Farsi degli amici è un utile esercizio, me ne rendo conto, ma evidentemente non ci sono tagliato. Soprattutto da quando, nel mio piccolissimo, mi occupo di faccende del Partito Democratico, più d’uno mi ha consigliato di starmene buono e soprattutto un po’ più zittino. Buonino e zittino: alcuni me lo consigliano perché amanti del “non si fa”. “Non si fa, non si dice”. E io: “perché no?”. Una logica stringente, direi. Altri mi parlano di convenienza come il venditore di auto usate si rivolge al compratore sprovveduto: “taci, che ti conviene, vedrai che ti conviene”. Però io guardo le gomme lisce, e mi immagino schiantato contro un albero.
Insomma non ce la faccio, è più forte di me. Ed è un limite che la dice lunga, su cos’è la mia vita (soprattutto sul lato professionale). Io penso davvero che, se oggi accetti di tacere, te lo chiederanno anche domani, e poi ancora dopodomani. In poco tempo non avranno più bisogno di chiedertelo, e dopo un po’ ti guarderai allo specchio, e ci vedrai uno stronzo. Grazie, ma no, grazie.
Penso che uno dei problemi del Pd sia stato che, in certi momenti, nessuno si sia alzato per chiedere: “scusate, ma che cazzo stiamo facendo?”. Comprensibile, perché chi davvero fa certe domande, in certi momenti, poi si vede piovere addosso di tutto. Recentemente, in politica, va molto di moda affibbiare attestati grilleschi. “Tu sei un po’ un Beppe Grillo”. E’ una cosa triste: in questo cazzo di Paese se fai una polemica, se fai una domanda, se poni una questione, vieni inquadrato alla stregua di un comico genovese. Ma io dico: Grillo non si è mica comprato l’esclusiva della polemica, no?
Enzo Biagi, che nella lunga e trombonesca fase finale della sua vita giornalistica tendeva a ripetere sempre gli stessi aneddoti, amava ricordare che la prima domanda scomoda non è esattamente un’invenzione dei nostri tempi: “Caino, sai per caso dov’è tuo fratello?”. Beppe Grillo non è Dio, ma forse Dio è Beppe Grillo? No, sono abbastanza sicuro di no.
E allora, visto che non è possibile avere delle risposte, almeno sia consentito fare domande. Anche quando portano qualche grana.
Ad esempio: perché il governo di centrosinistra della provincia ha insistito su un progetto irrealistico e costosissimo di collegamento autostradale? Quasi 800 milioni di euro, faccio presente. Ecco, un paio di riunioni le ho viste, ma questa domanda non l’ho ancora sentita, e francamente mi piacerebbe.
Ne ho un’altro: l’altro giorno mi è stato chiesto se avrei aderito al gruppo su Facebook “Vogliamo la Biblioteca pubblica nell’ex Upim”, o come si chiama. Ho risposto di no. A prescindere dal mio personale apprezzamento nei confronti del progetto, mi chiedevo: invertiamo le parti, immaginiamo che una giunta di destra avesse comprato un edificio e avviato un iter così importante per Biella a ridosso delle elezioni, come avrebbe reagito il centrosinistra se avesse vinto? Avrebbe costruito la biblioteca della destra? L’avrebbe o no giudicata un’operazione non solo elettorale, che è discutibile, ma comunque un po’ troppo a ridosso della fine del mandato? Diciamo la verità, avrebbe starnazzato da matti, giustamente.
Se tra cinque anni rivincessimo noi, e a un mese dal voto la destra desse il via a un appalto per trasformare il centro storico in un campo di pelota basca, non ci metteremmo a stracciare i progetti appena arrivati in Municipio? Potete scommeterci il culo. Di nuovo, giustamente.
La destra ha vinto, e la cosa non mi fa felice neanche un po’, ma ha comunque il diritto di perseguire la propria idea di amministrazione, senza sentirsi vincolata dalle visioni dei predecessori, specie se allestite poco prima di sbaraccare. Adesso è venuto fuori che l’ex Upim è un deposito a cielo aperto di Eternit, e questo ha fornito l’occasione ai polemisti della carta stampata locale per dire che l’operazione era pericolosa, oltre che discutibile. Ragionamento che è evidentemente disonesto: a maggior ragione il Comune, recuperando lo stabile, lo avrebbe bonificato, mentre ora chissà se qualcuno mai se ne occuperà, non essendoci più un interesse pubblico diretto. Ma il problema è reale, e fornisce una bella scusa per accusare il vecchio sindaco di non aver neppure fatto tutti i controlli del caso. Non ho dubbi sull’inconsistenza di queste accuse, e sulla loro sostanziale malafede, ma il difetto di metodo resta: non si organizza una ristrutturazione in una casa che si sta per lasciare, e forse qualcuno, in famiglia, durante una delle ultime cene consumate al calore del focolare, nell’accogliente cucinotto, tra un minestrone e un arrosto, avrebbe dovuto chiederlo. “Papà, mi spieghi perché cacchio hai chiamato il parquettista adesso, dopo cinque anni di schegge di legno nei talloni, visto che tra un mese magari ci trasferiamo?”. Invece, lo dico senza sottintendere metafore, erano tutti con gli occhi fissi sul piatto, e questo è il bel risultato.
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Caro popolino, come sai abbiamo già discusso della questione. Anch’io come te ho rilavato il problema di metodo. Anzi l’ho sottolienato in consiglio comunale al momento del voto.
Quella scelta meditata e costruita per più di un anno è stata un pò la mossa del cavallo fatta da Barazzotto e dal PD per provare a recuperare consensi. Io l’ho saputo per “errore” pochi giorni prima che fosse ufficializzata, nonostante nell’esecutivo sedesse un mio compagno di partito (che l’ha saputo solo da me!). In più come si sa io e la sinistra eravamo concorrenti del Pd in 6 e 7 giugno.
Abbiamo discusso molto fra di noi consiglieri di sinistra se votare quella delibera. Io devo ammetterlo, ero per l’astensione. In una fase particolare come quella della campagna elettorale, le questioni di metodo sono anche questioni di merito e quindi di sostanza.
Nessuno se la sarebbe presa, negli ultimi mesi i rapporti nella (ex) maggioranza erano già ampiamenti logorati. Ma alla fine mi/ci siamo detti perchè fare una questione di principio su una buona idea? Perchè non far risparmiare la città, dare nuovo respiro alla cultura e favorire anche un nuovo approccio al centro cittadino?
Alla fine abbiamo alzato la manina e l’abbiamo votata.
Gentile e i suoi non c’erano. Come non ci sono oggi. Perchè ed è qui il punto che dovrebbe essere sottolineato; nella loro volontà di cancellare tutto quello che è stato fatto da noi nella passata legislatura, non c’è il coraggio di dire una cosa semplice semplice: noi vogliamo segnare nettamente, fragorosamente, incontrovertibilmente l’alterità assoluta.
Chiaro-scuro, dolce-salato, merda-cioccolato.
Parafrasando Gaber la doccia è di sinistra, il bagno è di destra.
Ecco perchè io credo vadano stanati.
Lo dicano chiaro, non ci girino attorno, non accampino scuse su nonluoghi o allagamenti.
Dicano che “a prescindere” bisogna fare il contrario!
Giovedì ero in Comune e mi sono accorto che stanno cambiando anche i tendaggi. Bene, da verdi li faranno marroni o chissà come. Però dove e quale sarà il polo culturale della città non è come cambiare una tenda. O mi sbaglio?!
roberto pietrobon
Penso proprio che la funzione di questo spazio che tu gestisci sia molto importante: in realta’ dietro ad osservazioni poste in maniera provocatoria o scanzonata vedo questioni reali che, e’ questo il caso, restano “sospese” nell’aria, dubbi che il cittadino medio, magari elettore del centrosinistra come il sottoscritto, pensano ma non hanno modo di approfondire.
Di sicuro alcuni dei lettori di “Popolino”, cosi’ dentro alle cose, avranno qualche nota da aggiungere per raccontare come sono andati gli avvenimenti: e di sicuro altri lettori di “Popolino” utilizzeranno il tutto per cucinare il solito antipasto ad uso del sistema clerico-fascio-leghista.
Credo che per autostrade e biblioteche la Bibbia non sia stata ancora pubblicata, quindi si possono avere dubbi senza intaccare la fede di fondo.
EZ
Pietrobon, è un cane che si morde la coda: la destra avrebbe avuto meno argomenti, se l’iniziativa, pur interessante, non fosse stata sbagliata nei tempi e approssimativa nei modi. Invece, se corrisponde alla discrezione, e se pure tu ne sapevi nulla aggiungerei, in questo modo è stata solo bruciata: a maggior ragione trovandosi a fine mandato chi l’ha ideata avrebbe dovuto cercare un consenso il più largo possibile, sfidando tutti anche a un confronto pubblico, se necessario rimandandola a dopo il voto invece di coltivarla nell’orticello del suo ego giustificando chi la etichettava come propagandistica.
Franci
Premettendo che sarei favorevolissimo ad un cambio di sede della nostra biblioteca cittadina, mi chiedo come sia ipotizzabile utilizzare l’ex Upim come nuova sede. ok gli spazi sono enormi ma i posteggi? Credo che il vero problema di una nuova biblioteca siano i posteggi per gli utenti. Chi è interessato alla biblioteca andrà in quella vecchia a piedi, in macchina o in bicivletta comunque ma per attirare nuovi biellesi al suo interno credo sia necessaria la comodità. E’ una logica da centro commerciale. Proprio per questo mi chiedo se in questo momento storico la biblioteca sia una necessità per la città o se ci sono ben altre impellenze.
Biagioni
Cara Franci, non capisco proprio l’obiezione.
Come si sarebbe potuto avere un confronto pubblico se i consiglieri della destra il giorno del Consiglio comunale hanno deciso di disertare l’aula?
Come e dove ci si poteva confrontare se Gentile, ha scientemente e volutamente distertato ogni confronto pubblico proposto dai giornali e richiesto dagli altri candidati?
Se uno riteneva che l’operazione era finalizzata solo a “coltivare l’ ego” di chi la proponeva, perchè si è sistematicamente sottratto al confronto pubblico?
Forse la verità è che appunto come dimostrano le recenti mosse di questi giorni, non ci sono argomenti di sostanza per ritirare la proposta sull’ex-Upim e allora si preferisce buttarla in caciara o in politica che è peggio!
rp
Mi sembra che in questo discutere non si tenga conto che un progetto per l’ampliamento della biblioteca attuale era stato scelto dal centro sinistra dopo un concorso di idee.
Quel progetto si è dimostrato costoso e di difficile attuazione (legambiente si è opposta all’abbattimento del cedro) tanto da preferirgli, in fretta e furia altra soluzione.
Qual è l’evidenza al di là del merito, della scelta ?
Il centro sinistra si è dimostrato in questi anni incapace di valutare e di programmare con più certezza gli spazi necessari, la loro idoneità e la loro rispondenza alle necessità.
Anche la ristrutturazione di Palazzo Ferrero sulla base di una ben precisa destinazione è stata poi alterata, per far spazio ad uffici assessorili.
Un fare così “bandieruola” non illustra serietà.
l’arcangelo
Va bene, lasciamo perdere l’idea di sottoporre il progetto a un confronto. Resta il fatto che presentata così l’idea aveva un destino segnato: far politica non è solo tattica, non è solo mosse del cavallo, ma anche agire per il risultato.
Questa discussione è la fotografia della sinistra biellese e italiana. Mentre la città è governata da Mello Rella (non è un lapsus), noi si sta qui a criticare Barazzotto, spaccare il capello in 4 e dare quasi ragione a Del Mastro Jr. pur di sembrare più intelligenti e lungimiranti di chi ha perso le elezioni (tipo: te l’avevo detto, io!).
Se questa è lìopposizione intelligente, intransigente, propositiva e senza sconti che tanto viene sbandierata, allora “stamo in una bote de fero”.
Per fare opposizione si chiedano almeno tre cose (almeno):
1) Qual’è l’alternativa e con quali risorse economiche verrà finanziata? O si preferisce lasciare la biblioteca com’è?
2) Chi, in che tempi e con che soldi bonificherà il palazzo Upim che rappresenta un pericolo per la salute pubblica e si trova in pieno centro storico, addirittura a pochi metri da una scuola pubblica?
3) Cosa ne pensano, di tutto questo, i maggiori interessati e cioè gli utenti abituali della Civica? Qualcuno ha chiesto il loro parere?
Il resto è sesso degli angeli, masturbazione mentale e dimostrazione di egocentrismo, specie dal momento che anche a causa delle tre cose appena citate, sediamo sui banchi dell’opposizione invece che su quelli della maggioranza.
edo tagliani
Eh no, Edo, sesso degli angeli un corno. Se oggi il progetto della nuova biblioteca viene segato è perché è stato avventato, frettoloso e tardivo. Punto. E chi l’ha concepito aveva il dovere di porsi il problema che, se avesse vinto l’altra parte, l’avrebbe cancellato. Come questione mi sembra molto meno fine di un capello, mentre il tuo è benaltrismo.
“Invece di star qui a sottilizzare sulle cose che potevamo fare meglio pensiamo a fare opposizione” è esattamente quel tipo di metodo che vorrebbe sempre rimandare alle calende greche un’analisi oggettiva dell’operato del centrosinistra, perché il problema sarebbe ben altro. E’ un errore così macroscopico che davvero non capisco perché ancora se ne debba discutere.
Paolo, se oggi il progetto viene segato è perchè è stato avventato, frettoloso, tardivo e (soprattutto) concepito dalla parte avversa. Hai ragione sul fatto che bisognava ragionarci in maniera più approfondita, ma se una cosa ti sembra buona credo tu debba farla a prescindere dal momento che ti viene in mente. Sarebbe stato grave se l’idea fosse venuta due anni prima e fosse rimasta nel cassetto per essere tirata fuori per le elezioni, ma non credo sia questo il caso. Un’analisi oggettiva dell’operato del centrosinistra va assolutamente fatta (è umanamente difficile, però, essere oggettivi quando ci si auto-analizza) ma nondimeno una seria opposizione… Se il centrosinistra ha creduto nel progetto biblioteca non può guardare in silenzio che glielo distruggano, non trovi?
Questo però è tutto un altro paio di maniche: chi dice che non ci si deve opporre? Siccome però questo è un luogo di discussione, allora si discute. Non si accantona un difetto (grave) di metodo – ovvero buttare a mare la strategia in nome della tattica – perché l’ha fatto un amico che conviene tenersi buono, oppure è sfuggita tutta la parte introduttiva del post? Mica l’ho scritta per bellezza… Che poi debba sempre arrivare uno che credendo di svelare chissà quale illuminazione cita nientemeno che Tafazzi, e che basta con l’autocritica e pensiamo a fare opposizione, francamente non se ne può più: è un lassismo mentale da bar sport che ormai da un pezzo è diventato un comodo alibi.
Paolo carissimo! Incasso tutte le tue obiezioni (bar sport, tafazzi, illuminazioni e via dicendo). Mi dispiace solo che tu pensi che io voglia “tenermi buono un amico”.
ciao
edo
Il polemista, inconsistente in malafede e disonesto, precisa che prima di giocare ai bussolotti con l’ex Upim, la banda Barazzotto avrebbe dovuto chiarire se e perchè il progetto di trasferire la biblioteca nell’area San Sebastiano era stato abbandonato. Chi gioca a carte coperte, non conosce le regole e bara, non deve lamentarsi se poi trova lungo. Quanto al carattere “sanitario” dell’intervento (ohime, chi lo farà) è in arrivo un acquirente che sta proprio dalle parti della sinistra, che se lo comprerà, lo bonificherà e ci farà un bell’emporio…cooperativo.
gram
hoibò Giuliano, questa è una notizia! Aiutami con la memoria:quale giornale/giornalista, locale e non, l’ha pubblicata?
mi pare di capire, ancora ennesimamente, che il gioco vede contrapposti gli schieramenti PAVIDI contro BUFALE…
buon campionato a tutti!
mcass
ahimè, Marco, la notizia, avendola pubblicata Popolino, è bruciata per giornali/giornalisti locali e non e compagnia canterina. Quando qualcuno lo farà, con nomi cognomi talleri e pubblicità, sarà una ex notizia. In campo, oltre ai pavidi e alle bufale. aggiungici i coglioni, gli stronzi, le gnocche e i ribaldi. Un torneo fra titani.
gram
Ahimè, Marco, la notizia, avendola pubblicata Popolino, è bruciata per giornali/giornalisti locali e non e compagnia canterina. Quando uscirà, con corredo di nomi cognomi talleri e cotillons, sarà una ex notizia. In campo, oltre ai pavidi e alle bufale, aggiungici pure gli stronzi, i coglioni, le gnocche e i ribaldi. Un torneo da sballo fra titani.
gram
Caspita, adesso abbiamo pure Giuliano Ramella. Popolino non smette mai di stupirmi, sta diventando davvero un luogo sorprendente.
Ramella, lo sai che adesso ti tocca un post apposito, vero? E’ quasi pronto, del resto il materiale non manca, potrei quasi farlo a puntate.
La prima puntata l’ho vista. Tra un po’ vado a darti qualche dritta per la seconda. Che goduria sentirsi un feuilleton !
gram
Fremo nell’attesa.