22 MARZO 2012

Deontology

Dopo attenta riflessione, ho capito che forse la politica non fa per me. E’ appassionante, bella, per carità, ma nella vita, se uno vuole darsi da fare, ci sono tanti altri modi.
Io ho deciso di fondare una nuova religione.
Una setta, almeno all’inizio, ma solo per il semplice fatto che quando un nuovo credo si manifesta e i suoi fedeli sono pochi, quella è la definizione che ne dà il resto della società: è successo anche ai cristiani, dopotutto, e guardate quanta strada hanno fatto da allora. Poi però sono i numeri, a rivelarsi decisivi: se il numero di fedeli aumenta abbastanza anche la setta più improbabile viene considerata una religione a tutti gli effetti: come è successo coi mormoni, e la loro storia è persino più inverosimile delle altre.
Per iniziare la mia missione divina, anzi, la mia startup divina, ho ritenuto di partire da un’analisi di mercato. Ovvero, ho considerato le innumerevoli religioni esistenti come fossero aziende in competizione tra loro per accaparrarsi il maggior numero di clienti, pardon, fedeli. E in effetti, se ci pensate, le cose stanno più o meno così. A un primo sguardo superficiale, sembrerebbe che in un mercato che offre dall’animismo agli alieni, passando per le tre o quattro divinità monoteiste principali e tutte le loro differenti confessioni, il settore sia saturo. Ma non bisogna scoraggiarsi, ve lo dico nel caso anche voi, prima o poi, decidiate di crearvi la vostra personale religione. Non è il caso di scoraggiarsi, dicevo, perché c’è sempre un sacco di gente disposta a credere a nuove stronzate. Ne ha bisogno, in un certo senso: cosa che rende la domanda in questo particolare settore pressoché infinita.
Serve solo un po’ di fantasia, e in particolare serve la capacità di individuare nei propri potenziali credenti un bisogno che le religioni attuali non soddisfano. E soddisfarlo. Il resto è tutto marketing: quello virale, in particolare, è alla base della riuscita di qualsiasi grande religione. E i miracoli rappresentano senza dubbio la più antica forma di marketing virale: è sufficiente diffondere la voce che qualcuno, da qualche parte, ha compiuto un atto inspiegabile se non attraverso l’intervento divino. La voce si diffonderà da sola e, al netto di un margine di scettici, non avrà mai bisogno di esser corroborata da prove di alcun tipo. Vi ritroverete improvvisamente con molti fedeli, e tutto quello che avrete dovuto fare è raccontare storielle.
Poi, certo, vi toccherà trovare qualche filosofo di fama che accrediti questa nuova religione, che metta in ordine le contraddizioni che inevitabilmente le storielle causeranno intrecciandosi una con l’altra, che insomma renda intellettuale e misterioso quello che è nato in modo un pochino forzato e a tavolino, ma se è riuscito a creare una cosmogonia Stan Lee usando l’Uomo Ragno, Hulk e i Fantastici Quattro, chiunque ci può riuscire.
Ma torniamo alla questione della domanda da soddisfare. Ci ho pensato, e poiché vorrei comunque dare alla mia religione un profondo significato etico – non sono cinico, dopotutto – mi sono detto che il grande problema delle religioni attuali è il conflitto. Ovvero, le gente che crede in un certo dio tende a prendere a randellate altra gente che crede in un altro dio. So che sembra assurdo ma è così, e da un sacco di tempo.
La mia, invece, sarà una religione di fratellanza: in realtà sono già molte, le religioni che predicano la fratellanza, ma la mia lo sarà per davvero. Perché si baserà su un verbo che suonerà più o meno così: credi un po’ quello che ti pare.
Se ci pensate è semplice, mi stupisce che non ci sia mai arrivato nessuno. Siete cristiani? Satanisti? Credete in Budda? In Spencer Tracy? No problem, con le altre religioni sareste già lì a randellarvi, ma non con la mia. Questo perché, fondamentalmente, non importa, davvero. Di sicuro non importa a me. Il mio compito, o per meglio dire quello della mia religione, sarà invece quello di concentrarsi sui veri scopi di ogni credo. Che sono sostanzialmente due: il primo, è quello di far sentire in colpa la gente, tantissimo e per i motivi più vari: la gente ne ha un bisogno fottuto, di sentirsi in colpa, va a sapere perché. E la religione lo fa egregiamente, dando però la vaga impressione (attenzione, perché questo secondo passaggio è fondamentale) che in un modo o nell’altro, prima o poi, le cose miglioreranno. Più poi – molto poi – che prima, in genere, ma ai fedeli questo pare non interessare.
E così, invece delle chiese, la mia religione celebrerà attraverso un grande call center: i fedeli potranno chiamare, e addetti appositamente addestrati li sgrideranno di brutto, salvo poi chiudere la telefonata con una vaga promessa che è tutto occhei.
Il numero da chiamare sarà a pagamento, il che ci porta al secondo vero scopo di ogni religione: chiedervi dei soldi. Non si sa esattamente il perché, ma come diceva George Carlin, il vostro Dio ha creato tutto, è onnipotente e può fare tutto. Ma ha bisogno dei vostri soldi.
Insomma, chi sono io per oppormi a una consuetudine così radicata? Voi datemi i vostri soldi, e in cambio io vi dirò che siete degli stronzi, ma che tutto sommato va bene così.
A quanto pare non serve altro.

  1. Forse dovresti chiamarla Popolinology, ma poi sarebbe un peccato di vanità.

    San Nicola
  2. La mia stima :) soldi pochi :P

  3. potresti creare la succursale italiana del Pastafarianesimo :-D
    http://it.wikipedia.org/wiki/Pastafarianesimo

  4. Mi sembra giusto spiegare la citazione finale, e per chi non lo conosce postare il video che ha ispirato questo post: http://youtu.be/yTPUzgHn_s4

    George, ci manchi ogni giorno di più, e sei sempre un’inesauribile fonte d’ispirazione.

  5. Anche la mia di stima :-)

    Pallenovo