Dicono che il primo yankee a invaghirsene sia stato addirittura Ronald Reagan, che vedeva in lui un leader carismatico, per quanto sanguinario, e l’unico possibile alleato nell’Afghanistan invaso dai sovietici: di certo, Ahmad Shah Massoud fu per Reagan l’unico possibile approccio al problema afgano in tempi di Guerra Fredda, uno strumento formidabile e la giustificazione di un’amicizia ripagata non a sufficienza. Il simbolo di un mondo che poteva essere, e che tragicamente non si è realizzato, tutt’altro, per colpa di errori di valutazione che continueranno a riemergere per molto tempo, con tutto il loro carico di rimpianto.
La documentazione sugli aiuti della Cia all’Alleanza del Nord non manca, soprattutto sono ben documentati i budget americani della cosiddetta operazione Cyclone – oggi desecretata – di anno in anno più alti, destinati all’acquisto di armi di fabbricazione israeliana, in particolare lanciamissili tecnologicamente avanzati, destinati a giungere dopo un vorticoso giro del medio oriente nelle mani della guerriglia antisovietica dei mujaheddin. Quei missili tirarono giù gli elicotteri russi, e sconfissero l’esercito più potente del mondo. Dal ’92 lo Zio Sam chiuse il rubinetto, lasciando Massoud a gestire da solo una situazione di conflitto etnico molto complessa, secolare, questa volta nell’inedito ruolo di comandante delle forze governative. Non durò, come sappiamo, e dopo il ’96 e l’occupazione di Kabul da parte dei talebani Massoud torno nel suo ambiente bellico di nascita, le valli e le montagne del Panjshir. Anche dopo la sua morte, gli uomini addestrati da Massoud e le sue tattiche, unite alla potenza di fuoco Usa, furono determinanti nella (momentanea) sconfitta dei talebani e nel garantire il successo della missione Enduring Freedom.
Quando si parla di intelligence ovviamente non ci sono certezze, ma alcuni fatti sono stati ragionevolmente appurati: ad esempio, si sa che nel ’99, con Bill Clinton presidente, Massoud fu di nuovo avvicinato dagli americani, e il direttore della Cia in persona, George Tenet, lo ingaggiò per tentare la cattura o l’uccisione di Osama Bin Laden. Tenet ha poi ricordato che, dopo aver spiegato la cosa, Massoud gli chiese se era pazzo.
Pochi mesi dopo, un commando guidato dallo stesso Massoud e da agenti americani trovò Bin Laden in un accampamento perso nel nulla. In contatto telefonico satellitare con la War Room della Casa Bianca, quegli uomini in attesa del via libera per l’attacco al campo talebano vennero fermati, per motivi – questi sì – mai del tutto appurati. E’ tutto scritto è risaputo, a partire dal rapporto della commissione sull’11 settembre.
Ora viene fuori che nel dicembre del 2001 gli americani si lasciarono scappare proprio Bin Laden, nel corso di una delle battaglie più famose e più raccontate di questi anni, quella di Tora Bora. Colpa di Rumsfeld, colpa di Bush, un altro capo d’imputazione per una presidenza fallimentare, che ha cambiato il mondo in peggio. Un po’ strumentale, però, perché in realtà, era già successo.
Per la cronaca, Massoud fu ucciso in un attentato kamikaze: una finta troupe riuscì a farsi portare nel suo accampamento segreto con la scusa di realizzare un’intervista. Le apparecchiature di ripresa erano imbottite di esplosivo, il mandante non è mai stato appurato con certezza ma non è difficile vederci la mano di Osama. Così morì il Leone del Panjshir: era il 9 settembre del 2001, appena due giorni prima della fine del mondo così come lo conosciamo.
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oh yeah i ragazzi ed io ne sappiamo qualcosa…
A.
Mitico Charlie. Non esce proprio benissimo dal ritrattino che gli ha fatto Aaron Sorkin, ma come si dice, "purché se ne parli".
credo che da Machiaveli in avanti chi abbia, occasionalmente, vestito i panni del principe, direttamente o per interposta persona, abbia in ogni caso un alibi eccellente
A.
era un eroe che ammiravo per intelligenza e coraggio.. oggi quando lo ricondo a qualcuno difficilmente trovo chi sappia qualcosa di lui… i partecipanti al grande fratello sono più conosciuti… che frustrazione