C’erano due presenze bizzarre, sabato al Lingotto. La prima l’ho già citata, è quella di Giovanna Melandri: nel suo intervento ho colto il tentativo di passare come possibile protagonista del rinnovamento. Solo che, con tutta la buona volontà, detto da una che è già stata ministro ed è arrivata in sala intruppata con i Franceschini e i Bersani vari, mi pare un po’ dura da credere. Davvero la questione anagrafica è solo marginale: le persone nuove sono altre.
L’altra presenza, che non ho visto ma mi hanno segnalato, è quella di Sergio Scaramal, già presidente della Provincia di Biella per il centrosinistra. Come già detto, Scaramal è quello che ha preferito non ricandidarsi, lasciando ad altri il compito di perdere, e che sei giorni dopo la sconfitta è riemerso dall’armadio in cui si era chiuso per dire che adesso avrebbe "lavorato per il partito". Cosa che, senza particolare malizia, è facile interpretare come un tentativo di batter cassa con una candidatura alle regionali o un posto da segretario. Se è venuto davvero al Lingotto, mi piacerebbe chiedergli perché.
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Mi stupisce anche solo il fatto che Scaramal sappia cosa sono, i Piombini.
Avrà pensato che si faceva una battuta di pesca.
Paolo
per far vedere che bravo che l’è al Dalema…
c’era?
A.
Per carità. Ci mancava solo D’A.
ah ah ah
era una domanda retorica, è troppo impegnato a lavorare, dietro le quinte, per il bene del partito…
‘tacci sua
A.