Ci sono un po' di persone, persone importanti, che in queste ultime settimane hanno tenuto a comunicare al mondo una loro personale e differente posizione rispetto ai 4 sì ai referendum che – e la cosa è difficilmente smentibile – hanno generato la partecipazione che sappiamo, in attesa di avere conferma, alle 15, che sia stata sufficiente. Di certo, però, sarebbe stato difficile ottenere lo stesso risultato con una più complessa articolazione delle posizioni. Sarà triste, non lo nego, ma è un fatto, non così strano. Forse sminuisce la maturità degli elettori, ma tra tante semplificazioni brutali cui assistiamo ormai da sempre, questa mi pare tutto sommato di gran lunga l'ultima per la quale scandalizzarsi.
Quanto a coloro che hanno comunque tenuto a distinguersi, siamo in democrazia, e ognuno è libero di pensarla come gli pare: sì, anche contro la linea del partito, qualunque cosa rappresenti questo concetto nel 2011. Ci mancherebbe.
Alcune delle loro motivazioni erano ragionevoli, perché è evidente che non sempre lo Stato è un buon custode del bene comune: vale anche per l'acqua. Ed è vero che nel tempo anche Pd e idv hanno un po' cambiato il loro orientamento passato: sul nucleare, ad esempio. Non è detto che questo sia un male, però: anzi, io ne avrei una lista, di posizioni su cui sarei felicissimo se il Pd cambiasse posizione.
Infine, è vero che anche non votare è un diritto, dopotutto – io stesso l'ho esercitato, quando lo ritenevo opportuno – e che alcuni di quelli che oggi criticano l'astensione in passato l'hanno predicata perché collimava coi loro obiettivi. Nella foga di precisare e di ristabilire i precedenti, però, non vorrei passasse in secondo piano che un Presidente del Consiglio ha dichiarato in pubblico di aver volutamente modificato una delle norme messe in discussione dal referendum col preciso scopo di riprenderla daccapo una volta passata la buriana. E questo invece non ha precedenti.
Ovvero, è pacifico che è sbagliato votare su acqua e nucleare in base all'antiberlusconismo – sul legittimo impedimento, al contrario, questo distinguo non è così applicabile – ma è anche vero che è con questo Governo che abbiamo a che fare. Questo Governo passerà – si spera – ma al momento sono queste le mani nelle quali stanno quelle risorse, ed è comprensibile che i cittadini si chiedano se è meglio lasciarcele o levargliele.
Sono comunque obiezioni vere, in linea di principio, sostenute però, a volte, da argomenti un po' meno veri: altri li hanno spiegati meglio di come potrei fare io. Strumentali, forse: nel senso che a volte, per smascherare argomenti strumentali, si finisce per esserlo ancora di più. In mala fede? Mi augurerei di no, ma starebbe nella natura umana: non tutti e non sempre ci si muove mossi buone intenzioni, e questo è un fatto, banale.
I giornalisti, gli opinionisti, fanno il loro mestiere, e il giudizio sul loro operato sta nella deontologia del mestiere che fanno o, più probabilmente, nella loro coscienza, chi ce l'ha. I politici fanno un mestiere diverso, e dovrebbero sapere che in quel mestiere tempismo e opportunità sono importanti quanto se non più dell'esigenza insopprimibile di tenere il punto e dire la propria. Anche perché, talvolta, si rischia di dar l'impressione del mi si nota di più: che non è bello, nossignore.
Quali che fossero le ragioni, nobili o meno, di chi ha eccepito sui 4 sì, una cosa è certa: la democrazia funziona in entrambi i sensi. Liberi loro di esprimersi, prima, liberi gli elettori di decidere, dopo. Poi però, se questo maledetto quorum arriva, e se i sì vincono – come personalmente mi auguro – il responso popolare si accetta, si accetta e basta. Senza più far melina, senza eccezioni. Non importa quali fossero i piani di un sindaco, o di qualunque altro amministratore, di destra e di sinistra, prima del voto: li dovrà metter da parte, mandar giù l'amaro boccone, e adeguarsi. A maggior ragione dopo così tanto tempo che il quorum non veniva raggiunto.
Saremo anche un popolo di stolti – e la nostra storia recente sembrerebbe indicarlo – ma abbiamo pur sempre il diritto di prender qualche decisione sul nostro futuro, e sul nostro Paese, ogni tanto, anche se qualcuno probabilmente molto preparato pensa che siamo nel torto. La volontà di milioni vale più dell'intelligenza del singolo, nel bene e nel male, perché è così che funziona qualsiasi democrazia.
Sta scritto nella Costituzione, e tra tante cose che si potrebbero forse riformare quella è l'unica che deve rimanere esattamente com'è.
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Ogni riferimento a Renzi è puramente casuale e non voluto. Immagino.
rp
Che posso dire? Mi hai beccato.
(Non che ci volesse Ellery Queen, eh?)
sulla gestione privata dell'acqua, abbiamo parecchi "renzi" anche a Biella. Il primo impegno del PD all'indomani della pubblicazione dei risultati, dovrà essere quello di dire a chiare lettere che la volontà degli elettori è sovrana. Per cui, se avranno vinto, come suppongo, i si: L'ACQUA E' E RESTERA' PUBBLICA. Non voglio sentire formule tipo "decidono i comuni", "decidono i consorzi" o altre cose del genere. L'ACQUA E' E RESTERA' PUBBLICA.
slm
Perché?!? Io, ad esempio, ho votato perché possano decidere i comuni. Sono contrario alla rigidità normativa a favore del privato tanto quanto a favore del pubblico.
Questo, in effetti, è il grosso problema del referendum: la lettera del quesito viene spesso stravolta in quello che non è.
se non abbiamo capito che ieri gli italiani (attenzione: la maggioranza assoluta del corpo elettorale!) si sono espressi per l'acqua pubblica, è meglio che, invece della politica, ci dedichiamo alla pelota o al curling!
Tu puoi essere perché decidano i comuni, ma LA MAGGIORANZA DEGLI ITALIANI è per la gestione pubblica. Punto.
slm