5 NOVEMBRE 2012

Le primarie non si perdono mai, diceva quel tale

Per fortuna, Popolino è un blog dai tempi lunghi, e così ho evitato commenti troppo precoci su una notizia che è stata smentita subito dopo. La notizia era l’annuncio in cui Bersani si sarebbe detto disponibile a dare un posto di ministro a Renzi, in caso di sua vittoria delle primarie. Ma Bersani non l’aveva detto, e l’Ansa ha successivamente corretto quel titolo forzato su cui immediatamente si sono buttati un po’ tutti. In realtà, Bersani pare abbia detto che le primarie non servono a stabilire equilibri, ma che comunque sia Renzi che chi lo sostiene possono tornare utili al Paese. Più o meno, ma la sostanza non cambia. E, per altro, questa versione non esclude affatto che a Renzi possa in ogni caso venire offerto un posto da ministro. E quindi?
Non ci sarebbe niente di male, se non fosse che nella piattaforma di Matteo Renzi basata su primarie e rottamazione c’è una teoria secondo cui si partecipa alle primarie senza “premio di consolazione”, poiché “chi perde va a casa”.
E’ una teoria piuttosto stupida, o meglio, è un tipico caso di applicazione di un principio corretto a un contesto diverso da quello opportuno. Di Vendola, ad esempio, io mi auguro fortemente che ci entri, nel prossimo esecutivo, e con un ruolo importante. Primo, perché in Puglia ha dimostrato di essere un uomo di governo ben solido, secondo perché quella sua solidità va messa alla prova, nella coalizione che nei fatti ci sarà, delle obiezioni di chi ancora oggi, semplificando un po’ troppo, lo identifica come “quello che fece cadere Prodi”: e proprio per questo sarebbe meglio averlo al governo, a meno che non si voglia ripetere l’esperienza non felice della desistenza, che forse ricorderete. Inoltre, Vendola farà in queste primarie una certa percentuale, e andando al governo rappresenterà un pezzo importante del centrosinistra, così come potrebbe fare Renzi: percentuali ottenute, si è detto di queste primarie, in una competizione vera, e non scontata come le precedenti.
Non c’è infine nulla di male che questa offerta venga da Bersani, nell’ipotesi che il vincitore sia lui: sarà il candidato premier, mica Mefistofele apparso in una nube di zolfo, e sarà del tutto normale che avanzi proposte per costruire la squadra di governo, proprio a partire dal coinvolgimento dei suoi competitor. Lo stesso dovrebbero fare tutti i candidati, se invece vincessero loro, e sarebbe una semplice dimostrazione di buon senso riconoscere un ruolo ai loro avversari: anche solo per il semplice fatto che sarebbe ben strano, dopo il 2 dicembre, pretendere che vada a casa quello che dopotutto continuerà a restare segretario del Pd fino a ottobre 2013, salvo ulteriori ed effettivamente non escludibili colpi di scena (che però a questo punto rimetterebbero in discussione tutti gli assetti, altro che primarie). Dopotutto, Obama dopo aver vinto le primarie del 2008, ma soprattutto dopo aver vinto le presidenziali, diede a Hillary Clinton il posto di Segretario di Stato, e fece bene, altro che premio di consolazione. Come diceva quel tale, “le primarie non si perdono mai”, a meno che non si sia talmente obnubilati dalla competizione da dimenticare che gli avversari sono quegli altri, quelli che si affronteranno alle elezioni, e nel caso si corre il rischio di farsi molto male sia prima che dopo.
“Chi perde va a casa”, quindi, è uno dei non pochi argomenti che in questi mesi è stato usato a cazzo di cane – o, se preferite, fuori contesto – e che sarà invece meglio prepararsi a rimettere al posto giusto quando tutta questa ubriacante faccenda si sarà conclusa: non si va a casa perché si perdono le primarie, questa è una scemenza e a prescindere dall’esito di quelle in corso e dai desiderata di chi sta da una parte o dall’altra, non è questa l’occasione in cui succederà, se non, come sta capitando, per iniziativa spontanea o semplice decadimento naturale. Al limite è meschino partecipare alle primarie per sistemarsi una carriera altrimenti poco brillante, così come è una pratica da sterminare usare queste occasioni per spartirsi le candidature, e al contrario, invece, un po’ tutti avremmo gradito che questa classe dirigente andasse a casa quando ha perso le elezioni del 1994, del 2001 e del 2008, e che ci andasse senza premi di consolazione. All’epoca sì, che l’argomento ci sarebbe stato tutto, peccato anzi che si fosse in anni ante-rottamazione.
Perché quando si perdono le elezioni, allora non solo è opportuno, è sacrosanto farsi da parte. Ma sfortunatamente non è un argomento da primarie, così come personalmente continuo a pensare che “prendere i voti dai delusi del centrodestra”, nemmeno quello sia un argomento da primarie – soprattutto, se vorresti vincerle – ma di nuovo, da elezioni.
Ma sto correndo troppo, e sento che il dibattito non è pronto, per accettare questa sconvolgente verità. Un po’ di pazienza, e ne riparliamo tra qualche settimana.

  1. diciamo che abbandonare il “chi perde va a casa” significa abbandonare anche la rottamazione.
    cioè l’unico argomento con appeal di renzi.

  2. Veramente, non per fare il pignolo, ma Renzi non ha mai detto “chi perde va a casa”. Al contrario, ha detto: “Se perdo alle primare non scappo con il pallone sotto il braccio, daro’ una mano a chi ha vinto perche’ si puo’ perdere le primarie ma non si scappa perche’ non si puo’ perdere la faccia”.
    Il motivo per cui d’alema e larga parte dell’attuale classe dirigente deve andare a casa (suvvia, non è a voi che lo si deve spiegare) non è certo perché han perso un’elezione…

  3. Maurizio, Renzi non ha mai detto “chi perde va a casa”, nessun “premio di consolazione”? Pensaci bene.

  4. Condivido parola per parola, bravo, ecco cosa significa essere analisti politici.

  5. “nessun premio di consolazione” è un conto (e l’ha detto, e condivido), “chi perde va a casa” è tutt’altro.
    però se mi rinfreschi la memoria… :)

  6. a me pare che il senso sia lo stesso ed è inutile perdersi in bizantinismi.

  7. trasferire il problema dei fiorentini a tutti gli italiani non mi sembra una buona soluzione

  8. Saranno questioni di lana caprina, ma…anche in questi link, la sfumatura di significato a me sembra piuttosto differente dal “chi perde va a casa”. Mi sembra stia parlando piuttosto di “una classe dirigente che ha fallito”, non “che perderà le primarie”, non che fallirà oggi… una classe dirigente che ha fallito negli ultimi 20 anni e “cambiarla” è un’esigenza condivisa, mi sembra anche da te. Parla di non vedere D’Alema nel prossimo governo, di alterare equilibri fin troppo incrostati… Non mi sembra siano Bersani o Vendola i suoi bersagli, negli articoli che citi…
    Cmq, vabbé, scusami, polemica inutile e condivido l’idea che dopo serve collaborazione.
    Sai, è giusto il riferimento che fai alla Clinton, ma parlando di premi di consolazione per le primarie a me viene piuttosto in mente l’esempio di Mastella :(
    [e poi, diciamolo, tirando questo principio si potrebbe finire col dare un ministero anche alla Puppato, al di là delle sue indubbie capacità]

  9. si ma se le primarie non si perdono mai, i congressi si perdono eccome, dopo un congresso uno può mandare tutti a casa…

  10.  

    a me parlando di premi di consolazione per le primarie vengono in mente Adinolfi e Scalfarotto. Due tizi che rappresentano solo se stessi. Uno parlamentare, l’altro vicepresidente del Pd. Con quali meriti?

  11.  

    Vicepresidente, mica paglia!

  12. caspita popolino! questo è un post che condivido pienamente.

    Carlo M
  13. La metterei sotto un altro punto di vista:

    da quel 50% astensionista e l’oltre 20% che si raccoglie attorno a M5s. Dei 47,300 milioni aventi diritto, ben 23,650 milioni si astengono; altri 9,460 milioni votano M5s per protestare. Ma non solo! Perchè tanto peggio di così non può essere; allora proviamo questi ragazzi dalle facce pulite, che si accontentano di 2.5oo €/mese. E’ già un bel risparmio per le casse pubbliche disastrate. Numeri. Soldi.Poi di numeri M5s non dà altri. Ma è un bel passo avanti nell’immaginario collettivo.

    Numeri.Soldi. Ho letto i programmi di Bersani e della Puppato, non quello di Vendola ancora, immaginandolo. Non vi sono numeri. Come fai a finanziare la installazione della rete in tutt’Italia? Come fai a finanziare la diminuzione delle imposte sul lavoro, per rilanciare l’economia in competizione con i concorrenti esteri? Come fai a finanziare le infrastrutture indispensabili ad un’ulteriore competitività delle nostre imprese? Come fai a finanziare il sostegno alle famiglie che provocano una crescente caduta dei consumi alimentari? Come fai a finanziare la scuola per investire sulle persone e sul futuro? Tutte domande senza risposte. Tranne da parte di Renzi. Certo sui conti di Matteo si può discutere; anzi c’è da discutere. Però Renzi dice esattamente dove prende i soldi e dove li mette.

    Chi altri sta preparando un programma denso di numeri? Fermare il Declino con la formidabile collaborazione dei ragazzi di Noise from Amerika. Numeri argomentati, credibilissimi. Poi certo, il significato dei numeri in politica traccia il solco tra economia di destra o di sinistra.

    Tornando all’argomento di Paolo: perchè mai le primarie non possono essere una formidabile cassa di risonanza delle capacità del csx di esporre i numeri per tirarci fuori dalla crisi? Numeri credibili di richiamo a quel 70% sopra citato. Ai delusi del cdx, a coloro che votano M5s senza sapere perchè, oltre a protestare  giustamente.

    Dal confronto serrato sulle soluzioni vere, reali e tangibili può sommarsi il meglio dell’uno e dell’altro. In questo senso vedo il superamento del “se perdo ,lavoro per il vincitore.”

    Perchè alle politiche come dice giustamente Paolo, bisognerà andare uniti coinvolgendo gli altri competitors, che durante le primarie si faranno conoscere da tutta la popolazione italiana. Pertanto le primarie dovranno essere un primo momento di confronto tra i candidati e gli elettori tutti.

    Tutto il resto, è chiacchera o come in questo luogo passione. Passione alla quale tuttavia, come sappiamo tutti, è seguita negli ultimi 22-23 anni la delusione.

     

  14. insomma Renzi, in caso di sconfitta, ha deciso di “autorottamarsi”: resterà a Firenze a fare il sindaco, “darà una mano a chi vince”, ma non assumerà alcun ruolo di governo…

    Questo “estremismo rottamatore” è dovuto non solo al fatto che Renzi è rimasto prigioniero della propria retorica (“chi perde va a casa”), ma anche al fatto che non ha capito come funzionano le primarie: che sono un meccanismo di selezione del candidato migliore entro uno stesso partito o una coalizione, quindi tra persone politicamente “compatibili”, in grado di collaborare (come accade, appunto, negli USA)…

    O, forse, il problema è che queste primarie sono, in realtà, un’altra cosa: una sorta di congresso, dove si confrontano linee politiche scarsamente conciliabili – per questo, gli sconfitti (che si chiamino Renzi o D’Alema) si dichiarano indisponibili a lavorare insieme ai vincitori.

    E questo fa capire tutta la debolezza del percorso delle primarie, che difficilmente potrà -comunque vadano – selezionare il vincitore delle “secondarie”

     

    silbi
  15. Luigi, non è che perché adesso! Scalfarotto vota Renzi alle primarie gli si deve fare l’embargo. Era così Prossima Italia friendly fino ad un mese fa… a proposito di logica binaria!

  16. a me scalfarotto non è mai stato granché simpatico pure quando era prossima italia friendly, guarda un po’. E se oggi Scalfarotto si è buttato con Renzi anziché rimanere equidistante come ha fatto Civati (posizione decisamente poco “remunerativa”), chissà, forse fa parte della logica del personaggio. Ovvero quella di cercare sempre il posto al sole…

  17. Luigi, però non diciamo enormità. Quella del vicepresidente dell’assemblea nazionale non è nemmeno una carica retribuita – tra le tantissime di apparato che invece lo sono – e quindi non direi proprio che si trattava di un premio di consolazione.

  18. non so però, a me scalfarotto che faceva l’inviato surreale in stile striscialanotizia nel programma della Gucciari presentandosi come “Scalfarotto, vicepresidente del Pd” faceva un po’ impressione.

  19. Capisco, però non stai commentando un post di Guia Soncini.

  20. cmq noto che il povero Adinolfi non lo difende nessuno :-D

  21. Paolo Cosseddu Il problema è che se i candidati alle primarie dicono “prima” che ci sarà un accordo, di fatto le primarie perdono senso. Bersani con questo svarione vuole farci capire che ha chiuso un accordo con Renzi prima del tempo? E tu con questo post vuoi farci capire che anche secondo te è andata cosi? Di certo quando renzi dice che chi perde va a casa, intende anche (e non solol) dire che gli accordi si fanno dopo il voto non prima. Prima del voto c’è solo campagna elettorale per la vittoria. Un po’ di pazienza, e ne riparliamo tra qualche settimana.

  22. Per la parte che mi riguarda, questo post vuole dire che le primarie non mandano a casa nessuno, e che ricoprire ruoli successivi non vuole automaticamente dire che si accettano premi di consolazione. GpGiampi lo aveva capito al primo commento, vedi.

  23. Non ho avuto modo di leggere GpGiampi, mi interessava rispondere all’autore del post :)

  24. D’accordo al 100% con te. Io voterò Renzi alle primarie ma penso che due personalità come Bersani e Vendola non farebbero che bene al futuro Governo nel caso vincesse lui. Certo non mi sembra il caso che facciano parte dell’esecutivo anche Puppato e Tabacci solo per qualche punto percentuale alle primarie.

    DanieleVi
  25. Post pienamente condivisibile. Sia per la prima considerazione (che occupa molte più righe) sull’andare o meno a casa, sia per la seconda (meno righe ma non meno significativa, anzi!) sui voti dei delusi del centrodestra che dovrebbe essere argomento da elezioni politiche e non da primarie. A proposito: se non ricordo male nel discroso di apertura ufficiale della sua campagna lo stesso Renzi precisò che quell’obiettivo se lo poneva per le politiche e non per le primarie («Non ho paura di prendere voti di chi ha votato centrodestra, non certo nelle primarie che il centrodestra non fa, ma alle elezioni”) ma poi deve avere cambiato idea.

    FaustoB
  26. Aggiungo: se Renzi perde le primarie non accetterà alcun ruolo nell’eventuale esecutivo di centrosinistra non tanto perché teorizza che nulla vada al perdente, ma piuttosto perché non è nella sua natura essere secondo ad alcuno: continuerà ad essere primo a Firenze e non accetterà mai di fare il secondo a Roma.

    FaustoB
  27. Poi basta, ma questo volevo segnalarlo:

    http://www.ilfoglio.it/soloqui/15648

     

     

    FaustoB
  28. Paolo, «chi perde va a casa» significa che il secondo non si siede al tavolo del vincitore contrattando il numero di posti in parlamento in base ai voti presi; e questo Renzi l’ha detto più di una volta.
    «Chi perde va a casa» significa che chi perde torna al ruolo precedente, segretario o sindaco di Firenze che sia, e riprende da lì collaborando lealmente col vincente. Il che mi sembra semplice buon senso.
    «Chi perde va a casa» significa basta col consociativismo e col non prendersi mai responsabilità per il risultato elettorale. Il che mi sembra un passo non banale sulla strada del trasformare l’Italia in un posto normale.

    «Se vinco tutti a casa» sai bene a chi si riferisce. E questo da solo dovrebbe essere un buon motivo e per un indeciso e per chi non vuole vedere il M5S prendersi la Lombardia.

    otto
  29. Ciao Paolo. Il post è lucido e le tue argomentazioni sono, a mio parere, solidissime. Le primarie non sono né le elezioni politiche, né tanto meno un congresso.

    Provo però a fare una considerazione che cali questi principi nella realtà attuale. Vista la rabbia della gente e il sentimento di “rottamazione” che origina l’unica vera maggioranza trasversale reperibile oggi in Italia, si sarebbe potuto evitare questo “effetto referendum” tra nuovo e vecchio?

    Che Renzi abbia calcato la mano per stravolgere il significato naturale delle primarie, questo penso sia evidente a tutti (c’è poi da chiedersi se tutto il male viene per nuocere, perché senza questo atteggiamento, disdicevole nella logica di cui sopra, a cavalcare l’onda del “tutti a casa” sarebbe rimasto solo Grillo). Mi sembra però evidente anche un altro fatto. Che spiego con esempio di fanta politica. Diciamo che i candidati sono, che so, Bersani, Bindi e Veltroni. Il meccanismo funziona: chi vince dialoga con i perdenti, si ricompatta il partito e si forma una squadra di governo e via dicendo. Ma cosa accade, vista la situazione di oggi, se alla primarie partecipa qualsiasi altro candidato che, in qualche modo, rappresenta la parte “rottamatrice” del PD?  Diciamo che uno dei candidati è Civati. Da quello che posso intuire della sua indole attraverso scritti e dichiarazioni pubbliche, avrebbe giocato una partita molto diversa da quella di Renzi ed avrebbe probabilmente tentato, moderando i toni, di fare una campagna più programmatica e di riportare le primarie nel loro alveo naturale. Sarebbe bastato, questo, per estirpare dalla testa degli elettori l’idea – il lussurioso desiderio – che con Civati si cambiavano i vertici del Partito e con Bersani no? La gente alle urne, facendo una X sul nome di Pippo, avrebbe accettato di fare i distinguo del caso e di “rimandare” il cambiamento al prossimo congresso? Andiamo oltre e diciamo che Civati vince: sarebbe stato credibile, anche il moderato Civati, nel momento in cui, a urne chiuse e vittoria intasca, avesse proposto ministeri a Bersani o alla Bindi o a qualsiasi altro ipotetico competitor che incarna quella classe dirigente della quale (giustamente!) da anni Civati chiede un rinnovamento radicale? Come l’avrebbero presa, i suoi elettori?

    Ok, Renzi ha esasperato il concetto e ha cavalcato l’onda popolare del “tutti a casa”. Mi chiedo solo: lui come un qualsiasi altro ipotetico candidato esterno al “cerchio magico” del PD, avrebbe avuto, in questo particolare momento storico, alternative credibili? Avrebbe potuto giocarsi le primarie come andrebbero giocate e come tu ben spieghi, o sarebbe comunque stato identificato, persino contro la sua volontà, come il candidato del rinnovamento?

    Temo che il problema delle “primarie stravolte”, in sintesi, non stia tanto nelle posizioni più o meno maliziose dei vari candidati, ma nel sentimento popolare dominante: cambiamento a tutti i costi.

    edo tagliani
  30. quando Renzi dice “se perdo io non farò il ministro”, è per lasciar intendere che, se vince lui, non farà fare il ministro nè a Bersani, nè a nessuno dei “big” del pd.

    Il che è paradossale, essendo (almeno in teoria) il pd il suo partito…

    L’unica cosa coerente con simili intenzioni che poteva fare Renzi, era chiedere il congresso anticipato, anzichè l’”apertura” delle primarie per la premiership.

    Ma se ha scelto così, è perchè probabilmente, al di là della fuffa della rottamazione, un accordo con Bersani e coi suoi lo ha già trovato

    silbi
  31. Non é vero che le primarie non si perdono mai…
    Mi sembra evidente che ciwati le ha perse (lui e le sue ambizioni senza fiato).

    Cesco broggi