8 APRILE 2013

L’organismo dirigente nell’atto di digerire se stesso medesimo

In tutto questo complicatissimo stallo, quel che viene da chiedermi, banalmente, è: che ci stiamo a fare noi, intendo noi militanti? Cosa possiamo fare, sempre che ci sia qualcosa che possiamo fare?
Ora leggo che sabato, 13 aprile, saremo chiamati in piazza per manifestare contro la povertà. Che è un po’ come manifestare contro la morte, o a favore della birra gratis, ma ironie a parte, mi pare un po’ poco. Un po’ tardi. E mi pare che in ormai quasi quattro anni di Pd a guida Bersani, e nei cinque totali contando Veltroni e Franceschini, non abbiamo fatto nessun passo in avanti per dare a questo partito gli strumenti per mobilitarsi. E non è una contestazione a Bersani, è un appunto a tutti quelli che hanno diretto il Pd fino ad ora, perché un Pd diverso tornerebbe tanto utile, ora.
La piazza, quella certo è una forma di mobilitazione, ed è molto cara alla storia della sinistra in italia. Ma non si vive di sola piazza, anzi: più ci si va, meno funziona, nel lungo periodo. E il resto?
Ci piace citare il modello americano degradandolo a comitato elettorale permanente, ma è davvero così? Di fronte a uno stallo come quello che stiamo vivendo noi, i militanti democratici americani avrebbero già da settimane ricevuto istruzioni su come muoversi. Suonerebbero le porte, scriverebbero lettere ai membri del Congresso di altri partiti, alimenterebbero una pressione dal basso, strizzerebbero i database fino all’ultimo nome. E senza bisogno di contarsi in piazza. I volontari americani, quelli che prendiamo in giro paragonandoli alla nostra secolare storia fatta di feste e di salamelle, sono quelli che molto concretamente prendono contatto con gli elettori sin dal giorno successivo alle elezioni e per tutti i quattro anni seguenti, senza aspettare la vigilia del voto.
Perché noi non lo stiamo facendo? E soprattutto, con questo tipo di organizzazione, ne saremmo in grado? No, anzi, ormai riusciamo a malapena a organizzare primarie locali, e comunque non senza finire in qualche polemica. Io ad esempio ero rimasto al principio secondo cui primarie chiuse facilitano il cammellaggio, aperte lo scoraggiano (e per questo ho sempre preferito le seconde): ma, senza entrare in un merito che non ho conosciuto, posso almeno auspicare che noi la si registri, la gente che viene a votare alle nostre primarie? Con nome, cognome, indirizzo, telefono e mail?
E posso poi chiedere che si usino, quei dati? Non per inviare mail e inutili sms in cui si avvisa che Rosy Bindi sarà ospite di Fazio, ma per consentire ai nostri militanti di fare politica. Mica da remoto, anche solo col dirimpettaio, perché a questo servono i database, e a questo in fondo serve il web, che è l’infrastruttura organizzativa suprema: a far contattare il vicino di casa, dal vicino di casa. Non da Bersani.
Al vecchio militante, cui nel tempo ho imparato a voler bene, posso chiedere di ricambiarmi la cortesia e di non guardarmi con sospetto se gli chiedo di risparmiarmi la retorica di quelli che vanno ad attaccare i manifesti e magari di provare a mettere in pratica campagne un tantinello più mirate?
Posso augurarmi che il prossimo Pd, sempre che ce ne sia uno, affronti il nodo dei nostri elefantiaci organi (per così dire) dirigenti? Cosa dirigono, di preciso, oltre al senso del ridicolo? A cosa diavolo serve che il circolo di Rocca Cannuccia, totale 50 iscritti, abbia una segreteria di dieci membri e un direttivo di trenta? Direttivo di cosa? A cosa serve che il Pd di Rocca Cannuccia abbia un responsabile lavoro, uno per gli enti locali, uno per la scuola, uno per le feste, uno per losalamadonna? A cosa serve un esercito composto quasi solo di finti ufficiali, che passano il tempo a discutere tra loro? Cosa possono capirci le truppe? Ma soprattutto, quali truppe, che qui non c’è rimasta un’anima?
Lo sa, chi scrive i nostri regolamenti congressuali, che quei direttivi con componenti “da un minimo di a un massimo di” vengono riempiti di parenti e amici cui si chiede il favore di metterci un nome, perché altrimenti mai sarebbe possibile raggiungere i numeri richiesti? Lo sanno, i nostri regolamentatori, che poi del tutto ovviamente quella gente a quegli organismi non partecipa mai, e quindi altrettanto ovviamente non vengono convocati?
Ci rendiamo conto, ad anni e anni di distanza, di quanto fosse completamente ottuso e cretino il dibattito tra partito liquido e solido, visto che entrambi hanno mancato di chilometri l’unico obbiettivo concreto, che era poi quello di renderlo efficace?
Che senso ha – di nuovo – che dal Largo del Nazareno fino al più infimo dei circoletti ogni sede debba rispecchiare l’identica proporzione tra correnti, 30 per cento dalemiani, 20 veltroniani, 15 bindiani, 10 lettiani e così via? Che senso ha trovarsi in cinque per ripetere ognuno quel che dice il proprio capocorrente tot gradini della scala gerarchica più sù? Che senso ha – se non per la personale ma davvero patetica soddisfazione di potersi presentare come responsabile scuola del Pd di Rocca Cannuccia – trovarsi in cinque senza porsi il problema che là fuori c’è il mondo?
Non sarebbe meglio – fermo restando che discutere è importantissimo, per carità – investire più tempo nelle questioni operative che a seppellirci di parole tra noi quattro gatti? E’ possibile che l’unico skill accumulabile con la militanza nel nostro partito sia quello di saper rispondere quando qualcuno ci chiede chi può o non può partecipare alla tal riunione? Davvero ha senso che al circolo di Rocca Cannuccia, sempre quello, ci siano riunioni con membri, membri di diritto, membri invitati permanenti, membri invitati semplici, formule chiuse ordinarie e aperte straordinarie; e che poi si trovino sempre gli stessi quattro?
Chiedo. Per il futuro, certo, perché sarebbe ora di darsi una mossa, e non si capisce come sia stato possibile perdere tutto questo tempo, inutilmente. Ma anche, posto che del doman non v’è certezza, chiedo per il presente. Perché un partito un po’ più funzionante, soprattutto in momenti come questo, sarebbe davvero molto utile. E qualcuno, prima o poi dovrà mettersi di buona lena, e realizzarlo, o non saremo nemmeno più in grado di fingere che ci sia, un partito.

  1. Alla faccia dei succhi gastrici

  2. Quoto tutto, fino all’ultima parola…

  3. Sei ottimista su sabato, in realtà sarebbe un passo avanti (manifestare contro la povertà e non contro la ricchezza, un balzo culturale che ci porrebbe al livello della Svezia del 1970, non credo che molti siano pronti.

    Per il resto apprezzo la critica (costruttiva) verso i riti bolsi di ciò che è il corpaccione del partito. Si parte dal rispetto dell’individuo, anche del singolo militante, come sempre, che non deve far parte di un bolo già pre-digerito altrove.

    Solido vs.Liquido >>> bolo predigerito, questa mi è venuta bene

  4. Penso che tu abbia ragione, e debbo ammettere, violentando la mia natura dalemiana, che il concetto più innovativo di partito era quello immaginato da Veltroni. Che poi lui non avesse idea di come farlo succedere, o che il provincialismo della sinistra più provinciale del mondo facesse gli urletti di fronte a un partito “all’americana” (si leggessero anche solo la biografia di Clinton, per vedere come si fa politica da quelle parti) e’ anche un fatto. Ma è’ il momento di farlo, sto discorso, e possibilmente di far le cose facendole, perché sono certo che non sopravviverei ad un altro periodo di discussioni su regolamenti, statuti e pugnette varie.

  5. JP… il problema di Veltroni è come si ama (Veltroni ama Veltroni). Per dire una cosa semplice cita la sua biografia, vedi lettera di oggi a Repubblica di oggi, che condivido, depurata dall’autobiografia.
    Del resto in questo è secondo solo a D’Alema.

  6. responsabili comunicazione e organizzazione, pagatissimi e inutilissimi

  7. Che poi, Paolo, questo stato di fatto apra delle autostrade a chi concepisce la politica come me e te, diciamolo, ci fa comodo. Ciò non toglie che, con idee un poco diverse magari, proveremo a cambiarlo.

  8. Forse sarò banale, ma talvolta siamo vittime dell’imprinting di federazione, più in generale di partito. Intendo quella fastidiosa vocina che quando senti l’ennesima boiata uscire dalla bocca di qualche padre nobile nazionale, regionale o locale, poco importa,  ti dice ” Caspita che cazzata, forse sono io che equivoco, che non capisco. Qui tutti battono le mani e sorridono. Forse non è una cazzata. Ma che faccio? lo dico?  forse ci passo da cretino.”   No, hai capito benissimo, anche quello accanto a te e quell’altro ancora.  Difatti nel capanello post riunione, quando il clima è più confidenziale, il verdetto corale è evidente: che cazzata maestosa!  Perchè quindi si perde sempre quell’attimo in cui uno placidamente si può alzare e dire a tutti che il re è nudo  incassando i successivi 92 minuti di applausi?  Beh, fondamentalmente perchè il PD è un recinto stretto per liberi pensatori, data la massiccia presenza di dogmi per ogni occasione e soprattutto la presunzione quasi regale di oscuri dirigenti di possedere la “verità vera”.  Di conseguenza è normale che persone comuni, che vengono ad un riunione dopo 10 ore di lavoro, fuggano a gambe levate quando per tre sere di fila si sentono dire che siamo sempre e solo stati bravi e buoni e gli altri tutti brutti e cattivi. Forse qualcuno la beve davvero e dorme sonni tranquilli. Specialmente in una regione rossa, riguardo il dibattito locale,credimi.  Consideriamo inoltre la quasi totale assenza di seria formazione politica organizzata dal partito, per capire che in tre balletti quanto un giovane si senta isolato. O beve dalla fonte della “buona e istituzionale corrente di centro sinistra”, giurando sulla foto di D’Alema o se ragiona con la sua testa è spacciato. Ci vuole stomaco, inizio ora a capire il meccanismo, dopo qualche anno di torpore e chiaramente è tale la rabbia da essere sedotto dall’idea di mandare tutti ad evacuare fra i rovi.  Il punto è che chi intende usare un pò di senso critico, deve iniziare ad organizzarsi. Così verranno tacciati di essere una “corrente”, di essere dei  “bastian contrario” o peggio “di strizzare l’occhio all’antipolitica”.  Pazienza dico io. Altrimenti per vedere un pò di novità, sarà necessario aspettare l’ennesimo cambio di logo.

    Silent
  9. IL contributo migliore a questo dibattito lo da la lettera di Veltroni oggi a Repubblica. Filippini, sei un pò ingeneroso con Uolter. Non ha mostrato leadership forte nel momento cruciale ma l’idea più forte e più condivisibile di cosa debba essere il PD continua ad averla lui. E molta della linfa giovane che è rimasta l’ultima speranza del partito ce l’abbiamo grazie al Lingotto di qualche anno fa. Purtroppo, ora ci definiamo progressisti (che porta pure sfiga)…

    L'ottimista
  10. Tutto vero: il PD ha tutti i miei dati perchè ho sempre votato alle primarie, ma li ha usati solo per mandarmi inutili letterine a firma Bersani durante la campagna elettorale, poi vuoto e silenzio totale. Io vivo in Lombardia, città di medie dimensioni: la sezione del PD cittadino è praticamente inesistente, non sanno sfruttare i nuovi media per tenerci informati di eventuali incontri/eventi da loro organizzati (ma ne organizzano? Mah!). Meno male che la sezione del nostro capoluogo di provincia è formata da persone un po’ più sveglie e fors’anche un tantino più giovani, che durante la campagna elettorale pro Ambrosoli e nazionale ci hanno simpaticamente bombardato di info tramite twitter e facebook, coinvolgendoci direttamente, ma come abbiamo visto in Lombardia la campagna elettorale ha rivelato lacune, pressapochismo, scarsa penetrazione e conoscenza del territorio (onore a Civati che si è speso non poco per mettere qualche pezza). Il problema è che vorremmo dire la nostra anche ora, non solo quando torniamo utili per le primarie: è umiliante vedere come ci lisciano il pelo quando hanno bisogno del nostro voto, e come poi si disinteressano di cosa pensiamo in momenti confusi come questi . Davvero è ora di un sano turnover nella dirigenza del partito, la vecchia guardia non ha più il polso del paese, della base, della realtà.

    @hobswm
  11. Più che ingeneroso, confusionario. Apprezzo la lettera di oggi di Veltroni, depurata del veltronismo che, questo sì, ha fatto il suo tempo e che spero non torni mai più

  12. Io la soluzione l’ho indicata da tempo : Mirko Solinas a via del Nazzareno al posto di Nico Stumpo.

    A parte le battute è giunto il momento di un cambio di passo, prima che sia troppo tardi.

    Abbiamo bisogno di energie giovani e fresche, di menti brillanti e poco condizionate dal chi eravamo, dal cosa eravamo, prima di essere PD.

    Abbiamo bisogno di dare più voce e più gambe a quei giovani che sette anni fa si affacciavano per la prima volta alla vita politica.

    Dobbiamo avere l’umiltà di ascoltarla questa generazione di piddini e di confrontarci con essa per capire quali siano le forme più adeguate di organizzazione della partecipazione alla vita del partito.

     

    Marco Colomo
  13. ecco non avevo ancora letto, è proprio a questo che mi riferivo nell’ultimo capoverso del mio commento sul post successivo.

    Riorganizzazione e ripensamento della partecipazione locale!

    @luheteo