4 MAGGIO 2012

L’omosessuale inespresso

“Se sono un omosessuale o roba del genere? Beh, non caccerei Mick Jagger via dal mio letto, però… beh, no, non sono un omosessuale, no”. (da Hair, di Milos Forman).

Nel 2010, Obama ha abolito il cosiddetto don’t ask don’t tell, forma ipocrita di tolleranza dell’omosessualità tra le forze armate, a patto che non fosse dichiarata: io non te lo chiedo, tu non dirlo. Dopo la cancellazione, essere soldati omosessuali è diventato forse un po’ più semplice, almeno tra i marines. E persino in un ambiente come quello del calcio, timidamente, si inizia a parlarne. Lo ha fatto Prandelli, il Ct della Nazionale, e ha pure ricevuto qualche risposta non banale: lo spiega molto bene Cristiana.
Quanto ai capelloni che praticavano l’amore libero, gli anni Sessanta e Settanta sono davvero lontani, e sono lontani i tempi in cui Bowie e Jagger si facevano fotografare a letto insieme, ed era cool – se non proprio l’omosessualità - la bisessualità di cui facevano sfoggio. Entrambi si sono sistemati con una modella, poi.
Alla fine, ovviamente, sono fatti loro. Ma è per dire che le cose sono complicate.
Una volta, a chi gli chiedeva come potesse essere gay e conservatore (e cattolico, pure), il giornalista e blogger Andrew Sullivan ha risposto di rifiutare l’idea che le sue preferenze sessuali lo debbano definire come persona, e che quindi, sì, si può essere gay e di destra, e simpatizzare per i repubblicani (gli stessi che hanno fatto dimettere il responsabile esteri di Romney in quanto gay? Gli stessi). Poi, nel 2008, Sullivan si è stufato di Bush e ha endorsato Obama, perché a tutto c’è un limite: ma credo che non abbia cambiato idea, sul punto.
E quindi gli esempi servono, gli eroi servono, perché da qualche parte c’è qualcuno, in una provincia lontana, che vive una vita di merda e che grazie al coming out di un personaggio pubblico trova un po’ di coraggio. E magari le cose cambiano, dopo un po’. Ma gli eroi lo sono per vocazione, non li si può costringere.
Casi simili sono risaputi in ambienti che siamo abituati a considerare decisamente più liberal dei battaglioni e degli stadi, e che invece sono un po’ diversi dalla rappresentazione che ne facciamo. Un grande cantante e grande compositore può vivere tutta una vita, e poi farsi seppellire tra ali di folla disperata, senza mai ritenere di dover dire granché sulla sua omosessualità, per quanto nota. Perché gli interessa che si discuta della sua musica, ed è comprensibile.
Poi però c’è quel grande attore hollywoodiano, bello nella sua maturità brizzolata, carismatico e naturalmente dotato di un alone di fascino che lo avvicina ai grandi divi del passato. Bravo e intelligente, spiritoso ma elegante, anzi impeccabile, irresistibile nella recitazione, talentuoso nella regia. Coraggioso, impegnato, e con un sorriso un po’ beffardo che scioglie i ghiacciai. E’ un divo che tutti conosciamo, e che per ovvie ragioni non posso nominare qui, ma insomma, l’ho praticamente scritto nel titolo del post. E comunque, non è importante.
L’attore si è fatto un buen retiro in Italia, dove ha molti amici e dove porta in villeggiatura le sue fidanzate. Tutte belle, ma non particolarmente brillanti: non quanto lui, di sicuro. Chissà cosa ci trova in quelle, pensano le sue ammiratrici. Ogni tanto cambia partner, ma non dura, non dura mai.
Poi, nell’Italia paesone, a un certo punto inizia a circolare una storia. La storia dice che l’attore è gay, ma che non può dichiararsi. Che la sua casa di produzione gli ha fatto firmare un contratto, che lo vincola a tacere. Gli procura anche le fidanzate, le quali a loro volta firmano altri contratti: ben liete, perché in fondo per loro è tutta pubblicità. Poi i contratti scadono, le fidanzate vengono rimpiazzate.
La casa di produzione pensa così di tutelare il suo profitto, che ritiene sia dovuto non alla bravura dell’attore, per quanto notevole, ma all’ascendente che ha sul pubblico femminile. La casa di produzione pensa anche che, se l’attore facesse coming out, il pubblico non lo riterrebbe più credibile in molti ruoli, passati e futuri: l’eroe, il seduttore, il marito. E può darsi, ma intanto l’attore è infelice. Ancora un anno, così prosegue la storia, e il contratto scadrà. L’attore sarà libero di decidere che fare della sua vita, se rendere pubblici i suoi amori, o tenerseli per se.
La storia, intanto, quella passa di bocca in bocca, e a un certo punto ti arriva da amici di amici, e tu la racconti a tua volta, tra lo stupore di coloro che ti ascoltano. Perché è impossibile, non può essere, non lui. E dire che non è nemmeno il primo, insomma, è già successo, in modo tragico e clamoroso. Ma non importa: il fatto è che proprio non lo possono accettare, che si sentono truffati. Eppure l’hanno visto recitare, e certo sapevano che si trattava di un film. Ma ci hanno creduto lo stesso, è la potenza della finzione.
Nell’esercito di sicuro, nel calcio forse: ma non ci sono gay, tra i divi di Hollywood.

  1. e ora chi glielo dice alle mogli/morose ?

  2. Se mi fai chiamare fornisco supporto psicologico.

  3. Commento cancellato. Ovviamente, chiederei di non scrivere nei commenti quello che non ho scritto nel post: altrimenti l’avrei scritto io stesso. O così, o cancello. Grazie.

  4. Non è che ci volesse un genio, per capirlo: se l’autore del post ha ritenuto di non scrivere il nome dell’attore in questione avrà avuto i suoi motivi. Uno che si precipita a commentare che si tratta di Tizio o di Caio non dev’essere un tipo particolarmente sveglio.

    Marco
  5. Siamo a metà tra l’uso del calembour (cfr. dizionario filosofico di Voltaire) e un’aria del Barbiere di Siviglia.

    Sbaglio io a prendere le cose sul serio.

  6. Secondo me i tuoi errori sono altri, Filippo. A iniziare dalla tua fissazione per questo blog: non condividi il 99 per cento delle cose che ci leggi, e l’impressione è che l’autore non ti stia particolarmente simpatico. Perché tu insista, è un mistero.

  7. Un po’ di autoanalisi no, vero? Sempre lì a mettere i voti agli altri.

    Per quanto riguarda la fissazione per questo blog, mi arrivano i claim dai vari social network, vedrò di ignorarli il più possibile.
    Il tema dell’uguaglianza dei diritti LGBTQ e della via più preve per ottenerli è uno di quelli che mi fa fare politica attiva. Pensavo si potesse approfondire più del titolo fulminante (che se ha bisogno di una cartella per essere spiegato non è poi così fulminante).
    Non mi piace lo spreco d’intelligenza.

  8. Nessuno ti impedisce di approfondire, puoi ripubblicare il tuo commento esattamente com’era, ma poiché ho scelto di non scrivere il nome dei coinvolti tu mi fai la stessa cortesia, o il commento viene cancellato. Perché poi ci sono le indicizzazioni, e i motori di ricerca, e io non ho affatto il desiderio di veder capitare qui, per anni e anni, gente che cerca su Google “Tizio Caio gay”, chiaro? E nessuno vuole dar voti, ma una domanda sul perché non l’avessi scritto potevi fartela, non credi? Avresti usato l’intelligenza, e non sarebbe stato uno spreco.

  9. Per capire (e scusandomi per l’off topic): si può commentare e leggere senza essere bacchettati solo se si è d’accordo con quale percentuale minima?

  10. Marco, non fare lo spiritoso, e non fare il furbo. Se vuoi scrivere che un tale è gay sei libero di farlo sul tuo blog. Essere o non essere d’accordo non c’entra nulla.

  11. capisco che la domanda era off topic, ma non è un buon motivo per rispondere facendo finta di non averla capita
    (mi rendo conto che ho fatto di nuovo lo spiritoso, disobbedendo al tuo invito testè rivoltomi, ma spero di non ricascarci: scusa)

    tu hai scritto rivolto a un commentatore:

    non condividi il 99 per cento delle cose che ci leggi, e l’impressione è che l’autore non ti stia particolarmente simpatico. Perché tu insista, è un mistero

    e io ti ho chiesto quale fosse la percentuale minima di consenso (che – deduco – è più alta di 1%) per poter commentare senza farsi redarguire

    colgo l’occasione per suggerirti che se non si può nemmeno fare gli spiritosi le condizioni iniziano ad essere parecchie e quindi forse dovresti scrivere una guida ai commenti in cui ci dici cosa possiamo e non possiamo fare
    (e ridaje: ho di nuovo fatto lo spiritoso)

  12. Scusami, pensavo ti riferissi al post e non avevo capito che invece parlavi di quel commento. Io non sto sindacando su quanto si debba essere d’accordo per commentare qui (e quanto all’esser spiritosi, era solo un’osservazione, dai). Comunque, si può essere d’accordo anche solo sull’1 per cento, o anche per niente, per quel che mi riguarda. Solo, dopo tanto tempo e tanti commenti tutti della stessa persona, e quasi tutti apertamente in disaccordo, mi chiedevo che senso ha insistere. Se io la pensassi così dei contenuti di un blog, dopo un po’ mi stancherei di farlo notare, mi troverei da fare cose che mi piacciono davvero, e non lo leggerei più.

    Ps: la guida ai commenti di cui parli c’è da sempre, per inciso, ed è qui.

  13. (il mio commento non era in disaccordo, per inciso: se è possibile pubblicalo depurando i nomi, così magari la gente si fa un’idea; non sono solito salvare una cache dei commenti sui blog)

  14. No, l’editing dei commenti altrui no, non chiedetemelo. Ti ho rispedito il commento via mail, vedi tu. E’ tutto molto faticoso, comunque.

  15. E allora ti chiederei di non commentare più su Popolino. Semplice.

  16. Il grassetto è aggiunto ora, da me (FF)
    Capisco sia una costruzione retorica, ma un post che si autocontraddice (in crescendo) a me non piace. Nel senso che è tecnicamente molto bello (il post e la costruzione) ma dimentica che non c’è solo lo stereotipo del provinciale gay represso dall’ambiente (stereotipo non significa che non ne esistano, mi raccomando). E quindi, tornando al post, si dimentica che anche i xxxxxx sono persone, che anche le xxxxx sono persone – incidentalmente le si da della puttana bianca, in pratica – e le persone soffrono, indipendentemente dalla loro a-provincialità e dal loro conto in banca.
    Ma non voglio sfuggire al tema, che è quello delle sofferenza dei gay (o LGBTQ) in genere. Nell’America dei ’60s (con le retate nei bar gay, vera caccia alle streghe) ma anche nella civilissima Londra ’50s (esemplare fu il martirio di Turing che lo condusse al suicidio) * aveva sicuramente senso sia l’outing dei “pionieri” sia l’outing forzato (che io comunque detesto concettualmente) contro chi “predicava male e razzolava bene”. Mi interrogo se lo sia al giorno d’oggi, hic et nunc, nella nostra società e nella nostra bolla di spaziotempo, questo sposti minimamente i termini del (grave) problema. Non nego che titoli come quelli di Cristiana a me, da convinto liberale, facciano storcere la bocca. Perché provocatori, perché (secondo me) inefficaci anzi controproducenti.
    Dal punto di vista statistico ho la netta percezione che l’accettazione (bruttissima parola, che non esprime certo il mio pensiero), la tolleranza (ancora peggio) dei  LGBTQ nella popolazione italiana siano due curve gaussiane molto spostate a destra (nel grafico) cioè propendano per il sì. Ho molti dubbi che persino Giovanardi faccia una piega se vede due G o due L esprimere affettività: certo poi lo dice perché gli porta voti e visibilità. Ed in ogni caso chi se ne frega di ciò che pensa Giovanardi. Voglio dire: gli LGBTQ non sono percepiti come aberrazione da una consistenza maggioranza degli italiani (secondo me superiore al 90%).
    E’ sul versante dei diritti (c’è poi il problema non indifferente del bullismo e della vera e propria omofobia), che in Italia è opportuno combattere, fare cioè il salto in più che manca. Lì c’è molto da fare, c’è molto che noi possiamo fare.
    Devo scappare e quindi completerò poi. Preciso (per non essere frainteso) che considero sia l’essenza che i comportamenti LGBTQ (se mai ce ne sono di così “targati”) del tutto naturali e legittimi (ci mancherebbe) e che sono per il riconoscimento di tutti ma proprio tutti i diritti. Vado sulle uova perché l’argomento è minato.
    La mia critica al post è intesa nel senso che urta la mia particolare sensibilità sul tema, mi raccomando
    * l’Inghilterra di ieri e di oggi mi consente di dire che è vero che essere pro LGBTQ = sinistra non solo non è vero ma è controproducente: la Thatcher ad esempio ebbe posizioni molto coraggiose (nella sua bolla di spaziotempo) sul tema e recentemente Cameron si è dimostrato un galantuomo al riguardo.
  17. Risposta: io non ho affatto offeso l’attore, verso il quale esprimo invece comprensione, né le sue fidanzate. Ho solo registrato che, non facendolo per amore, ne traggono benefici di altro tipo. E’ una constatazione, ed è pure banale.
    Inoltre, poiché faccio i compiti, prima di pubblicare il post l’ho fatto leggere a una persona: questa persona è omosessuale, è una importante militante dei diritti civili, è una scrittrice. L’ho fatto perché volevo evitare il più possibile urtare le sensibilità altrui, anche senza volerlo. Mi ha dato l’ok, e ho pubblicato il post.
    Ovviamente questo non esclude che qualcuno possa lo stesso sentirsi urtato. Mi dispiace, ma questo è quanto.

  18. Altri concetti sfusi (ho perso il filo, avevo promesso di completare).

    1) Attenti a dare a tutti dell’omofobo in modalità Doom (a me lo danno spessissimo): annaqua il significato del termine.

    2) Sul mancato omomorfismo tra sinistra e difesa dei diritti LGBTQ aggiungo che ben ha fatto la giunta Pisapia a ricercare un consenso più ampio sul tema, cercando di coinvolgere anche il PDL e la destra sul tema. 3-6 mesi di ritardo sono ben spesi se si raggiunge una dichiarazione che non è “di bandiera” ma condivisa nel modo più ampio possibile.

    3) I diritti (che io voglio tutti) arriveranno probabilmente, in Italia (come già è accaduto nella stragrande maggioranza dei casi) un po’ alla volta. Il fatto che si sia in ritardo e che questo sia profondamente ingiusto non toglie che molto probabilmente accadrà così (sarei felicissimo di sbagliarmi)

  19. Qui nessuno ha parlato di omofobia, tranne te. Stai parlando da solo.

  20. Paolo, seguo Popolino dagli inizi: a volte sono d’accordo, a volte no, non commento quasi mai se non penso di avere davvero qualcosa di importante e intelligente da dire.
    Il tuo blog ha un suo seguito, ed è quindi normale che attiri anche commentatori molesti, specie se a loro volta, per quanto cerchino di arrabattarsi, non trovano un’anima disposta a leggere le cose che scrivono loro. E allora vanno dove i lettori ci sono, senza pudore, a dar lezioni a chi se li è saputi procurare. C’è un limite, però, al livello di fastidio che si può tollerare, da lettore e immagino anche da titolare di un blog. Uno che commenta tutto, che insiste all’inifinito, che non ha il senso del limite, che non è mai d’accordo, a cui non va mai bene cosa scrivi, e che comunque l’hai scritto in un modo sbagliato, uno che fraintende sistematicamente e su quei fraintendimenti si rifiuta di cedere, polemizzando fino alla morte, uno così sta ammazzando il piacere il leggere Popolino.
    Fai un piacere a noi, a te stesso e in fondo anche a lui, e bannalo per sempre.

    Giuseppe
  21. Mi pare di capire quello che scrivi, Paolo. Mi pare che tu non dimostri di capire quello che scrivo io. Ci sono due possibili spiegazioni e solo una di queste non sarà censurata su questo blog, quindi non ne do nessuna, se non ti dispiace.

  22. @paolo ok, ci eravamo capiti male

    @filippo: annaCquare (che non si dica che faccio le pulci solo a popolino: son cagacazzi, ma democratico)

    @giuseppe: nella mia personalissima classifica, ci sono poche categorie peggiori di quella di coloro che bannano i commentatori. una è quella dei commentatori che chiedono al blogger di bannare qualcuno

  23. Chiedere di bannare potrà anche essere fastidioso, però vorrei porre l’attenzione su una cosa. Leggo il post, lo trovo interessante, vedo che ci sono 23 commenti e m’aspetto quindi di leggere una più o meno interessante discussione sull’argomento. Invece, per l’ennesima volta, ci trovo una persona che da grande sfoggio dell’arte in cui eccelle: quella di cagare il cazzo. Ora: tutti han diritto di parola ecc, però se io o chicchessia avessimo voluto dire la nostra sulla questione avremmo trovato la cosa difficile, dato che l’argomento della discussione è stato spostato altrove.
    Il tutto per dire che Giuseppe non ha così torto.

    Fav1
  24. Mi intrometto e ritorno sull’argomento del post per una domanda: senza fare nomi e senza dire luoghi, ma queste informazioni donde ne vengono? Voci del paese dove Nonno ha preso dimora, cose viste con i propri occhi o semplici deduzioni?

    Nienna
  25. Diciamo che non sono l’unico ad averle sentite, questo è certo. Non che sia molto importante, comunque.

  26. Direi di no, su web se ne parla da diverso tempo in effetti. Capisco comunque che non era questo il punto del post… nel Bel Paese certe cose non sono ancora accettate e si sbatte contro questa realtà anche quando si affrontano argomenti simili. Per me è gossip puro e semplice (chi sta con chi e perchè), per altri una “follia”, purtroppo.

    Nienna
  27. Ampliando il discorso intendo… poi è chiaro che anche se servono gli eroi non si può costringere una persona ad esserlo e Nonno eroe non lo è, almeno per il momento

    Nienna