A conferma di quanto dicevo qui – nonostante qualche raglio di protesta – oplà: e non va bene, non va bene per niente. Solo un Paese in piena sindrome post-traumatica da stress può trovare normale un concetto come la par condicio, e arrivare a scambiarla per libertà: e se la Bibbia venisse pubblicata oggi, Caino pretenderebbe che un capitolo gli fosse riservato per il diritto di replica.
Invece, libertà è poter esercitare il diritto d'espressione, in spazi diversi e autonomi (tra loro e da tutto il resto), lasciando ai tribunali il compito di riparare i torti, quando e se ve ne sono. Par condicio, al contrario, è mischiare la politica all'informazione e alle forme d'espressione, col risultato che poi si è costretti a dar spazio a tutti i partiti, e se fossi del Partito Sardo d'Azione a questo punto pure io pesterei i piedi per poter leggere il mio cazzo di elenco in campidanese.
Così, mentre il critico si chiede se l'orinatoio di Duchamp sia o no vera arte, il politico per non sbagliarsi ci piscia direttamente dentro.
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Pagherei per sentirlo, l'elenco in dialetto campidanese.
L'orinatoio di Duchamp ('17) è stato superato di diverse lunghezza dalla "merda d'artista" inscatolata dal Manzoni nel '61;
il povero critico in oggetto, che avrà faticato a giustificare il primo, si sarà trovato in seria ambasce nello spiegare la seconda
vedremo cosa sarà in grado di fare Maroni, che intanto si sta gingillando tra l'indignazione e la firma del rapporto della Dia,
semprechè non gli tocchi pestarla, la merda d'artista…
A.
… e sciakk! Fu…
A.