Questa è del luglio scorso, la prima di una lunga serie, peraltro ancora in corso. Notare il font del nome: è il Museum.
Questa invece è di oggi, dal sito di Cuperlo. Il font è lo stesso: che pare niente, ma è proprio una di quelle cose che i creativi non dovrebbero fare mai (immaginatevi se Bersani l’anno scorso avesse scritto il suo nome con lo stesso carattere dell’Adesso! di Renzi, per dire). Aggiungo: la nostra è una campagna realizzata da professionisti, che credono nel progetto e si sono prestati pro bono, mentre mi risulta che Cuperlo abbia firmato un lucrosissimo contratto con un’importante agenzia. Si faccia fare uno sconto, ecco. Oppure paghi direttamente noi.
Poi ci sarebbe il piccolo dettaglio che tra i documenti che tutti i candidati hanno depositato al partito venerdì scorso, all’atto della presentazione formale della candidatura, quello di Civati si intitola Il partito delle possibilità, e a quanto pare “possibilità” è la parola d’ordine della campagna che Cuperlo presenterà oggi.
Intendiamoci, non importa, pazienza. Anzi, è bello essere apprezzati. D’altro canto, è normale: se quelli che sostengono Cuperlo avessero avuto una sola idea buona, in questi anni, il Pd non sarebbe in queste condizioni. Che poi mica basta un font, eh? Diteglielo, a Cuperlo: l’originale è comunque fuori dalla sua portata.