31 LUGLIO 2013

Vasco: «La sinistra si è persa. Ah no, era in tasca, eccola qui»

- Vasco, lei non ha mai parlato di politica in tutta la sua carriera, ciò nonostante vorremmo dedicarle una paginata sul Corriere affinché lei possa dirci che non vota più, che la sinistra si è persa e tutto il repertorio. Come facciamo?
- Eh… Oh… Come facciamo… Io non parlo di politica, semmai è la politica che parla di me, capito? Tac! Che Bersani non è sempre lì che Vasco qui e Vasco là, giusto? Siam mica qui… l’ha presa da me, ‘rcoboia.
- Davvero?
- Non siamo mica gli americani, che loro possono sparare agli indiani… Fuoco agli indiani! Fuoco! Eh eh eh.
- Giusto.
- Pum! Pam! Trattattarattà! Anche da Albachiara, tipo… con una mano ti sfiori… perché la politica sta sempre a farsi le pugnette, capito?
- Anche la sinistra?
- A me vengon meglio con la destra, ma son gusti. Anche il mio chitarrista ritmico, dice che con la sinistra non potrebbe mica, oh. Che c’ha tutti i calli sui polpastrelli. Che poi è una metafora di tutto, capito, che a un certo punto nella vita arrivi e dici: oh, ma guarda te. Capito?
- Non proprio. Ma andiamo avanti: lei che scelta ha fatto, il giorno delle elezioni?
- Mi son svegliato prestino, verso la una, la una e mezza, e volevo farmi una sambuchina. Ma poi c’ho sempre intorno tutti ‘sti scassamaroni, e il personal trainer, e il salutista, e il medico della mutua. Ho lasciato perdere ma dico, almeno una birretta, una cannetta? Niente. Mi ricordo che una volta… eh eh eh… ma poi invecchiando, uno si imborghesisce, capito?
- Come il Pd, è diventato un partito borghese?
- Un po’ sì. Mi ricordo una volta, fine anni Settanta, quando trovavi la roba veramente buona, non queste schifezze chimiche… non che la chimica, eh… la chimica, se è fatta bene… son mica di quei fricchettoni che solo le cose naturali, gliel’ho detto anche a Carlin Petrini: Carlo, e mettila un’aspirina nella Coca ogni tanto! Che ti fa beeene. Capito?
- Dicevamo dell’imborghesimento del partito.
- Bravo. Dicevo una volta, giravo con Solieri, tutta l’estate, si andava a suonare alle feste dell’Unità. Ma i compagni restavano un po’ perplessi, sai caro? Si alzavano a spellarsi le mani solo quando cantavo Asilo Republic, capito quando, dove dico che di bambini ne son rimasti pochi, dopo i fuochi…
- Non l’hanno più invitata da allora?
- Ma no, e mica me lo spiego. Dopotutto tra palco, la band di turnisti americani, le luci, i dieci Tir per le attrezzature, i duecento roadies, voglio dire… anche alla festa di Zocca, dalle mie parti, poteva essere divertente. Gli facevo anche uno sconto. Ma niente, compagni compagni poi quando si arriva al dunque… vuoi un tiro?
- No, grazie. Cambiando argomento, cosa pensa di questo Governo?
- Eh, cosa penso. Cosa penso. Dipende. Chi c’è adesso, sù là: Fanfani, giusto? E’ bassetto, Fanfani. L’ho visto in tivù, una sera, bassino, col doppiopetto blè… ma quanti anni c’ha st’uomo, eh? Bello arzillo, però, è sempre circondato da un sacco di gnocca… le pilloline, eh… capito?
- Uhm, non è Fanfani…
- Lo dicevo io, soccia, sembrava troppo giovane. Dev’essere il figlio, è sputato, anche alto uguale. Avere un figlio è una cosa bellissima, pure io, quando ne ho avuti… mi pare… poi lo vedi fare il Presidente, dev’essere bello… ma è vivo il padre? Però una cosa, una gliela vorrei dire, su questo paese, capito?
- Prego.
- Che non c’è lavoro, capito? E poi… che questa cosa delle autoradio, dico dei frontalini, come si dice, estraibili, andrebbe vietata per legge. Ha rovinato gli affari a un sacco di gente della mia generazione, tipo il Franco, lo conosci il Franco? Di Sassuolo. Non importa. Ah, e poi… e poi che mi dice il mio agente che pago troppe tasse, ecco. E… che se non cambia vi mando tutti affanculo e prendo la residenza a Lugano, come Mina.