15 LUGLIO 2010

E buon lavoro

uncle-samSe tutto va bene (non ci scommetterei, ma non si sa mai) per i prossimi tre anni non mi sentirete più parlare di congressi del Pd. Quello per eleggere il segretario provinciale biellese finisce stasera, quello nazionale si immagina duri almeno fino alle elezioni politiche, che sono programmate nel 2013 e chissà se poi davvero si faranno prima o se il nostro Presdelcons sarà capace di finire la sua corsa come Villeneuve, con una ruota in meno e il motore in fiamme (e comunque, a far Villeneuve prima o poi ci si lascian le penne).
Così, dopo stasera, dopo il congressino di Tollegno e dintorni, che è appunto l'ultimo, chiuderò questo filone narrativo che tra gli altri ha caratterizzato il primo anno di Popolino. 
Questo non significa che non parlerò più di Pd, il mio colpevolmente tardivo tentativo di occuparmi di politica andrà avanti in questo partito e con questo partito, sperando che il Pd stesso duri più della mia voglia messa ultimamente alla prova dei fatti, degli scazzi e delle depressioni, mie e altrui.
In questa veglia congressuale di già chiaro c'è il risultato, il 60 a 40 che a Tollegno stasera non cambierà, poi inizierà la composizione della prossima segreteria con i suoi alti e bassi, come penso di aver capito vadano sempre questo genere di cose in situazioni simili. Di Stefano La Malfa ho già detto e ho poco da aggiungere: il suo risultato è importante e secondo me significativo, sono orgoglioso di averlo appoggiato e di avergli dato una mano per quanto ho potuto. Credo in quel progetto, e per quello continuerò a lavorare. 
Invece, vorrei parlare di Doriano Raise, vorrei parlare del vincitore. Continuo a pensare che la sua candidatura sia stata l'ultima di una lunga sequenza di scelte sbagliate, per incapacità e per dolo, che è la cosa più grave. Penso, delle persone che quella scelta l'hanno fatta, che posso anche trovare con loro punti di civile convivenza quando si tratta di raggiungere obbiettivi comuni (sotto elezioni è successo, e se si rivota in ottobre lo si vedrà), ma che quando invece parliamo di questioni interne la pace sia molto più difficile. Ho idee mie, sul perché questo avvenga, ne ho già scritto spesso e tornarci sopra ora sarebbe inutile.
Ho ascoltato, in questi venti giorni di congresso, Raise presentarsi come l'uomo che nel 1994 fece l'accordo con l'Orso, anticipando a Biella quello che poi sarebbe stato l'Ulivo in Italia. Una roba di cui nessuno nega l'importanza, ma che è successa ormai molto tempo fa, e 16 anni possono sembrare pochi solo a chi li considera in fondo come una piccola parte del proprio percorso politico. In particolare, oggi che nel crepuscolo (finto o vero, lo vedremo) del berlusconismo gli ex democristiani scalpitano per potersi di nuovo definire tali cancellando il mai digerito suffisso "ex", ebbene non mi augurerei che quel laboratorio si ripeta uguale e identico, perché sarà un problema mio ma a me il bipolarismo piace quando è chiaro, mentre andare tutti verso il centro, invece, no. E mi frega assai che il Pd diventi un partito di "vera sinistra", come alcuni auspicano, se poi è necessario allearsi con Casini o con Fini: mi è bastato Mastella.
Ho sentito Raise dire anche altre cose. Quasi più in privato che in pubblico, e in questo ha sbagliato, intendo strategicamente. L'ho sentito dire che sarà un segretario autonomo, che non si farà condizionare dai poteri forti del partito e che farà il rinnovamento, quello vero. Fossi stato in lui, lo avrei gridato ai quattro venti, sarei stato meno timido, ma in ogni caso lo ha detto abbastanza da farsi sentire da un numero sufficiente di orecchie: e tra quelle, anche le mie.
Ora che i voti li ha presi, e la maggioranza l'ha avuta, Raise sarà anche il mio segretario, è una cosa che rispetto e nei confronti della quale posso essere leale, perché (io sì) so distinguere tra il momento della competizione e quello successivo: ma quello che ha detto, anche se lo ha detto piano, deve realizzarsi nei fatti.
Non sono, come molti sensibili dirigenti di questo partito, un sostenitore dei panni sporchi che vanno lavati in famiglia, o almeno non necessariamente, e la dialettica anche forte non mi ha mai fatto paura. Sorridere davanti ai fotografi come i reali d'Inghilterra, quando tutti sanno che in casa ci tiriamo le stoviglie, non ha per me senso alcuno, e scriverne è la migliore risposta di cui dispongo. Altri hanno a disposizione armamenti molto più pesanti, garantisco, e non si fanno problemi ad usarli perché, quando dentro un partito ci si scontra, vengono meno tutti i tabù, compreso quello di calpestare quei valori che all'esterno diciamo di difendere. E' una cosa molto brutta da dire, me ne rendo conto, ma evidentemente non ha nulla a che fare con la politica (men che mai col fatto di essere di destra o di sinistra), perché è più un istinto ancestrale tipicamente umano. Che però queste stesse persone si sentano vittime dei miei post mi farebbe tenerezza, se non fosse drammatico.
Anche quando scrivo per simboli, e ultimamente lo faccio sempre più spesso, capi e capi mancati trovano comunque il modo di sentirsene offesi, segno evidentemente che il problema è tutto loro, e a poco serve l'indifferenza che fingono di provare nei confronti di questo blog, perché che si incazzino è cosa nota a tutti (siamo in fondo in un piccolo posto), e più si incazzano più gli danno importanza. Lo faranno anche dopo aver letto questo post.
Ma è più forte di loro, ed è un punto debole francamente preoccupante, lo dico innanzitutto da elettore, oltre che da dirigente del Pd. Questa è gente che dovrebbe essere abituata all'agone politico peggiore della storia repubblicana – tesi loro, peraltro, non mia – ma che invece, alla prova dei fatti, semplicemente non è più abituata alla critica, e forse è anche per questo che con la maggioranza mantiene un ipocrita clima di finto rispetto e di pacche sulle spalle, come se si potesse davvero apprezzare Delmastro separando in lui la persona che è da quello che pensa, che dice e che fa. Di certo, se questi vogliono continuare a guidare il centrosinistra biellese dovranno allenarsi a incassare colpi molto più duri dei miei, perché al momento non reggerebbero un round con Topolino, altro che Popolino.
A Doriano Raise spetterà innanzitutto il compito di metterci in riga – mi ci metto pure io, come vedete – e di valorizzare scelte diverse e persone nuove (a iniziare dal suo concorrente), e in questo il suo carattere ombroso e irascibile, giudizio che di lui hanno in primis i suoi compagni più vicini, potrebbe persino essergli d'aiuto a realizzare quell'autonomia che ha annunciato piano e di cui parlavo più sopra. E anche, francamente, a dire qualche vaffanculo (forse pure al sottoscritto, anche se oggettivamente le priorità sarebbero ben altre), perché quando certi nodi arriveranno al pettine sarà inevitabile. Meglio, perché il buonismo in questa fase è forse l'ultima cosa di cui c'è bisogno: e Doriano ha doti e difetti, ma non è "buono". Se sarà giusto, basterà, ma questo non vuol dire che saranno rose e fiori. Dire adesso se ci credo o no (anche se in questi giorni mi sono espresso più che a sufficienza per far intendere il mio pensiero) significherebbe adombrare un pregiudizio che, a giochi fatti, non è più nelle mie intenzioni.
Né lo è ventilare un'apertura col fine di ottenere un incarico, ipotesi resa risibile dal fatto che in questi mesi ne ho più volte rifiutati altri, semplicemente perché non mi ci riconoscevo, e da quelli grazie a Dio non dipende la mia vita. Finché non vedo all'orizzonte cose più utili da fare nel concreto, posso anche accontentarmi di questo spazio, che avrà tanti limiti ma almeno mi somiglia, e che funziona bene, funziona davvero, finché ho le forze per farlo funzionare. Collaborare sarebbe più utile, ma a volte – e finora è stato così – non è proprio possibile, mi spiace.
Dico quindi che auspico Raise sia chi dice di essere, o meglio, lo sfido a dimostrarlo. Ce ne sarebbe un gran bisogno perché, molto semplicemente, questo partito è in agonia, o forse già morto, dipende a quali medici lo chiedete. Non sarà facile, e forse non è neppure probabile, però è possibile, e tanto basta. E' un credito, molto più grande di quello che in realtà gli danno altri che lo hanno sostenuto mentre in realtà si stanno organizzando altrove, e sarà coerente se lo sarà la realizzazione di quanto annunciato.
Se succederà, e ripeto che me lo auguro, mi troverò molto vicino a questa segreteria, senza essermi spostato di un millimetro. In caso contrario, ci si rivede qui.

  1. Che dire…. Onestamente il tuo è un atto di fiducia ammirevole, anche se come scrivi è più una sfida, e penso ti faccia onore perché aldilà delle polemiche si vede che hai a cuore il bene del Pd, e non solo la risoluzione dei cazzi che succedono al suo interno. Certo le cose che hai raccontato in questo anno sono preoccupanti e non credo sarà facile metterci mano. Ma, come dici tu, vedremo, e se dovesse succedere è giusto esser pronti a riconoscerlo, così come sarebbe sbagliato criticare aprioristicamente. Come dici tu, se son rose fioriranno, dopotutto lo speriamo in tanti.
    FS

    utente anonimo
  2. Il senso di questo post mi è piaciuto veramente molto, sai però qual è il problema? Che certa gente è talmente patetica che comunque avrà qualcosa da dire, e soprattutto vorrà capire tutt'altro.
    franci

    utente anonimo
  3. Non sono certo di aver compreso il passaggio dai post precedenti, con tutto quello che dicevano, a questo, lo dico senza voler farepolemiche…

    utente anonimo
  4. Caro 3,
    provo a risponderti, citando un bestseller
    2 C’è un tempo per nascere e un tempo per morire,
    un tempo per piantare e un tempo per sradicare le piante.
    3 Un tempo per uccidere e un tempo per guarire,
    un tempo per demolire e un tempo per costruire.
    4 Un tempo per piangere e un tempo per ridere,
    un tempo per gemere e un tempo per ballare.
    5 Un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
    un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
    6 Un tempo per cercare e un tempo per perdere,
    un tempo per serbare e un tempo per buttar via.
    7 Un tempo per stracciare e un tempo per cucire,
    un tempo per tacere e un tempo per parlare.
    8 Un tempo per amare e un tempo per odiare,
    un tempo per la guerra e un tempo per la pace (Qo 3,2-8).
    slm

    utente anonimo
  5. Ciao Paolocoss, ho letto il tuo pezzo di commento finale alla nomina di Raise. Colgo fra le tante cose che scrivi la consapevolezza dello sforzo per la battaglia ideale combattuta e la speranza che non sia stata inutile. Secondo me, non lo è stata, inutile intendo. Io ho solo assistito ma si è reso evidente nello scontro quanto sia importante per te affermare le tue convinzioni e l'energia che ci metti (forse troppa). Se faccio un salto nei ricordi, fatte salve le dovute differenze caratteriali, mi ricordi un pochino com'ero io 20 anni fa. Ops! senza volontà di offesa, s'intende. Non vorrei ledere in alcun modo la consapevolezza che hai di te stesso di essere unico e speciale, illuminato e così intelligente per capire che gli altri te li puoi tutti infilare nel taschino quando si tratta di usare le parole. Quanto tu abbia veramente a cuore le questioni del PD lo vedremo strada facendo. Sfida al pari della tua rivolta a Raise. Se ci riesci, nel frattempo abbi dubbi e spostati di qualche millimetro ogni tanto.
    La tua sicurezza su tuttto, per citare una tua bellissima citazione cinematografica : "the big chill",  fa venire i famosi brividi lungo la schiena.      

    utente anonimo
  6. Normalmente non insisto per conoscere l'identità dei commentatori di Popolino, ma in questo caso farei un'eccezione perché almeno vorrei capire chi è la persona a cui dovrei assomigliare (anche se 20 anni dopo).
    Detto questo, non mi sembra di essere così sicuro, anche perché non mi sento così sicuro come sostieni.

  7. la tua curiosità va soddisfatta o no? 
    si certo.
    Io sono Diego. No, sono Sergio. No, sono Michelangelo. No, sono Wilmer. No, sono Gianluca. No, sono  Claudio. No, sono Doriano. ect.
    In altre parole io sono gli "altri". Loro.
    Quelli che se ne devono andare via tutti perchè hanno sbagliato tutto. punto. Ti assomigliavano tutti, chi 20 chi 30 anni fa, solo che tu non lo sai.  
    Ooh! ho visto un dubbio. bene!

    utente anonimo
  8. Qui ti sbagli: non faccio fatica a credere che tutti loro fossero così 20 0 30 anni fa (non cambia quel che sono adesso, comunque), se è solo per questo con alcuni ne ho pure parlato e non fanno fatica ad ammetterlo (Susta e Ronzani in primis, molto tranquillamente). E infatti, come è noto, si nasce incendiari…
    Io però non sono un ventenne smanioso, e aggiungo che mi spiace pure un po' (per i 20 anni, non per la smania).

  9. c.v.d. sbagliamo tutto. Vero, non sei un ventenne. Smanioso, lo ammetti tu stesso, quella smania che nasce da una sfrenata ambizione che farebbe impallidire anche Edgardo.
    buon w.e.

    utente anonimo
  10. La sfrenata ambizione, la mia. Non quella di chi si para il culo da TRENTA anni, che le cose vadano bene, male, o malissimo. Vabbè.

  11. old man look at my life, i'm lot like you, were…
    …Old man take a look at my life
    I'm a lot like you
    I need someone to love me
    the whole day through
    Ah, one look in my eyes
    and you can tell that's true….

    utente anonimo
  12. Un vecchio e un bambino si preser per mano
    e andarono insieme incontro alla sera;
    la polvere rossa si alzava lontano
    e il sole brillava di luce non vera…

    L' immensa pianura sembrava arrivare
    fin dove l'occhio di un uomo poteva guardare
    e tutto d' intorno non c'era nessuno:
    solo il tetro contorno di torri di fumo…

    I due camminavano, il giorno cadeva,
    il vecchio parlava e piano piangeva:
    con l' anima assente, con gli occhi bagnati,
    seguiva il ricordo di miti passati…

    I vecchi subiscon le ingiurie degli anni,
    non sanno distinguere il vero dai sogni,
    i vecchi non sanno, nel loro pensiero,
    distinguer nei sogni il falso dal vero…

    E il vecchio diceva, guardando lontano:
    "Immagina questo coperto di grano,
    immagina i frutti e immagina i fiori
    e pensa alle voci e pensa ai colori

    e in questa pianura, fin dove si perde,
    crescevano gli alberi e tutto era verde,
    cadeva la pioggia, segnavano i soli
    il ritmo dell' uomo e delle stagioni…"

    Il bimbo ristette, lo sguardo era triste,
    e gli occhi guardavano cose mai viste
    e poi disse al vecchio con voce sognante:
    "Mi piaccion le fiabe, raccontane altre!"

    utente anonimo