La legge dei grandi numeri, qui da noi, non è affatto un teorema, è la legge sul rimborso elettorale dei partiti. La mezza miliardata scarsa – oddio, proprio scarsa direi di no – di cui al titolo è quanto cubano nel corso di una legislatura i partiti politici: ma non tutti, eh: quelli che hanno ottenuto almeno l’1 per cento del quorum, anche se quello stesso quorum non permette loro l’ingresso in Parlamento. L’importante è partecipare, davvero.
In seguito alle modifiche approvate nel 2006, quella cifra già mostruosa si è raddoppiata: nel senso che la quota annuale viene versata ai partiti per ogni anno dell’intera legislatura, anche se la legislatura stessa finisce prima dei suoi cinque anni teorici – molto teorici, statistiche alla mano – e anche se nel frattempo ne è iniziata un’altra cui corrispondono altri rimborsi. Ovvero, dal 2006 ad oggi sono stati versati i rimborsi annuali spettanti per la legislatura che iniziava appunto in quell’anno e che sarebbe dovuta finire nel 2011, e in più quelli riguardanti la legislatura iniziata nel 2008 la cui fine è prevista nel 2013: fanno tre anni di rimborso doppio.
Mancano due giorni alla possibile stangata di lunedì, la prima manovra del Governo Monti, e si discute molto dei sacrifici che toccheranno a molti (ma non a tutti, pare) e di conseguenza di tagli ai vitalizi, e ai tanti privilegi della so called casta. Discussione sacrosanta. Però intanto, oltre ai vitalizi e ai gamberoni che mangiano alla bouvette della Camera a prezzi di favore, abbiamo questo numero, molto grosso da maneggiare, in un Paese in cui peraltro, unico in tutto l’Occidente, quella che ovunque è la voce di spesa politica più rilevante – gli spot televisivi – è vietata da una legge del 2000. Per via di Berlusconi, ovviamente, del conflitto di interessi e così via. Proprio perché non amo le semplificazioni, e da sempre sono sospettoso sulle reali intenzioni dei presunti moralizzatori, mi rendo conto di non volere una democrazia in cui la politica la fanno solo quelli che sono ricchi come Berlusconi, e capisco pure che una qualche forma di finanziamento ai partiti è comprensibile. Ci sarebbe il dettaglio del referendum che lo ha abrogato sin dal 1993 senza che al suo posto nessuno provasse nemmeno a coltivare una nuova cultura fatta di finanziamenti privati, più piccoli ma diffusi. Semplicemente troppo faticoso, molto più facile aggirare la volontà popolare e continuare come si è sempre fatto – corruzione compresa, perché un extra fuori busta non si nega a nessuno – e accampare poi la motivazione della difesa della democrazia.
E si sa, sotto i 468.853.675 euro non è vera democrazia.
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I raddoppi sono veramente una cosa scandalosa. D’accordo con la loro abolizione.
Del resto c’era stato il referendum… E sarebbe giusto far piazza pulita, e girare la pecunia prevista a bilancio a chi ne ha bisogno
Un po’ di fantascienza. Anno domini 2012. Qualcuno batte un colpo, e s’abolisce il rimborso (certo, con questo parlamento è veramente fantascienza…)
Visti i chiari di luna, è la fine dei partiti. Chi ne finanzierebbe uno, con l’aria che tira verso la politica con la “ p “miniuscola che ci siamo dovuti sorbire nell’ultimo (ameno) decennio?
Ops, mi sovviene che uno (a caso, per carità…) potrebbe trovare generosi finanziatori privati…
Beh, è meglio coltivarla bene, la cultura dei finanziamenti privati. Per ora il terreno è fertile solo per la gramigna.