Come facilmente previsto qui su Popolino poche settimane fa, il congresso nazionale dei Giovani Democratici si è trasformato in un inenarrabile casino. Con buona pace dei tanti che, dopo il mio post, avevano polemizzato sui socialcosi cantando le virtù del congresso a tesi, quello dei contenuti e non dei candidati (tranne il predestinato vincitore, ovviamente).
E invece, dopotutto, i candidati sono diventati due: della stessa famiglia – leggi corrente – dominante – leggi bersaniana – ma non per questo meno decisi ad animare lo scontro. A sputi in faccia, ricorsi e carte bollate, poiché non vi è odio più grande di quello che si prova per un proprio consanguineo. E siamo solo agli inizi, peraltro.
Giovani Democratici: in peggio, gli stessi difetti – molti – del Pd, senza nessuno dei – pochi – pregi.
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Ma perché non li aboliamo?
Non si può. Servono come banca degli organi, casomai a D’Alema servisse un trapianto.