Sono stato solo una vittima casuale del violento editoriale con cui un giornale biellese, tre giorni fa, ha attaccato Roberto Pietrobon per la sua denuncia di un fatto riportato anche qui, ovvero il legame d'affari tra un assessore provinciale e l'azienda vincitrice di un importante appalto locale. Per la sua segnalazione, dal bollettino delle porno cronache fasulle, dei parrucchieri e dei supereroi pizzaioli subappaltatori di elzeviri, Roberto si era preso nientemeno che del fascista, e con lui "chi ha addirittura plaudito al coraggio dell'iniziativa". E quindi, indirettamente, anche il sottoscritto che si era volentieri e senza imbarazzo spellato le mani.
Poiché recentemente mi ero ripromesso di non curarmi più dello spregevole tabloid, né di citarlo mai – non lo farò neppure questa volta, peraltro – ho quindi lasciato perdere.
Anche perché, a riguardarmi più direttamente, non era la laterale ma risibile accusa di fascismo, quanto piuttosto la chiusura dell'editoriale, l'esercizio di benaltrismo su un "mondo politico biellese" che "è pieno di situazioni eticamente discutibili. Basterebbe fare l'elenco degli incarichi professionali ricoperti dall'assessore alle finanze Gabriele Mello". Verissimo, tanto vero che non si capisce perché non pubblicare quell'elenco nella colonna a fianco, visto che se ne ha la possibilità, invece di limitarsi ad auspicarlo. Verissimo soprattutto perché qualcuno, quell'elenco, l'aveva pubblicato davvero, il 18 maggio del 2010: ed ero stato io, in modo dettagliato e documentato (mai smentito, e non a caso), senza che peraltro né il fogliaccio in questione né nessun altro, non l'informazione locale e non – purtroppo – la politica biellese, lo riprendesse o gli desse un seguito.
Questo è quanto potevo rivendicare senza timore e con orgoglio, ma ho preferito invece ignorare per non offendere l'intelligenza dei lettori di Popolino, per non sprecare il loro e mio tempo con faccende tanto misere, e per non incoraggiare la patologia cronica del ruzzolamerde che le alimenta.
Ciò nonostante, sul numero di oggi, a fianco della richiesta di replica con "il giusto rilievo" scritta da Roberto, finita nella posta dei lettori di pagina 35 e seguita da un nuovo delirio del suo direttore, la migliore difesa possibile mi è inaspettatamente giunta da Giuliano Ramella. Il quale, titolare da tanti anni di una rubrica molto letta che normalmente esce nelle prime pagine dell'edizione del sabato e non di rado parte direttamente dalla prima, per questa sua deviazione dal fangoso solco oggi si è scoperto degradato a semplice posta, compresso in un'interlinea "più denso del brodo dei gnocchi" (cit.) a lato dei necrologi.
La colpa di Ramella, per l'ennesima volta in poche settimane, è stata quella di esprimere, pagando per questo atto libero e non sollecitato con un declassamento deontologicamente aberrante, il proprio dissenso sulla cosiddetta linea editoriale: con l'aggravante, inaccettabile agli occhi del direttore sicario, di fargli notare tirandomi in ballo esplicitamente quanto tardiva sia la sua predica su Mello, e quanto ipocrita sia perorare la necessità di dar notizie scomode se poi si ignora o si osteggia chi invece lo fa. Una mera constatazione dei nudi fatti, a opera di uno che peraltro è stato sparring frequente su questo blog e per questo non può esser certo considerato mio sodale.
La mia gratitudine a Giuliano, quindi (e a Roberto, di nuovo, per il coraggio di aver sollevato tutta la questione), peccato però che una così solenne lectio magistralis sia stata impartita a un allievo ottuso come un mattone.
Ps: a scanso di equivoci, l'immagine a corredo di questo post è ovviamente un fotomontaggio. Non che in questi anni non si sia visto di peggio, su quelle pagine.
poteva rimanere offeso …. e diventare cieco
Ho letto il botta e risposta sul giornale (al bar, io non la compero la nuova provincia!), niente pop corn al mattino ma in compenso cappuccino e brioche. Una paginata di opinioni contrastanti e inconciliabili che poco nulla hanno a che fare con la cronaca di questi giorni e molto invece attendono agli "idilliaci" rapporti personali che traspaiono. (chi sarà mai il gallo con la cresta più dritta? boh!) Le note di colore non mancano e l'ammissione delle pratiche giovanili del Direttore, forse ricordate poichè eccessive, fanno supporre come in aggiunta all'età abbiano potuto lasciare qualche traccia sulla reale visione delle cose. Splendida la paga del sabato di oggi, una premessa rispettosa e riconoscente e poi giù con il veleno del dissenso più profondo rispetto alla "presunta" miopia grave di chi lo ospita. Come al solito tra le righe possono intuire solo i più informati sui fatti, convergendo o divergendo sulle cose, ma fatto sta che il quadretto è bello chiaro nella sua torbida e putrescente rappresentazione. A questo punto non avrei più dubbi, se l'assessore fosse ancora socio di minoranza questa volta il bilancio lo voterebbe. La fu "linea editoriale filo comunista" del giornale è una pura illazione. L'indesiderato effetto postumo sulla vista di chi la linea la decide, ha fatto dirigere e approdare verso porti più sicuri.
A questo punto se fossi in Ramella mi aprirei un blog, tanto ormai ce l'hanno tutti.
#2…arriva, arriva…col solo rischio che, avendocelo tutti, non ce l'abbia più nessuno; e, comunque, ce l'ha perfino De Nuzzo…
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