Qualche giorno fa D'Alema è uscito dalla sua catatonica prudenza per sfidare Berlusconi a prendere atto che, se alle amministrative e in particolare a Milano dovesse perdere, come potrebbe persino capitare, vorrebbe dire che anche il suo Governo non è più maggioranza nel Paese. E dovrebbe perciò trarne le debite conseguenze, dimettendosi. Come aveva fatto proprio D'Alema stesso, ricorderete, nel 1999, quando sfidò se medesimo, senza che peraltro nessuno glielo avesse chiesto. Così, per automiglioramento. Solo che sfortunatamente perse, caso senza precedenti se si esclude il famoso marito che si tagliò le balle per far dispetto alla moglie.
Al che, dopo la sua uscita, istintivamente, tutti quelli che in questi giorni si stanno attivando per dare una mano nella campagna elettorale, e che avevano capito in particolare l'importanza della partita di Milano, come dire, han portato una mano alla pistola e una alle palle, e si son sentiti come quando dopo una serie di esami il medico chiede se c'è qualche parente da avvisare. Infatti anche Bersani, che ha capito subito dove gira gira andava a finire il ragionamento, si è affrettato a dire che no, ragassi, non scherziamo, cosa c'entrano adesso le amministrative? Niente bastardate, eh. Porello.
In tutto questo, Berlusconi, ovviamente, non per così poco ha perso il suo proverbiale buonumore o ha sentito il bisogno di dire la sua. Tzé, ci vuol altro.
Chi non poteva farne a meno, altrettanto ovviamente – indovinate un po'? – è stato Veltroni. Il quale a dire il vero non poteva non schiacciare una palla servita in modo così invitante: se vincere le amministrative uguale Berlusconi kaputt, allora perdere le amministrative uguale Bersani kaputt. Lo dice il ragionamento stesso, c'è poco da fare.
Anche se, ammettiamolo, non è proprio quel genere di pensiero incoraggiante di cui si avrebbe bisogno a pochi giorni dal voto. Maledetto killer istinct. Ma non ci si può far nulla, è come la storia della rana e dello scorpione: è una questione di natura, e in questa favola, che come tutte le favole ha una forte componente horror, non ci sono rane, solo pungiglioni.
In ogni caso, ci risiamo. Veltroni contro D'Alema. Di nuovo. Già visto? Immagino, ma che volete, quando salta la programmazione normale tocca mandar le repliche, e poi questo è un classico. Anzi, è il classico: una vecchia barzelletta, la più vecchia in assoluto, altro che quelle del Premier. E, gente, fa sempre scompisciare, vero? Lo so, lo so che non vedevate l'ora.
Mi raccomando, quando capiterà – e prima o poi capiterà, potete scommetterci il culo - tutti pronti a schierarsi con uno o con l'altro. Come se fosse la prima volta, stesso entusiasmo: si va in scena.
E poi… fingetevi stupiti. E' una piccola cosa, ma a loro farà taaanto piacere.
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Una trama nuovissima ed entusiasmante. E' come quando leggi un libro di un autore che ti piace tantissimo, e che ti porta a chiederti come gli vengano quelle idee. Dopo Fruttero & Lucentini, D'Alema & Veltroni.
E se cambiassimo scaffale?