Bersani sta parlando da un tempo che mi pare infinito. Non so quale sia l’impressione in tivù – lo dico per i pochi che magari stanno seguendo l’assemblea via satellite – ma dal vivo è una tortura, con la differenza che invece di soffrire ci si annoia. Se fossi in lui, ora che le primarie sono finite, come primo segnale di unità del Pd assumerei un bravo speech writer della mozione Marino (al limite anche della Franceschini).
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La Bindi sembra addormentata, è troppo soporifera!
mastma
Il commento lo lascio fare a Ciwati:
La replica (livebersaning)
Livebersaning. Punti di avanzamento: «il Congresso ci ha consentito di consolidare e affermare il progetto, toglierlo dalle incertezze, di cominciare a procedere a quel famoso rimescolo (?!) delle culture di provenienza, di metterci a lavorare su di una linea nuova». «Alcune correzioni» di quello che abbiamo visto fin qui. «Già la giornata di oggi ci ha consentito di introdurre una novità: torna la politica». Prima non stava nel Pd, direte voi. «Ne avremo anche di più, nel futuro», parola di segretario. «Partito popolare», sottolineato. «Voglia enorme di discutere»: ancora, si chiedono attoniti i delegati? Passaggio sulle identità. «Metto a disposizione la mia identità per l’identità nuova che vogliamo fare»: le università americane s’interrogano. «Perbacco!». «L’altro problema, ma tra dieci anni come ci immaginiamo ancora così?»: visti i precedenti, qualcuno pensa di sì, dal momento che il gruppo dirigente è sempre lo stesso (o quasi). «Tra dieci non potremo essere come siamo adesso»: dieci anni fa dicevano la stessa cosa. Speriamo. «Partito popolare» (quinto riferimento): no ai «modelli puramente comunicativi» e ai «modelli elitari, giacobini, illuministici». «Se non ci piace anche la gente che guarda Rete 4, non siamo un partito popolare»: sul satellite, si chiedono i giacobini? «Questa o quell’altra defezione lascia scoperto un fronte? No, noi non abbiamo nessun fronte scoperto». Siamo a posto così. «Dico che daremo espressività a tutti i tratti del nostro volto». Anche il «popolarismo». «Metteremo al centro negli esecutivi delle nuove generazioni già sperimentate»: dalla platea chiedo ufficialmente una moratoria dell’espressione «già sperimentato». «Sono perché il nostro partito sia un motore dell’evoluzione, del passaggio alle responsabilità individuali, della persona di quanto prima atteneva la morale pubblica»: bene. «Tema dell’informazione? Una vergogna questa continua pretesa della politica di intervenire in una vicenda aziendale»: bravo. «Discriminazione nei confronti delle donne? Noi nel nostro partito non abbiamo fatto tutto, ma abbiamo fatto più di quello che è stato fatto nelle istituzioni e nella società?»: sì, ma Pierluigi, è ancora troppo poco, dicono le donne in sala. «Ci chiamiamo Partito democratico perché vogliamo fare andare avanti la democrazia in questo Paese»: bella. «La nostra identità dobbiamo andarcela a cercare fuori di noi»: e con ciò smentisce tutto quello detto a proposito di identità da giugno a oggi (meglio questa versione, simile, per altro, alla nostra proposta). «Il respiro di una grande canzone popolare»: questo ci vuole. Uno pensa a Fossati, invece parte Vasco, poi però anche Fossati, poi ancora Vasco. Un mix. Un «mescolo». E’ andata anche questa.
postato da civati, 15:21