26 DICEMBRE 2009

Il protezionismo funziona, almeno per i peti

Ho letto e sentito commenti scandalizzati per l’assegnazione dei finanziamenti destinati ai "film di interesse culturale" concessi dal Ministero per i beni culturali a Natale a Beverly Hills. Non capisco dove sia lo scandalo, considerato questo Governo e il ministro in questione: mai letta una poesia di Bondi?
Purtroppo c’è dell’altro: in questo momento, in tutto il mondo critica e pubblico si strappano i capelli per Avatar, il nuovo film di James Cameron. Un film che sta incassando cifre mai viste, e che secondo alcuni è destinato a cambiare (tecnicamente parlando) alcuni importanti modi con cui il cinema è fatto ed è visto.
Entusiasmo ovunque, quindi, tranne che qui: in Italia infatti il film uscirà solo il 15 gennaio. Non sia mai che De Sica e Pieraccioni si debbano sentire minacciati dalla concorrenza. Non sia mai che il pubblico arrivato nella multisala abbia un ripensamento dell’ultimo minuto e decida di usare il cinema per il suo scopo originale, e non solo per ascoltare peti in dolby surround.

  1. Mi fai morir dal ridere anche quando mi verrebbe da piangere !!  Adesso ho capito è per via dei peti in dolby surround che viene definito – cineminestrone – ! Le Muse dell’ Arte avranno di che andar fiere .
    Questa la mail inviatami dai gentilissimi gestori del cinema Verdi
    Gentili clienti ed amici,
    pensavamo di mandarvi i "soliti" auguri natalizi, poi…
    ci è capitato tra le mani un regalo natalizio particolare: come ben sapete il nostro è un cinema d’essai, questo vuol dire che ci impegniamo a fare film aventi questa qualifica oppure che siano di Interesse Culturale Nazionale, ebbene, (regaluccio!), grazie ad una legge distorta, al film "Natale a Beverly Hills" di Neri Parenti è stata attribuita questa qualifica, è un film di Interesse Culturale Nazionale.
    Stupiti? Anche noi…. Lo programmiamo? Certamente!
    Abbiamo già fabbricato la locandina….
    Eccola qua (in allegato) insieme ai nostri migliori auguri di buone feste ed alla programmazione fino al 6 gennaio.
    Niccolò, Michelle ed Arrigo Tomelleri

    Yoshio

    utente anonimo
  2. Immagino che il post intenda la parola protezionismo come una boutade: il protezionismo, in questo caso, è un raro esempio di protezionismo dal basso invece che dall’alto. Il motivo per cui Avatar non è sugli schermi italiani è, banalmente, che i distributori non hanno voluto rischiare il lancio di un kolossal in un periodo dell’anno "tradizionalmente" dominato dai due cinepanettoni che catturano gran parte del pubblico italiano e intasano una quota avvilente di schermi, militarizzando non solo e non tanto le grandi città quanto le sale di provincia. Nessun kolossal tenta mai di debuttare sotto Natale proprio per questo, perché siamo una nazione cinematograficamente piuttosto sottosviluppata, rispetto a Francia o Inghilterra per esempio. Non c’è protezionismo, quindi: la colpa è spartibile tra la distribuzione di Avatar, probabilmente poco coraggiosa, ma come darle fino in fondo torto?, e il pubblico italiano, così imbarazzante e meschino da sentenziare ogni anno il suo ineffabile gradimento natalizio dei peti a suon di 25 milioni (ven-ti-cin-que-mi-lio-ni) di euro di incasso.
     

    utente anonimo
  3. #2, diciamo che mi sarebbe proprio piaciuto vedere il confronto, e diciamo che è un cane che si morde la coda: è il ragionamento uguale e contrario per cui i blockbuster estivi qui arrivano ad autunno inoltrato. A me pare che i distributori italiani non siano tanto capaci. Quanto al pubblico sottosviluppato concordo, ma bisognerebbe dargli una possibilità, però: sul pubblico si deve investire, è così che si fanno business e persino cultura.

    utente anonimo
  4. Mi fai morire dal ridere, peccato che poi ci si renda conto di quanta verità sta dietro a quel "peto" e allora la risata diventi amara.