Il 26 gennaio del 1994 Berlusconi tenne in tivù quello che poi – sfortunatamente – passò alla storia come il discorso della sua discesa in campo. Durò nove minuti e mezzo, ma avrebbe potuto fermarsi alla seconda frase:
Ho scelto di scendere in campo e di occuparmi della cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese illiberale, governato da forze immature e da uomini legati a doppio filo a un passato politicamente ed economicamente fallimentare.
39 secondi, praticamente un record, in cui c’è tutto quel che conta, e che hanno cambiato tutto.
Ieri, per la chiusura della Festa nazionale di Pesaro, Bersani ha fatto un discorso, l’ennesimo di una serie che ha avuto interpreti vari e che va avanti da 17 anni. E’ durato 75 minuti.
Beh, poteva ripetere le parole d Berlusconi, ancora attualissime…
Era già cambiato tutto: si doveva solo annunciare. Oggi niente cambia e le parole servono ad alimentare il fumo: più sono, più fumo c’è.
E la modalità di quell’annuncio ti par poco, Rita?
L’epico annuncio del Berlusca con il collant davanti all’obiettivo è l’inizio della politica spettacolo che ci ha portato sin qui sull’orlo del default. Non mi interessa se il discorso di Bersani non è mediaticamente il massimo, a me le cose che dice, non solo mi piacciono e mi ci riconosco, ma penso che siano l’ultima opportunità di rinascita democratica del paese.
Giuste o sbagliate il problema è che non le sentirà nessuno. E questo sì, che ti dovrebbe interessare.
Ma è Prossima Fermata Italia o Prossima Fermata Forza Italia?
È una di quelle domande per cui se non sei in grado di risponderti da solo purtroppo non ti si può aiutare.
Commento suggestivo il tuo. Se Bersani, come Berlusconi avesse un patrimonio di 30 miliardi di euro e l’impero mediatico (privato e pubblico) del quale dispone, nonchè l’abilità da piazzista da tutti riconosciutagli, anche il lunghissimo discorso sarebbe noto ai più. Ciò detto, io l’ho sentito, tutto, in diretta su Sky. Il giorno dopo, nonostante la necessaria sintesi c’era su tutte le prime pagine dei giornali “mandiamo via Berlusconi o trascina a fondo il paese”. Un dirigente del PD impegnato, anche con la sua competenza sui media, come te, invece di sparare sulla crocerossa della propria truppa, non dovrebbe aiutare per la causa comune a divulgare le cose buone che dice invece di far prevalere le “lotte interne” tra correnti?
Ti segnalo un interessante saggio recentemente pubblicato da Marshall McLuhan, si intitola “Il medium è il messaggio”. È del 1967. Ti segnalo inoltre che certe cose le si scrivono proprio per amore della causa: 75 minuti per dire che Berlusconi deve andare a casa mi sembrano tanti, persino tu ce la potevi fare in 74.
Ma non si dovrebbe avere il sorriso sulle labbra ed usare l’umorismo stile primavera arancione? E’ morto il gatto?
Filippini, che ti devo dire? Non mi fai ridere.
Ma il gatto come sta?
Il gatto ti preferiva quando ti limitavi a infestare i commenti di Ciwati. E pure io.
E noi dovremmo rifare non solo il PD ma l’Italia. Mi viene da ridere…
Bravo Paolo, vedo che hai letto i miei saggi e imparato a menadito le mie dieci regole. Paragonare il discorso di Bersani (75′) davanti a migliaia di persone alla festa di Pesaro, con lo spot dell’entrata in campo di Berlusconi (29”) è una bella manipolazione, ben strutturata, fuorviante al punto giusto, emotivamente accattivante. Ti vedo già su uno scranno del nuovo parlamento italiano.
Io trovo abbastanza triste che uno vada su un blog e semini commenti firmandosi ogni volta con un nomignolo diverso.
Non essere triste, prenditi i complimenti e il merito.
Anche Berlusconi poteva essere più rapido e dire: entro in politica per non andare in galera.