Anche tu, complice

I casi sono due, Giovanni. O gli ospiti te li mandano i partiti, e tu non puoi opporti, però allora Bersani mi deve spiegare perché l'altra sera da Santoro diceva che la politica deve smetterla di occuparsi della Rai. Di occuparla, in realtà. Ma anche se così fosse, permettimi Giovanni, fai una misera vita: non sei un giornalista libero, anzi, non sei un uomo libero.
Oppure ce lo hai messo tu, Massimo D'Alema, sulla poltrona del tuo programma, stasera, a commentare i referendum: a commentare l'espressione popolare, che è la cosa più lontana possibile da quell'uomo. A commentare proprio questi referendum, tra tanti eventi possibili, che di certo non sono stati vinti con il suo aiuto. A umiliare i cittadini, i ragazzi, e sì, anche quella parte del Pd un po' più giovane, un po' più di base, che ci aveva creduto sul serio, e sin dall'inizio. Senza chiedergli conto, che allora almeno ne sarebbe valsa la pena. Allora avrebbe avuto senso: ma figuriamoci.
A puntare i tuoi riflettori per allungare l'ombra del potere su tutti noi, a permettergli di prendersi meriti che non ha. A perpetuare se stesso, e i suoi personali progetti, nei quali tutti noi non siamo che fastidiosi contrattempi, noiose scocciature comunque troppo stupide, per apprezzare appieno il suo luminoso disegno.
Che schifo di Paese, Giovanni, un Paese in cui si ha così poco rispetto del suo popolo, della verità, e così tanto ossequio del padrone, del mandante, un Paese in cui l'unico bene è il proprio particolare.
E tu, tu ne sei complice.