20 MARZO 2012

Tirate giù questo cazzo di Governo

Premesso che è ancora presto per esserne certi, che non abbiamo ancora visto le carte, eccetera.
E premesso che io sono uno di quelli che, animati da sano realismo e nemici della conservazione di uno status quo che al momento è molto iniquo, si dicevano possibilisti, e vorrebbero comunque con tutto il cuore continuare a dirsi tali.
Premesso infine che le responsabilità sono probabilmente varie, e tra tutti gli attori distribuite.

Tutto ciò premesso, mi pare di capire che la riforma del lavoro sarà una cagata pazzesca. Che non migliorerà le condizioni di chi oggi sta peggio, e peggiorerà quelle di chi sta meglio.

A questo punto, un partito serio, cercherebbe di capire quali sono i margini di miglioramento. E, se non ce ne sono, voterebbe contro il Governo e lo farebbe cadere: nel merito, mica per politicismi astratti. Anche perché, abbiate pazienza: lo spread è sceso, e vabbé; le pensioni le hanno toccate (più smanacciate, come genere) e vabbé; le liberalizzazioni sono state una barzelletta incredibile; la riforma del lavoro, come detto, fa cagarissimo; di Rai e giustizia, a quanto pare, non si potrà discutere; c’è anche il rischio che si faccia una legge elettorale se possibile peggiore dell’attuale; alla sobrietà iniziale si sta sostituendo un profluvio di dichiarazioni cretine: ora, mi spiegate per quale cazzo di motivo dovremmo tenerci questo Governo non eletto (giova ricordarlo) ancora un lunghissimo anno? Non c’è motivo: e allora, facciamo cadere questo Governo e andiamo a elezioni perché questa riforma non va bene, e perché proponiamo di farne una migliore.

Certo, per potersi permettere una cosa del genere bisognerebbe avere a cuore la coerenza di quel che si fa più del proprio stesso culo, e bisognerebbe non essere così tanto fottutamente logori da suonare credibili quando lo si dice.

  1. 1) La Riforma del lavoro non è stata annunciata ancora
    2) Cosa c’entra il governo con la legge elettorale?

  2. 1) se son rose, per esser rose, puzzano parecchio. E te lo dico da riformatore, ok?

    2) se la legislatura va avanti, faranno una riforma porcata che è più porcata della legge porcata.

  3. Direi che, giustamente, sei andato già “oltre” :-)

    E per l’ultimo capoverso potrei anche baciarti… se avessi altri gusti ;-)

    Gabriele
  4. Potresti argomentare un po’ meglio perché secondo te la riforma che stanno per varare non va bene, e cosa dovrebbe essere migliorato/stralciato da essa?

    Btw, discussioni sul merito della riforma a parte, penso che passerà e con un bel po’ di voti: con le amministrative alle porte, i partiti non hanno alcun interesse alcuno a far cadere il governo Monti (molto più amato di loro presso i cittadini), a meno che non si parli di partiti alle ali estreme come Lega e IdV. Per il PD votare contro in questo momento sarebbe un suicidio politico IMHO. Questa è una considerazione a prescindere dal merito o dal mio giudizio sulla riforma stessa.

    Luca
  5. Luca, in parte ti sei risposto da solo: una riforma che passa a prescindere perché nessuno vuole le elezioni anticipate. Per carità, anche questo è un criterio, ma secondo me c’è un problema.

  6. Paolo, non dico che non ci sia un problema (che nasce da lontano, peraltro), però io ti sto chiedendo nel merito quali sono secondo te i problemi maggiori della riforma :-) E’ una domanda senza malizia, nel mondo del lavoro non ci sono ancora entrato, quindi sono incapace di giudicare veramente le ricadute della legge (a parte qualche banale considerazione astratta).

    Anche perché la mancanza di inerzia causata dalle considerazioni politiche non è sufficiente da sola per condannare la legge: su queste basi, si potrebbe ragionevolmente argomentare che una riforma di questo genere è necessaria da anni ma si è dovuti arrivare ad un momento di crisi per vincere le resistenze delle parti opposte!

    Luca
  7. Certo, avevo capito, ma segnalavo una situazione paradossale. Tornando al merito, secondo me – e secondo alcuni di quelli che la riforma la chiedevano da sinistra – la riforma doveva servire a riunire tutte le forme (decine, attualmente) di contratto a tempo in un solo modello di accesso al lavoro, non ripetibile e con un limite temporale oltre il quale far scattare l’assunzione. La seconda parte nella riforma c’è, ma non sono così certo che ci sia la prima, nel senso che al momento non si capisce bene cosa succeda ai lavori a tempo determinato, o meglio non si capisce quale sia la discrezionalità a disposizione dei datori di lavoro. Perché se è rimasta un’ampia discrezionalità, siamo messi come prima.

  8. Da quel poco che ho letto in teoria dovrebbero rimanere 7 forme di contratto (non so quali siano o le loro caratteristiche) e sono state proposte varie misure per limitare l’uso ad es. delle partite IVA. Sempre da quel poco che ho letto, Elsa Fornero ha dichiarato di voler mettere paletti molto chiari a quando ciascun contratto possa essere impiegato, il che dovrebbe coprire il tuo dubbio sulla prima parte.

    Tutto ciò però mi risulta da una lettura molto frettolosa dei giornali e senza alcun approfondimento specifico. Spero tu non abbia ragione su questo punto…immagino lo vedremo quando la riforma sarà presentata.

    Faccio notare però che le polemiche di questi giorni non sono centrate su questo punto, che pure è centrale quanto se non più delle protezioni garantite dall’art. 18 … speriamo che i tuoi timori siano infondati. Manca poco ormai per saperlo.

    Luca
  9. Il Post ha fatto, al solito, il lavoro encomiabile di spiegare per bene i punti salienti:

    http://www.ilpost.it/2012/03/21/la-riforma-del-lavoro-in-4-punti/

    Non sembra per niente male, da quello che leggo, ma mi ripeto: di mercato del lavoro so solo in astratto, quindi non sono in grado di giudicare sul serio. Il punto più controverso sembra essere l’aumento della tassa sul lavoro precario.

    Luca
  10. Sì, ho letto. Restano le mie perplessità su quello che scrivevo, ovvero della discrezionalità in capo all’impresa. Questa secondo me dev’essere davvero la parte di riforma che cambia il disastro degli ultimi anni, specie se a fronte di altri sacrifici richiesti, o è del tutto inutile. Non sono ottimista, ma vedremo.

  11. A proposito di Post, cito qui quello che scrive Francesco Costa (che è un giornalista proprio del post e che potrebbe anche essere l’autore dell’articolo che hai linkato tu, Luca):

    “Questa riforma è probabilmente un passo avanti rispetto alla situazione attuale. Temo però che non sia la soluzione ai problemi del mercato del lavoro in Italia. Temo che il farmaco farà stare un po’ meglio il paziente ma non lo guarirà. Il dualismo del mercato del lavoro, con quello che comporta in termini di accesso al credito e potere negoziale, rimane sostanzialmente lì”.

    Francesco è decisamente un liberal, non è sospettabile di posizioni vetero. E secondo me ha ragione.

  12. Avevo già visto il post di Costa, grazie. In sintesi, secondo lui ci sono 2 ordini di problemi:

    1- le nuove tasse sul lavoro precario lo renderanno più costoso e porteranno quindi ad avere stipendi finali più bassi (qui ci starebbe bene una qualche limitazione a quanto in basso si può andare, esattamente, ma non so neanche se sia prevista nel nostro ordinamento/accordi sindacali/ecc.)

    2- si scoraggia l’assunzione, essendo maggiori i costi

    Il punto 2 secondo me è in parte fisiologico ad una riforma del mercato del lavoro attuale. Il motivo è che, comunque lo si guardi, passare ad un sistema in cui le persone saranno più garantite in generale sarà più costoso per le imprese, punto. Potrebbe esserlo meno nel caso dei lavoratori a tempo indeterminato, ma per quelle imprese che hanno basato la propria politica di assunzione del personale solo sul precariato, un aumento dei costi non vedo come sia evitabile. Su un’azienda grossa con un mix di contratti al suo interno la riforma dovrebbe avere un impatto più bilanciato, credo.

    Sui controlli, be’, quella è una piaga italiana a prescindere. Ovviamente vanno aumentati, ma non vedo cosa centri questo con la riforma.

    Sulle altre obiezioni temo che la risposta sia unica, e che non riguardi la riforma del lavoro sensu strictu. Ovvero, che abbiamo bisogno di una poderosa crescita economica, altrimenti i soldi non ci saranno mai per nessuno.

    Luca
  13. A parte che la riforma è migliorabile (ma sarà certamente peggiorata, visti i partiti italiani, PD compreso anzi PD soprattutto), è chiaro che si fanno le nozze con i fichi secchi cioè con i fondi che non ci sono.

    Si tratta di tenere duro (per 20 anni, a forza di avanzi di bilancio, altro che pareggio di bilancio in Costituzione) e rimettersi in sesto piano piano, sperando in un altro decennio magico di tassi come il 2000-2010 e stavolta approfittandone veramente.

    Il principio che il lavoro deve bastare a sé stesso (e sennò chi?) è sacrosanto anche se sembra, come dice Costa, che venga appesantito.

    Tobin Tax needed ma questo è un altro discorso.

  14. la frase “per potersi permettere una cosa del genere bisognerebbe avere” va completata semmai con “un candidato premier eletto tramite primarie, una coalizione definita e un programma”. Sennò per il PD far cadere il governo è un suicidio.

    rob
  15. anche questa riforma sarà una bella incu..ta

  16. Beh adesso la riforma c’è. I suoi dati salienti sono cose che c’erano già da tempo (tipo la necessità di regolarizzare gli atipici dopo 36 mesi, ovviamente nessuno lo fa, ci vuole sempre il giudice) la sbandierata estensione del divieto di licenziamento discriminatorio sotto i 15 dipendenti già esistente anche quella. viene trattao come novità anche il licenziamento “economico”, che esisteva dal 1966 e, nell’attuale formulazione, dalla legge 108/90, che diceva che il licenziamento può avvenire per ragioni che sono inerenti all’organizzazione del lavoro, all’attività produttiva, e al regolare funzionamento dell’azienda, con la corresponsione del preavviso, già derogando il principio di stabilità del rapporto di lavoro per il caso in cui sopravvengano eventi in grado di impedire l’utilizzazione della prestazione di lavoro per la realizzazione degli obiettivi aziendali cui essa è destinata. La novità è che quando queste ragioni si dimostrano inesistenti, l’azienda se la caverà con l’indennizzo, mentre fino ad oggi doveva reintegrare. Quindi non è stato introdotto il licenziamento economico, come dicono in tanti, ma il licenziamento economico falso, senza presupposti. Lo stesso vale per il licenziamento disciplinare. Le conseguenze? Libertà sostanziale di licenziare, aumento del contenzioso perchè ci vorrà il giudice per determinare l’illegittimità del licenziamento ed anche la corresponsione dell’indennità. Solo che questa volta anche Bersani credo abbia capito quale sia la posta in gioco. Vediamo. Io non indietreggerei di un millimetro, per coerenza, perchè il principio è giusto, perchè raccontano un sacco di balle, erchè è già campagna elettorale e sarebbe bello vincerla coi voti dei lavoratori che adesso si astengono. E con Pippo segretario, magari. Vabbè.

     

    GP Giampi