Signore e signori, ci siamo ufficialmente imbarcati nell’impresa più folle, difficile, disperata, faticosa e radicale della nostra vita politica. Della mia, che è molto breve, di sicuro.
E ne avrei scritto prima, ma ero appunto tra quelli che se ne stanno occupando. Per farla breve, abbiamo deciso di raccogliere le firme per indire una serie di referendum tra tutti gli elettori del Partito Democratico. Ce ne servono trentamila, e poi potranno votare tutti, tutti gli elettori del Pd. Come previsto dall’articolo 27 del nostro Statuto, di cui chi mi conosce sa che sono un assiduo lettore.
Referendum su cosa? Beh, al momento c’è un gruppo di gente parecchio preparata che sta scrivendo i quesiti, ma le questioni che ci attiravano più o meno sono: l’estensione del diritto al matrimonio a tutte le coppie, a prescindere da orientamento e composizione (avete capito); tassazione dei patrimoni per ridurre l’Irpef su chi lavora; istituzione del reddito di cittadinanza; incandidabilità dei condannati con sentenza definitiva. E così via.
Ah, già, dimenticavo. Poi ci sarebbe quella faccenda dell’alleanza con l’Udc.
Hai detto niente.
Insomma, ci siamo. Vogliamo sapere cosa pensano davvero gli elettori del Pd. Soprattutto, vogliamo capire se pensano le stesse cose strampalate che leggiamo, dichiarate dalla sua classe dirigente, tutti i santi giorni. I quali, iniziando sempre con una bestemmia, diventano immediatamente molto meno santi.
Abbiamo lo strumento, e nessuno ha mai osato provare a usarlo. Perché nessuno è così pazzo da affrontare l’immane sbattimento di raccogliere trentamila firme col rischio di farsi poi bocciare i referendum da una cazzo di commissione. Nessuno, tranne noi, a quanto pare. E lo dico al netto del pessimismo che oggi – purtroppo – esprime Alessandro Gilioli, a cui ho cercato di rispondere su Prossima Italia.
Perché una cosa è certa: chi boccia i referendum si prende la responsabilità di quel che fa. La nostra è quella di tenere il punto sulle questioni fondamentali, finché è possibile, e lavorare per il cambiamento, che non è una cosa che ti alzi una domattina ed è successo da solo. Magari. Ma il cambiamento arriva, prima o poi arriva, il punto è farlo succedere, ammazzarsi di fatica, resistere, ed esser ancora lì quando è il momento.
Di certo, anche solo girando tra le persone per raccogliere le firme, lo vedremo, se davvero sui temi proposti la discussione è chiusa, come hanno sostenuto gli alti manager del Pd in questi giorni.
E poi chissà. Se va male, diciamocelo, a quel punto liberi tutti: non resta molto margine, no? Se invece va bene, beh. Pensate che roba, se a dicembre tre o quattro milioni di cittadini andassero a esprimersi su argomenti di quella portata.
Pensateci davvero, però.
-
- aprile 2014
- marzo 2014
- febbraio 2014
- dicembre 2013
- ottobre 2013
- settembre 2013
- agosto 2013
- luglio 2013
- giugno 2013
- maggio 2013
- aprile 2013
- marzo 2013
- febbraio 2013
- gennaio 2013
- dicembre 2012
- novembre 2012
- ottobre 2012
- settembre 2012
- agosto 2012
- luglio 2012
- giugno 2012
- maggio 2012
- aprile 2012
- marzo 2012
- febbraio 2012
- gennaio 2012
- dicembre 2011
- novembre 2011
- ottobre 2011
- settembre 2011
- agosto 2011
- luglio 2011
- giugno 2011
- maggio 2011
- aprile 2011
- marzo 2011
- febbraio 2011
- gennaio 2011
- dicembre 2010
- novembre 2010
- ottobre 2010
- settembre 2010
- agosto 2010
- luglio 2010
- giugno 2010
- maggio 2010
- aprile 2010
- marzo 2010
- febbraio 2010
- gennaio 2010
- dicembre 2009
- novembre 2009
- ottobre 2009
- settembre 2009
- agosto 2009
- luglio 2009
- giugno 2009
- maggio 2009
- aprile 2009
- marzo 2009
Perfetto. Da riflettere su una cosa, e cioè che almeno il referendum sulle alleanze (sul quale ho dei dubbi) sia però propositivo. Perché nel clima politico italiano ingabbiare il segretario o il candidato premier così significa esporlo ai populismi di una parte o ai ricatti dell’altra (a secondo che si tratti di populisti o di furbi, e non ne svelo le identità qui).
In effetti, da un certo punto di vista, è il più difficile da scrivere (scherzando, avevamo immaginato una cosa del tipo “Udc: Sì/No”, e ovviamente non può essere così). Comunque, l’abbiamo affidato a uno bravo. Un giovane lombardo, biondiccio, per la precisione monzese.
Un gruppo dirigente che si fa dettare la linea dalla base dovrebbe semplicemente cambiare mestiere.
1Co, non dirlo in giro, ma l’idea è anche un po’ questa. Non del tutto, solo un po’.
L’idea è, ancora una volta, quella di frignare un po’. Ma siete sempre di meno, soprattutto perché perdete sempre. Ora daidaidai a raccogliere le firme, su, poi merenda.
Bene, grazie per il tuo contributo alla discussione. Saluti.
visto che “loro” non pensano al programma ce lo approviamo coi referendum!!
dove si firma?
A prestissimo per i dettagli, promesso.
tanto temo che se ne fregheranno, come sempre… mi dispiace, ogni giorno perdo fiducia in questo partito, nel quale, eppure, ho creduto fin dall’inizio… e temo che gente come te Paolo, Pippo Civati, ecc… stiano facendo una battaglia contro i mulini a vento…
un gruppo dirigente che si fa dettare la linea dalla base si chiama democrazia, laddove un partito NON è un’azienda.
@maisa
Un gruppo dirigente dovrebbe essere in perfetta sintonia con la base, essendone teoricamente una sua espressione, non farsene dettare la linea a calci. O impedire il voto, come nella recente assemblea, per non rischiare di scoprirsi minoranza.
Non mi entusiasmano quello sulle alleanze (anzi quasi mi infastidisce il pensiero che ancora una volta il pd si definisca attraverso gli altri invece che con le sue proposte), nè quello sulla non candidabilità dei condannati, argomento sul quale la penso come Sofri (http://www.wittgenstein.it/2012/06/14/incandidabilita-condannati/).
Ma, per quello che potrò, ce la metterò tutta per davi una mano. Aspetto istruzioni….
Dato il cavallo di troia, la formulazione del quesito sulle alleanze stabilirà se i referendum faranno la fine dei troiani o degli ateniesi.
A me invece gli argomenti di Sofri non convincono minimamente. Anzi, in parte mi preoccupano.
1) Il fatto che avere dei precedenti penali precluda al cittadino di svolgere funzioni che richiedono la massima affidabilità (di questo si tratta) non mi sembra un assassinio dello stato di diritto. Non stiamo parlando di diritti inviolabili come quello della salute e dell’istruzione, ma dell’elettorato passivo in Parlamento.
2) Questo punto, sinceramente, temo di non averlo capito del tutto…
3) La preoccupazione riguardo all’ “arma micidiale nelle mani dei giudici” (sembra di sentir parlare Berlusconi) non dovrebbe toccare un sistema che penalizza, anzi, preclude le persone che hanno scheletri nell’armadio. Si tratta solo di assomigliare un po’ di più alle altre democrazie occidentali: se uno è indagato, si fa da parte; se è colpevole, vorrà dire che il danno sarà circoscritto alla sua posizione personale e non all’intero partito, carica o istituzione di appartenenza. Se non ci rafforziamo con un minimo di regole la deontologia politica, che ultimamente non ha molta cittadinanza in Parlamento, non andiamo da nessuna parte.
Paolo sapessi che bellissima sensazione che provo, finalmente possiamo (almeno ci proviamo…si si si ci proviamo) cambiare le cose da dentro usando gli strumenti che da democratici, fondatori del PD, abbiamo approvato (statuto)…un percorso all’apparenza semplice ma che vale la pena di intraprendere nonostante le tante difficoltà che elencavi nella risposta a Gilioli! Sai mi ero quasi arresa alla frustazione di non riuscire a far nulla per cambiare, molte volte parlando con Monica ci chiedavamo se valesse la pena restare…
“Ecco, questo aiuterebbe, anche se è vero che costa un po’ di sudore, e richiede un’alta resistenza alla frustrazione”
Non mi ha mai fatto paura il lavoro e sudare…io ci sono!
E` questo il problema: chi ha il compito di rappresentare tutti noi, deve essere assolutamente impeccabile…
Cari amici sono un ex sindaco del PCi e poi del PDS, oggi in pausa di riflessione dal PD, non vi so dire se questa cosa dei referendum possa portare da qualche parte. So di certo che la pressione dal basso nei confronti della dirigenza nazionale sui temi sensibili (diritti, alleanze ecc.) non determinerebbe a mio modo di vedere, come ho letto nei post precedenti, una delegittimazione della segreteria nazionale al contrario la rafforzerebbe. Sono convinto che il supporto attivo degli elettori disegnerebbe “una strada politica da seguire”. La verità è che esprimere idee troppo di sinistra sembra essere diventata un’eresia e che parlare di diritti o di alleanze omogenee sembra quasi sconveniente o incomprensibile. Vi faccio i migliori auguri e mi metto a disposizione.
Fateci sapere come procedere. L’idea è fantastica ma dobbiamo fare in fretta. Forse avremo la possibilità di aiutare la classe dirigente a riordinare i propri cassetti, per ritrovare il giusto progressismo che il PD ha smarrito da tempo..
Mi va bene tutto ma è allucinante proporre altre tasse sapendo che siamo la nazione con il perso fiscale più alto (a fronte di quale welfare poi?). Che senso ha? Cavolo, ma ridurre le spese e riorganizzare bene tutto e fare finalmente delle leggi decenti contro la corruzione? Dai su, non deludetemi anche voi altrimenti veramente non c’è più santo a cui rivolgersi
Il ragionamento è questo, Alex. Se lavori, in Italia le tasse ti massacrano. Se non fai niente ma coltivi un gruzzoletto, oppure ti compri dieci appartamenti – che magari affitti a nero – stai un pascià. Ecco, tassiamo chi vive di rendita, e con il ricavato abbassiamo le tasse di chi lavora o produce, o di chi il benessere lo crea facendo impresa.
Grazie del chiarimento Io sono tra quelle persone con busta paga già martoriata dai prelievi fiscali: dei soldi che guadagno ne vedo meno della metà, altre tasse sarebbero veramente un obbligo a scappare via, cosa che non voglio fare finchè è possibile. Incentivare gli investimenti è fondamentale, se poi si trovasse un modo non punitivo ma premiante per chi dichiara le proprie entrate disincentivando la prassi del “nero” avremmo già fatto metà del lavoro per la crescita del mercato.
Ben vengano i referendum, la delega non e’ mai totale. Inoltre servono a dare un senso a tessera e militanza. I circoli non sono bandierine su google map e si può discutere e votare anche giocando a bocce. Male che vada resta un buon esercizio di democrazia, che non fa mai male.