11 SETTEMBRE 2011

La canotta di lana

Tra venerdì sera, tutta la giornata di ieri e stamattina, primo week end di raccolta firma contro il Porcellum a Biella, siamo già a quota mille (e il prossimo weekend, coi banchetti anche nei paesi, si farà pure meglio). Ieri la gente si metteva in coda, per firmare, segno che il tema è sentito, altroché.

Ci pensavo, prima, scrivendo il post precedente e riascoltando – non lo sentivo da un po’ – il discorso della discesa in campo del Silvio. Ripensavo a come erano stati chiari, gli italiani, nel preferire il maggioritario, e di come clamorosamente avevano gradito l’idea di scegliere direttamente anche il nome del Presidente del Consiglio. Di contro, di quanto sia stata timorosa l’opposizione, e di quanto abbia contrastato la necessità di dare a quella volontà palese una forma istituzionale adeguata, mantenendo invece il pasticcio ambiguo di un sistema costituzionalmente parlamentare in cui però la propaganda elettorale è tutta incentrata sui candidati a presidente (gioco a cui tutti gli schieramenti si sono prestati), come se di fatto si trattasse di un’elezione diretta.

Tutto in nome del pericolo autoritario, della difesa della democrazia, s’intende. Tutto a fin di bene. Col senno di poi, invece, a quel pericolo abbiamo allungato la vita. Una politica che coi cittadini è stata come certe madri iperprotettive sono coi figli: che crescono completamente deficienti, o diventano sbandati delinquenti, ma non finiscono mai bene. Che pure d’estate insistono per far indossare la canotta di lana, cosicché finisce che sudi troppo e ti ammali sul serio.
Invece sarebbe stato meglio farla, quella riforma così palesemente voluta, così ipocritamente negata, farsi gli anticorpi come nella profezia di Montanelli, che all’epoca suonava minacciosa ma che tutto sommato sarebbe stata preferibile: e come in tutte le altre democrazie in cui i cittadini eleggono direttamente il capo dell’esecutivo, Berlusconi avrebbe vinto – cosa che in effetti ha fatto comunque – avrebbe governato per due mandati, e nel 2008 non si sarebbe più potuto candidare.
A quest’ora ce ne saremmo già liberati.

  1. Pingback: Vivere a Biella » Blog Archive » La canotta di lana | Popolino | Il blog di Paolo Cosseddu

  2. L’impressione è che si sia alla fine di un ciclo, e forse quando sarà davvero finito potremmo ripensare a tutto quello che è stato fatto in questio anni, alle esagerazioni di tutte le parti, crescere e finalmente levarci la canotta di lana.

    Alberto
  3. La stessa costituzione italiana è stata pensata come una canotta di lana.

    No non ce la toglieremo la canotta di lana, quando berlusconi se ne sarà andato. Così come non ce la siamo tolta alla Liberazione. Troppi danni sono stati fatti ed interiorizzati nella cultura italiana. E’ più probabile un’involuzione, viste le prospettive negative dell’economia italiana e delle finanze governative.

    valerio
  4. E così saremo sempre cittadini bamboccioni di una democrazia bambina, bisognosa della tata. Francamente preferirei crescessimo tutti un po’.

  5. Secondo me, da come stanno andando le cose, non cambierà nulla.

    Il popolo continuerà a guardare dalla piazza la finestra illuminata del salone delle feste.

    Fausto fabiano

    fausto fabiano