E’ un bel logo da campagna elettorale, forse persino ottimo, e conferma la comunicazione come elemento centrale della candidatura di Matteo Renzi: quella naturalmente e generosamente generata dall’hype dei media, quella sua personale (in cui però deve stare attento a non strafare con le battute), e tutto il resto, quella tradizionale, di cui anche questo logo fa parte in modo meno banale di quanto si pensi, specie se è curata.
Lo è? Lo slogan “adesso” non è al livello strappamutande di “yes we can”, che però è uno di quei colpi che se ne vedono pochi nella vita: per la maggior parte delle volte, gli americani alle presidenziali sventolano cartelli con sopra scritto “now” (e “four more years” al giro dopo), e in questo lo stile americano è in linea con un candidato tutto sommato molto americano (o quanto meno wannabe).
Come han fatto notare altri, la parola “adesso” è la stessa che in una campagna precedente fu usata da un candidato del Pd che Renzi stesso definì “vicedisastro” (ma che poi votò comunque, chissà, forse proprio grazie allo slogan che oggi gli torna utile). E malgrado l’entusiasmo di Giorgio Gori per il punto esclamativo che secondo lui dovrebbe segnare una differenza sostanziale, un punto è un punto e, in mancanza di contenuti che devono ancora esser chiariti, su queste minuzie si può ricamare solo finché il filo non risulta troppo sottile per l’ago, e comunque queste son faccende che appassionano davvero solo un gruppo molto ristretto di fissati (me compreso). Però, se si parte da una considerazione della soglia di attenzione del pubblico-elettore tendente allo zero, e si immagina una folla di renziani urlare “a-de-sso, a-de-sso” (ma col punto esclamativo), tutto quadra, e indubbiamente funziona. Di certo, rispetto alle cose tipo “Per un Paese migliore, un’Italia diversa e la rava e la fava” non c’è gara, che poi gli elettori effettivamente preferiscano l’uno o l’altro stile – o un altro ancora, chissà – beh, questo lo scopriremo solo vivendo.
Ma, venendo invece alla parte grafica del logo, guardandolo dal browser avevo l’impressione che, anche se in una misura davvero impercettibile, il testo puntasse verso l’alto, ovviamente nel senso di lettura da sinistra a destra.
Così l’ho preso, per la precisione da qui, e l’ho buttato dentro Photoshop per dargli un’occhiata più da vicino, accorgendomi così di una cosa curiosa: che il grafico si è dimenticato di togliere le cosiddette guide, quelle che servono per allineare in orizzontale e verticale gli elementi grafici e il testo.
Oppure, per disallinearli. E infatti.
Questione di millimetri, come si dice, anzi molto meno. Con un effetto quasi subliminale, quello di far percepire una proiezione in avanti, verso l’alto. Sicuramente voluto, appositamente storto, ma in una misura decisamente sottile, una finezza. Per dire che c’è della scienza, in queste cose, e che funziona anche quando non ce ne rendiamo conto.
Salvo che poi magari il grafico si dimentica, appunto di togliere le guide di cui sopra.
O forse le lascia apposta, prevedendo che qualcuno se ne accorgerà, e ne parlerà. Capite?
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si, insomma, tra renzi e bersani ti gusta renzi ma non riesci ancora ad ammetterlo a te stesso.
capita, anche a quelli più simpatici della media come te.
Ho notato che più è approfondito il post, più è idiota il primo commento che arriva. C’è una correlazione incontestabile.
Pingback: La strategia della birretta | Popolino | Il blog di Paolo Cosseddu
ammazza, puoi ridere solo te. esen
ah ah ah ah
grandeCoss
sarebbe perfetto, tranne il piccolissimo dettaglio che l’ha già usato pari pari Franceschini… ma lo staff di Gori provvederà a trovare qualcosa di innovativo… pare che useranno I CARE, meno tasse per tutti, i have a dream…. e non mi è chiara la funzione della forfora presente sulle lettere… cos’è un memento della figuraccia di Matteo sotto la neve?
paolo, mi fai scassare!!!
“che poi gli elettori effettivamente preferiscano l’uno o l’altro stile – o UN’ALTRO ancora, chissà…”
Oggi è il primo giorno di scuola…
Con simpatia,
Serena
Dici dell’allineamento? ho paura si apprezzi solo a video e potrebbe, nelle dimensioni normalmente usate, essere inavvertibile o annullato dell’antialiasing o dagli artefatti della compressione jpg.
Io approfondirei una cosa più banale ovvero l’effetto spruzzata di bianco e scoloritura del rosso e del blu che danno quel tono rassicurante di “vissuto”, magari una scritta su parete (quindi un po’ più stabile) e non di “nuovo di pacca” e quindi senza esperienza e una storia alle spalle.
Quindi, per il colore “USA” come stile, ma contemporaneamente tutto abbastanza attenuato nei toni. Ci trovo un tocco democristiano in questo logo … :-)
Vabbè, la suggerisco io l’ideona
Prossimo manifesto provvedere ad inserire l’umlaut dei Mötley Crüe dei Motörhead etc
Voilà
Grazie Maestrina, ho corretto.
premessa: credo che il PD abbia un urgente bisogno di un confronto laico al proprio interno, mentre ormai si degenera facilmente verso i fansclubs come nota oggi giustamente cundari sull’unità. ecco, io che solitamente trovo i post di cosseddu non condivisibili e a tratti sgradevoli, devo dire che questoè davvero interessante e l’analisi accurata. bravo! PS e lo dico benvolentieri, condividendo appunto la mia premessa
Ci rivedremo tutti nella stanza 101.Paolo per prima.
Pingback: Matteo Renzi (ad Arma di Taggia) | il blog di Giorgio Montanari - (ex) Consigliere Comunale PD a Imperia
Mmm e se fosse solo un problema della M? Nel senso, confrontandomi con un amico mi ha fatto notare che non c’è una vera e propria inclinazione della scritta, ma la M di Matteo che è più bassa del resto.
Il mistero s’infittisce…
Buona giornata!