Possemato aveva visto lungo: un po’ l’avevo sottovalutato, perché l’iniziativa è ovviamente sacrosanta, pure ben pensata, ma l’insistenza mi pareva eccessiva, una specie di fissazione. Poi, in una mattina particolarmente tersa, mi sono ricordato che da casa mia si intravvedono le torri della centrale di Trino, che sono in linea d’aria.
Nucleare una volta, nucleare per sempre: nel 1987 la turbina vercellese fu fermata un’ultima volta, per la ricarica del combustibile, e da allora non è stata più riavviata. Era l’anno dei referendum, in cui i sì vinsero con l’80 per cento dei voti. I quesiti erano tre: abrogazione della possibilità per l’Enel di partecipare all’estero alla costruzione di centrali nucleari; abrogazione dei contributi statali per gli enti locali per la presenza sui loro territori di centrali; e, soprattutto, abolizione dell’intervento statale nel caso in cui un Comune non avesse concesso un sito per l’apertura di una centrale nucleare nel suo territorio. E quest’ultimo fu il referendum approvato con il margine più ampio.
Ma torniamo a Possemato: all’inizio dell’estate, quando il Governo scelse di tornare a ripercorrere la strada dell’energia atomica, smontando sistematicamente il referendum (con il ritorno dei compensi territoriali e delle imposizioni coatte), annunciò l’esistenza di una lista, dieci siti segreti già scelti, quattro per le centrali e i restanti per il trattamento e lo stoccaggio delle scorie. Vennero trascurati, in quest’azione politica, gli studi – uno è del premio nobel Rubbia – in cui si ammette che non esiste la più pallida idea di come mettere le scorie in sicurezza nel lungo periodo. E in questi casi, si sa, il lungo periodo è lungo davvero: gli americani, che di centrali ne hanno fatte tante, scommettendo che poi col tempo sarebbero arrivati a una soluzione per lo stoccaggio, oggi non ci credono più, e hanno fermato il loro programma di espansione energetica atomica. Basta cercare su Google, la rete abbonda di studi di questo tipo.
Ma torniamo alle faccende di casa: a pochi giorni dall’approvazione della nuova legge, il consigliere di minoranza della lista civica I Love Biella prese carta e penna, e presentòquesta interrogazione, in cui si chiedeva al nuovo sindaco di Biella di verificare e riferire se Biella comparisse nella fantomatica lista dei dieci siti, promettendo battaglia nel malaugurato caso.
Ebbene, pochi giorni fa la famigerata lista è finita su Metro: vi sono toponimi già noti – Montalto di Castro, Caorso – e altri nuovi, con Chioggia che spicca perché lì i cittadini si stanno già organizzando per protestare.
E poi c’è Trino, la vecchia centrale in decommissioning. Tecnicamente non è un problema che interessi il sindaco Gentile, ma come dicevo: la linea d’aria. E poi, col nucleare, che sia Trino o Milano per noi fa poca differenza. Ora si tratta di capire se è possibile invertire un destino già scritto: nucleare una volta, nucleare per sempre.
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Ecco, ci mancava giusto la bomba, adesso siamo a posto.
concordo su tutto. solo una postilla carducciana: le torri che si scorgono da’l monte al verdeggiar dei piani sono quelle della centrale a gas G. Ferraris di Trino. la centrale nucleare E. Fermi, sempre a Trino, più subdolamente non ha fumanti camini da ostentare.
abele
Io invece non concordo, anche perché non ho parlato di camini, ma di torri (che chiunque abbia visto una volta i Simpson conosce bene), le quali notoriamente sono visibili da certi punti del Biellese nei giorni di sereno. Qui una suggestiva immagine: http://www.solofinanza.it/wp-content/uploads/2008/06/trino1.png
pare che la centrale nucleare di Springfield induca parecchi in errore:
http://www.flickr.com/photos/suzukimaruti/2559440333/
ciao
abele
i camini erano di carducciana memoria, ma d’altronde le torri di raffreddamento non sono necessariamente sinonimo di nucleare… la centrale di springfield pare aver tratto molti in inganno: http://www.flickr.com/photos/suzukimaruti/2559440333/
ciao
abele
Non guarderò mai più dalla finestra di casa con lo stesso senso di morte imminente.