6 giugno 2011, Massimo D'Alema alla direzione nazionale del Pd:
«E' chiaro che la via maestra sono le elezioni ma non basta dirlo per ottenerle», ha detto. Sottolineando, così, la distanza tra la sua prospettiva, un governo di transizione prima di tornare al voto, e quella disegnata dal quotidiano l'Unità: «Mi aspettavo insulti da parte di Fabrizio Cicchitto, ma sono rimasto perplesso dal fatto che l'Unità mi insultasse nel percorso indicato verso le elezioni. Si tratta di manifestazioni di primitivismo politico pericoloso».
17 giugno 2011, Concita De Gregorio lascia la direzione de l'Unità.
Caro Paolo,
ti seguo spesso e ti apprezzo molto. Sull'Unità, però, prendi un toppa: nessun editto – permettimi di dirtelo dall'interno, dall'essere io uno che lavora nell'ambiente giornalistico romano, dall'avere io vissuto molto della vicenda dell'Unità attraverso un amico carissimo che ha lavorato all'Unità e ha dovuto lasciare nonostante la qualità del suo lavoro. Le cose non sono andate come scrivi tu, ma come scrive un'altra che ci ha lavorato e che ti invito a leggere:
valeriacalicchio.blogspot.com/2011/06/se-la-direttora-va-via.html
Sia chiaro, Massimo D'Alema è una sciagura e voterei, se geograficamente potessi, Pippo Civati (o te) – semplicemente, all'Unità non è andata come scrive lui e Concita De Gregorio non è quella che descrive lui – non tutta, almeno.
Ciao.
Caro #1, ovviamente non mi sfugge il fatto che la questione sia un po' più complicata di così, e ti assicuro che ulteriori elementi non mi mancano (come non mancano a Pippo, tanto che come avrai visto ieri sul suo blog ieri è giunta anche la risposta dell'editore).
Dal canto mio ho solo voluto testimoniare quello che ho sentito dire a Massimo D'Alema, due settimane fa, in direzione nazionale: l'ho trovato sgradevole allora, e lo trovo sgradevole adesso, a maggior ragione. Insomma, la questione editoriale è un conto, quella politica è un altro.
Comprendo perfettamente i motivi del tuo anonimato, ovviamente, in ogni caso se vuoi scrivermi (paolocoss@yahoo.it) ne possiamo parlare più approfonditamente.
Ciao
Caro Paolo,
l'unico motivo del mio anonimato è non permettere che qualcuno, vedendo il mio nome, possa risalire a quello del mio amico, al quale mi lega un'amicizia talmente di lunga data da essere abbastanza nota nell'ambiente. Ma ti confesso che non c'è molto di più e di peggio di quello che ha scritto, con nome e cognome, Valeria Calicchio: è quello che ha scritto mi sembra, peraltro, più che sufficiente.
Permettimi di nuovo, e senza una sola oncia di acredine, di sottolineare che Pippo è apertamente dalla parte di CDG, e anche comprensibilmente, aggiungo, visto che CDG gli ha dato ampio spazio sul suo giornale. Mi dispiace solo che lui, sempre attento a queste cose, manchi e abbia mancato di dire qualcosa anche sull'indifendibile condotta di lei nella questione dei precari e sul fatto che il giornale ha praticamente dimezzato la diffusione dai tempi di Padellaro – anche per cause indipendenti da Concita De Gregorio, questo è certo, ma è altrettanto certo che due milioni e mezzo per quella imbarazzante campagna di rilancio li ha spesi lei. Ed è altrettanto certo che l'Unità è un brutto giornale, anche più brutto di quanto fosse prima di CDG, e te lo dico da uomo di editoria. Per la precisione, è un giornale superficialmente rabbioso, e scribacchiato invece che scritto. Ogni tanto leggo le osservazioni che Luca Sofri o altri in rete fanno a Repubblica, e mi viene da sorridere. Repubblica è un giornale autocratico, manipolatorio e tracotante, ma qualcuno ha il coraggio di dire che non abbia le penne migliori del paese sulle sue pagine? Spinelli, Ceccarelli, Mura, A. Sofri, Cordero, Serra, Bonini, lo stesso Mauro (ne ho citati alla rinfusa) e potrei andare avanti: puoi dissentire da loro su ogni singola virgola, ma articolano le loro idee con un'eleganza e perfino, a volte, una potenza di pensiero che nessuno, nemmeno lontanamente, possiede nel giornalismo italiano al di fuori di alcuni del Foglio. Uno molto critico, molto supercilioso come Luca Sofri, fammelo dire, maneggia l'italiano come un boscaiolo, e qualche volta trancia anacoluti. Civati è sempre pulito, ma non ha particolare forza, proprio come quando parla – Civati dice tutte le cose giuste, ma non ha il fuoco dei giusti. Un altro Francesco Costa se la cava bene anche se è un manicheo democratico, ma, come praticamente tutti su internet, scrive per comunicare, non per dire. Ecco, tutto questo per dire che il cosa, quando si scrive, non è mai meno del come, e che i giornali come l'Unità, troppo spesso, assomigliano solo a lenti blog di carta. Concita viene allontanata, e non c'è da strapparsi i capelli, per motivi estetici non meno che etici. Stai bene, Paolo. Ciao.
Oh, finalmente una discussione civile e pacata, ti ringrazio di cuore: non capita spesso.
Provo a risponderti nel merito, e scusami se vado a punti ma sono sul Frecciarossa più affollato del mondo, solo posti in piedi da Napoli a Milano…
Allora, ecco un po' di informazioni che mi risultano:
- Le vendite: da quel che so io – e la fonte è titolata, diciamo – non sono quelle che citi tu. L'arrivo di Concita De Gregorio le ha fatte crescere, e non calare, anche se poi hanno ripreso a scendere e si sono "normalizzate", per così dire. In compenso l'on line, che praticamente non esisteva, adesso è molto forte.
- I bilanci: quando cambiò l'asset societario l'Unità perdeva 8 milioni di euro all'anno. Che sono tantissimi soldi, per un giornale così piccolo. Teniamo presente che quel buco è al netto del finanziamento pubblico, di cui l'Unità (fonte, banalmente, Wikipedia) usufruisce ampiamente. Anzi, a quanto pare è il giornale di partito a incassare di più, in assoluto, in contributi pubblici: 6,4 milioni nel 2009 sul 2008 (sempre Wikipedia). E allora una prima domanda è: come è possibile perdere 8 milioni all'anno quando se ne incassano 6,4 dallo Stato, e qualche copia dopotutto la si vende? Detto questo, al momento pare che i bilanci all'Unità siano sani, o almeno così dice l'editore, e se è contento lui, come dire, contenti tutti: e non ho dubbi che sia costato lacrime e sangue, e che sia ricaduto su tanti giornalisti bravi, però la soluzione qual era? Continuare a buttarci dentro soldi del Pd all'infinito?
- Le firme: sia tu che Valeria Calicchio indicate nell'aver perso certi editorialisti importanti uno dei motivi del calo del giornale. Può darsi. A me invece risulta che all'Unità fossero in essere quantità spropositate di collaborazioni molto, ma molto ben pagate. Tipo diecimila euro al mese, per un pezzo al mese. Che sarà stato pure bellissimo, ma mi chiedo chi oggi possa permettersi di pagare cifre simili. E a chi, poi. Allora – per questo dicevo che il dato è anche politico – di cosa stiamo parlando? Di un giornale, o di uno scivolo per gente – che in alcuni casi, contemporaneamente, sedeva in Parlamento: per capirci – che aveva bisogno di arrivare a fine mese, e quindi il partito usava il giornale per "dare una mano"? Ecco, a me risulta che un po' di quei contratti Concita li abbia segati. Ne avrà risentito il giornale? Può darsi – in realtà non ne sono tanto certo, o meglio non penso proprio la mancanza di editoriali, il problema dell'Unità, semmai lo è la mancanza di tutto il resto – dicevo, può darsi ma secondo me ha fatto bene. Ecco. E che gente del Pd abbia usato il giornale del Pd, riempiendolo di debiti, per lucrarci, beh, questo sì che è un problema. Vogliamo parlare di salvataggio dell'Unità? Benissimo, iniziamo col proporre che chi sta dentro il Pd e MA non lavora all'Unità non viene pagato per i suoi preziosi elzeviri. Sempre meglio che girar salamelle.
Bon , l'ho comunque fatta lunga, perdonami. A te.
Caro Paolo,
sono felice di darti ragione su quasi tutto, il fatto è che mi pare tu non risponda nel merito a me, ma soprattutto a quello che dice a chiare lettere Valeria nel post che segnalavo.
Prima di CDG l'Unità era quello che dici: un arrotondamento per amici del centrosinistra, un giornale vecchio e pletorico, ma sai anche tu che questo non dipende dal direttore, ma dall'editore. Ci vuole niente a tagliare profumate collaborazioni come ha fatto CDG, basta avere il placet della proprietà, e Padellaro ha dimostrato al Fatto di saper fare un giornale decisamente poco costoso e molto redditizio (e mi si accappona la pelle a difendere Padellaro). Il cambio di direzione all'Unità è servito anche a questo: a dare un segnale forte che il giornale doveva cambiare, come quando una squadra cambia allenatore per dare un segnale ai giocatori. Al tempo stesso, però, quaranta di quei precari che sostenevano il giornale con il sudore e gli straordinari quando ci scrivevano sopra fior di strapagati deputati democratici sono stati allontanati in modo innominabile, lasciandoli per settimane, mesi, in un limbo di ambiguità sul loro futuro, di promesse date a voce e mai mantenute per iscritto. Parliamo di questo, per favore, quando parliamo del giornale fondato da Antonio Gramsci, e parliamo anche di quella costosa e grottesca campagna stampa affidata da CDG a un creativo che fa la parodia involontaria di se stesso e della sua campagna Jesus Jeans "Chi mi ama mi segua".
E' stata veramente una grande rivincita per molti di quei precari e di quelle firme allontanate avere successo al Fatto, e alla fine parlano i numeri: il Fatto, scritto per un trenta per cento da ex dell'Unità, vende quasi il triplo (il triplo) dell'Unità senza avere il nome che ha l'Unità, e si mantiene senza contributi pubblici. E' abbastanza per mettere una pietra sopra le qualità di direttrice di CDG? Non tutto è male quel che ha fatto, come sottolinei, ma il bilancio non è positivo.
Mi dici per esempio del sito dell'Unità: be', ti posso raccontare la mia esperienza personale. Una volta sono stato intervistato da una giornalista del sito, e ha prodotto il pezzo più sciatto, malinconico, sfiatato che sia mai stato prodotto da una mia intervista. Non entro nei dettagli, ma le avevo dato risposte ben più articolate e interessanti di come lei le ha riportate, e posso dirlo perché avevo preso appunti prima di parlare. Il sito dell'Unità funziona e genera traffico, ma anche quello è brutto – e vogliamo parlare ancora una volta del confronto con il sito del Fatto che ne genera più del doppio ed è fatto per metà di ex precari dell'Unità? (Tu immagini cosa può voler dire per chi come me ama la qualità giornalistica difendere – a-ehm – il Fatto quotidiano?)
Le ultime due cose: le vendite dell'Unità non si sono "normalizzate"; dopo la breve euforia del rilancio sono irrimediabilmente scese a ritmi maggiori di quelli con cui scendevano le vendite della pur agonizzante stampa italiana, e adesso come adesso stazionano, nette, intorno alle 35/38 mila copie.
Ma soprattutto, Paolo, dimmi la verità: è piuttosto brutta l'Unità, sì o no? Perché il Fatto è brutto, ma quello almeno vende, se questa è una giustificazione.
Va be', adesso ti saluto. Complimenti per Popolino, e anche per il bel discorso su Crécy, per quanto personalmente io sia in disaccordo: se stiamo dalla parte degli arcieri, vuol dire che rimpiangiamo la fine della cavalleria, quando si combatteva in efferate ed eleganti tenzoni, e si moriva meno, e si moriva meglio, con l'onore di uno scontro tra pari in cui prevaleva la virtù marziale. Combatteva la ricca nobiltà, è vero, ma la guerra era un'arte. Dopo quella guerra hanno cominciato a morire molti meno cavalieri, e molti più soldati. Stai bene, ciao.
Non vorrei aver dato l'impressione che mi piaccia l'Unità. Io l'Unità la compro solo quando sto a Roma, il giorno dopo qualche merdosa assemblea del Pd, assieme ad altri venti giornali che non compro mai, per leggere le cronache. O aspetto che me la dia gratis il partito, con quel foglio ectoplasmatico che è Europa. Tutta roba molto brutta, e con poche scelte se non quella di essere brutta e perdente sul mercato: perché sai benissimo che non si potrebbe mai e poi mai fare un giornale come il Fatto coi soldi del Pd. (E a me il Fatto fa ribrezzo, ma questi evidentemente sono cavoli miei).
Ma insomma, è per questo che non ti ho risposto punto su punto, ed è per questo che all'inizio ti dicevo che per me contava il dato politico.
Dopo amministrative e referendum ci stava che Berlusconi cacciasse Minzolini, perché evidentemente qualcosa non ha funzionato: normale rapporto editore-direttore, in un certo perverso senso. E invece è il Pd che caccia il direttore dell'Unità.
Perché è il Pd, non altri, a cacciare il direttore dell'Unità. E questo è un brutto segno. Anche lei fosse Barbablu. Cosa che immagino possa essere così per molti, dopotutto i direttori di giornale sono gli ultimi poteri assoluti rimasti sulla faccia della terra, e capisco che si possa anche non amarli.
La dichiarazione di D'Alema: vogliamo dire che è una sfortunata coincidenza? Cioè, D'Alema ha fatto quella battuta, due settimane fa, senza sapere che Concita era in discussione? Vabbè, diciamolo. Però, insomma, onestamente…
E guarda, è proprio un segnale sbagliatissimo. Significa che vuoi mettere sotto controllo qualsiasi possibile fonte di opinione discordante – anche una misera come l'Unità – perché ti prepari a giocare una partita in cui non vuoi contestazioni, specie interne: anche se dovessi allearti con Casini e Fini. Anche se dovessi fare un governo tecnico con Tremonti. Anche se vuoi archiviare le primarie. Anche se vuoi rifare le liste bloccate e catapultate. Su questo io non pongo la questione in termini professionali o editoriali, su questo io come dirigente del Pd faccio la guerra atomica, ok?
Perché significa non aver capito un cazzo, o meglio: significa aver capito tutto, ma avere piani completamente diversi. Alla faccia del cosiddetto sentimento popolare. La guerra nucleare, ripeto.
Ps: grazie per i complimenti, e grazie della bella chiacchierata. Quanto a Crecy, che ti devo dire? Ai tavoli truccati non ci si siede, li si ribalta. Anche se non è elegante.