Diceva un tale che tutti mangiano i würstel, ma nessuno vuole sapere cosa c’è dentro. Cioè, nel profondo ce lo si chiede, ma poi si preferisce ignorare la domanda e continuare a ingozzarsi.
Mi è venuto in mente qualche giorno fa, quando ho partecipato alla prima riunione della neoeletta direzione provinciale del Partito Democratico. Era di venerdì sera, prima nevicata della stagione, strade difficilmente percorribili e membri dell’assemblea – presenti circa due terzi, su 50 totali – ansiosi di tornare a casa in fretta per non restare bloccati a metà di qualcuna delle salite della nostra bella località prealpina. Così, saltando a pié pari il dibattito, in un’oretta sono stati eletti presidente, segretario, e tesoriere. Un capolavoro di efficienza, se non fosse che per arrivare a quel risultato sono state spese ingenti risorse umane, nervose e logistiche. Credeteci o no, il congresso del Pd è di fatto finito venerdì, durando un totale di sei mesi, e questa è forse la prima settimana dopo molto tempo in cui non ho riunioni, non devo fare o ricevere lunghe telefonate, non devo scrivere complessi report via mail.
Questo perché ho deciso di non votare questo segretario, e di non entrare nella sua segreteria, e ugualmente hanno deciso coloro con cui ho diviso la strada in tutti questi mesi, altrimenti adesso probabilmente sarei a spaccarmi la testa per cercare di capire se è meglio la delega sui temi ambientali o quella sul welfare. Inevitabilmente, mi sento un po’ come un soldato rimasto senza guerra, ma sono anche contento di non aver messo il mio voto in calce a questo accordo, a questo segretario nuovo che è poi è anche quello vecchio. Mi è sembrato consequenziale a tutto quello che ho detto durante l’estate, e di certo non le ho mandate a dire a chi ha guidato il Pd finora, fosse a Biella o a Roma. Se oggi improvvisamente ne avessi approvato la riconferma sarebbe stata dura da giustificare, e se mi guardo intorno vedo che ci sono altri, a pensarla così. E questo è bene. Si può anche sbagliare, ma farlo da soli è peggio, in questo la dinamica di gruppo è un confortante attestato di sanità mentale: se c’è stato il bisogno di scriverne uno vuol dire che c’era quantomeno qualche dubbio che fossi pazzo, ma puoi tirarlo fuori ogni volta che qualcuno ti guarda un po’ strano.
Ciò non ha impedito che mi sentissi le mie: pare che se il Pd va come va – e c’è poco da stare allegri – la colpa non è di chi l’ha guidato finora e lo guiderà anche nel prossimo futuro, ma di chi ha deciso di non sostenere e non far parte di questa segreteria. Insomma è colpa mia, e di quelli come me. Ci vuole una bella faccia da culo, per sostenere una cosa del genere, eppure. Aggiungiamoci pure che questa segreteria è a termine, scade il 31 maggio: pare non ci fosse il tempo per fare una consultazione a norma di regolamento, tra elettori o almeno tra tutti gli iscritti, e quindi è venuto fuori un accordo tra correnti, quelle che oggi si chiamano "mozione Bersani" e "mozione Franceschini", ma che in fondo potremmo identificare quasi senza eccezioni come ex Ds ed ex Margherita. In primavera, se non vengono fuori altri casini, si faranno le cose per bene. Forse.
La fu "mozione Marino", che è rimasta fuori dall’accordo stesso, avrebbe bisogno a questo punto di un nuovo nome, essendo Ignazio Marino un pretesto sempre più lontano all’orizzonte. A me piace "quelli che si sono rotti i coglioni di ex Ds ed ex Margherita", ma mi dicono che è troppo lungo. Però rende l’idea.
Ma torniamo ai würstel. La prima cosa è la forma: puoi macellare tutte le creature dell’arca ma non troverai mai una roba fatta a forma di würstel. Quando questo pianeta sarà morto e carbonizzato a futuri visitatori alieni basterà trovare un singolo würstel fossile per capire che qui una volta esistevano forme di vita intelligenti. Quanti polifosfati, però, ecco perché si sono estinte.
La segreteria würstel, quindi, in natura non esiste: non troverete nessuno, là fuori, fuori dalle tante forme dirigenziali del Pd, in grado di sostenere che confermare il vecchio segretario dopo tutte le sconfitte amministrative, con tutto quello che si prepara in politica, e le elezioni regionali alle porte, sia una buona idea. Però intanto passate la senape.
Credo ci sia una lezione, in tutto questo, ed è: quello che succede in macelleria resta in macelleria. Un gattino è finito dentro il tritacarne? Non importa, vuoi mica buttar via tutta una partita. E poi, insaporisce. La carne è rancida? Fa niente, bastano pochi grammi del giusto mix di aromi e anche il fango sa di filet mignon: è per questo che l’azienda spende tutti quei soldi in prodotti chimici. A fine giornata, ci sono addetti che raccattano gli scarti, i würstel venuti un po’ storti, li portano a casa e li danno da mangiare ai figli. Quelli sono impiegati modello, c’è poco da fare. Faranno carriera, sempre che non arrivino i Nas a chiudere l’azienda.
In ogni caso, mai e poi mai fermare qualcuno che sta per addentare un salsicciotto dicendogli "tu non hai idea delle schifezze che ci sono dentro". Semplicemente, non si fa, non si danneggia la ditta. Quando sono entrato in azienda e me l’hanno spiegato evidentemente ero distratto, perché se mi guardo indietro credo proprio di aver rivelato una serie di segreti industriali che non dovrebbero mai arrivare oltre i cancelli della fabbrica.
Partivo dall’idea che si possono produrre alimenti genuini, che gli ingredienti sono già tutti in casa, e che per quanto i consumatori siano a volte pecoroni è da un po’ di tempo che i nostri würstel li schifano e ce li tirano dietro. Ma è durissima, sapete. La riconversione industriale non è uno scherzo, terrorizza i padroni e spaventa anche gli operai, abituati a fare lo stesso lavoro da tutta una vita. Non hanno torto: produrre un prosciutto crudo d’eccellenza è un casino, mentre nei würstel ci puoi ficcare dentro qualsiasi cosa, e saranno lo stesso commestibili.
Io però quella roba non la mangio.
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A me piace "quelli che si sono rotti i coglioni di ex Ds ed ex Margherita", ma mi dicono che è troppo lungo. Però rende l’idea.
Potrebbe essere "quelli che si sono rotti (i coglioni)", è più breve, funziona, rende l’idea…
Saluti
Kalu
Ma poveri wurstel, cosa hanno fatto di male, perché prendersela con loro…? E’ ingiusto, questa è crudeltà bella e buona.
"Oreste, mi è di nuovo finito l’orologio nell’impastatrice, tira fuori il cartello delle offerte speciali!"
Bisogna dare atto che rispetto alla scelta tra minestra e finestra però sono stati fati passi avanti.
E con la mortadella come sei messo?
Ho guardato bene la scadenza del prodotto, e’ il 31/05/2010. Pensa alla prossima spesa..
EZ