6 SETTEMBRE 2013

O la Borsa o la vita

Praticamente tutti quelli che conosco e che capiscono davvero di politica mi dicono che sbaglio, sulle sorti del Governo (penso da un po’ che cadrà, che Berlusconi non accetterà di decadere e di farsi i domiciliari), e l’argomento che usano di più ha a che fare col fatto che i mercati chiedono all’Italia stabilità, e che in caso di crisi punirebbero Berlusconi attraverso la sua azienda, facendola precipitare in Borsa.
Mi sono chiesto allora quale sia stato il rendimento del titolo Mediaset, nel tempo, per curiosità. Ho scoperto cose che mi sembrano interessanti, e che allego.

Il primo grafico ci dice che nell’ultimo anno la Borsa ha premiato Mediaset. E con Mediaset apprezza – immagino – il Berlusconi risorto che costringe i nemici a farli governare con lui e garantisce al Paese quella stabilità nominale di cui si fa un gran parlare. I mercati, mi verrebbe da dire, a quanto pare non sono particolarmente interessati alla reale qualità o capacità operativa di un Governo: cosa ha fatto in questi mesi? In quanti incidenti è già incappato, tra casi kazaki e condanne e abolizioni dell’Imu che, a voler essere pignoli, sono esattamente il contrario di quella credibilità che un po’ tutti richiedono all’Italia? Io, fossi il mercato, avrei punito un Governo che abbassa le tasse sul patrimonio e le tiene così alte sul lavoro, per esempio. Evidentemente ‘sti mercati son sensibili, ma faciloni, e non importa quale Governo, purché ce ne sia uno. Oppure investono tutti in garage nel centro di Milano.

Mentre nella prima grafica le cose sembrano andare benone per Mediaset, la seconda grafica mostra, allargando l’ottica, una situazione ben diversa. E indica come il declino venga da lontano e abbia già eroso la gran parte del valore, raggiungendo un punto molto basso quando Berlusconi ha lasciato Palazzo Chigi – in contemporanea con il momento più grave della crisi italiana. E che però è bastato per Berlusconi aderire al governo tecnico – tecnicamente, appunto, quello più gradito ai mercati – per recuperare lentamente, anche se non a sufficienza, rispetto a una crisi della sua azienda che, in seguito, ha ripreso a inabissarsi a ridosso della campagna elettorale e di quello che veniva annunciato come il suo definitivo tramonto politico. Soprattutto, però, a sinistra del grafico si intravvede la fiancata di una montagna molto alta e oggi lontanissima, che rappresenta il valore dell’azienda in tempi che oggi banalmente sembrano non essere più ripetibili.

La terza grafica, quella che va più indietro nel tempo, dice infatti che se per la precisione si torna al pieno vigore dell’ultimo governo Berlusconi, quello con la maggioranza bulgara, quello che ancora una volta aveva fatto credere a molti – a molti anche non berlusconiani – che finalmente il soggetto si sarebbe rivelato un vero statista, allora si scopre che le azioni Mediaset avevano all’epoca un valore assolutamente non paragonabile a quello degli anni seguenti. Che a partire dal 2010 e fino al 2012 si è perso per strada un terzo del valore per azione, ogni anno. Come dato è abbastanza impressionante, e forse vuol dire che, aldilà delle fibrillazioni politiche che pure pesano, e di un sistema Italia che con la sua crisi grava come un macigno su tutto e tutti, da un po’ di tempo c’è qualcosa che non va, in Mediaset, come azienda persino – persino – a prescindere dal suo ingombrante padrone.

Cosa c’entra tutto questo con il destino politico di Berlusconi? Non lo so, non è questa una materia su cui ho competenze, semmai sono qui appositamente a chiederlo, e semmai (bis) è l’analisi di questi giorni, che collega le cose. A me questi tre grafici – l’ultimo in particolare, così simile alle montagne russe di Coney Island – danno quell’impressione, avete presente, di “chiusura della stalla quando i buoi sono già scappati”. E per questo non riesco a valutare se la rottura politica di Berlusconi sul Governo sia per la sua azienda davvero un danno ingestibile, come si sente dire, oppure se dopotutto ne abbia già sopportati di peggiori, o comunque di tremendi, con la piccola differenza che all’epoca non era in discussione la sua libertà personale né, per usare un’espressione in voga, la sua agibilità politica.
Credo che a breve ne sapremo di più: ammetto però che io, nei titoli Mediaset, non investirei. Ma per altri motivi, ecco.