Uno dei tre bisettimanali biellesi, quello su cui per primo ho iniziato a scrivere da ragazzo, ha sempre avuto un debole per la tradizione del pesce d’aprile (quando ovviamente cade in concomitanza con i giorni di uscita in edicola).
Anni fa ne uscì uno piutosto divertente, che riportava in una grande foto il crollo del Battistero, pregevole esempio di romanico e forse monumento di maggior valore storico della città. Tutt’intorno all’immagine, in bianco e nero ma ricavata con perizia da una versione di Photoshop molto meno evoluta di quelle attuali, i commenti inventati di tutti i maggiorenti locali.
Tra i biellesi, come tra i componenti di qualsiasi altra tribù, ce ne sono di spiritosissimi e di gelidi, e siccome sono soprattutto questi ultimi a scrivere lettere ai giornali era sostanzialmente il loro sdegno e il loro coro di "signora mia dove andremo a finire" a trovare spazio nei commenti dei giorni successivi. Non giovava alla causa goliardica che la testata su cui era uscita la burla fosse la più giovane, la meno istituzionale e la più cialtrona su piazza (ricordo una paginata, scritta in fretta, che recensiva il film Beethoven, che notoriamente ha per protagonista un grosso cane, come se in realtà parlasse dell’immortale compositore).
Va anche detto che, nonostante il piagnucolare delle prefiche, la burla era innocua, e a volte può essere utile che un giullare spolveri le cariatidi a forza di pernacchie.
Mercoledì scorso, però, il gioco è andato un po’ più in là del solito: la prima pagina riportava la storia di un biellese dalla doppia vita, pizzaiolo e attore di film porno. Il problema sta nel fatto che la natura burlesca della notizia non veniva rivelata nelle pagine interne, ma solo sul numero successivo, uscito ieri.
Non proprio correttissimo, soprattutto nei confronti dei colleghi dei due bisettimanali concorrenti, che immagino siano impazziti, tra giovedì e venerdì, per cercare conferme a una storia che non esisteva. E che sabato, ovviamente, si saranno altissimamente sdegnati per la vile presa in giro (e per il tempo perso). Inoltre, questo tipo di notizie (in particolare quando le pubblica la concorrenza) sono ideali per accendere qualche sdegnata riflessione sull’etica di categoria. Ma che siano pure false, suvvia, è inaccettabile.
Non molto leale neppure nei confronti dei lettori, anche se, sarà colpa del mio cinismo, non riesco a provare una vera compassione per chi compra un giornale – che però quel giorno non ha venduto più di tanto, segno che dopo un po’ anche gli alunni distratti imparano la lezione – solo per informarsi su un pizzaiolo superdotato, con tutti i doppisensi sui calzoni ripieni che ne conseguono.
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