Per molta gente dev'essere terribile, da un po' di tempo in qua, esser del Pd. Vedete, su moltissime questioni le divisioni interne del partito cui mi onoro di appartenere – specialmente in questo caso, come sarà chiaro tra qualche riga – riguardano in sostanza il gruppo dirigente, mica i suoi militanti, men che mai gli elettori. Tanto per fare un esempio, sulle così dette spinose questioni sensibili – aborto, fine vita, coppie di fatto, diritti civili – i leader e presunti tali se le danno, ma esistono sondaggi che dimostrano come gli italiani si facciano molti, molti meno problemi della sua classe dirigente. E sto parlando di tutti gli italiani, anche quelli di destra, mica solo quelli di sinistra. Figuratevi nel Pd, dove le proporzioni sarebbero anche più impietose. Il primo segretario democrat che avrà le palle di indire un referendum su queste robe lo vincerà a mani basse, e non sentiremo mai più parlare di teodem.
La guerra, invece, quella è tutto un altro paio di palle. Alla brava gente di sinistra non piace, e non piace neppure ai cattolici: come vedete c'è, non è una leggenda urbana, il famoso terreno comune. Ex comunisti ed eredi del popolarismo, socialdemocratici e cristiani democratici, ma persino quei due ambientalisti e radicali rimasti: tutti uniti sotto un'ideale bandiera arcobaleno. Solo che.
Solo che, a un certo punto, sbloccato un refolo di alternanza anche in questa desolata landa tutto sommato democratica, pure il centrosinistra ha dovuto indossare i panni della responsabile forza di governo. Tradotto in italiano per principianti, significa che, se la comunità internazionale approva, se tutta la burocrazia degli organi sovranazionali è ok, anche quel timbro in fondo, quello con sotto la firma di Ban Ki-Moon, ebbene non ci si può tirare indietro. Perché si fa parte di una grande comunità mondiale e bla bla bla, appunto, la responsabilità.
Insomma, da lì non si scappa. Certo, quando la guerra la voleva fare quel matto col cappello da cowboy ci si poteva anche astenere – ma non successe, governava Berlusconi – proprio perché mancava il famoso imprimatur. Ma se c'è, come nel caso della Libia, scarpe rotte eppur bisogna andare.
In quel caso – in questo caso, in realtà – bisogna allora raccontare ben benino la motivazione ideale, e spiegare che si va a difendere la libertà, a cacciare l'odiato dittatore, ché è un dovere progressista e internazionalista correre in soccorso dei popoli oppressi. E questo, tra parentesi, fa anche un po' impressione: perché si fa finta di non farci caso, ma la dottrina Bush era esattamente questa roba qui, dopotutto gliel'avevano scritta una serie di testoni usciti dai centri studi democratici, ed era proprio l'alibi che serviva ai suoi amici trivellatori per poter bombardare con la coscienza a posto tutti quegli indossatori di asciugamani.
Infatti, come vedete, il texano se n'è andato ma siamo daccapo: e guardate che Saddam non era meno dittatore di Muhammar, è solo questione di carte bollate. C'era petrolio in Iraq quanto ce n'è in Libia, con tutti i viscidi interessi al seguito, e la stessa gente decisamente in una situazione di merda. Ci vuole davvero una bella dose di ipocrisia – e una straordinaria capacità di raccontarsi gran palle – per pensare che quella fosse una guerra sbagliata e questa invece no, questa va bene perché c'è la risoluzione dell'Onu. Perché è impossibile che l'Onu prenda le sue decisioni sotto l'influenza di interessi non propriamente affini alla libertà e alla democrazia, no? Ci siamo capiti.
Infatti è proprio questa, la nota dolente: che nel 2003 il grande popolo della sinistra di tutto il mondo scese in piazza contro la guerra, la guerra illegale, ricordate? Beh, notizia flash: quella in Libia invece è legale, eppure scommetterei che la cosa non sia di gran consolazione, proprio no. E' dura da mandar giù, lo so. Vi lascio un attimo per riflettere.
Fatto? Bene, ma le brutte notizie non finiscono qui. Già, perché se anche ci fossimo stati noi, al governo oggi, non sarebbe cambiato niente. Saremmo comunque in guerra. Nel caso della Libia, poi, figuriamoci: anche al netto del lingua in bocca tra i due Rais, il nostro e il loro, è un Paese con cui abbiamo troppa vicinanza, e davvero non ci sarebbe stato verso di non fare la nostra parte.
Certo, Vendola si sarebbe opposto. Solo che, invece di farlo gratis come lo sta facendo ora dalla distanza di sicurezza del ruolo di governatore della Puglia lo avrebbe fatto da un posto di Governo – no, non da quel posto di Governo. Non succederà mai – e lo avrebbe pagato a caro prezzo. O lo avrebbe fatto pagare al Paese: per motivi diversi, chiaro, ma in modo non così dissimile da quanto sta facendo Bossi in queste ore.
Beato lui che può scegliere, comunque, perché al Pd questo lusso non sarebbe concesso. Pur sapendo di dare un dispiacere – diciamo pure un crepacuore – a tutto il suo popolo. Ma confidando, anche, che alla fine quel popolo capirebbe, disciplinato com'è, e con riluttanza accetterebbe, per fedeltà alla linea alcuni, per preservare il bene supremo del Governo altri, tutti più o meno contriti ma tutti o quasi tutti – qualche eretico si trova sempre, e non sempre animato da nobili intenti – capaci di stare al posto loro.
Lo so, lo affermo con una certa mancanza di delicatezza. Ma il fatto è che io ne conosco tanti, sapete, di militanti del Pd che soffrono, più o meno silenziosamente, e che soffriranno ancora di più quando si alzeranno i nostri primi cacciabombardieri. Il loro è un lutto privato, intendiamoci, e non lo porteranno dentro il partito, né fuori. Tutti loro, senza distinzione, tirano avanti appoggiandosi a una sola consolazione: almeno non ci siamo noi, al Governo. Almeno non siamo costretti a votarla, questa guerra, e possiamo esercitarci nell'arte in cui siamo cintura nera: l'arrampicata sugli specchi.
Il destino cinico e baro ha però deciso di accanirsi sui poveri e già provati democratici. E' che questo maledetto senso di responsabilità è impegnativo, maledetto chi se l'è inventato: impone un certo standard di comportamento, una serietà istituzionale che ha regole precise. Ad esempio, una di queste dice che non si sfrutta una grave crisi internazionale per approfittare di grette questioni di politica interna. Che il bene del mondo è più importante che buttar giù la maggioranza di Governo. E questo significa, non so come dirlo, spero che i miei compagni di partito siano tutti seduti, che se davvero la Lega non vota i bombardamenti, beh, serietà vorrebbe che li votasse il Pd. Eggià. Non succede, tranquilli. Ma se succede… Via, speriamo di no.
Anche perché, nel caso, sarà un boccone bello amaro, da mandar giù, poveri loro. Io? Ah no, per me non è un problema, davvero. Siete gentili, ma non preoccupatevi. Io credo che i dittatori vadano tirati giù: so che la guerra è brutta e che un mondo civile dovrebbe trovare altri mezzi "di risoluzione delle controversie internazionali", come dice il famoso articolo della nostra Costituzione spesso citato a cazzo. Questa è la versione breve, ma ho sull'intera questione un'opinione che richiederebbe dieci volte dieci le righe di questo post, che non voglio accollarvi (dico sul serio, pensate se volete che io sia uno stronzo, ma per favore non aprite una discussione per spiegarmi che la guerra è male, grazie). Ma, in definitiva, ebbene sì, sono iscritto al Pd e sono favorevole alla guerra. E la chiamo proprio guerra, mi faccio il favore di non essere ipocrita, almeno con me stesso, ma vedete voi se preferite peace enforcement, peace keeping, peace peacing, come vi pare.
Sono favorevole, e per una cazzo di volta nella vita sono perfettamente in linea col mio partito, ah! Certo, per i miei compagni sono uno sporco filoamericano, un destroide, un fascista, vi lascio immaginare gli epiteti più o meno sussurrati.
La notte però dormo tranquillo, io.
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Conosco persone anche nel partito con la Zeppola che la pensano esattamente come te.
Conosco persone nell'ANPI che, nonostante tutto,la pensano come te.
Conosco uno che vedo allo specchio che la pensa come te.
Non credo che i partigiani nel '43 volessero sparare per il gusto di farlo. Ma lo fecero, per poi non farlo mai più. Mio nonno era fra loro e,quando si trattò di scegliere, scelse di lottare contro il nazifascismo anima e corpo.
Perchè, come ho già detto altre volte a chi me lo chiedeva, negli ultimi anni il balbettìo dell'ONU e dell'UE in politica estera ha generato le Srebrenica, i Kosovo, le Timor -Est.
Questo non è l'Iraq, dove fu dichiarata una guerra illegale, senza copertura ONU, con l'appoggio supino di alcuni paesi tra cui l'Italia del secondo Berlusconi.
Quì è diverso.
Certo, occorrerebbe esportare conoscenza, diritto e sviluppo prima di dover arrivare al''uso della forza. Ma quello è un'altro discorso…
Il problema della Libia non è tanto (non solo) la forza che occorre usare oggi, ma piuttosto i 40 anni di dittatura a cui non si è riusciti a porre rimedio prima.
Per cui, tra i "ribelli" figli della primavera araba e i vecchi dittatori capaci di un'ultima, feroce zampata…beh, scelgo i primi.
P.S. se c'è una nazione che davvero voelva tutto tranne che finire invischiata in questa guerra, considerata una scocciatura, è proprio l'America. Si capiva fin dall'inizio che avrebbero voluto lasciare tutto in mano agli Europei…solo che l'ultima volta che Inghilterra e Francia provarono a fare da soli ci fu la "Crisi di Suez" e Dio sa il casino che fecero.
Marco Barbierato
Come volevasi dimostrare…
http://www.corriere.it/politica/11_aprile_30/bossi-lega-condizioni_4cf631de-72f3-11e0-9ff4-f30aef48f116.shtml