Se l’intesa per una riforma non fosse possibile, resta una strada, radicale e decisiva: il Pd, che le ha già sperimentate per la scelta del suo leader, decida che si impegna oggi stesso - se la legge non cambierà - a scegliere tutti i suoi candidati attraverso le primarie. In questo modo, restituirebbe da solo ai cittadini ciò che la “porcata” ha loro tolto. E diventerebbe l’apriscatole del sistema.
Ezio Mauro, prima pagina di Repubblica, oggi
Non vi sembra di averle già sentite da qualche parte, queste parole? A me sì, anche perché personalmente le ho scritte e riscritte tante volte, e le ho ripetute in pubblico, l’ultima volta proprio sabato scorso, nel corso di una conferenza che ho moderato a Quarto, vicino Genova.
Con Prossima Italia abbiamo iniziato a lavorarci in modo sistematico nella primavera del 2011, anche se in realtà Pippo Civati le aveva chieste, le primarie per i parlamentari, già nel 2008. Abbiamo in corso una petizione, abbiamo fatto incontrare le migliori competenze e le diverse sensibilità del Pd per redigere quel regolamento che secondo i disfattisti era impossibile da realizzare, abbiamo un Odg con il quale chiederemo al Pd di prendersi un impegno chiaro e inequivocabile e che proporremo al voto dell’Assemblea Nazionale questo sabato a Roma. Dall’inizio di questa storia, sono passati quattro anni, e ancora fino a oggi non era mai stato possibile rompere il muro di indifferenza che ha sempre circondato quella che in realtà è solo una logica evoluzione del metodo che il Pd si è dato per scegliere le sue classi dirigenti: vale per il candidato premier, per i sindaci, per i presidenti di provincia e di regione. Perché non per i parlamentari? Una rivendicazione che diventa sacrosanta, anzi urgente, in tempi di limitazione della democrazia, di una legge elettorale vigente che siamo soliti definire porcata e che non ha molte possibilità di esser migliorata da un Parlamento di nominati che sulla porcata ha costruito la sua altrimenti improbabile fortuna.
Ezio Mauro non cita tutto il lavoro svolto da Prossima Italia, un lavoro che per molto tempo è stato solitario e contestato, ma risponde a tutti coloro che, ancora ieri, sostenevano che in questo momento le priorità fossero altre: come se la democrazia non lo fosse, una priorità, come se la bocciatura dei referendum non avesse aperto un problema gigantesco, oltre che impellente: quanto lo spread, sì, perché non di soli bilanci è fatta una democrazia, diffidare di chi sostiene il contrario. Come se in questo Paese, così privo di prospettiva e di visione, esista davvero qualsiasi altro momento migliore, che non sia questo.
Non è ancora il momento di rilassarsi, anzi: la strada è lunga. Ma che un’istanza nata così, dal basso, sia riuscita a rompere il muro del silenzio, beh, è un segnale. E Dio sa se lo stavamo aspettando.
Aggiornamento: la citazione di Repubblica è arrivata.
Ho scritto a Mauro. @eziomauro Perchè non citare Pippo Civati e il gruppo Prossima Italia, che le primarie dei parlamentari le chiede al PD dal 2008?