Devo un po’ di scuse a un tot di persone che nel tempo mi hanno segnalato notizie, fatti, fattacci e misfatti, e che inevitabilmente, in determinati momenti – ad esempio questo – sono più numerosi. Una parte di quel materiale, infatti, resta nella mia casella mail e non finisce su Popolino.
Il motivo non è semplice da illustrare, ma sento di dover in qualche modo una spiegazione, per una questione di semplice rispetto nei confronti di quelli che seguono questo blog e che l’hanno in pochi mesi reso una specie di piccolo punto di riferimento, quando non addirittura una fonte di informazione.
Il primo e più comune motivo per cui una segnalazione viene scartata ha semplicemente a che fare con la mia capacità di approfondire l’argomento. Io non ho il tempo né le risorse per curare Popolino come se fosse un organo d’informazione tradizionale, il che significa semplicemente verificare le fonti e, anche se l’idea è affascinante, un giornale senza editore, senza stipendio, senza vil denaro semplicemente non si può fare. Io stesso per vivere scrivo cose che vengono pagate, in caso contrario dovrei fare un altro mestiere. Mi scoccerebbe molto, per inciso, perché amo il mio lavoro.
Potrei chiedere cento euro all’anno a ogni lettore di Popolino, e questo mi permetterebbe di lavorarci come si deve. La dura realtà, però, è che spillare soldi ai lettori non riesce neppure al New York Times, figuriamoci al sottoscritto, e come unica conseguenza questo blog resterebbe senza lettori. Lo dico perché chi apprezza quel che viene scritto qui è giusto che ne abbia anche ben chiari i limiti.
Popolino è un’occupazione che consuma molto del mio tempo libero, e difficilmente potrà prenderne più di così: posso assicurare che già ora è un impegno non da poco. Può capitare – e avrei in mente numerosi esempi anche recenti – che mi venga tra le mani il colpo gobbo, la notizia clamorosamente bucata dai giornali locali, ma questa è l’eccezione, non la regola. L’informazione in senso ampio e documentato non è qualcosa che io posso fornire regolarmente pro bono: spetta ad altri, spetta a chi ne ha i mezzi. Che poi quegli altri si facciano pagare un euro a copia e lo stesso non siano all’altezza può darsi, ma è un altro problema, sul quale io stesso sono molto critico, che resta però fuori dalla mia possibilità d’influenza, se non di striscio.
Ne deriva che, se non posso approfondire, mi spiace, ma non mi prendo la responsabilità di scrivere cose su cui non sono assolutamente certo. Un po’ per etica, un po’ perché gli avvocati costano, e difendersi da una querela non è mai divertente.
Aggiungo due motivazioni meno nobili, ma sincere, a proposito delle notizie che non uso: c’è una questione di stile, di divertimento, e di mia personale percezione su cosa funziona e cosa no. Una parte di quelli che vengono qui sembrano apprezzare il "come" almeno tanto quanto il "cosa": un certo tipo di scrittura, di linguaggio, che poco ha a che fare con il giornalismo. Diciamo pure che non c’entra per niente (anche se non nego che mi piacerebbe leggere giornali scritti in modo un po’ meno ingessato). Ci sono post che si scrivono da soli, altri che richiedono una lavorazione più lunga ma che comunque nascono da uno spunto; altre volte invece, semplicemente, non mi viene nessuna idea in grado di passare il mio metro di accettabilità. Io non penso che un mio post su un argomento pur interessante, se non ho trovato un modo per renderlo brillante e divertente, o particolarmente arguto o sentito (faccio fatica a empatizzare su tutto lo scibile umano), possa bucare l’interesse dei lettori. E quindi lascio perdere.
Studio attentamente le statistiche di Popolino, e so per certo che è così: alcune cose funzionano e altre no (e questo post è uno di quelli, per dire). Quando ne azzecco una gli attestati di stima mi fanno molto piacere, ma non fanno di me un John Stewart locale – purtroppo – e non è per niente detto che il post successivo sia altrettanto memorabile. Anzi, in genere non lo è per niente, e quindi inevitabilmente io stesso tendo a selezionare gli argomenti in modo da non deludere troppo le aspettative di voi ingordi e incontentabili lettori. E’ anche il caso di ricordare che una buona parte della roba che finisce qui non è informazione, ma è cazzeggio, e come tale va valutata.
Inoltre, lo dico in parte contro il mio interesse, ci sono informazioni che sono più utili a un consigliere comunale, o a un avvocato, o persino a uno dei vituperati giornali biellesi, che in mano al sottoscritto. E’ sicuramente un limite di Popolino, ma non ho ancora trovato il modo di aggirarlo, nel caso ogni suggerimento è gradito.
Questo non vuol dire che un blog non può essere un posto buono per l’informazione, l’impegno civico, o la politica: semplicemente, chi pensa che possa sostituire tutti gli altri luoghi in cui queste occupazioni solitamente si riversano sta sbagliando di grosso. E chi pensa di apparire particolarmente acuto perché invece imputa al blog questo limite gli sta invece attribuendo, probabilmente in malafede, un profilo che non sta scritto da nessuna parte. La verità è che lo status quo muta sotto la spinta di molti fattori, e ognuno vale in base alle potenzialità che può esprimere, ma nessuno di essi è in grado di surrogare tutto il resto.
Aggiungo che non apprezzo per niente di essere tirato per la giacchetta: ogni tanto, qualcuno che evidentemente soffre per il fatto di non avere a disposizione un palco abbastanza illuminato da cui dire le sue cose, mi chiede con fare scandalizzato perché non ho scritto niente su una cosa o su un’altra. Ebbene, consiglio a costoro di misurare il mio impegno civico su quello che dico, e non su quello che non dico, e poi di confrontarlo con il loro: vale per chiunque abbia intenzione di parlare di senso del dovere. Altrimenti, il piacere di scrivere qui, e il senso di necessità che lo giustifica, passerebbe in secondo piano rispetto alla costrizione di dovermi esprimere sulla qualsiasi, cosa che come ho già spiegato non solo non sono in grado di fare, ma neppure mi interessa.
Sicuramente sarebbe stimolante trovare uno spazio in cui dare dignità e diffusione a un certo tipo di informazione che non ha sbocco nella stampa tradizionale, ma dubito che quello spazio sia questo, se non quando capita, né al momento gli esempi di questo tipo fioccano: io stesso ne sarei molto lieto, se ne incrociassi uno.
Infine, ci sono i pettegolezzi puri, gli sputtanamenti e i regolamenti di conti trasversali: in molti mi scrivono segnalandomi gossip talvolta un po’ biechi su personaggi con cui hanno degli scazzi. Intendiamoci, se qualcuno mi sta sulle balle non ho problemi ad attaccarlo in modo anche feroce: questo è il mio blog, non è un servizio pubblico, e quindi mi sento libero di dare spettacoli anche penosi incaponendomi nel gioco dei commenti velenosi e dei dispetti. Però non faccio killeraggio conto terzi. A costoro consiglio di aprirsi un blog tutto loro, e di gettar merda in libertà. Io mi curo solo della mia, perché in uno spazio web personale c’è anche una componente di innegabile egoismo.
E se questo, giunti alla fine di questo lungo post, vi infastidisce oltre misura, allora ricordatevi che avete iniziato a leggere di vostra iniziativa, e soprattuto che non vi ho chiesto denaro in cambio.
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Ineccepibile, spero di partecipare a questo blog con la giusta sintonia.
Grazie di esistere.
Fausto Fabiano
condivido pienamente, per esperienza
l’arcangelo
questa è la versione lunga ed articolata della frase "non rompetemi le palle"?
A.