Che gigantesca delusione, che imperdonabile occasione persa, la risposta di Raise, Barazzotto e Bazzini, rispettivamente segretario provinciale e capigruppo in Comune e Provincia del Pd, alla fuoriuscita dei sustiani dal partito.
Certo, sono convinto pure io che Susta stia sbagliando. Mi ferisce che all'abbandono suo e di Graziola si sia aggiunto quello di Chiola e Merlo: perché il loro contributo in questi due ultimi anni è stato a esser generosi discutibile – comunque in linea col resto di questa classe dirigente – ma mollare rischia di far danni persino peggiori, e già se ne vedono i primi sintomi. E non mi dimentico, nel percorso che ci ha fatto arrivare a questo punto, delle loro responsabilità: che sono pesanti, pure a livello locale, essendo stati anche loro tra i sostenitori dell'attuale maggioranza di cui oggi si dichiarano vittime. Responsabilità a cui, va dato atto, gli stessi Chiola e Merlo fanno onestamente cenno, nella loro lettera di addio.
Mi provoca – inoltre – particolare fastidio sentirmi ripetutamente dare del comunista da Susta tanto che, ecco, Gianluca, ti avviso: piantala, o ti dovrò querelare.
Ciò malgrado, nell'analisi dei sustiani di quel che non va nel Partito Democratico c'è molto di vero, e non importa un fico secco il pulpito da cui viene la predica. Socraticamente, la ragione è ragione a prescindere da chi la pronuncia. Questa era un'ottima occasione per togliere qualche ruggine all'esercizio dell'autocritica, e per ammettere di fronte agli elettori che li hanno perfettamente presenti una serie di errori. Infatti, che senso ha negarli? "Dire che il Pd ha tradito le sue ragioni fondative significa violentare i fatti", affermano i tre guardiani del tempio affidandosi alla triste e sbagliata abitudine della velina da politburo, peccato non si rendano conto che sono proprio queste parole, a violentare i fatti, con noncuranza irresponsabile e criminale. E consiglio a tutti i giannizzeri dell'ortodossia di partito di non sfidarmi a dimostrare le mie sacrosante ragioni, perché nel caso avrei da raccontare un'aneddotica di porcherie e cazzate che è lunga un braccio.
Quindi, che questo partito rappresenti sempre meno ogni minuto che passa è uno stato delle cose del tutto evidente, che prima o poi bisognerebbe ammettere, e ammetterlo sarebbe un segnale di intelligenza oltre che un esercizio di minima igiene mentale. Perché qui siamo all'oste che si dice da solo quanto è buono il suo vino, però intanto l'osteria si svuota. E' una posizione ottusa, e ridicola allo sguardo di qualsiasi osservatore, anche distratto: tranne di chi sta dentro il partito, e che si bea della sua capacità di resistere chiudendosi tra quattro mura sempre più anguste. Tra pochi, e nemmeno tanto buoni.
Convinzione ipocrita e codarda, come se non bastasse, perché già ora nel partito vige la consegna di tenere il punto coi sustiani, per difendere quel minimo di onorabilità più adatto a condizioni di verginità che non sono assolutamente applicabili in questo caso, ma senza strappi: nella convinzione che prima o poi proprio presso Susta si dovrà far la questua, tenendo il cappello in mano, chiedendogli che per pietà indichi qualcuno da candidare a sindaco. Chiedendogli di salvarci dalla nostra debolezza, di prendere per noi le decisioni più importanti.
Come se fosse ancora il 1994, roba che se la vedesse Orwell aggiungerebbe dieci anni al suo romanzo più simbolico. Così, mentre Susta si prepara a rifare il Pentapartito, qualcuno sogna di tornar Pds, il primo in base ai nomi che vedo circolargli intorno, pur con un cinquantesimo del potenziale di quei tempi andati, i secondi contenti di tornare alla vecchia Casa Rossa che era già sbiadita allora, figuriamoci oggi. Per quel che mi compete, se dovessi sentir il fetore di una simile, decomposta riesumazione quando sarà il momento, e se per allora non mi sarò già rotto i coglioni, garantisco fin d'ora che scatenerò una cazzo di guerra civile.
Tutte cose che ho già scritto, e su cui detesto dover tornare. Se lo faccio è solo per rispetto, per un senso di giustizia e di onestà intellettuale nei confronti di quelli che in questi mesi, con molta fatica – e soprattutto rispetto al disastroso nulla cui succedevano – hanno diligentemente cercato di far qualcosa di positivo persino dentro questo partito di sfigati fieri di esserlo. Sprazzi di senso del dovere comunque largamente insufficienti, a girare il timone di questa bagnarola alla deriva e in rotta di collisione.
Non che serva, infatti, perché quando il mozzo coscienzioso avvisa il capitano di tener d'occhio l'orizzonte – quell'iceberg così enorme, alla luce delle stelle - già sa cosa quello sciagurato gli risponderà: andiamo avanti tranquillamente.
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caro Paolo, c'è uno stuolo enorme di gente di sinistra che ritiene che nel discutere con Ichino, con Marchionne, con chi chiede di inserire le privatizzazioni nei piani di gestione dei servizi pubblici, con questo genere di cose il PD si sia giocato la propria identità, quella di un partito che si era proposto di dare nuova continuità alle battaglie del centrosinistra in Italia.
Ecco, questa gente di sinistra che critica il PD da molto tempo, o che nel PD non ci è mai entrata, critica il PD esattamente per le ragioni OPPOSTE a quelle di Susta, di Graziola e di altri.
E' evidente che è molto più facile fare la somma delle critiche "contro", piuttosto che andare poi a a vedere che cosa vorrebbero veramente. Ti assicuro, ma lo sai anche tu, che se la linea che Susta (o Graziola) hanno in mente per il PD fosse quella prioritaria, noi avremmo già chiuso con un partito al 10 %.
Paolo
ah, mi era sfuggito… il contributo di Susta e Graziola alla vita del partito sarebbe bassa, ma in linea con quella della classe dirigente, del resto??
Menti sapendo di mentire, ma mi scappa veramente da straridere se penso a come a Torino parlano di Susta – non della sua persona, che è da tutti veramente rispettata e io di certo lo rispetto, ma della sua inspiegabile assenza da tutto, inspiegabile alla luce dell'incarico alto che il suo stesso capo di fazione congressuale ha lavorato perché ottenesse. Se poi vogliamo parlare di Graziola, non posso che replicare che un capogruppo che non chiama MAI il proprio gruppo a raccolta e che lamenta scarso protagonismo dall'alto del suo incarico (e quindi avendo il potere per farlo) è imbarazzante per le intelligenze pensare che da quell'incarico non potesse avere la soddisfazione di un po' di visibilità. A casa mia chi tiene un incarico lamentando scarsa possibilità di incidere e di pesare deve rimboccarsi le maniche per esprimersi nelle prerogative che gli sono riconosciute.
Mi sembra di aver documentato e commentato le mancanze di Susta e dei suoi a lungo e in abbondanza, anche in questo post. Questo non sposta la questione di un millimetro, il Pd è e resta un partito afflitto da enormi problemi sui quali chi lo guida non è capace di esprimere nessuna riflessione utile o sincera. E questa tua difesa d'ufficio non fa che confermarlo.
ciò cui tu non rispondi è la lapalissiana verità contenuta nel primo commento al tuo post… ciò che credo poco utile e insincero è invece negarlo, negare che le critiche possano essere tante, e andare in direzioni completamente diverse. Io e tanti, ma veramente tanti, non capiscono oppure, se le capiscono, non condividono le critiche mosse da Susta, soprattutto per quel che riguarda il ritorno " a sinistra " di questo PD. Questo PD che torna a sinistra??? Non è così, e moltissimi aggiungerebbero: purtroppo. E quindi ci criticano, e non ci votano. Basta con questo giochetto, dai.
Ps –> non è che se un'opinione non condivide con il tuo afflato di autenticità allora significa che sia mossa da una qualche istanza d'ufficio. Delle difese d'ufficio non me ne frega niente, semplicemente, non credo percorribile l'idea di Susta, in alcuni oggetti non ne condivido la critica e infine assolutamente non capisco la critica di Graziola, o di Chiola. Mi pare umano, legittimo, spontaneo e, mi permetto, in linea col sentimento di tanti…
Se c'è una cosa lontanissima dal Pd in questo momento è la reale volontà degli elettori, che infatti solo parlarne suona piuttosto fuori luogo. Il punto non è dove si stia spostando il Pd – dipende a chi lo chiedi, come dico da tempo – questa è solo una commedia messa in scena per tenere calde le tifoserie. Il punto è un altro: qui stiamo parlando di una classe dirigente in grandissima parte ex diessina che vuole l'egemonia assoluta sulle idee che vengono rappresentate, sulle decisioni importanti da prendere, e sui posti da occupare, anche i più periferici e ininfluenti (quali sono quelli a disposizione al momento, per colpa degli stessi che li occupano indifferenti al disastro che hanno causato); una dirigenza disposta a tollerare le differenze culturali solo se se ne stanno buone in un angolo a sventolare come bandierine, a far testimonianza e a intercettare i rispettivi target culturali ed elettorali, senza disturbare né pretendere alcunché.
Costoro pensano che tutti gli altri siano ospiti generosamente sopportati, che il partito gli appartenga, e non sono disposti a condividerlo con nessuno, salvo poi calar le braghe pur di tornare a contare qualcosa.
In questo egoismo cieco non importa nulla del bene comune, né del Paese, non importa se tutto va a fuoco, e i portatori d'acqua possono fare anticamera fuori dalla proprietà purché dentro resti da bruciare quel che basta per scaldare il proprio culo.
Quel che fa ridere è la finta contrapposizione con chi non è abbastanza puro e l'appello al link sempre più esile dell'identità di sinistra, che come al solito viene fuori solo quando si tratta di difendere il colore dell'insegna appesa fuori dalla porta, mentre intanto, nei decenni, non ci si è fatto assolutamente nessun problema a metter da parte il richiamo del cuore e della coscienza per il fatto di militare in un partito palazzinaro e affarista esattamente come tutti gli altri, e che alla prova dei fatti di sinistra ha ben poco, essendo – come in effetti è – sempre e solo legato alla gestione del potere.
Ma viene un tempo per tutti, sai.
Appare chiaro a tutti, infatti, che questa furia diessina di cui parli deve essersi arrestata, visto che si parla almeno almeno di tre grandissime personalità del partito (Bindi, Franceschini e Letta) che non vengono dai DS eppure determinano in maniera influente la linea del partito; per quanto riguarda la situazione biellese, invece, mi pare che il capogruppo al comune sia Barazzotto – pericoloso comunista – alla provincia FOSSE Graziola, che poi ha deciso che il suo impegno sarebbe stato inutile, e poi un europarlamentare, altro importante esponente del partito dei rossi palazzinari. Eletto – tra parentesi – coi voti di tutti noi.
In una situazione così evidentemente distorta la minaccia comunista deve essere annunciata!! E' questo, infatti, il problema del partito democratico. Certamente questo. Ora posso finalmente spiegarlo, alla gente con cui parlo (naturalmente, tutti difensori d'ufficio del partito, che difendono a spada tratta e in maniera aprioristica Bersani e la sua classe dirigente – perché io non vado a scuola, all'università, non ho amici che non siano iscritti regolarmente al partito e anzi non lo foraggino con ricchi emolumenti mensili): non il problema del rinnovamento (complessivo), non il problema dell'unità di intenti che non passa mai nemmeno in televisione, non il problema dei contenuti che se ci sono non passano a sufficienza, ed è un peccato perché spesso ci sono, non il problema che troppo spesso le posizioni sono percepite come blande, e che troppo spesso si sia dato l'impressione che per mediare l'IMmediabile si siano sperperate troppe, veramente troppe energie. Già nulla di tutto questo. Il problema è, ora lo so finalmente, la classe dirigente dei DS.
Senza parole. Non mi consola vedere che sprechi il tuo tempo in queste vere e proprie paranoie, nelle quali non credo, e scusa alle quali non posso credere, perché sono ispirate da un anticomunismo talmente pregiudiziale e radicale che non dico mi offenda – io non coincido con la mia famiglia – ma sicuramente mi insospetisce, e non favorisce il dialogo.
Paolo
Paolo, renditi conto. Sei tu che parli di comunisti, io parlo di classe dirigente e ho appena scritto che non mi frega del posizionamento, è uno specchietto per le allodole. Praticamente stai replicando a te stesso, ma io cosa c'entro?
Le eccezioni che citi ti vanno bene finché si piegano allo schema preordinato, visto che fino a ieri erano gli avversari interni con cui prendersi a roncolate, e domani chissà che non si ricominci daccapo, all'infinito, tra lo sconforto mio e di tutti.
Infatti, in questa tua visione estremamente e non casualmente selettiva, parli di vicinanza a Marchionne come se fosse un problema di Susta, dimenticandoti che presto, come cittadino di Torino, ti troverai a votare come sindaco uno che Marchionne l'ha appoggiato davvero, quando proprio non era il caso, e tu te lo farai piacere e ti sentirai in dovere di dichiarare al mondo che è una gran figata solo perché te l'ha detto il partito.
Tutti problemi che io non ho, e questa è la differenza tra di noi, rassegnati. Io non ho il problema di aver votato un segretario dovendo mettermi d'accordo – pur di spuntare una risicata maggioranza e difendere lo scalcagnato fortino – col mio peggior nemico che oggi, come era ampiamente prevedibile, mi ha mollato. E' già stato abbastanza pesante dover assistere a quel matrimonio contronatura e interessato, giusto pochi mesi fa: doversi sciroppare senza poter dire nulla pure la sceneggiata col lancio dei piatti è decisamente troppo.
… "guardiani del tempio", "sventolare come bandierine", "lancio dei piatti". Per me le parole chiave.
ez
eeeeh basta! Non esiste più la destra e la sinistra, non esistono più i comunisti e i liberisti, esistono persone che prima si azzannano per una poltrona sotto la stessa bandiera, poi si azzannano contro le altre bandiere per un'altra poltrona. Un serraglio che si azzanna per il potere (denaro).
I cittadini comuni, quelli che usano il cervello, si sono rotti i coglioni, gli altri, quelli che non vedono, tengono in vita il sistema e vanno a votare.
Fausto Fabiano