- Buongiorno, vorrei spedire una busta con un proiettile.
- Aspetti che chiedo alla collega. Sandraaa! Che ti risulta una spedizione via proiettile? No? Scusi per l’attesa. Guardi, non risulta. Hanno levato il servizio, mi sa. C’è la posta prioritaria, arriva in un giorno.
- Non mi sono spiegato. Devo spedire una busta con un proiettile al suo interno.
- Ah ma quand’è così… Nessun problema, se sta nei 120 grammi le basta un francobollo normale. Quanto è grande, ‘sto proiettile?
- Non molto. E’ un calibro 38. Sa, i classici.
- Allora, busta e francobolli ordinari. Dia qui, che pesiamo.
- Veramente pensavo li vendeste qui, i proiettili.
- Provo a chiedere. Sandraaa! Che li vendiamo noi, i proiettili? No? Scusi per l’attesa. Guardi, non risulta. Hanno levato il servizio, mi sa.
- Capisco. Certo che è una bella grana. Voglio dire, questa burocrazia. Sarebbe tanto più comodo trovare tutto qui da voi, no?
- Che ci vuol fare, non me ne parli.
- Dove lavoro io, nei servizi segreti, una volta mica dovevamo comprarceli alle Poste, i proiettili.
- Può provare in tabaccheria, quelli hanno un po’ di tutto, sa. O in armeria.
- Eh, ma a quest’ora…
- Però…
- Sì?
- Se posso permettermi… Perché deve spedire questo proiettile?
- Ah beh, sa com’è. E’ un atto simbolico. Minaccioso. Eversivo.
- Ok. Non sarebbe più eversivo sparargli direttamente, al destinatario? Tra l’altro il proiettile arriverebbe mooolto più in fretta, e risparmierebbe sul francobollo. Con ‘sta crisi che c’è…
- Ha ragione, ma vede, è complicato. Questa eversione, mica la vogliamo davvero, capisce? Avevamo pensato di sparargli, e di mancarlo apposta. Ma se poi per sbaglio lo prendiamo in mezzo agli occhi?
- Non sia mai.
- Infatti. E poi, comunque, nel caso mi servirebbe una pistola. Non è che voi…?
- Chiedo. Sandraaa! Che vendiamo pistole, noi? No? Mi scusi per l’attesa. Non le vendiamo, mi spiace. Hanno levato il servizio, mi sa.
- Tutto questo parlare di customer care… e manco tenete qualche pistola.
- Lo so, ha ragione. Porterò al suo reclamo al mio superiore. Può provare in tabaccheria. O in armeria.
- A quest’ora…
- E comunque le servirebbe un porto d’armi. Che noi non vendiamo, mi dice la collega dall’altro ufficio. Sandraaa! Vero che non le vendiamo, le pistole? No? Scusi per l’attesa. Le confermo, niente pistole, qui. Hanno levato il servizio, mi sa.
- Maledetti burocrati.
- E’ l’italia, caro signore.
- Ah, ma se cambia…
- Dice che cambia?
- Ma no, si figuri. Si fa per dire. Dorma tranquilla.
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Ho provato a fare un commento, ma sono troppo incazzato, rischio di essere eversivo, non riesco ad esprimermi senza far fumare la canna.
C’è qualche personaggio che, nome e cognome, voglia difendere e giustificare quanto succede, qualcuno che mi spieghi il perchè delle pallottole, delle microspie e della vergogna votata oggi.
Fausto Fabiano
Fausto, basta, davvero. Vivo in Italia pure io, ci viviamo tutti. I giornali li leggo. Mi indigno. Leggo le indignazioni altrui. Empatizzo. E’ da quando sono nato, che vivo indignato ogni giorno che il Signore manda in terra. E quindi? Detto questo? Una volta che ci siamo detti che è uno schifo, che è proprio uno schifo, che non se ne può più, e che per giunta peggiora? Serve a qualcosa, è servito a qualcosa in questi decenni? Non dico che bisogna mollare, per l’amor del Cielo, va bene, continuiamo, mollare sarebbe peggio. Ma renditi conto, quello prende i voti di metà degli italiani e con quello ci fa il cazzo che gli pare, tra gli applausi, e l’altra metà non vota altri, a dire il vero si limita a non votare lui, tra i fischi. Così non se ne esce, è una roba che a sto punto la capiscono pure i bambini, eppure come vedi non c’è verso. E’ brutto? E’ brutto, va bene.
Però guarda, e te lo dico col cuore in mano, io prima o poi vorrei anche smettere di indignarmi e basta, vorrei iniziare a fare anche qualcosa che poi, però cambi davvero le cose. Pure se non sono tanto sicuro di sapere cosa. Ma ci provo, fratello, ci provo.
Non posso, credimi non posso passare il resto dei miei giorni a indignarmi, perché non serve, perché non basta, perché divento vecchio e non sposta le cose di un millimetro, e perché sono pure un po’ stanchino.
Abbi pazienza, smetti di chiedermelo, fidati che ho capito ma ho una risposta a quel che chiedi tanto quanto ne hai una tu, perché a dirla tutta nessuno ha la più pallida idea di dover mettere le mani, mai avuta e si vede, e io so che nemmeno tu ce l’hai o a questo punto non staremmo facendo questa discussione.
A dire il vero, non mi aspettavo una risposta da te, so bene come la pensi.
Cerco la rissa con tutti i vigliacchi, che si sono defilati limitandosi a mandare qualche insulto anonimo.
Cerco la rissa con i leghisti che votano contro il loro territorio o che aumentano le tasse in nome del federalismo.
Cerco la rissa con tutte quelle persone che, pur di non perdere la poltrona, hanno rinunciato alla dignità.
Cerco la rissa, perchè vorrei un popolo di giovani più reattivi, disposti a scendere in piazza come negli anni sessanta.
Cerco la rissa, perchè non si arrivi a quanto è successo negli anni settanta.
Ho bisogno di ribellarmi, almeno a parole, lo farò dove posso.
Fausto Fabiano
Sì, va bene, E poi? Una volta che ne hai trovato uno da menare? Una volta che siamo scesi in piazza? Anzi, aspetta un momento, non scendiamo in piazza praticamente ogni settimana? Bello è bello, ma quindi?
Sai bene che le piazze festanti non preoccupano nessuno, sono stati i sanpietrini a cambiare (si fa per dire) la storia.
Fausto
Vedo che non desisti, va bene. I sanpietrini, dici? I forconi? E poi le P38? Sei sicuro? In mano a chi, al popolo italiano? A quelli che secondo te sono la parte sana del popolo italiano? E gli altri? Dove lo mettiamo, il filo spinato, in che punto? Questo farebbe dell’Italia un Paese migliore, potremmo davvero pensare di usare altre armi se non quelle del voto, inseriti come siamo in un certo stile di vita, come persone, e in un certo tipo di mondo, come Paese, e in un certo tutto il resto, come mercato?
Dai, Fausto, ti prego. Questo è quasi – quasi – peggio del grillismo, tu sei più sveglio di così. Non diciamo cazzate, le cazzate non ci tireranno fuori da questi guai.
Non siamo stati capaci di costruire una democrazia seria con leggi serie, che avrebbero selezionato politici seri, motivati dalla passione, pagati il giusto e a tempo determinato.
Adesso ci ritroviamo con una legge elettorale quasi monarchica, comandati da una persona che possiede il monopolio delle armi più efficaci, più potenti della P38, l’informazione e la corruzzione. Penso che non ci sia alcuna possibilità di uscire da questa situazione in punta di fioretto.
Credo che i pirla, che pubblicano certi post nel tuo blog, gli stessi che pensano che l’etica sia un vegetale, vanno trattati a schiaffoni, penso che l’Italia abbia bisogno di un’altra rivoluzione, quella che serve, violenta o pacifica che sia.
Se posso, per sognare un po’, faccio della fantapolitica, m’immagino un presidente della repubblica, la magistratura e le forze dell’ordine, che, coesi,azzerano questo governo, creando un governo di saggi (se esistono) che scrive nuove regole come: la legge elettorale, la legge sul conflitto d’interessi, il tempo determinato, la revisione delle retribuzioni (di tutti i dipendenti statali), per andare a nuove elezioni politiche e amministrative…… è fantapolitica, ma sarebbe la sola cosa giusta, se facessimo un referendum, il popolo direbbe si.
Fausto Fabiano
errata corrige:
….corruzione….
F.F.
I percorsi della storia sono una cosa lunga, dove buona parte dell’agire è affidato anche ad elementi imponderabili, imprevisti e che attengono alla sfera delle emozioni. Le rivoluzioni non si programmano. Le rivoluzioni calate dall’alto funzionano a vole, ma solo fintanto che sono sotto la stretta sorveglianza di pochi. L’appello al popolo da parte dei pochi che pensano di essere nel giusto non è che sia fantapolitica, è già successo… ma è populismo, è demagogia. Se ne farebbe volentieri a meno.
Io credo nella presa di coscienza, nella cognizione di causa, che è un processo lento, o comunque lento finchè non accade. E’ un fatto culturale, di massa. Chi rilegge la storia in questa chiave, sa che essa, la storia, non si limita ad una serie di eventi decisi dai potenti, ma è anche storia di movimenti, di scelte fatte dal popolo, dai cittadini e poi fatte proprie dai potenti di turno, da chi governa, che è sempre condizionato dalle masse. La pressione e le scelte delle masse hanno spesso condizionato il cambiamento, senza necessariamente arrivare alle rivoluzioni che sono l’estrema, evitabile per quanto possibile, ratio. La storia è storia di lotta sociale, ma la lotta si manifesta in tanti modi. I capipopolo sono l’ultima cosa di cui si sente la mancanza, in questo periodo, in questa parte del mondo, in queste codnizioni sociali. Meglio, parlo per me, aspettare (sperare?) che i tanti fattori che concorrono al cambiamento maturino e insieme diano adito al cambiamento che, sicuramente, arriverà… Ora, per quello che capisco io, non siamo ancora al limite e provocarlo per tensione, questo limite, potrebbe essere veramente dannoso per tutti. C’è tanto bisogno di una coscienza collettiva, ma che non sia falsa. Insegnamo bene ai nostri bambini.
c.
a c.
Condivido quello che scrivi, ma purtroppo è una condivisione puramente teorica. Non credo che il cambiamento, quello che sicuramente arriverà, sarà un cambiamento del sistema, penso che sarà un semplice avvicendamento di persone, deciso dal potere politico, che non corrisponderà alla reale volontà del popolo.
Usiamo la forza delle armi per combattere i dittatori fuori dai nostri confini, uccidiamo, bombardiamo e decidiamo quale parte del mondo ci appartiene, ma ci scandalizziamo se qualcuno evoca i sanpietrini.
Giusto dire “insegnamo bene ai nostri bambini”, per farlo dobbiamo combattere ogni giorno quanto viene proposto per diseducarli.
Fausto Fabiano
E infatti combattiamo. Con le parole, con l’esempio, con le azioni giuste. Con il coraggio di dire dei no o dei sì, con la consapevolezza che sentirsi diversi può far soffrire, a volte. Bisogna trovare la giusta misura tra l’essere eroi senza causa e il vivere secondo i diritti e i doveri conquistati (questi sì) con il sangue di chi ci ha preceduti . E’ una grande fatica,. non è neanche detto che vada bene, ma altri sistemi non ne vedo.
c.
Un gran bel post, l’abbiamo condiviso in pochi, ha fatto molto bene al mio spirito, se siamo in molti, c’è speranza.
Grazie e ciao
Fausto
Ok basta indignarsi e basta. Ma intanto non vorrei che si cominciasse a dire “basta indignarsi e basta” e non indignarsi neanche più.
Che fare d’altro?
Fare in modo che quell’indignazione che porta in piazza sia convogliata per un fatto concreto: le amministrative prossime. Soprattutto Milano. Perchè Milano è il sistema B. E allora se non Milano dove? Se non ora quando? Perchè chi appoggia il candidato contro il sistema B. non organizza pullman da tutte le parti d’Italia, ogni fine settimana, da qui alle elezioni, o prima del ballottaggio (sempre che…) come per le altre manifestazioni?
Ma non piazza e basta. Occupare la città in ogni quartiere con tanti uomini sandwich che spieghino l’importanza del voto contro il sistema B., con tutto l’entusiasmo e la correttezza possibile? Far comprendere che l’indignazione non basta più e che è ora di non dormire e aiutare davvero affinchè qualcosa cambi.
Forse è tardi, forse i pullman partirebbero vuoti, ma questo sarebbe il momento e quello il luogo.
ho dimenticato la firma
alessandra
Alessandra, il tuo impegno è apprezzabile, la voglia di liberarsi del berlusca, un mito, ma organizzare i pulman per chi? Per un altro che vuole riempirsi le tasche con il potere? No! Questo non è apprezzabile, questa Italia mi ha fatto diventare anarchico, non ci credo.
Fausto fabiano