concreto per loro.
Insomma spero abbia ragione tu sul fatto che sia possibile accontentare tutti, io non sono così fiducioso. Per fortuna non faccio politica ma faccio altro e quindi sta a me ma a voi l’onere di trovare queste “buone soluzioni”.
Trinariciuto sarai Te, e anche un po stronzo.
Ecco, appunto. Non so quante narici abbiano quelli che, per citare un esempio, hanno dato a Renzi del fascistoide. Probabilmente è vero che non ne hanno tre, ma due come tutti gli altri. Ma ci siamo capiti.
Cazzo Popolino (mi permetto di aprire in maniera poco ortodossa dopo una serie di commenti scritti in punta di penna e caratterizzati da un’apparente atteggiamento di rispetto delle posizioni reciproche in una competizione che fino ad ora mi pare di rispettoso dell’altro abbia avuto solo l’apparenza) analisi lucida che cerca di compendere le posizioni prima che di prenderne una. Analisi su cui concordo pienamente ma che mi getta ancor più nel dubbio sulla scelta tra cambiamento e conservazione, posto che non sono un ultras di nessuno dei candidati.
Tuttavia la cosa che ho potuto invece notare in questo ultimo mese, da un osservatorio diverso (il Trentino), in cui le dinamiche nazionali che tu così brillantemente descrivi e analizzi nel tuo post si propongono in maniera più sfumata, è il preoccupante vuoto che stà dietro ai candidati. Ho avuto modo di intervenire ad un paio di appuntamenti elettorali in cui vi erano i giovani rappresentanti dei comitati nazionali è ho toccato con mano la mancanza di ideali, di passione (e di preparazione anche) di questa nuova classe dirigente che entrambi i candidati ci propone. Ho letto in loro quella voglia di emergere proprio dello yuppie che vuole conquistare un posto al sole in azienda. Oltre che del “corpaccione” anche delle modalità con cui si costruisce il ricambio, quali metodi di selezione e quale cultura politica, sono questioni che dovranno essere nell’agenda di chi si candida a giudare il partito dopo queste primarie.
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Popolino,
scusami se provo a essere sintetico ma vorrei essere sicuro di aver capito bene la questione che poni (al netto dei vari riferimenti ai candidati delle primarie del csx), tu ti stai chiedendo (se non ho capito male):
1) chi riuscirà nel prossimo congresso del PD a coniugare il concetto di tradizione e di cambiamento?
2) chi riuscirà a rassicurare il corpaccione e allo stesso tempo aprire il partito?
Io sinceramente penso che da qui ad un anno il contesto politico sarà completamente diverso, che siamo alla vigilia di un cambiamento radicale e irreversibile di cui il M5S sarà l’indiscusso (ma non unico) protagonista, penso che oltre a Grillo tantissimi nuovi soggetti proverranno a soppiantare lo status quo e infine credo che il ripiegamento del partito verso le sue tradizioni (le radici) e il suo nucleo storico (il corpaccione) sia la scelta definitiva di accettare passivamente il cambiamento e di reagire nel modo e con i mezzi usuali.
Io penso che tale strategia tre anni fa poteva ancora essere accettabile, ma oggi basta parlare con qualcuno che non appartiene al corpaccione come lo chiami tu per capire che c’è un senso di disorientamento dilagante e un profondo distacco dalla politica.
In sintesi, temo che la questione, da qui a breve, per chiunque abbia la presunzione di voler governare questo paese, non sia come essere rassicurante con il corpaccione ma sia come essere credibile rispetto al resto dell’Italia. E infine temo che il congresso arriverà troppo tardi…
Penso che questo post susciti una reazione contrastante nelle persone che, legittimamente, per carità, credono di star giocando una partita aperta, il cui risultato è in bilico. Io non ne sono tanto convinto, e quindi il dibattito, e le obiezioni, ci stanno tutte, ma per fortuna tra un po’ di giorni sapremo, e a quel punto scopriremo se avevo ragione o torto. Nel caso, ovviamente ne prenderò atto, anche se, come ho detto, credo che a quel punto la situazione si farà complessa. E non ho detto che me lo auguro, ho detto che lo temo.
Paolo, non ti conosco ma sono diventato, da un po’ di mesi, tuo assiduo lettore.
G r a n d i s s i m o pezzo, grazie.
Come il “corpaccione” la pensano, in fondo, anche tanti che, come me, nel partito non sono mai entrati… perché lo schifano, per le ragioni, mi sembra, note a te e a tanti lettori di questo blog. Eppure lo abbiamo (quasi) sempre votato. Forse proprio perché lo troviamo rassicurante. Noi siamo fuori dal corpaccione, ma il suo modo di pensare è dentro di noi.
Il messaggio principale di Bersani non è, in fin dei conti, proprio l’idea dell’”usato sicuro”?
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Bentornato Popolino, Finalmente una di quelle analisi acute ed argute che da un bel po’ mancavano! Condivido al 100% e peggio mi sento a chiedermi il perchè della ridicola equidistanza mantenuta da Civati e Co in occasione di queste primarie. Se si perde il treno di Renzi difficilmente ce ne sarà un altro per cambiare partito e paese. Le obiezioni su Serra sono ridicole e pretestuose soprattutto da parte tua che sei un uomo di mondo (pazienza Bersani o Rosi Bindi) . Le tasse si pagano dove si risiede e Serra risiede da anni in GB con tutta la sua famiglia .
Ciao Paolo,
sai benissimo che molte persone del PD votano quello che dice il segretario, dunque il corpaccione si sarebbe risolto…se il segretario avesse rivoltato come un calzino questo partito, mettendo nel gruppo dirigente gente come Pippo, Matteo, Debora S. , te e tanti altri..
al quel punto si sarebbe potuto iniziare a lavorare sull’identità del partito, cosa che non abbiamo ancora fatto, parlare di programmi e mettere in campo le idee…
solo a quel punto si sarebbe potuto decidere i candidati alle primarie, che facendo una bella sintesi sarebbe stato per il PD uno solo. E’ ovvio che se non si fanno direzioni nazionali e non si discute mai, siamo sempre fermi, deboli e insicuri!
Voto Renzi, perchè questo PD non mi piace, (Bersani si è dimostrato debole, senza idee e insicuro) e non rispecchia il motivo della creazione di questo NUOVO partito che doveva essere riformista!
P.s.
peccato che Civati non abbia colto questa occasione..
urge l’analisi post-voto del popolino!
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