Se ci penso, ero entrato nel Pd proprio perché mi sembrava l’unico partito fatto apposta per il cambiamento. Perché ha le primarie nello statuto, quindi è contendibile per definizione. Tre anni dopo, e dopo ieri, se c’è una cosa che ho capito è che invece il Pd è impermeabile. Anche quando intorno tutti affondano, e per assurdo i primi a dover cambiare per non morire sono proprio i partiti padronali, al suo interno le cose restano uguali, al massimo si avverte qualche scossone. Che si perda o che si vinca, e ieri il Pd ha vinto, nemmeno io riuscirei a usare l’esempio di Parma per dimostrare il contrario. Ha vinto, e l’orizzonte è più cupo che mai: suona strano, ma è evidente a tutti, anche a chi non lo ammette.
E’ questo, che intendevo dire ieri sera con lo schema che ho pubblicato: qualsiasi ipotesi vi venga in mente, in questo momento il Pd non è scalabile, e probabilmente non lo sarà, non in tempi brevi, e non potete capire quanto mi costi ammetterlo, davvero non avete idea. Primo, perché comunque ieri ha fatto il pieno, e questo rende difficili da spiegare tutti gli argomenti contro questa classe dirigente, non importa quanto fondati, e non importa quanti scricchiolii si sentano, dall’emorragia dei voti alla totale vaghezza delle proposte e delle prospettive, a meno di un anno dalle politiche. Non è scalabile perché è una partita che si gioca tutta dentro il suo stesso elettorato: e lì dentro la vecchia classe dirigente ha i voti, ha i capibastone, ha gli amministratori (molti di più, da ieri), ha i mezzi economici, che non sono un dettaglio, e se pure è possibile sconfiggerla in qualche primaria comunale, su una partita nazionale le cose sono più complicate. Lo sa bene Vendola, che ha da tempo messo da parte i sogni di gloria che coltivava fino all’anno scorso. Oggi perderebbe lui, perderebbe Renzi (e infatti si guarda bene dal candidarsi sul serio, il ragazzo ha tanti difetti ma non è un imprudente), e lo sanno tutti gli altri: perderebbe chiunque, i sondaggi del resto girano, e dicono sempre la stessa cosa. Quando Bersani dice che non ha paura di contarsi, non finge: se lo eviterebbe volentieri, ma sa il fatto suo, e riaffermarsi in questa fase non farebbe altro che rafforzare lui e quelli che lo sostengono, come dire, oltre il danno la beffa. E non importa che tutt’intorno succeda il finimondo, o che il Pd perda voti (pur se vincendo dappertutto), perché al suo interno non cambia nulla. E’ la regola dell’hully gully: se prima eravamo in dieci a ballare l’hully gully, adesso siamo in nove a ballare l’hully gully. Di cui otto dalemiani, però. E’ così che la nomenclatura di partito sopravvive, da sempre (ed è così che malgrado tutto a volte vince, appunto).
Per avere una possibilità, dovremmo portare nel partito gente nuova: ma non basterebbe, e in questo momento sarebbe particolarmente difficile. Perché giustamente gli italiani hanno ben altri cazzi, e persino quelli che erano entrati nel Pd per il congresso 2009, attirati dalla mozione Marino, nel tempo si sono quasi tutti rotti i coglioni, comprensibilmente: dubito che sarebbe possibile coinvolgerli di nuovo, in base al criterio che la gente, specie quella in buona fede, la freghi una volta sola. E con Marino facemmo l’11 per cento, quindi di cosa stiamo parlando?
Potremmo provare a spiegare loro quanto sia importante cambiare il Pd: e lo è davvero, perché è pur sempre l’insieme di una gran massa di elettori per bene che meriterebbe prima o poi di esser degnamente rappresentata e di governare questo paese. E per quanto il Pd sia deludente, dubito fortemente che i suoi elettori troverebbero qualcosa di meglio fuori di esso: che poi è il motivo per cui lo votano ancora, anche se questo dice tutto sullo stato della politica italiana. Potremmo provare a spiegarlo, dicevo, ma dubito che qualcuno ci ascolterebbe.
Oppure, potremmo unire le forze, tra quelli che al momento condividono, se non altri, almeno questo obiettivo: quello di cacciarli tutti. Potremmo metterci d’accordo almeno su questo, e poi si vedrà. Almeno ce la giocheremmo, ma al momento pare che con qualcuno in particolare non sia nemmeno possibile parlarsi. O almeno, io non ci riesco, né mi risulta che ci riescano altri. Così, ognuno per la sua strada, ad aspettare l’inevitabile.
Di certo mi opporrò all’idea di andarcene per far nascere qualche nuovo partitino. I partitini li ho sempre considerati un danno micidiale, e non ho intenzione di cambiare idea. Non importa quante proposte arrivino (e ne arrivano, non potete capire quante e quanto improbabili).
Quello che non vorremmo fare – davvero non vorremmo – è mettere insieme una cosa che raggranelli il dieci per cento, e costruirci dentro una correntina in cui mettere un po’ di gente all’ingrasso. Avremmo in mente ben altro, diciamo: qui o si tenta il colpo grosso, o tanto vale lasciar perdere.
D’altro canto, c’è anche chi dice che se Bersani ha i voti, è giusto che si candidi, è giusto che sia lui a guidarci. Hanno ragione, e in teoria non ci sarebbe nulla di male, c’è solo un problema: che Bersani non piace a nessuno. Dico sul serio, nemmeno ai bersaniani, e infatti anche loro lo sostengono come risultato di una somma di accordi ed equilibri, mica per altro: e se anche trovate qualcuno a cui Bersani piace sinceramente, fategli l’elenco di quelli che lo appoggiano, vedrete che ne troverà molti che gli faranno storcere il naso. Sanno benissimo che lo schema che li tiene tutti insieme è fragile, ma soprattutto insufficiente: che potrebbe anche far vincere le elezioni, ma che avrebbe bisogno di ben altro, di qualcosa che è fuori di loro e che al momento non è nelle loro disponibilità poter considerare, per cambiare davvero questo Paese. Cambiando loro per primi, però, e allora meglio non rischiare.
Insomma, tra di loro si odiano parecchio, forse addirittura più di quanto li detesti io, ma comunque sopportano di dover stare insieme, come in quelle famiglie ricche ma decadenti in cui si è costretti a vivere sotto lo stesso tetto, ci si sopporta con grande sforzo e ci si accoppia tra consanguinei, pazienza se l’albero genealogico dà frutti un po’ tarati: l’importante è che nessun estraneo possa mettere in pericolo la loro parte di eredità. Quanto al capofamiglia, l’opinione diffusa – tra quelli più generosi – è che si tratti di una brava persona, per carità, ma comunque non in grado. E che se anche il centrosinistra andasse al governo, non finirà bene. Perché Bersani non è convincente, ma quelli che lo sostengono sono pure peggio: ed è a loro che si dovranno i posti, è con loro che si ripeterà il solito schema perdente dei governi di centrosinistra che abbiamo visto sin qui. Anche perché i protagonisti sono esattamente gli stessi.
Se invece si dovesse perdere, saranno comunque loro a piangere sulle macerie, perché saranno loro ad essersi candidati, saranno loro a popolare i gruppi in Parlamento, saranno loro ad aver compilato alla luce tremula del caminetto le liste dei candidati più fedeli.
E’ una prospettiva molto peggiore del mancato ricambio della classe dirigente (un problema tutto sommato marginale), ma soprattutto è un disastro annunciato per un Paese che è sull’orlo del fallimento.
E quindi, che si fa? Per ora aspettiamo, anche se ci sembra che le cose precipitino di giorno in giorno, e che aspettare sia sempre più deprimente. E poi, aspettare fino a quando? E dopo? Non lo so, ma di certo arriverà un momento in cui, comunque, qualcosa bisognerà pur fare, fosse anche schiantarsi contro un muro. E a culo tutto il resto.
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una navigazione a vista perenne
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anche questo… purtroppo !
quanto hai ragione, e la cosa mi deprima
condivido, ma è di una tristezza assoluta.
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condivido appieno il post, e` forse la prima volta che mi trovo completamente d’accordo con un’analisi politica sul pd. c’e` qualcuno che la pensa come me
Pingback: L’analisi di Popolino | RaffoBlog 2.1
solo un appunto: i bersaniani non esistono, o meglio, sono cosi` pochi che quasi non esistono. in gran parte, sono truppe di un’altra corrente, d’alemiani, lettiani e chi piu` ne ha piu` ne metta. e a chi debbano la loro lealta` e` facile da capire
Il partito non è scalabile perché la sua classe dirigente non è sfidabile. Non è sfidabile per il semplice motivo che non esiste un corpus centrale di credenze (quella che una volta si chiamava ideologia) grazie alla quale si generano le idee e prendono una forma ben precisa le azioni del partito. Se non ci sono idee non c’è nulla da sfidare e non c’è confronto: una blindatura perfetta.
che tristezza infinita! e purtroppo è così!
fatevi sentire, vi prego! ma non dentro il congresso che tanto non vi ascoltano, fuori, fatevi conoscere in qualche maniera….inventatevi qlcs te e civati e altri come voi, che ci sono, noi che vi leggiamo lo sappiamo che ci siete, ma la maggior parte della gente non sa chi siete!
Bel post, complimenti.. Però serve una proposta, pure.. Dire soltanto che ora è tutto nero nonostante i risultati rende ancor più nero l’avvenire..
La fotografia è nitidissima, non so se c’è modo di uscirne.
Il PD purtroppo è un partito conservatore, soprattutto riguardo a se stesso, restio ad ogni cambiamento
Vale per i dirigenti, Bersani ne è l’incarnazione perfetta
Vale per la maggior parte dei tesserati e militanti che quando hanno votato il segretario hanno scelto in massa Bersani
Vale, non sempre ma spesso, anche per gli elettori delle primarie
Da “abbiamo una banca” a ” abbiamo un partito, noi, voialtri che cazzo volete?”.
Brutti sporchi e cattivi
Paolo, il tuo post mi è piaciuto. Condivido gran parte dell’analisi, e soprattutto condivido il tono, che sembra francamente dispiaciuto.
Quel che mi piace meno è la rassegnazione con cui finisci. Infondo, posso sempre dire ai miei figli che io c’ero e ci ho provato, ci ho provato sul serio.
A me sembra che il Pd sia perfettamente contendibile. Il problema è saperlo fare. Dichiararlo non basta. Per farlo occorre un progetto e una capacità politica che sappia legegre l’anima e la base di quel partito. IO non vedo per ora delle organizzazioni, dei gruppi che siano capaci di fare un’opa su quel partito, nè mi sembra che si discuta in questa direzione. Il PD se lo prenderà chi saprà dargli una nuova anima…altrimenti il Pd sarà quello che è: un eteregeno gruppo di gruppi …
Emanuele, per piacere. Le cose sono molto più complicate di così, ed è una cosa talmente palese che se non la cogli da solo di certo non sarò io a riuscire a spiegartela.
Ma l’idea che invece il Pd e Bersani vinca perché ha persone vere, i carne ed ossa, sensate e ragionevoli, che ci credono e lo votano, senza nessun interesse e solo per convinzione, non sfiora Popolino? Nemmeno per un istante?
bertwooster, non attribuirmi cose che non ho scritto, e che tra l’altro non penso, grazie.
fammi vedere dove sta questa proposta politica che riesca a parlare a tutte le anime del partito e anche alle sue articolazioni più profonde. IN un grande partito serve una grande proposta. Dimmi dove sta?
A me pare invece che è quello che hai scritto. Forse sarebbe più onesto da parte tua dire. “Ok, mi sono sbagliato, il Pd può funzionare anche con Bersani”.
Troppo difficile? Eppure di cose da fare ce ne sono ancora tante, per chi crede nella politica, nella sinistra, e non cerca per forse di dimostrare di essere più intelligente degli altri…. Per esempio ci sono ancora delle elezioni da vincere. E non è il sistema giusto iniziare non tanto facendo guerra interna (quella la capirei di più), ma sostanzialmente disprezzando i propri compagni (?), come nel post qui sopra
Emanuele, io non devo farti vedere proprio niente, perché in quanto a proposte ne abbiamo fatte un fiume. E per dirne una, quando due anni fa parlavamo dei rischi del montare dell’antipolitica, della necessità di non sottovalutare Grillo, di ridare sobrietà alle istituzioni, non ci cagava nessuno. E nemmeno oggi, se vai a leggerti la proposta sul finanziamento dei partiti che è in discussione. Leggila bene, però. Quanto all’obiezione successiva, io non ho detto che il Pd perderà le elezioni, io ho fatto un ragionamento un po’ più articolato. E’ lì da vedere, e francamente non vedo perché dovrei rispondere a chi non legge o fa finta di non capire.
Condivido in pieno ed è per questo che sto aspettando che si presenti qualcuno di minimamente decente a destra per votarlo.
Chi sa quando capirete che non c’è spazio per voi dentro il PD ? Non c’è e non ci sarà mai. Vi faranno sempre fare le brave scimmiette a cui eventualmente rubare lo slogan senza ringraziarvi.
Ci sarebbe spazio per un partito che prenda il mix anticasta di Grillo (no finanziamenti, trasparenza assoluta), ma deprivato del populismo più becero, fatto da gente che si mostri più seria e solida, un partito che richiami gente dalla società civile. Gente che si vuole impegnare e cambiare ma non “sporcare” con la tessera del PD ce ne sarebbe tanta.
Ma non lo farete voi del SiamoDelPDmaFattoBene perché qualcuno ha già il sederino al caldo dentro il PD e non lo lascerebbe di certo e poi comunque avete tanta paura che vi tremano le gambe. Lo faranno altri, scenderanno in campo e forse perderanno o vinceranno ma non importa, perché comunque inciderà più un Grillino o Nuovo-Montezzemolino di tutto il SiamoDelPDmaFattoBene.
Alla fine il ruolo di Cassandra è l’unico rimasto con tutto il suo carico di frustrazione. Il suo unico effetto è stato, è , e sarà quello di far perdere qualche voto al PD ricordandoci che potrebbe essere diverso, nient’altro.
@bertwooster “ci sono delle elezioni da vincere”. Quello che non si capisce (e ho il sospetto che non lo capiscano anche i milioni di astenuti) e’: per fare che?
E non si capisce perché da vent’anni le stesse persone propongono progetti di paese molto diversi tra loro: liberalizzato, no con il lavoro al centro; la patrimoniale no, la patrimoniale si’; federalista, no solidale; finanziamento pubblico dei partiti si’, pero’ un po’ no; diminuzione stipendi e numero dei parlamentari si, pero’ poi no; etc.
Abbiamo vinto in (quasi) assenza di opposizione. La domanda e’: se un’opposizione si riorganizza, come dovrà prima o poi avvenire, quanto saresti disposto a scommettere che questi stessi personaggi riusciranno a schiodarci dal 25%?
Guarda che queste sono propostucce…io parlo di una proposta politica che metta insieme l’intero paese. Io parlo di una proposta politica che ridefinisca l’articolazione del rapporto tra stato e cittadino. IO vorrei che si facessero proposte in questa direzione. Laquestione del debito pubblico in questo senso è centrale. Noi dobbiamo dire come lo paghiamo e in quanto tempo. Dobbiamo riuscire a ricostruireun paese sconvolto e lacerato. IO vorrei che davanti agli imprenditori in marcia a Rovigo si contrapponesse una efficace proposta di politica fiscale che non sia solo ed esclusivamente una patrimoniale. Io vorrei che davanti agli operai espulsi, non si abbiano esitazioni a scendere in piazza. Io vorrei un partito che sappia fare in modo che le migliori teste del paese (non i best prenditori di voti) partecipino insieme allo sviluppo di un progetto condiviso. Parlo di un progetto politico ce si rivolge principalmente al mondo del lavoro così come oggi si è trasformato e che ne delini le caratteristiche almeno per i prossimi 50 anni. Voglio un partito che quando tecnici e destre chiedono la riforma del lavoro, lui risponda che allora si metet tutto in discussione compresa la riforma del mercato del capitale e del diritto di società, oltre che alle relazioni industriali. Questo voglio e questo credo sia un progetto politico. Il resto è fuffa…
io sono un elettore del pd che non conta un cazzo (come popolino, tanto per intenderci), e a me bersani PIACE. così, giusto per la precisione.
Carlo, allora conti sicuramente più di me.
vedi popolino, questo è il tuo problema. tu pensi di avere l’esclusiva dello spirito del cambiamento e della sincerità. pensi che uno che dice “a me bersani piace” debba per forza essere qualcuno che conta. invece io faccio banalmente parte della segreteria di un circolo territoriale del pd, sono uno che davvero non conta un cazzo. però sono uno che fa politica sul territorio, col mio circolo, con gli strumenti che ho, come posso. e a me bersani piace. e ti posso assicurare che piace a molti altri compagni di partito che incontro ogni settimana e coi quali faccio politica, nel pd, e che non sono dei vecchietti rincoglioniti o degli sfigati yesman.
ma tu spari le tue analisi dal tuo blog come se fossi il rappresentante dei depositari del verbo del rinnovamento. forse con marino faceste l’11% perché marino è un nullo? (così eh, tanto per farti venire il dubbio). forse i renzi, o i civati, non corrono per la segreteria perché passano troppo tempo a specchiarsi nella loro immagine di giovani belli e incompresi? la politica è anche potere, e se il potere non sapete prendervelo, o non sapete gestirlo, beh mi dispiace ma cazzi vostri. moretti una volta disse che con una generazione cresciuta guardando happy days non si poteva andare da nessuna parte, e aveva stra-ragione. ma forse nemmeno con una generazione che passa il tempo a sparare minchiate su twitter e facebook, e erge popolino a intellettuale di riferimento (con tutto il rispetto eh) non si va da nessuna parte.
vedi, uno dei motivi per i quali bersani mi piace è che risponde così a chi lo provoca: “sta sereno, ora sei un capo partito anche tu e non basterà bestemmiare gli altri, di’ qualcosa di preciso per il paese. e stà sereno”. mi piace perché usa un linguaggio semplice ma mai banale, mi piace perché non fa il divo in tivvù, perché dice delle cose sensate e quando è stato ministro ha fatto delle cose sensate, mi piace perché ha spirito di corpo e non parla male di chi fa politica con lui. mi piace perché è una persona seria e nel suo campo molto preparata. ecco probabilmente mi piace per molti dei motivi per i quali a te non piace. io vedo un segretario che sta ricostruendo un partito, in tutti i sensi, e sta portando a casa dei risultati, tu vedi le cose che precipitano di giorno in giorno. insomma punti di vista. ma sai appunto…non contiamo un cazzo nessuno dei due, quindi diciamo che è pareggio. però ti prego, evita il tono grave di chi lotta da solo contro la nomenklatura. siamo nella stessa barca.
ci vorrebbe un po’ più di umiltà, da parte di tutti, e anche da parte tua, invece di sentirti stratega perché hai un blog dal bell’aspetto. ciao
Carlo M
Dobbiamo fare il conto di tutte le falsità e di tutte le promesse mandate in buca da Bersani, e di tutte le supercazzole dette e fatte dalla gente sotto di lui? Sarebbe lungo.
Però hai ragione, se a te piace, piace. Quella di Popolino sembra una posizione al di fuori dal PD. Siccome io sono d’accordo con lui, per quel che riguarda la natura del PD, io il PD ho smesso di votarlo.
Triste…….bè che si fà?. Chi si trova alla base della piramide e la regge, se si sfila crolla tutto. Al contrario:se si convince che la punta del vertice è sana, pur sapendo che è retta da ambiziosi possessori di tessere e voti, può sperare di aiutarlo. Come?….per esempio ficcandoci tutti in testa…..la base…..che peggio funzionano i circoli meglio è per i capibastone; meno si frequentano le sedi più si allontana la democrazia interna.
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Condivido tutto quello che dici, vorrei aggiungere solo un paio di cose.
Il PD non doveva neanche nascere, solo in Italia si poteva pensare che fosse una bella trovata fondere popolari e social-democratici.
L’odioso partitino, tu e gli altri, vi troverete a fondarlo quando il PD farà la fine del Pasok.
Avete una gran pazienza a stare nel PD e noi un bello stomaco a votarlo ogni volta.
Non hai l’impressione che il PD di oggi sia scalabile, ma solo da un esterno?
Per dire, quando il tema era Grillo che voleva fare le primarie c’era un “velato” timore nel farlo partecipare, perchè in una primaria aperta si rischiava che fra risate, protesta, e chiari segnali da parte dell’elettorato (gli stessi in base ai quali il candidato del PD perde ogni singola primaria di peso, o peggio ancora perde proprio le elezioni come a Palermo e a Napoli) il segretario lo facesse lui.
Nell’unico partito senza padri padroni il dramma sembra essere proprio essere quello della mancanza di carisma e di leadership. Per questo Marino si schianta: non è mediatico, non è “alla mano”, non fa ridere, non è vicino alla gente. Perché dovrebbero votarlo?
Non si da una svolta epocale a un partito ingessato senza avere a disposizione una figura molto simbolica su cui accumulare il consenso. E per averla a occhio bisogna andare a pescare fuori, con un certo coraggio e una sana dose di follia. Diversamente andrà esattamente come descrivi, e si finirà (come si sta già finendo) sbranati da chi è più coraggioso e più folle nell’interpretare il momento storico e l’esigenza degli elettori.
Ciao!
ma scusate il problema della leadership è che mancano non i leader carismatici, ma i politici capaci. Per scalare un partito come il PD bisogna fare politica politica politica, e non le chiacchiere sui giovani. IL resto è fuffa. Devi costruire una classe dirigente, una squadra, attraverso la quale è possibile far valere e far emergere quale è la tua proposta politica e programmatica. MI devi dire che tipo di rapporto vuoi costruire coi sindacati, con le coop, con il mondo dell’associazionismo. Mi devi proporre una soluzione per il debito. INsomma devi fare molto, ma molto di più di quanto i seppure bravi ragazzi hanno fino ad oggi fatto. Serve costruire un modello di partito per la nuova generazione e serve anche chiarirsi su certe basi di fondo, per esempio come usciamo da questa crisi? Vorrei che Popolio mi dicesse questo invece di stare ad analizzare la scalabilità del partito. Acchiappami il cuore e il voto popolino…
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Emanuele,
se il problema non è la leadership perché l’intera classe dirigente del PD nel 2009 era terrorizzata all’idea di affrontare alle primarie lo scontro con una figura che era solo simbolica, senza alcuna proposta politica o sostegno interno alle spalle?
A mio parer Popolino (o Civati) ha già a disposizione una proposta di anni luce superiore e più dettagliata e chiara rispetto al cerchiobottismo imperante nel PD attuale. Santo dio, manco si sa con chi si vuole andare alle elezioni, o se si sia contro o a favore eutanasia/coppie di fatto/matrimonio.
Il loro problema a mio modo di vedere è che manca un aggregante credibile. Da soli non hanno sufficientemente spessore, storia personale, carisma, e visibilità mediatica per creare un impulso che aggreghi intorno a una proposta unica, per quanto valida. La spinta per scalzare una classe dirigente vecchia deve venire dal popolo (è difficile che l’apparato scelga autonomamente di suicidarsi), e il grosso del popolo manco sa che esistono o chi sono. Gli serve un megafono, qualcuno in grado di svolgere un ruolo simile a quello che Grillo svolge per gli sconosciuti del M5S.
Ciao
Posso aggiungere una mia personalissima considerazione? Bersani ha commentato la sconfitta di Parma col suo linguaggio semplice e mai banale dicendo “Non avviamo perso. Non abbiamo vinto, è diverso” Questa semplice e non banale puttanata galattica racchiude in realtà, se rovesciata, la chiave di lettura per capire la “vittoria” del Pd in molti comuni. Il Pd non ha vinto. È il Pdl che ha perso. Ha perso perché in questo momento rappresenta la faccia di chi ci ha portati al disastro. Avrebbe perso anche contro il pupazzo Gnappo, ma non essendoci lui da qualche parte è andata bene a chi c’era, quindi al Pd. Quando la gente naviga in cattive acque prova a cambiare, punto. Non ci va chissà che politologo ad interpretare questi risultati. A me Grillo e i suoi derivati stanno cordialmente sui coglioni, ma piuttosto che votare “uè-ma-stiamo-scherzando-bisogna-esser-seri” bersani (uso una minuscola anch’io, và) cominciano a sembrarmi il meno peggio.
Mauro
e perchè non si organizzano per darselo? è questo il punto…perchè disperdono le energie in mille rivoli?
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Io aspetto delle paroline “magiche” e CHIARE e INEQUIVOCABILI nel programma elettorale e dalla bocca del candidato premier del PD. Se non arrivassero ve lo scordate il mio voto stavolta!
quid76